Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

domenica 30 maggio 2010

UN BEL CONTRIBUTO: IN COPPIA


Ci siamo tuffati nel mondo delle mamme e abbiamo sfiorato alcune luci e ombre di uno dei ruoli più straordinari e forse determinanti per la nostra società e il suo futuro. Il nostro è un piccolissimo contributo, ma ecco la voce di una mamma, che ci ha scritto.
Cara Annamaria,
leggo il blog assiduamente, mi piace, non è scontato, è deciso q.b. e poi è sempre ricco di valori e di poesia: ne abbiamo bisogno!
Noi due per esempio, io e Mauro, ci siamo ritrovati a commentare le ultime parole dell'intervento di Giovanna Pieroni che tu hai citato in un recente post, sulla madre: "Per la mia maternità, è stato importante scoprire la fiducia nell'amore che si concretizza nella vita personale e familiare attraverso l'accoglienza, la fiducia, il perdono, a partire dal rapporto con il papà". Per noi ne sono usciti fuochi e fulmini: la coppia è la chiave di lettura del rapporto con i nostri tre pestiferi. E' vero!!! Abbiamo fatto un breve revisione (esame di coscienza sa di stantito!): esssssì, quando non funzioniamo noi, anche il rapporto con loro affonda in un mare di opposizioni, di ripicche, insofferenze e incomprensioni... I bambini e il lavoro ci assorbono talmente che fatichiamo a ritrovarci, ad avere un momento per rivedere, perdonarci, riprendere con fiducia... Abbiamo capito che se però ci dedichiamo un tempo assolutamente per noi, allora tutto riprende, e si trova il coraggio di raccontarci ciò che non va e perdonarci. Con la fretta e l'impazienza invece, non si costruisce nulla di buono. Forse non ci vogliono molte lezioni di psicologia, ma molta determinazione e coerenza, con la decisione di fare qualcosa di buono, di amarci davvero, di venirci incontro. Allora vediamo che anche i figli cedono, non s'innervosiscono, accettano i rimproveri e si riesce a vedere il positivo che è in loro. Forse perchè prima abbiamo cercato il positivo in noi. Allora bisogna avere pazienza. Scusa lo sfogo!
Laura.

P.S.: In arrivo disegni.(!!!)

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto fonte: Città Nuova

venerdì 28 maggio 2010

LA SCUOLA E' QUASI FINITA


Una favola vera per i più grandicelli
C’era una volta una classe.
Era una classe o... era una squadra?
di Annamaria Gatti
illustrazione di Eleonora Moretti
fonte: Città Nuova
Comunque la scuola era quasi finita e per questo la maestra aveva dato un ultimo tema: «I più bei ricordi di questo anno scolastico».
«Le vacanze ci sono perché c’è la scuola!», aveva commentato Marco, sentendosi proprio saggio.
Tutti erano chini sui fogli a scrivere. Tranne Marco che scriveva col computer, perché era meglio così: le sue idee bellissime erano più veloci della penna, se scriveva sul quaderno. Così il software, che gli correggeva automaticamente l’ortografia dei testi, gli permetteva di fare cose grandi.
Marco fece la sua bella pensata per il tema: perché non scrivere alle maestre e ai compagni per dire a loro i ricordi più belli? Ed ecco qualche stralcio della sua pagina in word.
«È stato un anno mitico. Abbiamo fatto insieme molte cose belle: le uscite, i laboratori, il concerto, gli incontri con attori e scrittori, le feste… Io però non penso ai ricordi speciali, ma a quello che ci è accaduto tutti i giorni. Penso alla nostra amicizia, che se qualcuno aveva un guaio, era un problema da risolvere di tutti.
«E se qualcuno era ammalato, come è capitato anche a me, si andava a casa a vedere di cosa c’era bisogno, per non perdere le lezioni. Poi… quando, maestra Silvia, ci dicevi quello che dovevamo fare quel giorno, io mi sentivo tranquillo e mi veniva davvero voglia di imparare. E tu, maestra Emanuela, ti ricordi quando hai spiegato alla mamma perché ero triste in quei giorni e la mamma mi ha capito e mi ha aiutato? Eri attenta a me e io mi sono sentito forte, e potevo affrontare le difficoltà.
«E quando un compagno ha preso in giro Gianni e lui piangeva dalla delusione? Abbiamo deciso tutti insieme che non potevano accadere delle cose così: avevamo deciso, sì o no, che eravamo una squadra? In una squadra si lavora assieme, non ci si fa fallo l’un con l’altro. Altrimenti perdiamo la partita! Così abbiamo litigato un po’, però poi ci siamo capiti e abbiamo parlato tanto, per decidere come aiutare Gianni a trovare ancora fiducia nei suoi compagni di squadra.
«Siamo stati bene insieme, anche quando è arrivato David da un Paese lontano. Ho un ricordo bello, bellissimo. Gli abbiamo preparato un capolavoro di librone con tutte le nostre foto e le nostre storie e i giochi preferiti. E lo abbiamo intervistato. Lui non sapeva l’italiano. Era rosso come un peperone, perché ci ha fatto capire che si sentiva importante come il presidente Obama. Poi ha imparato l’italiano: noi glielo abbiamo insegnato ed eravamo più severi delle maestre. Così quest’anno siamo sicuri che sarà super promosso in quinta. È stato un anno mitico, ragazzi!».
Fine del tema.
«Ragazzi consegnate il vostro componimento!», aveva gridato la maestra, allarmata dall’ultima campanella che suonava.
Marco aveva cliccato: Salva con nome - documenti - nomina file - la scuola è finita, la squadra no - chiudi sessione. Attendere prego...
Grazie e arrivederci a tutti a settembre. O forse molto prima.
Con la squadra.

domenica 23 maggio 2010

dal Passaparola "Crescer(ci)"


Ezio Aceti, psicologo molto apprezzato, è un grande amico dei genitori e degli educatori e ci regala spesso, incontrandolo, momenti di grande emozione, perchè sa leggere nei cuori le tensioni, le profonde gioie e gli abissali dubbi che regolano le giornate di chi educa. Nel libretto Passaparola "CRESCER(CI), appena uscito alle stampe per Città Nuova Editrice - Famiglie Nuove, ecco un suo piccolo, ma grande decalogo per EDUCARE: "...OCCORRE NON STANCARSI MAI E SOPRATTUTTO ESSERE FIDUCIOSI E PIENI DI SPERANZA. lA SPERANZA E' QUALCOSA CHE NON SI COMPRA, MA CHE SI IMPARA E SI EDUCA.... E' per questo motivo che vorrei terminare con qualcosa di semplice, utile e pratico, che aiuti tutti ...ad avere in sè alcuni punti fermi su cui costruire i rapporti con i ragazzi, su cui gettare le basi della speranza...

LE 10 "A" DELL'EDUCARE

ASCOLTARE: mettersi nei panni dell'altro
ACCOGLIERE: fare spazio
ATTENDERE: saper pazientare
AGGREGARE: creare occasioni per mettere insieme
AMMIRARE: stupirsi di fronte a loro ACCOMPAGNARE: essere compagni di viaggio
ACCOSTARSI: avere la giusta vicinanza

AMARE: essere sempre pronti a dare la vita"


pubblicato da Annamaria Gatti


gatti54@yahoo.it


foto di Annamaria Gatti


martedì 18 maggio 2010

Professione ...amici!

AI CORAGGIOSI E TEMERARI MAMME, PAPA', INSEGNANTI E NONNI, CHE LEGGONO E "TRAFFICANO" IL BLOG! (trovando quindi anche questo tempo, nonostante tutto...)

Cari amici, genitori ed educatori, sappiamo che ci state seguendo con simpatia e vi vogliamo salutare. Sono tre mesi che ci leggiamo e ascoltiamo su queste pagine e, a dire il vero, ci siamo affezionate a voi, al pensiero di condividere il vostro quotidiano vivere con i bambini. Genitori, nonni, insegnanti, o educatori che siate, quando ci accingiamo a pubblicare abbiamo nella mente e nel cuore i vostri sguardi, i vostri pensieri, le preoccupazioni e il desiderio che muove ogni vostro interessamento e ogni vostra ricerca. Abbiamo a cuore anche il vostro tempo, sempre poco, se ci sono i bambini! Ecco perchè cercheremo di abbreviare sempre più i post, rendere fruibile il messaggio senza appesantire, pur conservando la qualità di ciò che ci trasmettiamo. Siamo convinte di poter essere una presenza amica soprattutto se ascolteremo ciò che voi vorrete mettere in comune con gli altri genitori ed educatori (esperienze, brevi contributi, scoperte, consigli pratici...) Accogliamo anche i nonni naturalmente, che sempre più frequentemente non disdegnano di servirsi della piccola tecnologia di un blog!
E... se vogliono scriverci i bambini o mandarci disegni o altro... risponderemo!!!



Pubblicato da Maddalena e Annamaria

illustrazione di Laura Cortini per "Uffabaruffa come sei buffa" di A. Gatti, Città Nuova, Roma

mercoledì 12 maggio 2010

QUANDO LA MAMMA NON C’E’


UN'ESPERIENZA

E’ difficile per un padre racchiudere nelle proprie parole, nei propri gesti, la tenerezza materna o lo sguardo della mamma che ha scelto di abbandonare la propria famiglia ? Quali accorgimenti possono aiutare il ruolo educativo di un padre, lasciato solo a proseguire il cammino?
di Annamaria Gatti
Fonte: Città Nuova

Dov'è la mamma?”
Da quando la mamma di Lisa, caschetto biondo di cinque anni suonati, se ne era andata a vivere altrove, Peter aveva attraversato momenti di acuta sofferenza. Era lacerato dall’abbandono della moglie e dal terrore di dover crescere da solo una bimba dolce e affettuosa, che all’improvviso non poteva più contare sulla presenza rassicurante della mamma.
Dov’è la tua mamma?” le chiedevano i compagni di scuola.
Non chiederle niente, la mamma l’ha abbandonata…” sussurrava il vicino.
Non è vero!” protestava Lisa. “La mia mamma è dovuta andare lontano, ma poi torna!”
Successivamente per due o tre giorni mangiava pochissimo e il suo sonno era un po’ agitato. Peter doveva ritrovare tutto il coraggio per rassicurarla. Era diventato un papà molto creativo e attento: organizzare giochi, sorprese, esperienze qualificanti era un’ occupazione continua della sua mente. E aveva molte perplessità: come supplire la figura materna? Come coinvolgerla nel menage familiare? Come vestirla adeguatamente? Come curarla per i piccoli malanni?
Dove imparare in tutta fretta una grande quantità di escamotage pratici, di riti infantili, di linguaggi adatti ad integrare i suoi, tipicamente paterni.
Dover essere padre, essenzialmente, ma supplire anche una madre…
Avrebbe dovuto essere sempre più autorevole, punto di riferimento, questo lo intuiva, ma anche accogliente e capace di interagire con quei codici tipicamente materni, che non gli erano così usuali.
E non poteva, e non voleva, delegare alla nonna compiti che non le erano propri e avrebbero potuto confondere la figlioletta.
Così giorno dopo giorno, Peter aveva creato per Lisa quei contatti salutari con i compagni di scuola e poi aveva dedicato un’attenzione particolare al dialogo e alla collaborazione con le maestre.
Si era sentito compreso e sostenuto e cercava sempre di essere lui a prelevare la sua bambina a scuola. Sapeva che tutti i bambini erano molto orgogliosi di veder entrare in atrio il loro papà. A Peter stesso non pesava la corsa per arrivare in tempo: era così gratificato quando gli occhi di Lisa si illuminavano e gli correva incontro!
Comunque lei ti vuole molto bene!
Peter aveva incontrato alcune coppie giovani proprio prima dell’abbandono di sua moglie. Con loro aveva capito che una persona poteva essere capace di essere così grande, da amare sempre per prima, anche in mezzo a difficoltà apparentemente insormontabili.
Peter così aveva deciso, anche per il bene di Lisa, che avrebbe dovuto continuare ad alimentare una immagine positiva della mamma, con gradualità e buon senso, senza inutili illusioni.
Per esempio: il regalo della mamma per il compleanno trovava un posto d’onore in casa.
Ancora: un giorno che la mamma non era arrivata all’appuntamento con Lisa e la bambina era cupa e delusa, lui le aveva detto:
Oh, ti vedo così triste…”
Dov’è la mamma? Diceva che oggi saremmo andate allo zoo insieme!”
Lei ti vuole molto bene, non mancherebbe mai a un vostro incontro… avrà avuto un problema che le ha impedito di venire! Cosa ne dici: vuoi venire allo zoo con me?”
Peter avrebbe rinunciato alla giornata libera che aveva programmato con gli amici, ma sapeva di dover dare un messaggio di coerenza e di affetto a Lisa!
Pigì, Nemo e il suo papà
Era già trascorso un anno dalla separazione. La mamma si faceva vedere sempre meno e nonostante questo Lisa sembrava superare abbastanza serenamente il momento difficile.
Poi, un giorno…
Quel giorno Peter arrivò frettolosamente a casa dei suoi genitori, ai quali aveva affidato la bambina per quel pomeriggio. Aprì con cautela la porta, perché solitamente in quell’occasione, Lisa gli faceva la sua trionfale e veemente accoglienza. Ma il turbine non arrivò a stampargli quei due baci appiccicosi, per via della merenda al miele che le preparava la nonna.
Lisa, dove sei?”
In salotto!” rispose una vocetta decisa e secca.
Ciao pesciolino, stai bene?”
Io sì, ma lui no.” lo informò preoccupata la bambina. “ Pigì ha un bel mal di testa.”
Pigì era l’anatroccolo di peluche , l’amico inseparabile di Lisa.
Povero Pigì” commentò Peter, chinandosi e tastando la fronte del palmipede, “che abbia la febbre?”
No, non ha la febbre, è così perché è molto preoccupato. A scuola, quella degli anatroccoli voglio dire, stanno preparando la festa della mamma. E lui non la vede mai. Come fa ad essere contento? Così si è fatto venire il mal di testa…”
Se è per questo, spiegagli che ci sei tu che ti occupi di lui, come io di te, perchè la tua mamma è sempre lontana…”
Peter strinse a sè Lisa, anche per nascondere quel velo di angoscia che intuiva scolpito sul proprio viso e mascherato solo dalla barba scura. Lisa restò in silenzio qualche attimo soltanto, poi continuò a parlare a Pigì.
La tua mamma “anatroccola” non può venire oggi da te, perché è lontana, però è contenta perché sa che sei in buone mani. Poi rivolgendosi a Peter:
E’ vero papà? Io sono molto fortunata, perché anche se la mamma è sempre lontana sono in mani buonissime: ci sei tu papà mio…”
Peter le fece fare il solito “volo”, sollevando da terra lei e Pigì ed esclamando:
Certo, pesciolino mio!”
La chiamava pesciolino talvolta, da quando avevano riso e sospirato insieme con il film a cartoni animati del pesciolino Nemo.
Così Lisa precisò:
Io sono come Nemo…”
Certo, tu sei coraggiosa come Nemo!” aveva confermato il papà.
E tu sei come il papà di Nemo che diventa anche lui coraggioso perché gli vuole moltissimo bene.”
Quando la mamma non c’è, tutto può l’amore.

gatti54@yahoo.it
Illustrazione: da "Alla ricerca di Nemo", film animazione di Walt Disney.

giovedì 6 maggio 2010

FESTA DELLE MAMME CORAGGIOSE


APRIRE IL CUORE

Tra pochi giorni è la festa della mamma…e io vorrei dedicare un pensiero riconoscente alle mamme di un figlio “diverso”, di un figlio che non ha le capacità di camminare, parlare, sentire, vedere e pensare come gli altri bambini e ragazzi della sua età. Soprattutto, io vorrei mettere queste mamme nel cuore delle mamme dei figli sani.
Incontro madri di figli diversi tutti i giorni , a causa del mio lavoro, e le vedo spesso come nuove eroine del nostro tempo, perché oggi,forse più di ieri, è audace credere nel proprio figlio disabile quando la società è intrisa di cultura delle abilità e del successo. Anche l’educazione e l’accudimento sono orientate più a quello che il bambino fa che non a quello che è.
Io invece le vedo credere nelle loro creature, e combattere la buona battaglia della fede nei miglioramenti che verranno .
Sono rispettose della natura del bambino e non chiedono che sia ciò che non è.
Il senso del limite, sperimentato ogni giorno, le forgia in un coraggio senza limiti.
Ma c’è un Ma e loro non ve lo diranno mai.
Proprio ieri ad una madre tremava il mento mentre mi raccontava di compleanni di compagni a cui il figlio non era stato invitato, di genitori di compagni che sembravano tenere i propri figli a distanza dal suo.
E’ il fantasma dell’esclusione sociale che si riaffaccia ancora e sempre in un’epoca in cui si parla tanto di partecipazione, cittadinanza attiva, diritti dei bambini.
Non facciamo mancare la nostra attenzione e vicinanza alle famiglie provate dalla disabilità, non alziamo altri muri.
E nella festa della mamma ricordiamoci almeno di una di loro. Senz’altro ne conosciamo una. Apriamo cuore e casa.
Sarà proprio un modo giusto per festeggiare le mamme!

Pubblicato da Maddalena Petrillo Triggiano
foto di Annamaria Gatti