Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

martedì 31 dicembre 2019

La sfida epocale del 2020: i vostri figli e le vostre figlie diventeranno profeti, i vostri anziani faranno sogni (Gioele)

Condivido questo articolo che ci aiuta a vedere con occhi puliti quel che accade.

Buon  anno nuovo a tutti, sereno 2020 in cammino con voi, le vostre attese, i vostri sogni e le fatiche, le vostre gioie e i vostri dolori. In cammino con i sorrisi dei vostri bambini, il dono più grande in questa nuova alba.

La sfida per il 2020. Il grido della Terra e dei poveri chiede sogni e nuova profezia



Il grido della Terra e dei poveri chiede sogni e nuova profezia
lunedì 30 dicembre 2019Avvenire 31 dicembre 2019
Il 2019 verrà ricordato per due novità epocali, tra loro intimamente connesse: un nuovo protagonismo dei giovani e degli adolescenti e una consapevolezza globale della drammaticità e irreversibilità della crisi ambientale. I giovani, a cinquant’anni dal 1968, sono tornati a essere il primo elemento di cambiamento e di vera innovazione sociale e politica. Hanno impiegato alcuni decenni a trovare il loro posto nel "nuovo mondo". Dopo la fine delle ideologie hanno attraversato una eclisse civile e culturale, sono rimasti ammutoliti e schiacciati come in un lungo "sabato santo", tra un mondo che finiva e uno che tardava troppo a venire. Sono stati abbuiati dal lutto dei genitori e dei nonni, e si sono riversati nelle piccole cose – videogiochi o smartphones - per la morte di quelle grandi. Perché se è vero che tutti siamo usciti disorientati e delusi dal Novecento, i giovani hanno sofferto e soffrono di più e più profondamente per la fine delle narrazioni collettive, delle utopie, dei sogni grandi. Da adulti si può resistere molto tempo senza sognare insieme, da giovani si resiste molto meno, perché l’utopia è il primo cibo della gioventù.

Ma la fine dell’utopia – il non luogo – ha (ri)generato un nuovo luogo, il luogo per eccellenza, il luogo di tutti: la Terra. E così dopo il lungo spaesamento hanno ritrovato la Terra, che è diventata la nuova eu-topia – il buon luogo – per tornare a scrivere un grande racconto collettivo. Attorno al capezzale della madre Terra malata, hanno ritrovato un nuovo legame, una nuova fraternità e una nuova religio, e, per tanti, un nuovo senso del sacro. Il primo sacro nacque, nell’aurora delle civiltà, dall’esperienza del mistero e del tremendum, legata alla scoperta dell’esistenza di qualcosa di invalicabile e di inviolabile. Per molti di queste e questi giovani, di queste ragazze e ragazzi, la malattia della Terra è stata il nuovo tremendum, il nuovo mistero e il nuovo limite invalicabile; quindi una nuova ierofania (manifestazione del sacro), epifania di una esperienza originaria e fondante, un nuovo mito dell’origine che li ha legati alla Terra e tra di loro. C’è molto di religioso e di sacro in questi movimenti ambientalisti, anche se a loro (e a tutti) mancano le categorie per comprenderlo. Hanno sentito venir meno la "terra ideologica" sotto i loro piedi, e invece di sprofondare si sono ritrovati in una terra nuova, che hanno sentito e vissuto come la terra promessa per cui valeva la pena continuare a camminare nel deserto e non arrendersi. Hanno scoperto la terra promessa nella Terra di tutti. Ogni nuovo inizio è polivalente e ambiguo; questo bel mattino ancora informe potrà generare una stagione di autentica spiritualità, erede e continuatrice delle grandi narrative religiose e dell’umanesimo biblico ebraico-cristiano. Ma potremo anche ritrovarci in una terra popolata da totem e tabù post-moderni, gestiti da sciamani e aruspici "for-profit". Ora non possiamo dirlo; ciò che è certo è che la fine delle ideologie non ha completato il processo di "disincanto del mondo". Il mondo è ancora incantato se lo sappiamo guardare con gli occhi dei giovani. Il senso religioso degli anni a venire dipenderà anche da come le religioni tradizionali sapranno leggere e interpretare questa nuova primavera spirituale, se a prevalere sarà la paura o la fiducia.

Non stupisce allora l’alleanza che si è venuta a creare tra questi giovani e un ottantatreenne, papa Francesco, sentito dalla maggioranza come amico e punto di riferimento etico. Infatti, mentre nel ’68 la Chiesa era parte di quel mondo vecchio che si voleva far crollare, oggi la chiesa di Francesco è parte essenziale del nuovo che emerge. La Laudato si’ ha anticipato questi movimenti giovanili e ha fornito a molti il quadro culturale e spirituale di riferimento per il nuovo che sta accadendo. Nella Terra lasciata desolata dalla fine delle ideologie, molti abbiamo pensato di riempire quel vuoto enorme promettendo ai giovani le "tre i" – Inglese, Informatica, Impresa –; loro ci hanno detto che questi obiettivi erano troppo piccoli, e si sono inventati l’umanesimo delle "tre F" – FridaysForFuture. I giovani del 2019 ci stanno però lanciando anche altri messaggi, sebbene i segnali che emettono siano ancora deboli – i segnali deboli sono sempre quelli più importanti. Quanto sta avvenendo in Cile, in Libano, in Francia, in Italia, ci dice, tra l’altro, che la diseguaglianza è un’altra forma di CO2 che se supera un certo "grado" non è più tollerabile. Anche se la dimensione economica di questo variegato movimento giovanile è meno enfatizzata di quella ecologica, la grande sfida del XXI secolo sarà tenerle assieme. Ed è qui si coglie il senso dell’evento The Economy of Francesco (L’Economia di Francesco, a fine marzo 2020), un processo avviato per offrire ai giovani una patria ideale (Assisi) da dove partire per trovare un rapporto integrale con l’oikos. Una nuova ecologia è possibile solo insieme a una economia nuova – se l’oikos è uno solo, non è né concepibile né realizzabile una ecologia integrale senza una economia integrale.

La sostenibilità del capitalismo è multidimensionale. A quella più strettamente ecologica si deve dunque aggiungere immediatamente la dimensione della diseguaglianza e quindi delle varie forme di povertà che continuano a gridare giustizia. Non possiamo allora concentrarci solo sull’aspetto più urgente e visibile della insostenibilità (quella dell’ambiente naturale) e dimenticare le altre, dalle quali in fondo dipende. Ad esempio, per le organizzazioni della società civile nate negli anni e decenni passati attorno alle sfide delle povertà e dell’inclusione sociale, oggi sta diventando più semplice sopravvivere e crescere accedendo ai finanziamenti pubblici per combattere il cambiamento climatico, e così rischiano di subire una mission shift (un cambiamento di obiettivi) guidata dagli incentivi pubblici e privati. Il grido della Terra non può e non deve coprire il grido dei poveri, ma amplificarlo. Le insostenibilità del nostro mondo sono dunque molte. Accanto alla CO2 della diseguaglianza c’è anche una crescente insostenibilità di una certa cultura e prassi manageriale delle grandi istituzioni economiche e finanziarie. Mentre da una parte si annuncia, spesso sinceramente, una politica aziendale più attenta all’ambiente naturale e, qualche volta, anche all’inclusione sociale, parallelamente i lavoratori sono schiacciati da uno stile manageriale che chiede loro sempre più tempo, energie e vita, dove – anche grazie alle nuove tecnologie – è saltato ogni confine tra tempo di lavoro e tempo di non-lavoro, dove le imprese cercano e spesso ottengono il monopolio dell’anima della loro gente. Non può reggere a lungo una nuova generazione che da una parte chiede al sistema una nuova sostenibilità e un rallentamento nello sfruttamento della Terra per lasciarla "respirare", e dall’altra quando entra nei luoghi di lavoro è sottoposta a ritmi insostenibili e accelerati che non li lasciano respirare.

Non basta rinunciare o smorzare la massimizzazione del profitto per essere sostenibili; anche se l’impresa decide di massimizzare altre variabili oltre al profitto, finché non libera spazio e tempo per i suoi lavoratori non sarà mai un ambito di vita davvero a misura di persona, amica della gente e della Terra. Il primo problema della "massimizzazione del profitto" è la categoria di massimizzazione, che resta un problema anche quando ad essere massimizzate sono altre cose. Se quindi le imprese non allentano i rapporti interni di lavoro, se non liberano e ridonano tempo e vita ai lavoratori, se non si ritirano dai territori dell’anima che in questi anni hanno occupato, è impossibile che riescano all’esterno a rispettare e salvare il pianeta. La sostenibilità relazionale, profondamente legata alla sostenibilità spirituale delle persone (lo spirito vive solo se riesce a salvare luoghi di libertà e di gratuità "non massimizzati"), sarà un grande tema del mondo del lavoro dei prossimi anni. C’è una frase del profeta Gioele spesso citata in questo anno che si sta chiudendo da papa Francesco: «I vostri figli e le vostre figlie diventeranno profeti, i vostri anziani faranno sogni» (3,1). Una frase splendida, che solo un profeta poteva scrivere. Oggi la potremmo leggere anche così: i giovani faranno profezie se gli anziani faranno sogni. Non abbiamo lasciato ai nostri figli e alle nostre figlie soltanto un pianeta depredato, surriscaldato e inquinato; abbiamo lasciato loro anche un mondo impoverito di sogni grandi e collettivi. Il primo dono che possiamo fare ai nostri giovani è ricominciare a sognare. È di questa ricchezza che hanno davvero bisogno.
l.bruni@lumsa.it

domenica 22 dicembre 2019

Sereno Natale ancora, sempre

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Buon Natale a tutti.
Che ci ritrovi questa nuova alba
certi 
che ci viene donata 
la Speranza.
Ancora.
Nonostante tutto.
Un grazie profondo.


Pubblicato da Annamaria Gatti
foto: dolce attesa





sabato 21 dicembre 2019

Natale 2019 - Figli e madri- video

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Figli e madri. Natale.
Non servono parole

https://www.facebook.com/walter.kostner/videos/10218758690592557/

Un video di Walter Kostner.


Pubblicato da Annamaria Gatti
immagine dal film Nativity

venerdì 13 dicembre 2019

Storie di scuola...

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Avevo promesso una storia vera, nella storia vera e grave di Ahmed (vedi post precendente).
Eccola.
Il sostenitore del ritorno di Ahmed  è figlio di un uomo dalla storia scolastica toccante, letta in una sua lettera ad Avvenire di recente.

L'architetto Bertola scrive che la scuola frequentata da Ahmed  a MOntecchio Maggiore è intitolata a suo padre, insegnante e direttore didattico. 

Suo padre ha studiato alle superiori e  all'università grazie all'aiuto di uno zio disabile che ha creduto fermamente quindi nella bontà dello studio e della scuola, mentre il padre, il nonno quindi del signor Bertola,  aveva bruciato quaderni e libri di un figliolo amante dello studio, ma che avrebbe dovuto dare solo il suo apporto nei campi. 

Visioni diverse, visioni limitanti e visioni illuminate.

Ecco, quando a scuola tutto sembra difficile e pesante ricordiamo ai nostri ragazzi cosa significa poter frequentare una scuola, cosa significa trovare il proprio talento e custodirlo e allenarlo e fallo fruttare.

E agli insegnanti ricordiamo quanto tesoro hanno davanti a loro ogni giorno, tesoro da scoprire, da valorizzare, da amare.

Buon cammino verso il Natale a tutti!

pubblicato da Annamaria Gatti
foto da risorgimento nocerino.it

lunedì 9 dicembre 2019

Nessun bambino si perda. Tutti insieme per Ahmed: «Aiutiamolo a tornare in Italia»

Se qualche volta pensi che andare a  scuola è troppo impegnativo, ascolta...

Da Avvenire la storia vera (e non ancora finita) di Ahmed




 domenica 8 dicembre 2019
La comunità di Montecchio (e non solo) si mobilita per riportare a casa il ragazzo costretto ad andare in Bangladesh perché "troppo italiano". Fiaccolata ed evento pubblico il 18 dicembre
Ahmed impegnato in una partita di scacchi
Ahmed impegnato in una partita di sc
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«Mi si è scaldato il cuore di fronte alla generosità della gente e a tanta voglia di fare qualcosa per Ahmed e i suoi due fratellini. Anche la Chiesa quindi ha voluto aprire le porte a chi si sta occupando dei diritti di questi bambini». Così don Giuseppe Tassoni, coordinatore responsabile delle tre parrocchie di Montecchio Maggiore, spiega perché dall’oggi al domani ha concesso immediatamente il cinema-teatro parrocchiale per la fiaccolata e l’evento pubblico del 18 dicembre a favore del 12enne portato in Bangladesh contro la sua volontà per ordine del padre in quanto "troppo italiano".
Il Comune di Montecchio, infatti, giovedì sera aveva a sua volta concesso la Sala Civica, dopo un lungo consiglio di giunta, ma già il venerdì alle ore 13 (nel minuto esatto in cui il municipio avrebbe chiuso fino al lunedì successivo) una email del sindaco faceva sapere che entro la data dell’evento i promotori avrebbero dovuto costituire un Comitato vero e proprio, con tanto di atto costi- tutivo e statuto. «Una beffa», commenta Giancarlo Bertola, l’architetto di Montecchio che si è rivolto ad Avvenire la settimana scorsa per denunciare la straziante vicenda del bambino, veneto dalla nascita, bravissimo a scuola, già piccolo campione di scacchi e per tutto questo portato via dall’Italia. «Aiutatemi, sono a Dubai, ci stanno portando in Bangladesh», era riuscito a scrivere Ahmed prima di sparire nel nulla, e da allora Bertola, ma anche altri genitori dei suoi compagni, gli amici, gli istruttori di scacchi, i vicini di casa, non si sono dati pace. Dopo l’inchiesta con cui Avvenire ha fatto conoscere la storia del piccolo scacchista, si sono mossi tutti i grandi quotidiani nazionali, e le troupe televisive di Rai, Mediaset, La7 sono arrivate a Montecchio per raccontare la storia di Ahmed, il che forse ha indotto il sindaco a cedere sulla concessione della Sala Civica, seppure con beffa finale: «Con il sindaco Gianfranco Trapula, leghista, ci conosciamo da tutta la vita – commenta Bertola – , poteva farmi una telefonata: avremmo chiarito che non c’è un Comitato, ma il movimento spontaneo di tante persone di buona volontà. Ho letto bene il regolamento di utilizzo della Sala Civica e non è previsto alcun obbligo del genere, quindi è un triste sgambetto in salsa burocratica. Così mi sono rivolto al parroco di San Pietro, la stessa parrocchia in cui Ahmed ha vinto i primi trofei di scacchi».
pubblicato da Annamaria Gatti

venerdì 15 novembre 2019

Un libro premiato, senza parole, ma che meraviglia chi sa ancora meravigliarsi: CLOWN


Clown. Ediz. a colori - Quentin Blake - copertina
CLOWN
 di QUENTIN BLAKE
CARMELOZAMPA EDITORE
Recensione di Annamaria Gatti
fonte: Città Nuova Novembre 2019

Clown è un racconto atteso da tempo in Italia.  
L’autore,  Quentin Blake,  è illustratore e scrittore inglese di fama mondiale,  noto anche come illustratore per i libri di Roald Dahl. Questo album di interessante formato è  un Premio Andersen 2019, per la storia di questo pupazzo che innamora, taglia, scalfisce, trasforma, gioca con la vita e la verità. 
Risultati immagini per clown immagini quentin blake

Un clown gettato come immondizia, in un quartiere ricco, prende vita e, rifiutato dagli adulti, ma non dai bambini che lo trovano casualmente, si ritrova in un quartiere di emarginazione e di degrado.
Porterà una ventata di speranza e di  fiducia, semplicemente accompagnando le fatiche di una bambina, condividendo le sue preoccupazioni e il suo desiderio di cura e attenzione.

Il finale sarà un epilogo commovente e verissimo, tutto solo con le illustrazioni  dalla matita di Quentin Blake, un maestro dell’immagine, delle emozioni e della comunicazione.
Un premio Andersen come miglior libro senza parole, ma ricco di umanità.
Perché la vita non ha bisogno di molte parole per coniugare l’Amore.

martedì 5 novembre 2019

Ultime pubblicazioni per bambini di Lorenza Farina




Recensioni  di  Annamaria Gatti

Lorenza Farina, prolifica autrice per l’infanzia, pubblica per Raffaello Ragazzi e per Il Ciliegio due volumi indirizzati, a mio parere, a due fasce diverse di lettori o ascoltatori della narrazione. Li accomuna comunque l’intento di sempre di parlare al cuore dei bambini,  interpretando i loro stati d’animo, dando vita alla loro lettura e speranza.
Sono due lavori molto diversi  per  struttura editoriale e fruizione. Vediamoli.


Fantasmi nell'armadio


Fantasmi e paure
In “FANTASMI NELL’ARMADIO” , della Raffaello Ragazzi la storia si snoda fra  favole note, con una contaminazione allegra e non troppo seria, che sdrammatizza la paura del buio della protagonista, Camilla, tipica di chi, spenta la luce dopo la  “buonanotte”,  sbarra gli occhi e interpreta ombre e rumori a suo piacimento. Ecco allora un lupo,  un  drago , un ranocchio e  altri animali delle fiabe in crisi “esistenziale”, gironzolare impunemente nella stanzetta, e acquietarsi  solo ai tentativi della bambina di narrare loro le fiabe. Insomma chi ha paura di chi? Camilla se la cava benissimo e gestisce favole e personaggi con maestria, fino a dominare la paura avita. Una scoperta piacevole di questa collana è la possibilità di  giocare con l’app,  l’uso di un font ad alta leggibilità e a caratteri maiuscoli,  facilitatori per  chi si avvia alla lettura indipendente e  l’uso di stickers per riconoscere la parola. Chiara Nocentini illustra con molta vivacità la storia, nel tratto e nel colore, attirando l’attenzione del piccolo lettore.

Le orme di papà
L’attesa del padre
In  “ LE ORME DI PAPA’ ”, ritroviamo la scrittrice più intima, alla ricerca di una comunicazione intensa, accompagnata dalla delicate illustrazioni di Eleonora Pace.
Arturo attende il ritorno del padre,  in una vigilia di Natale caratterizzata da una bufera di neve. Ma il padre non torna e nessuno sa la ragione di un ritardo, che comincia a preoccupare anche la mamma.

Quanti bambini attendono il papà, quanti si illuminano al suo  ritorno! E’ quello che spera Arturo. I timori si materializzano in ricordi, anche per la mamma, che cede alla stanchezza , mentre i suoi pensieri diventano anche quelli di Arturo,  intorno alla presenza di un padre attento, complice la memoria.
Ed ecco il bambino ritornare ai momenti passati con papà, alle scoperte e alle avventure semplici, fatte di natura e affetti.  Come potrebbe fare a meno di tanto amore?  Ma proprio quei ricordi lo placano e gli permettono di saper attendere, fino a quando… Arturo scorge delle orme nella neve e anche qualcos’altro, che non avrebbe dovuto essere lì, sul prato imbiancato. Sarà tornato il papà? Lasciamo la scoperta  della sorpresa al lettore.

Descrizioni accurate e poetiche,  di ambienti e di sentimenti, accompagnano questa storia natalizia sì, ma anche per ogni giorno dell’anno, che ritengo destinata  soprattutto ai bambini  più grandicelli, capaci di cogliere empaticamente il filo rosso che raccoglie pagine e illustrazioni: il dono più grande per un Natale è davvero poter aver accanto anche il papà.  Magari ritrovato.


sabato 2 novembre 2019

Richiamo fortissimo: educhiamo i giovani con l'esempio e l'impegno ad esserci

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Eventi tristissimi si registrano in questi giorni: famiglie intere e giovani uccisi in incidenti stradali.

Siamo increduli, addolorati, di una sofferenza sinistra che chiede di essere letta e umanamente gestita.

Qualcuno è responsabile, basta davvero poco per uccidere sulla strada... forse per una distrazione, forse perchè  ci si mette alla guida in situazione fisica incompatibile, forse perchè si superano i limiti di velocità... E anche la vita di chi uccide è stravolta.

Il richiamo fortissimo all'educazione dei bambini e dei ragazzi,  alla responsabilità, alla vicinanza, al dialogo e all'ascolto, ad esserci per loro e con loro, ai "no" che occorre dare, all'autocontrollo massimo richiesto, si fa pressante e urgente. 
Urgente da anni, purtroppo.

Ma soprattutto il richiamo all'esempio da dare, ai valori per cui spendersi e vivere torna imperioso a solcare le scelte genitoriali ed educative a tutto tondo.
Perchè si evitino queste tragedie, occorre dare tutto il nostro impegno anche nell'esempio quotidiano, capillare giorno dopo giorno con i bambini, i ragazzi: anche quando si è alla guida.

Le parole non servono a molto.

Pubblicato da Annamaria Gatti


foto da la provinciadibiella.it

sabato 26 ottobre 2019

Come parlare ai bambini perchè ti ascoltino, come ascoltare perchè ti parlino. Due Bestseller



Non ritengo siano davvero una bibbia per genitori, ma indubbiamente confrontarsi con il volume qui sotto è uno dei tempi  fra quelli ben spesi per un genitore. Troverete suggerimenti e applicazioni che rimandano ad altri autori e a strategie già sperimentate, ma in complesso ritengo sia un utile strumento.
Come parlare perché i bambini ti ascoltino & come ascoltare perché ti parlino

In densi, ma agili  capitoli, accompagnati da fumetti esplicativi, le due  autrici statunitensi, ci convincono che alcune teorie dello psicologo loro maestro, Haim Ginott,  praticate da loro stesse con i figli poi nel quotidiano, danno frutti sperati e soddisfacenti.
Poi chiaramente tutto va individualizzato e mediato da contributi paralleli. Dalla nostra non vi sono, a mia conoscenza, gruppi di lavoro e sperimentazione di queste teorie o applicazioni di questi libri di indubbio successo anche in Italia, pubblicati in Italia  dal 2015. 
Alcuni flash, esempi utili a conoscere sinteticamente il contenuto almeno del primo lavoro, che getta le basi poi per la seconda uscita,  rivolta ai ragazzi.

  • Aiutare i bambini a gestire i loro sentimenti. Le risposte impulsive spesso compromettono le relazioni e danno disagio e sofferenza: ascoltateli in silenzio,  riconoscete i loro sentimenti, definite i sentimenti (sembra molto fastidiosa questa tua esperienza..  ., questo fatto ti ha ferito molto...) e certe azioni vanno limitate (capisco che sei molto arrabbiato, digli quello che pensi a parole, non con i pugni..)

  • Favorire la collaborazione del bambino. Valorizzare efficacemente non è sempre facile e automatico, interventi superficiali scoraggiano e rendono inutili gli sforzi : riportate la situazione oggettiva, (es. non si riesce a entrare nello studio...) usate una parola sola ( es. lo studio!), esprimete i sentimenti che provate voi all'accaduto... (mi sconforta entrare in studio e non poter prendere il libro per il disordine) rendete piuttosto oggettivo il fatto (es. questo disordine impedisce l'uso dello studio agli altri)

  • In alternativa alle punizioni. I castighi sono davvero utili, ottengono nel lungo periodo risultati o rischiano di umiliare senza far crescere? Esprimete con forza i nostri sentimenti senza umiliare (mi dispiace tantissimo vedere la bici nuova sotto la pioggia) dichiarate le aspettative (mi aspetto che la bici nuova sia messa al riparo) mostrate come rimediare, proponete un' alternativa, trovate insieme una soluzione al fatto.

  • Promuovere l'autonomia diventa un bell'esercizio  per entrambi gli attori della relazione educativa e si collega all'aspetto della collaborazione : lasciate che provino a fare delle scelte, mostrate rispetto per i tentativi, non fate troppe domande, non date troppi consigli, non scoraggiateli, stimolateli a trovare anche fuori dalla famiglia soluzioni.

  • Promuovere l'autostima è vincente se accompagnato da incoraggiamento all'impegno per il superamento delle difficoltà, ogni punto interagisce quindi con gli altri di questo elenco: valorizzate quel che si vede, non genericamente con bravo! grande! ma descrivendo il fatto da valorizzare,  descrivete ciò che provate dopo aver constatato il fatto positivo

  • Liberare i bambini dai ruoli prefissati è creare fiducia, in un'ottica aperta e che aggiunge del nuovo rispetto all'immagini di sè : mostrate al bambino  una nuovo positiva immagine di sè, proponete situazioni in cui possano vedersi in modo differente, dite qualcosa di positivo  agli altri in modo che sentano anche loro, siate un modello di comportamento, ricordate quello che ha fatto o detto di positivo o valido,  confermate le vostre aspettative (es. questo comportamento mi dispiace, puoi essere arrabbiato,ma mi aspetto che tu perda sportivamente senza fare scene)
Evitare di far sentire colpevole un bambino per alcuni comportamenti,  ma aiutarlo a leggere i sentimenti che lo provocano aiuta a liberare risorse positive, e responsabili. Aiutarli a impegnarsi nell'autocontrollo, nella riflessione e favorire il suo esercizio, rende capaci di inaspettate risorse.

Pubblicato da Annamaria Gatti


Come parlare perché i ragazzi ti ascoltino e come ascoltare perché ti parlino - Adele Faber,Elaine Mazlish,K. A. Coe,C. Libero - ebook
                                                                                       

mercoledì 23 ottobre 2019

Alleanza educativa scuola - famiglia: una risorsa indispensabile. 2°

Immagine correlata
Avevamo presentato l'introduzione del capitolo riguardante le famiglie

Io amo la scuola
dal libro di A. Giarolo e A. Gatti
IO AMO LA SCUOLA 
Come insegnare e stare bene in classe 
Editrice La Meridiana



... creare alleanza educativa impone scelte di qualità e poi...

"Tutto torna a favore di tutti:

-          delle famiglie che avvertono la considerazione per il loro ruolo di genitori e non si sentono esclusi;
-          degli alunni che vivono la condivisione scuola-famiglia come un tutt’uno nel quale essi possono coltivare il loro mondo affettivo ricco di emozioni, sentimenti, fantasia e soprattutto di vita autentica e significativa;
-          dei docenti che possono vivere una dimensione lavorativa così importante in un quadro di serenità che può facilitare la complessità delle scelte.
Esperienza insegna che laddove vi è armonia e condivisione anche la professionalità si esprime al meglio. Ed è necessario che sia così, soprattutto nella variegata composizione del mondo scolastico che, sappiamo, riflette ampiamente le vicissitudini sociali e i cambiamenti turbolenti ai quali ognuno di noi è sottoposto, dentro e fuori le mura scolastiche.
E dentro la complessità merita un accenno anche la relazione con le famiglie degli alunni che di bisogni ne hanno di veramente speciali.

Nessuno vorrebbe mai misurarsi con il fallimento, meno che mai con quello dei propri figli, ed è su questo registro che il docente deve coltivare la relazione scuola-famiglia quando si trova di fronte a bisogni educativi speciali:
-          far sentire empaticamente la vicinanza della scuola al vissuto del genitore;
-          aiutare nell’accettazione della condizione di necessità e favorire la presa in carico;
-          esprimere solidarietà con la fatica e la sofferenza;
-          condividere un piano di azione dove le parti in causa sanno bene cosa fare ed eventualmente indirizzare verso altre fonti la ricerca di aiuto;
-          valutare in itinere il percorso mettendo in atto competenze trasversali per il raggiungimento degli obiettivi minimi previsti dal piano.

È molto importante per dei genitori che vivono l’esperienza della disabilità, sentirsi accolti sia nelle difficoltà che nella soddisfazione legata alle faticose conquiste, al superamento degli ostacoli, al raggiungimento di obiettivi insperati. I genitori di bambini con disabilità grave hanno bisogno di tutto il sostegno possibile nel tempo giusto: devono sentirsi abili e competenti per accompagnare i loro figli nel modo migliore. Gli educatori che si accostano a questi genitori non devono entrare in competizione affettiva con loro quanto piuttosto considerarli educatori insostituibili. La scuola, così come gli altri enti educativi, può farsi portatrice di una cultura di aiuto e comprensione che apra la strada ad un progetto di vita adeguato e coerente con le capacità, abilità, competenze del soggetto affetto da disabilità.

Le famiglie sono una risorsa: non è uno slogan ma una necessità della quale la scuola non può che cercare di sfruttarne, quotidianamente, le potenzialità."

Al prossimo appuntamento:  quali le frasi da non dire e quali quelle utili all'alleanza scuola-famiglia?




pubblicato da Annamaria Gatti
foto da zigzagmom

giovedì 17 ottobre 2019

Ma i giovani sono una minaccia? La risposta in un libro


 
Risultati immagini per alberto rossetti immaginiAlberto Rossetti
I GIOVANI NON SONO UNA MINACCIA
anche se fanno di tutto per sembrarlo
Città Nuova, Roma 2019
Recensione di Annamaria Gatti
                                      
Risultati immagini per immagini gen movimento focolari


Il libro dello psicologo e  psicoterapeuta Alberto Rossetti è un saggio agile e scandito in brevi capitoli, utile per chi voglia conoscere  più a fondo i giovani, guardando oltre.
Oltre i pregiudizi, le parole stanche e scontate, le preoccupazioni e le delusioni che accompagnano spesso i commenti riversati sull’universo giovanile.

Risultati immagini per immagini studentiConoscere è spesso la chiave per imparare ad amare quel che si ignora. E Rossetti ci aiuta a fare  proprio questo: conoscerli,  per amarli,  i nostri giovani. Per farlo non sciorina verità  e conoscenze, ma si innalza verso i ragazzi, e li incontra.

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I loro nomi, le storie e le  interviste dirette, con le risposte più immediate e acerbe, si intrecciano a riferimenti autorevoli di autori,  fatti e considerazioni a noi offerte con garbo, ma anche con grande realismo e tempismo.  I giovani oggi sono questo, che lo vogliamo o no, che ci facciano paura o no, che ci preoccupino o meno. 
Risultati immagini per immagini giovani

I ragazzi reclamano bisogno di  rispetto e di ascolto, quello vero che non giudichi e consigli o ordini. Manifestano l’urgenza di  sana autonomia, di  gestire le scelte potendo confrontarsi sì con adulti di riferimento, di esempi forti  e coerenti, ma capaci di debita distanza fisica ed emotiva. Insomma all'adulto viene richiesto di esserci con autorevolezza quanto basta, di accettare la novità e  il dialogo quanto è necessario e di tenere la classica porta aperta sempre.


Immagine correlataAnche se non è facile, perché “…i giovani fanno paura perché non stanno al loro posto” (dalla quarta di copertina). Ricchi di complessità e di slanci, di sogni e di progetti,  decisi e nello stesso tempo disorientati,  ma anche assetati di amore e di voglia di volare, ma anche di credere e di poter raccogliere l'invito all'indispensabile passaggio generazionale, che potrebbe, e dovrebbe, prevedere di  farsi carico del bene comune, con fantasia e determinazione. Un sogno realizzabile e condivisibile, se gli adulti ci sono, con la loro vita,  sul grave tema.

Non mi fanno paura i giovani, mi fanno paura gli adulti. C’è sempre - nel moralismo facile che ogni generazione, invecchiando, produce- un errore.” (dalla prefazione di Paolo Di Paolo)
Un libro dunque consigliato anche ai nonni? 
Certamente!                                  
L’autore, a cui ho posto il quesito, commenta che non servono nonni iper-tecnologici, ma nonni, magari chini su libri e giornali cartacei, appassionati del loro ruolo più che mai importante oggi. Capaci di  raccontare vite e vita vissuta, le ragioni dei sì e dei no, il valore dei sorrisi e dei pianti nostri e loro, dei giovani. Così  avranno la possibilità di generare e confermare valori, di donare il senso delle proprie radici, da custodire, perché…“Il futuro è una pagina bianca da scrivere: io sono pronto a scriverla, ma riconosco che mi serve una penna , un testimone” afferma un diciottenne intervistato. (pag.125)
E i ragazzi ringraziano.


pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto da sloweb.org-genrosso- telepace.it-corriere.it-vaticans news-barsantiedu.it

venerdì 11 ottobre 2019

Favola: Pino Pinguino... non temere, quando sarai pronto lo farai!

Non tutti arrivano a fare le stesse cose nello stesso tempo. 
Non siamo fatti tutti nello stesso modo.
Quando sarai pronto...  anche tu ti tufferai!




PINO PINGUINO 
Fonte: Città Nuova Ottobre 2019
testo di Annamaria Gatti
Illustrazione di Eleonora Moretti


Pino era nato  in una giornata luminosa,  nell’isola Sub-Antartica e i suoi genitori  erano molto orgogliosi del loro piccolo: dondolava con abilità,  scivolava con piacere ed emetteva i versi giusti. Era giunto così  il giorno della “partenza”, cioè  Pino doveva  tuffarsi nelle gelide acque lì vicine. Ma non ci riusciva proprio.

 “Figliolo, non avere paura, puoi farcela, fidati di noi” lo aveva rassicurato papà.

“PINO PAUROSO… PINO PAUROSO…” scandivano altri pulcini intorno a lui.

Ma il vecchio  saggio pinguino lo aveva difeso:  “Pino sa fare molte altre cose interessanti, zitti voi che tremate ad ogni colpo di vento!”
Comunque l’etichetta di  “pauroso”  gli era rimasta dentro e Pino aveva paura di essere davvero un fifone.
Così provava e riprovava, ma poi tornava indietro. Mamma e papà non si preoccupavano troppo, anche se mamma era talvolta un po’ pensierosa.
 Finchè un giorno…

Un giorno una grossa anatra, con voce nasale, gli si avvicinò e gli confidò:
Anch’io avevo paura di nuotare, Pino. Non siamo tutti  fatti allo stesso modo.”
Pino, alzando al cielo il becco appuntito,  voleva  saperne di più, ma dondolando l’anatra si era già allontanata.
NON SIAMO FATTI TUTTI ALLO STESSO MODO” si ripeteva Pino,  scivolando allegramente a pancia in giù sul ghiaccio.

“Ehi, Pino, sei proprio abile negli scivoloni,” aveva osservato con una bella risata il Gran Pinguino, ”non hai paura?”
“Nossignore.”
“Allora non sei pauroso,  e ho capito:  quando sarai pronto ti tufferai.
QUANDO SARAI PRONTO, QUANDO SARAI PRONTO… si ripeteva Pino scivolando ancora e ridendo a più non posso. Tutti lo guardavano curiosi!

Poi  venne QUEL  giorno.
“Oggi mi sento pronto,” si disse Pino.
Osservò il mare,  si accertò di  non fare brutti incontri e partì per le onde dell’Oceano Atlantico.
Si tuffò: le penne impermeabili lo difesero dal freddo. Le pinne lo sostennero nel nuoto e Pino provò una grande gioia.
Quando sarai pronto, avevano detto. Ora si sentiva pronto e aveva imparato una grande cosa: bisogna avere pazienza e riprovare. Le paure si superano anche con l’aiuto dei genitori e degli amici che hanno fiducia in noi.