Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

domenica 28 febbraio 2010

Una favola ...per voler bene al tempo, una favola anche per il mondo della scuola

Bellissima Paola...bruttissimo Billo
di Annamaria Gatti
Fonte: Città nuova

Paola guarda il bruco che si arrotola sulla foglia larga, appoggiata in una scatola vicino alla finestra.
"Non sei per niente bello...."
La scatola vibra un po' sotto i movimenti del bruco che Paola continua a guardare sconsolata mentre ripete:
"Sembri un verme cicciottello... Non mi piaci...." Ma non c'è disprezzo nella sua voce di bambina, c'è solo dispiacere.
"E' vero non sono bello" ammette il bruco lentamente, con un soffio di voce. "Però...." "Però...?" "Però vedrai alla fine della primavera... Non crederai ai tuoi occhi!".
"Anche tu parli della fine della primavera! Anche la mamma mi dice sempre che non devo scoraggiarmi perché alla fine della primavera anch'io saprò scrivere e leggere bene."
"Leggere? È come mangiare?".
"No, leggere è saper raccontare una cosa scritta... Le consonanti corrono appresso alle vocali e, corri tu che corro anch'io, si costruiscono le parole. Se le sai leggere sei grande e hai fatto la prima elementare."
"Oh, oh..." l'interrompe il bruco, "e se non le sai leggere?"
"Beh, stai lì a guardare fuori dalla finestra della scuola e ti senti poco bene. Qualche volta poi ti senti anche un problema."
"Come succede a me che sono proprio bruttino... E qualche volta penso che forse dovrei ritenermi un problema... Ma io non mi sento per niente male. Ci vuole tempo in tutte le cose! Io lo so."
"Ma tu non fai altro che mangiare...."
"Mangio sì, mangio perché deve succedere quella cosa. Vedrai alla fine della primavera, bellissima Paola!"
"Sai cosa ti dico? Sei un bruttino simpatico. Posso chiamarti Billo? Aspetta Billo, ti porto altre foglie, con la fame che ti ritrovi!"
Passano i giorni. Oggi Paola è triste. A scuola non ha saputo scrivere bene e la maestra preoccupata ha sospirato: È meglio, ma non va ancora bene, cara Paola! Paola torna a casa mogia mogia.
"Insisti, non ti scoraggiare" dice la mamma "ti aiuto io a leggere e a scrivere bene... riuscirai, stai sicura!"
Paola tira un sospiro di sollievo: se lo dice la mamma! Poi va a trovare Billo. Ma Billo non c'è. Al suo posto, attaccata a un filo lucente, c'è una strana casetta, una roulotte senza ruote.
"Billo dove sei?" Nessuno risponde e Paola pensa: Billo dorme.
Per alcuni giorni Paola torna e pensa: quanto tempo dorme il mio amico Billo! Poi vede vicino alla casa di Billo un foglio di quaderno. C'è scritto qualcosa. Paola legge:
Ciao, bel-lis-si-ma Paola. Sto dor-men-do- per-ché de-ve suc-ce-de-re la co-sa. Firmato: Bruttissimo Billo
Paola si guarda attorno e osserva soddisfatta: Ho letto! Ho letto il messaggio di Billo!. La mamma ha sentito e dice: "Brava Paola!"
Paola ha già preso carta e matita. "Adesso scrivo io a Billo: Caro Billo, aspettami, perché voglio esserci anch'io quando succederà la cosa. Firmato: Bellissima Paola.
Oggi la maestra ha regalato una stellina d'oro a Paola, che ora non si sente più un problema e non guarda più fuori dalla finestra dell'aula. Oggi ha saputo leggere una storia corta, corta, ma importante: la storia di un bruco che si trasforma in farfalla. E Paola all'improvviso ha capito tutto del suo amico: Billo è un bruco, ma diventerà una farfalla colorata. Quando torna a casa, corre in camera e vede il bozzolo rotto. Un po' spaventata cerca con gli occhi.
"Billo dove sei?"
"Ehilà, eccomi qui, bellissima Paola!". Billo è una macchia blu cobalto sui vetri della finestra.
Bellissima! Lieve si stacca e volando si posa sulla manina che Paola ha teso verso la farfalla, mentre sussurra: "Certo che ne succedono di cose meravigliose, alla fine della primavera!"


sabato 27 febbraio 2010

PER MAMMA E PAPA'. COME I BUCANEVE...



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COME I BUCANEVE...

Davvero è ancora inverno e me lo ha sussurrato un respiro d'aria profumato, accompagnato da un debole raggio di sole.
Poi la natura mi ha preso a tradimento: nell'angolo sperduto del giardino tremanti, ma pur fieri, due ciuffi di bucaneve, mi hanno incantato.
Sì, il tempo scorre e già alle porte bussa la primavera. I bambini e i genitori lo sanno, la scuola fra poco più di tre mesi chiuderà e il sipario scenderà su un altro anno scolastico.
E i nonni sospirano: come passa veloce il tempo! Mentre i loro nipotini crescono a vista d'occhio! Ma è proprio così: l'uomo ha questo dono immenso, il tempo che gli traccia il percorso, che lo accompagna nella crescita e gli arricchisce l'esperienza.
Il tempo: questa perla da conservare, da spendere bene, da guardare fisso negli occhi, da non perdere e da rispettare!
Quanti battiti scandiscono la crescita di ciascun bambino, di quanto tempo c'è bisogno, fin dal grembo materno, e poi tutti i giorni con pazienza...
E occorre aspettare, attendere con intelligenza, perchè i bambini non crescono tutti nelle stesso modo, nello stesso tempo...
Ognuno di loro ha necessità di salire gradualmente la scala dell'evoluzione secondo tempi diversi e mete individuali, proprie e per questo speciali che non possono essere forzate, né ignorate.
Proprio come i bucaneve, che una bella mattina mi vengono incontro ignari di essere il primo dono di una giornata come tante le altre, ma sempre ricche di doni, da scoprire con lo stupore dei nostri bambini.

Pubblicato da Annamaria Gatti
foto davidaola

martedì 23 febbraio 2010

Per Elisabeth
23-02-2010 di Annamaria Gatti -
Fonte: Città nuova

Per Elisabeth
Ad Haiti Elisabeth, una bimba di quindici giorni, stava dormendo tranquillamente. Aveva appena finito una delle sue sei poppate quotidiane. La mamma Michelene si era appena allontanata dalla sua culla rosa e continuava a canticchiare l’antica ninna nanna.
Poi una scossa della terra aveva spento tutte le luci e il buio aveva riempito gli occhi di Michelene.
Niente più casa e niente più bimba.
Lei era stata salvata, ma la sua piccola era rimasta sotto i muri. Col passare dei giorni tutti le dicevano che per Elisabeth, non c’era proprio più niente da fare, così piccola e fragile!!!
Sono così passati ancora alcuni giorni. Otto giorni, dirò per i più grandi che sanno contare e capire che una settimana di scuola è lunga con le mattinate e i pomeriggi, i giochi e le lezioni, le sere con papà e mamma che raccontano le storie prima di dormire. O forse il sabato in biblioteca ad ascoltare la lettura di storie incantate o di avventure sul mare! O di vita in luoghi lontani, oltre l’oceano, come ad Haiti.
Ad Haiti Elisabeth invece non era morta: era sotto le macerie, dormicchiava e consumava le risorse che aveva messo da parte dalla nascita. Era là, nel suo lettino e uno spazio le permetteva di respirare e nulla l’aveva ferita. Era incredibilmente viva, perché il suo angelo custode e l’amore di mamma Michelene l’avevano salvata dal terremoto. E dovevano averla custodita per bene, perché quando, dopo otto giorni, la sua mamma e i soccorritori, scavando e scavando, l’avevano tirata fuori viva, non credevano ai loro occhi e al loro cuore.
E la speranza che tutto quel disastro viene trasformato da Dio in un bene più grande cominciava a trovare spazio nel dolore e nella desolazione.
Anche tu... pensa a Elisabeth e al tuo angelo custode, quando ti senti giù, o quando hai qualcuno da consolare.
Accadono nella vita ogni giorno piccole o grandi cose che ci fanno sperare.
Basta avere occhi attenti.
E la speranza non ce la toglie nessuno, neppure il terremoto.

lunedì 22 febbraio 2010

Chi ha rubato i colori di Arlecchino?

Arlecchino dorme tranquillo nel suo letto, quand'ecco una voce lo sveglia di soprassalto:
"Arlecchino! Dove sei? Svegliati, è l'ora di andare al mercato!"
Arlecchino è proprio assonnato e stanco.
"Voglia di mercato, saltami addosso!" bisbiglia appena. Si veste con calma e poi ha un brivido.
"Brr, fa freddo! Torno a letto."
E si tuffa nel piumone soffice.
"Arlecchino! Vieni qui aiutami ti prego!"
"Arlecchino! Angiolino ti aspetta per aggiustare la gabbietta del canarino."
"Arlecchino! La signora Elvira deve sistemare il giardino…"
Ma lui dormicchia…
"Arlecchino… Arlecchino! Sempre di me c'è bisogno? Io oggi sto sotto le coperte."
Arlecchino si riappisola sotto le coperte, poi apre un occhio e subito dopo l'altro, piano piano, senza fretta. Subito però li richiude spaventato.
"Ma… sono tutto grigio!"
Si guarda nello specchio dell'armadio grande: dov'è finito il suo bel vestito multicolore? Che sia uno scherzo di Carnevale?
Apre la finestra e giù nella strada è già cominciato il Carnevale: le maschere si preparano alla festa e un'occhiata di sole le sollecita già agli scherzi!
"E adesso come faccio?" si dispera Arlecchino. "Non posso certo presentarmi così, con queste pezze grigie. Guarda anche il cappello e la maschera sono grigiastri"
Un pettirosso ha ascoltato il lamento di Arlecchino e impietosito lo rassicura:
"Non ti disperare amico! E' il grigiore dell'animo che intacca l'abito e l'umore. Dimmi cosa hai combinato stamattina di così strano?"
"Niente, non ho fatto niente. Beh, ho proprio deciso di chiudere il cuore…se proprio lo vuoi sapere!"
"Vedi tu!" sospira il pettirosso.
Arlecchino fa un balzo, non per paura, né per sconforto: riprende possesso del suo cuore, spazza tutto il buio e sorride a se stesso. Poi recita la sua filastrocca:
Arlecchino è a colori
un insieme di tesori
pronto a vivere contento,
della vita ogni momento.
Pronto a dare il suo aiuto,
anche a te ogni minuto,
perché al tristissimo grigiore
preferisce i colori dell'amore.

"Arlecchino! Per favore!"
"Vengo, vengo!"
E avviandosi alla porta, passa davanti allo specchio dell'armadio grande, dove si ferma: i colori stanno ritornando più vivaci di prima, su, su, dalle scarpe al cappello.
Anche lo stomaco riprende a brontolare. Allora, rivolgendosi all'Arlecchino multicolore riflesso nello specchio e prostrandosi in un bell'inchino, decide:
"Prima farò un'abbondante colazione: coi colori mi è tornato l'appetito! La vita e' proprio bella! "
"E' sempre il solito!" fischietta allegro il pettirosso svolazzandogli appresso.

Pubblicato da Annamaria
gatti54@yahoo.it


domenica 21 febbraio 2010

Vi ricordate di Alessio, Luca, Elena e Flavio?

I loro genitori hanno scelto di qualificare l’attenzione e i tempi ad essa dedicati e hanno fatto centro!
Hanno rimandato alcune faccende meno importanti, hanno “perso” tempo a giocare con i loro bambini, hanno “rotto” l’elettrodomestico tv, hanno avuto un bisogno irrefrenabile di aggiustare o fare un lavoretto, o fare spese o passeggiate con i “pierini” di turno.
Osservando comportamenti e reazioni, ascoltando frasi spezzate o discorsi impegnativi, suscitando e dimostrando fiducia, hanno scoperto informazioni interessanti sui loro bambini, che nella solita routine non erano emerse così chiaramente.
Luca era assolutamente saturo di attività extrascolastiche, ma non aveva mai avuto un’occasione e il coraggio per dirlo… Voleva invece poter giocare con i suoi amici.
Elena non è una bambina maleducata, ma aveva colto il difficile momento che i suoi genitori stavano attraversando e inconsciamente temeva il peggio per l’unità familiare.
Alessio era in forte ansia per l’attesa un po’ burrascosa del fratellino e Flavio aveva perso il sostegno affettivo del papà, impiegato proprio nel settore editoriale e lontano per lavoro.
Il dialogo fra genitori poi ha immesso nel giusto binario il rapporto con il loro bambino o la loro bambina.
Quante altre piccole o grandi informazioni sui propri figli darà un’attenzione di qualità, matura e perciò efficace!
…E quale utilità questa pratica avrà nell’età della preadolescenza!

pubblicato da Annamaria Gatti

gatti54@yahoo.it


sabato 20 febbraio 2010

Tagliare, ascoltare, osservare, condividere....

Luca da qualche tempo non riesce a stare fermo un attimo e ne combina di tutti i colori. Il salotto è a prova di salti e Luca, invitato severamente a rispettare quel che resta dei mobili di casa, accende la tv, che poi guarda a testa in giù, da una poltrona…

Elena sembra una bambina timida e riservata, ma durante la visita a degli amici di papà, non ha fatto altro che provocare i loro figli, suscitando avversione (e commenti successivi).

Le maestre hanno appena comunicato ai genitori di Alessio che il loro figlio fa il pagliaccio e interviene in modo improprio durante le lezioni: insomma, fa ridere tutti e il clima di classe sta degenerando. Vorrebbero capire cosa sta accadendo ad Alessio. I genitori sono increduli e disorientati.

Flavio, classe prima, capacità nella norma, alta motivazione ad imparare, una buona percezione di sé, dopo due mesi di scuola decide che ha dimenticato tutto e non imparerà a leggere e a scrivere. Le insegnanti sono preoccupate e i genitori angosciati.

Luca, Elena, Alessio e Flavio non lanciano chiari messaggi verbali. Esprimono un disagio, probabilmente passeggero, ma importante nella loro fase di sviluppo, che vuole risposte ora e qui. Saranno opportune e risolutive una sgridata e una punizione? Come seriamente capire i loro segnali? Come voler loro bene davvero? Come incoraggiarli a trovare la strada per conoscersi e per superare il momento difficile?

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it

lunedì 15 febbraio 2010

Genitore attento? Parliamone...

Ricordo un vecchio film, “Papà comando io”, il cui titolo mi fece all'epoca un po' rabbrividire e mi incuriosì.
Il simpatico protagonista undicenne della vicenda riusciva a comprare la maggioranza delle azioni dell’impresa del padre, attraverso operazioni telematiche di borsa … e a diventare “il capo”, sconosciuto, del papà.
Il film era deboluccio, gli interpreti poco convincenti… Ma l’idea fantascientifica è stato un ottimo tranello per parlarne: il ragazzino aveva studiato e realizzato l’ “escamotage”, per poter ordinare al padre giorni di vacanze forzate, da trascorrere proprio con lui, un figlio stanco e trascurato, vittima dei soliti bulli, con vistosi insuccessi scolastici e con un basso grado di autostima.
Tranquilli… Il film viaggiava con il solito, troppo scontato lieto fine, mentre noi adulti, genitori sempre sulla breccia, mettiamo ogni giorno ben piantati i piedi e i pensieri sulla realtà di questo beato pianeta di figli.
Il pensiero corre alla riflessione suscitata:
all’attenzione che i genitori vorrebbero dare ai loro figli,
a quella sbagliata che soffoca,
a quella che, cronicamente, non viene percepita come indispensabile,
all’attenzione sostituita da tanti “oggetti” di consumo,
a quella vera che i bambini chiedono a mamma e papà.
Chiedono?
Non sempre, anzi, quasi mai in modo così palese e, lasciatemelo dire, facile!
Più che chiedere, segnalano.
I genitori per primi esercitano un’attenzione massima nei confronti del neonato, che segnala bisogni, disagio, soddisfazione e gioia. E saper leggere questo codice è la loro prima avventura e il primo strumento per veicolare messaggi di rassicurazione, tenerezza, empatia, ma anche autorevolezza!
Poi l’avventura continua…
Si scopre che il figlio è diverso da come i genitori se lo immaginavano, è decisamente un “altro”, un meraviglioso individuo così somigliante a loro, ma “unico e irripetibile”.
Allora l’attenzione diviene essenziale per conoscerlo: temperamento e carattere, attitudini, preferenze, punti di debolezza da sostenere o da correggere e punti di forza da valorizzare, per crescere un bambino sereno e maturo.
Sempre più l’esercizio dell’attenzione diventa una raffinata tecnica per conoscere e risolvere, ma anche per prevenire.
Tecnica? Raffinata?
Ma l'amore per questo figlio, per questa figlia non basta?
Basta, eccome.
Risentiamoci al prossimo post!



Pubblicato da:
Annamaria Gatti




Anna ha quattro anni...













Bentrovati cari genitori!
Ci stavamo chiedendo se l'amore non bastasse a soddisfare i bisogni dei nostri figli, senza troppe elucubrazioni mentali! Abbiamo svegliato termini scomodi, come attenzione di qualità e tecniche ...
Non solo l'amore basta, ma è tutto, ed è il più efficace ingrediente, in una miscela assai varia e delicata, se è di qualità, se è attento ai loro reali bisogni.
Io ricordo le acrobazie per tenere desta questa benedetta attenzione, quando le bambine erano piccole. E talvolta non riuscivo a fare un buon lavoro, perché le routine “ad ingranaggio” avevano la meglio, soprattutto in alcuni momenti strategici! Ma anche questo è normale e l'attenzione non si pesa a chili, per fortuna! I bambini poi sono i più refrattari a misurare tutto. Anche il tempo! Racconta Paola: “Quando al mattino Anna, che ha quattro anni, sa che dobbiamo uscire, mi si avvicina e mi fa le richieste più strane. Ho provato a parlarle, a spiegare che i tempi devono essere rispettati, ma non c'era soluzione. Ho provato durante la giornata a stare un po' di più con lei, ad ascoltarla: aveva molti arretrati da snocciolare. Così ho abbandonato la mia intransigenza mattutina: ora la sveglio alcuni minuti prima, poi, al momento di uscire resta accanto a me, parliamo, l'ascolto, cantiamo insieme, “filastrocchiamo” e... lei stessa mi sollecita: “Dai mamma, andiamo, altrimenti arrivo tardi a scuola!” A loro basta cogliere l'amore dei genitori e degli adulti in genere che si occupano di loro. Ai bambini basta fare quel "rifornimento" affettivo che permetterà loro di avere riserve di accoglienza e di sicurezza.
Pubblicato da Annamaria Gatti
foto di Giovanni

domenica 14 febbraio 2010

Solo per cominciare a conoscerci

ATTENTI...AI BAMBINI!
Molti si commuovono al loro vagito. Molti li temono, altri non li comprendono e quindi ne prendono le distanze.


I bambini non protestano, non scioperano.Suscitano timore quando chiedono un campetto per giocare a pallone, finalmente!


O il giardino fiorito, rubato al duro parcheggio. 

Hanno bisogno di tutto. Proprio di tutto.
Un tetto, un fuoco, il cibo, un sorriso e occhi attenti. Parole salde, consolidate eppur sempre nuove, coraggio, per trovare il sentiero. Hanno bisogno della festa per dare spessore all'esperienza, dei colori per illuminare le relazioni, della musica per ritrovare il ritmo del respiro.

Chiedono braccia accoglienti in cui rifugiarsi, mani fiduciose per partire, da soli, per costruire in autonomia, ma sicuri.


Diamo attenzione ai bambini!
Urlano il bisogno di luce quando la stanza buia non lascia intravvedere il cammino. E per loro nessuno apre uno spiraglio per dire cosa fare
Sospirano sconsolati se si scoprono seduti su un trono fasullo, che li opprime con il senso dell'onnipotenza.
E scappano via, i bambini.
Rivendicano con l'incidenza del silenzio verbale diritti fondamentali, scuotono e con lo sguardo schiacciano l'indifferente, il provocatore e l'opportunista.

Attenti ai bambini!
Sono così pericolosi quando il gesto, un acuto, un lamento evocano l'infanzia inconsciamente sempre accarezzata di ciascuno. E rimuovono in noi incanti e sogni ripudiati da innumerevoli tramonti.
Loro, i bambini... che col ditino puntato sul domani ci chiedono: quale futuro mi stai preparando?

Pronte a ricominciare.
Benedetti bambini, quando riescono a scardinare le sicurezze d'acciaio e a disegnare sulla sabbia la carezza di un desiderio.



Pubblicato da:

Annamaria Gatti