Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

domenica 22 maggio 2011

Educazione sessuale 1


C'è bisogno di attenzione.
L'esposizione disinvolta alla programmazione televisiva dei nostri tempi e alle proiezioni in generale, l'uso di internet nelle varie forme a cui accedono spesso senza supervisione e senza condivisione dei genitori o di un adulto di riferimento, ingenera fenomeni sempre più inquietanti, verificati nei nostri bambini.
Dai sette, otto anni in poi, ma l'età e destinata ad abbassarsi, i bambini segnalano sempre più spesso di essere disturbati dai messaggi veicolati su sessualità distorta, che non fa ancora parte del loro vissuto e li getta in baratri di dubbi, inadeguati, che ancora non sono capaci di gestire, nè di comprendere.
Spesso neppure di raccontare.
Non è possibile tergiversare, nè farsi spaventare, in un società così ipersessualizzata. I bambini poi imitano, imitano in continuazione e i messaggi distorti veicolati diventano talvolta, purtroppo, l'unica educazione che danneggia il loro sviluppo affettivo e costruisce ruoli ed identificazioni confuse
Compito dei genitori, ma poi di tutti gli educatori, dovrebbe essere quello di vigilare e di attrezzarsi per dare risposte, per indirizzare, tranquillizzare ed educare ad una sana sessualità.
Non si può demandare ad altri, nè alla scuola, l'educazione sessuale, che deve essere un momento di vita condiviso, appunto, con gioia e serenità con i genitori.
Se preparati con un buon progetto educativo, è più semplice di quel che appare talvolta a genitori dubbiosi e spaventati.
Nè è valido il concetto: tutto a tutti nello stesso modo.
I bambini manifestano il loro bisogno educativo in modi e tempi diversi.

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto Città Nuova

sabato 21 maggio 2011

Musica per vincere con la speranza


Mi piace farvi notare che la musica può varcare oceani e deserti per arrivare là dove deve portare coraggio, fiducia, allegria e speranza in luogi dove la povertà e la disperazione possono stravolgere la vita dei bambini e dei ragazzi che come unica musica hanno le urla o i botti delle armi.
L'iniziativa che Popotus racconta a due pagine, nel suo numero di ieri, ci fa conoscere il Music Fund, associazione belga che dal 2004 si prende l'impegno di far sorridere con la musica, i ragazzi che vivono in zone difficili della Terra.
Il 29 maggio a Milano l'Italia parteciperà alla raccolta Music Fund di stumenti usati e rimessi in sesto pronti per essere inviati a chi imparerà a conscerli e a suonarli, là, lontano dai teatri e dalle sale da concerto.
"Suonare unisce, insegna a stare insieme, ad ascoltarsi... Ai bambini torna la voglia di andare a scuola..torna la fiducia ai professori..."
E chi ha donato uno strumento può seguire il suo percorso on line, sapere chi lo suonerà e dove!
Sono ancora commossa all'idea che Mozart e Bach risuonino a Gaza, in Monzambico suonati dai ragazzi.
Altri strumenti andranno anche nelle periferie delle grandi città italiane, dove si apriranno scuole di musica gratuite volute da un progetto di Claudio Abbado.
... Sapete che in Venezuela dal 1975 il progetto "El Sistema", vuole strappare dalla povertà e dal degrado delle favelas, ragazzi che hanno dato scacco alla criminalità e alla disperazione?
Buon ascolto allora o buona esecuzione!

Pubblicato da Annamaria
gatti54@yahoo.it
foto Music Fund

giovedì 19 maggio 2011

Cosa si dice sulla musica?


Si sapeva che la musica è un ottimo strumento per incrementare le abilità intellettive, soprattutto in ambito logico matematico, e che rende sensibili e creativi. E che la musica si può creare, eseguire, ascoltare, anche solo assaporare. E quanto ci aiuta! Condivido con voi queste citazioni:
"L'uomo che non ha musica dentro di sè ed è insensibile alle dolci melodie è pronto ai tradimenti, agli inganni e alle rapine..." W. Shakespeare
"Non sarebbe forse la musica la lingua perduta, della quale abbiamoi dimenticato il senso e serbata soltanto l'armonia?" M. D'Azeglio.

Educare e sperimentare la bellezza della musica non può non avvicinare anche i nostri bambini alla gioia e alla fonte della vita. Apriamo i loro occhi e le orecchie...

pubblicato da Annamaria
foto: Orchestra Teatro Olimpico Vicenza

gatti54@yahoo.it

sabato 14 maggio 2011

Abbiamo bisogno di sorrisi!


Un sorriso per il signor Gelindo
di Annamaria Gatti
Fonte: Città Nuova

Il signor Gelindo, che vende giornali all'edicola, è un brontolone, questo lo capiva bene Paolo. Brontolava se pioveva perché si bagnavano le riviste, brontolava se era sereno, perché c'era bisogno della pioggia per l'orto.
Brontolava perché c'era freddo, brontolava perché c'era caldo.
Si lamentava il lunedì, si lamentava il sabato, ma anche il mercoledì e il venerdì.
P a o l o non sapeva se il signor Gelindo brontolava anche di dom e n i c a , p e r c h é non c'era la scuola e quindi non andava vicino all'edicola, alla fermata dello scuolabus.
Ma gli altri giorni sì.
E se lo scuolabus tardava, Paolo soffriva.
Era ormai un ragazzetto di terza classe e la cosa del brontolamento quotidiano non gli andava proprio giù, primo perché il latte del mattino si fermava fastidiosamente a sentire tutto quel brontolio, secondo perché gli faceva proprio pena quel signor Gelindo!
Così pensò che se gli avesse fatto riempire la bocca di altre parole, forse il signor Gelindo si sarebbe dimenticato di brontolare.
Bella giornata signor Gelindo, dove abita lei?
Niente da fare, quel mattino il signor Gelindo brontolò per il costo dell'affitto dell'appartamento e per il venticello che gli scompigliava le pagine delle riviste esposte.
Signor Gelindo, sta bene suo figlio?
Ma anche quel giorno il figlio era in ritardo, come tutti i giovani senza spina dorsale, disse brontolando!
"Signor Gelindo andrà in ferie per Pasqua?" chiese Paolo.
Ma anche la Pasqua aveva bisogno del suo angolo di insoddisfazioni e brontolò a lungo, fino all'arrivo del pulmino.
Insomma, il signor Gelindo era irrecuperabile.
Ma se Gelindo era brontolone, Paolo era felicemente testardo.
Così, prima delle vacanze pasquali, Paolo decise che c'era un solo modo per salvare il signor Gelindo: non fare nulla o, meglio, sorridere solamente, sorridergli con affetto.
Il resto sarebbe venuto dopo, forse...
E Paolo tentò l'avventura piccola piccola del sorriso, che non costa niente, proprio niente, ma pare faccia piccoli miracoli.
"Ehi, Paolo, come va oggi?"
Il bambino rispondeva con il più bel sorriso che aveva, anche se era giorno di verifica di geografia o di matematica...
"Bel tempo oggi, vero?" sussurrò una mattina luminosa il signor Gelindo, dopo aver rallegrato l'angolo dell'edicola con il sorriso di quel ragazzetto.
Quando Paolo ebbe l'influenza, il signor Gelindo s'intristì un poco e quando il bambino tornò alla fermata dello scuolabus, si sentì dire:
"Meno male, ci siamo rimessi in salute, eh? Si sentiva la tua mancanza... ".
E poi il signor Gelindo gli stese un ampio sorriso.
"Salve Gelindo, siamo allegri anche oggi, vedo!"
Era il signor Arturo, che tutte le mattine comprava il suo fedele quotidiano. Qualcosa stava cambiando: se brontolava, lo faceva per poco tempo, davvero, e sembravano più numerosi anche i clienti.
"Vengo volentieri da lei signor Gelindo, perché mi mette di buonumore!"aveva osservato la signora Cecilia.
"Ha fatto una cura speciale? Mi dica, mi dica...."
"Oh, solo qualche sorriso prima e dopo i pasti, signora Cecilia!"
Paolo guardò divertito il signor Gelindo: davvero il sorriso fa miracoli. Quando in giugno arrivò la fine della scuola, il signor Gelindo consegnò un pacchettino a Paolo: c'erano mazzi delle figurine preferite e gli ultimi numeri dei fumetti dei suoi eroi.
"Passa a trovarmi quando vuoi, gli disse un po' emozionato, mi trovi sempre qui all'edicola!"

foto: studiorossani.wordpress.com

venerdì 6 maggio 2011

Uno specchio... inquietante








Mi piace pensare che i bambini si riflettano negli adulti di riferimento!
Un bel contributo di Manuel Donato.









Capitolo primo.
Ogni cosa nel mondo ha una sua precisa collocazione. Molto spesso le cose non vanno perchè sono fuori posto.

Questo vale tanto a livello spaziale quanto a livello temporale.
Il genitore nei confronti dei figli ha una ben precisa collocazione spaziale e temporale:

A------>B------>C------->D ------->TEMPO
La vita ci richiede da genitori per di essere per esempio nel punto "C".
Ciò significa tenere sempre presente che rispetto ai nostri genitori ( e di conseguenza ai nostri avi nonni, bisnonni, etc...) e ai nostri figli siamo collocati in un determinato punto ("C") che sta dopo i nostri genitori ("B") e avi A, ma prima dei nostri figli ("D, E") e che nel tempo questa condizione non cambia.
Si tratta in sostanza di essere sempre consapevoli che noi genitori siamo venuti prima dei nostri figli e che a nostra volta i nostri genitori sono nella stessa condizione.
I figli guardano sempre avanti e nel tempo devono fare la loro strada, se si rivolgono a noi (o noi pretendiamo che lo facciano), devono voltarsi e indietreggiare finchè noi genitori li sorpassiamo in modo che loro ci vedano.
Ma sono loro che devono andare avanti, come noi dovremmo fare nei confronti dei nostri genitori.
La mitologia, le fiabe sono piene di esempi dove il protagonista deve superare delle prove senza voltarsi, altrimenti perde ciò che ha conquistato, ovvero lo spazio eprcorso verso la meta.
Appena i figli si voltano indietro verso i genitori, il loro percorso si inceppa e devono ripartire.
Il genitore dovrebbe essere sempre in grado di stare alle spalle del figlio.
Questo gli permette di aiutarlo nel bisogno, ma questo rapporto non dovrebbe mai ribaltarsi.

pubblicato da Annamaria Gatti



lunedì 2 maggio 2011

Per loro


Esce in questi giorni un libro edito da Città nuova, Un amico in paradiso, che racconta la vita di Giovanni Paolo II ai bambini. Intervista alle autrici Christiane Heinsdorff e Laura Putzu


Un amico in Paradiso










Papa Wojtyla aveva sorpreso tutti, il 13 maggio 2000, quando elevò agli onori degli altari Giacinta e Francesco Marta, i fratellini che assieme alla cugina Lucia, erano stati testimoni delle apparizioni di Fatima. I primi bambini non-martiri ad essere stati beatificati. In quell’occasione il papa ringraziò la beata Giacinta «per i sacrifici e le preghiere recitate per il Santo Padre, che aveva visto soffrire tanto», con un chiaro riferimento alle rivelazioni che avevano preannunciato il ferimento del pontefice avvenuto il 13 maggio 1981.
Karol Wojtyla li amava ed ha sempre avuto una predilezione per loro, i più piccoli. E in vista della sua prossima beatificazione, Città nuova pubblica un libro rivolto al pubblico dei più piccoli,Un amico in Paradiso. La vita di Giovanni Paolo II raccontata ai bambini. I disegni sono di Gerardo Carnimeo e il testo di Matthias Bolkart, Christiane Heinsdorff e Laura Putzu che da anni si occupano dei gen 4, i bambini dai 4 ai 9 anni del Movimento dei focolari.
Abbiamo raggiunto al telefono le due autrici.
Karol Wojtyla è stato un papa “giramondo”…
«È stato un papa che ha dimostrato che “c’era spazio per tutti”. Nelle foto che abbiamo selezionato è chiara l’impressione che per lui i viaggi erano un’ “incontro di anime”, dove sparivano le categorie del grande e del piccolo».
Con un’attenzione speciale per i bambini…
«Soprattutto per i bambini, ed è stata la motivazione che ci ha spinto a scrivere questo libro perché anche loro, i bambini, possano conoscere un po’ di più non solo la figura di un beato, ma un amico a cui è possibile chiedere. I bambini sono aperti al soprannaturale, e questa è anche un po’ la nostra esperienza. Se vengono donate storie vere, di Vangelo vissuto, per i bambini assurgono a modelli, soprattutto in un momento storico in cui c’è necessità di dare valori».
Cosa li ha coinvolti di più?
«La malattia di Giovanni Paolo II».
Nel libro c’è la lettera scritta dal papa il 13 dicembre 1994 ed una serie di esperienza fatte dai bambini…
«Negli anni sono giunte al Centro Gen 4, esperienza di bambini provenienti da tutto il mondo e per il libro abbiamo selezionato quelle che più avevano dei rimandi con il mandato di Giovanni Paolo II. La lettera, invece, l’abbiamo riportata in forma sintetica, ma da essa traspare tutta la dignità di cui li ha rivestititi e quanto importanza e maturità vedesse in loro».

domenica 1 maggio 2011

PER CRESCERE BAMBINI FIDUCIOSI, LA VITA DI UN UOMO, DI UN PAPA.




Possiamo non parlare ai nostri bambini della grandezza di Papa Giovanni Paolo II ?

Possiamo togliere a loro l'opportunità di conoscere e di amare questo Padre di tutti gli uomini, uomini e donne di fede o atei?


Sento l'urgenza, come testimone di questo tempo, di condividere con i ragazzi e i bambini questo evento, con il dovere entusiasta di farli partecipi di ciò ci ha coinvolto e convinto, di ciò che ha sostenuto e continua a supportare la nostra speranza e il superamento delle paure di anni difficili.

Abbiamo bisogno di raccontare di Lui per rassicurare e sostenere il sentimento di fiducia con un modello di vita strordinario dettato da un vivo amore per gli uomini e soprattutto per i bambini e i giovani.
Non sono parole lo sappiamo, ma vita, gioia e dolori vissuti.
Eventi tragici ed epocali di un secolo greve, paure affrontate e superate.
Solo con Cristo.

"Non abbiate paura, aprite, splancate le porte a Cristo!"

Ai giovani:
"Voi siete la speranza del mondo, voi siete la mia speranza"
Anche se siamo atei, o non credenti, questa figura rassicura, concilia e condivide con tutti la voce della speranza.

Sarebbe da sprovveduti non farsi aiutare da questo evento planetario, per essere ancora e sempre educatori.


publicato da Annamaria Gatti
foto da Città Nuova