Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

sabato 22 aprile 2017

Città Nuova: recensione di Aurelio Molè

Sono grata ad Aurelio Molè per questa recensione, di notevole spessore, sul mensile Città Nuova di Aprile.




"Un racconto di formazione è la storia dell’amicizia tra Vera e Trysa che superano insieme la linea d’ombra che li separa dall’età adulta. È una zona di confine, un passaggio che conserva ancora elementi dell’adolescenza e dell’infanzia, che saranno sublimati e superati con la lontananza e il distacco che genera un nuovo approdo a una più ampia consapevolezza di sé, del mondo e di relazioni più piene.
Annamaria Gatti, psicologa e scrittrice, vaglia la gamma dei sentimenti di Vera e Trysa attraverso le loro scoperte, i primi innamoramenti, la loro amicizia, la forte passione condivisa per la musica e il violino.
Lo stupore è una delle note di questo racconto, evidente nell’invenzione di un vero e proprio personaggio, il Vento del crepuscolo, che fa da cassa di risonanza di suoni e rumori della vita reale che si riverberano nell’anima delle protagoniste.

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto di Simonetta - incontro con alcune classi di scuola secondaria di Montebello. VI

mercoledì 19 aprile 2017

Recensione del libro di Annamaria Gatti "Dall'altra parte del mondo - Storia di Vera e Trysa"

Annamaria Gatti - Dall’altra parte del mondo Storia di Vera e Trysa

Pubblico dalla pagina dell'Editore Aletti.
Un bell'articolo di #LinoZonin per il #GiornalediVicenza, del 20 marzo 2017 sul #romanzo "Dall'altra parte del mondo - Storia di Vera e Trysa" (Aletti Editore) di #AnnamariaGatti
Nel suo ultimo libro di #narrativa, Dall'altra parte del mondo - Storia di Vera e Trysa" (Aletti Editore), la scrittrice Annamaria Gatti alza leggermente il tiro. Destinatari dell'opera non sono più i bambini, ai quali aveva finora dedicato alcune fiabe ricavate dalle sue esperienze di insegnante e di psicologa, ma i cosiddetti "giovani adulti", una categoria nella quale il mondo editoriale inserisce la fascia di età che coincide con l'adolescenza ma che poi si allarga fino a comprendere praticamente la totalità dei lettori.
La tenera vicenda narrata da Gatti è infatti adatta a incontrare i gusti più vari perché parla direttamente al cuore di tutti e lo fa con una forma espressiva raffinata e di gradevolissima lettura.
Vera e Trysa sono due ragazze che si conoscono da sempre e condividono esperienze, entusiasmi e delusioni tipici della loro età. Entrambe amano la #musica, frequentano il conservatorio e suonano il #violino; entrambe si affacciano alla vita piene di speranza. Improvvisamente un terzo personaggio, tanto misterioso quanto influente, attraversa le loro giovani vite e le separa. Una delle due dovrà andarsene "dall'altra parte del mondo" e il distacco avrà il dolore di uno strappo, anche perché la nuova destinazione si rivelerà ben presto essere una metafora dell'esistenza e porterà con se un inatteso carico di sofferenza. Sarà la musica, il farmaco capace di curare la ferita e di aprire nuove prospettive di crescita.
Leggendo il libro si percepisce tutta la conoscenza maturata dall'autrice nel mondo della scuola, al quale, oltre alle fiabe, ha dedicato alcuni preziosi manuali di approfondimento didattico e psicologico. Nata a Lodi, vive da anni a Lonigo con la famiglia. Ha pubblicato Effetà, Erickson, Giunti e per La città della speranza. Collabora con alcune riviste, in particolare da anni scrive per il periodico "Città Nuova". E' autrice del blog di psicologia "Infanzia".
In quest'ultima opera si diverte a usare la forma narrativa per seminare piccole perle di saggezza che indicano una via che si può percorrere per affrontare con consapevolezza, ma senza drammi, anche le più ardue prove che la vita ci pone davanti.
#separazione #ilmondodegliadolescenti #adolescenza #libro #leggere#amicizia GetHashtags.com

lunedì 17 aprile 2017

Sul regista di "Braccialetti Rossi" e i suoi attori

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Lo ammetto, non ho mai seguito questa miniserie televisiva, ma mi sono giunti echi del suo successo. 
Siamo abituati ai successi tv, format che non sempre purtroppo sono di buona fattura e spesso presentano contenuti di dubbio valore.

Per questo, leggendo la bella intervista di Giuseppe Distefano sul mensile cartaceo  "Città Nuova" (on line su  https://www.cittanuova.it/), ho apprezzato il taglio e le risposte del regista Giacomo Campiotti. Certo! In TV ci sono anche ottimi programmi e ottime realizzazioni,  in termini artistici e contenutistici. 

Non mi sto contraddicendo. In effetti non sempre un programma validissimo ottiene il successo sperato... e viceversa. 

Ebbene, leggere gli obiettivi e il lavoro che ha sostenuto le scelte di questo regista,  padre di 5 figli,  pedagogo e "profondo esperto di umanità",  mi ha sorpreso positivamente. 

I ragazzi che hanno lavorato con Giacomo Campiotti sono stati seguiti con attenzione: preparati e "incontrati", hanno fatto esperienza di umanità, di collaborazione, in stretto contatto con le famiglie, per proporre valori, vivendoli anche concretamente sul set e sperimentando relazioni forti e vere. 

"Il lavoro di preparazione è iniziato quando li ho scelti, ma  anche prima, cercando di fare in modo che, al di là del risultato,  fosse un'esperienza profonda di vita. ...Io cerco di dare voce a personaggi positivi, con dei valori da trasmettere".

Non secondaria la guida morale che il regista si è preso responsabilmente in merito all'approccio alla notorietà, che altrimenti rischia di creare forti esperienze di disagio nel presente e nel futuro ai giovanissimi attori.

Un' occasione per i genitori, di dialogo anche con i propri figli, che amano questa miniserie TV,  sempre con l'intento di costruire forti fattori di protezione educativa. Una occasione per riflettere e siano sempre vigili davanti alle proposte fatte ai figli, magari allettanti, di visibilità e di guadagno, in un meccanismo che stritola velocemente chi non è forte,  sorretto da idealità e difeso appunto da adulti responsabili. 


pubblicato da Annamaria Gatti
foto da Wikitesti

venerdì 7 aprile 2017

Curare con l'educazione. Famiglia e scuola si riprendano i ruoli educativi.

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Mi piace l'approccio di Daniele Novara oggi sul quotidiano Avvenire, che motiva il  convegno milanese di domani "Curare con l'educazione. Come evitare l'eccesso di medicalizzazione psichiatrica dei bambini e dei ragazzi" organizzato dal CPP, Centro psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti.

L'Istat segnala che nella scuola sono:
  • raddoppiate le certificazioni di disabilità, legge 104
  • quadruplicati i DSA legge 170/2010
  • aumentati i BES bisogni educativi speciali.
Un bambino su 4 in ogni classe è portatore di una diagnosi.
Gli screening nelle scuole poi facilitano la prassi di invio allo specialista, che può giungere alla certificazione (anche gli specialisti devono essere preparati a non medicalizzare?).

Io sono una psicologa e una psicopedagogista che ha curato per molti anni progetti di prevenzione del disagio nella scuola. 
Abbiamo per decenni lavorato perchè venissero riconosciuti i bisogni del bambini e del ragazzo, anche con screening e approccio alle difficoltà di apprendimento, socioaffettive e di inclusione.
Le problematiche sono molte e avrebbero bisogno di essere approfondite: intanto diciamo che  la scuola ha bisogno di risorse pedagogiche e psicologiche che accompagnino gli insegnanti, non certo alla medicalizzazione, ma senz'altro a ritrovare la forza del loro intervento educativo.
Se negli anni molti invii sono stati dettati da volontà di capire come aiutare i bambini in una società, come afferma Novara, sempre più complessa e "innaturale" per la crescita serena psicoaffettiva dei bambini stessi,  oggi l'invito a riprendere educare con professionalità e coerenza educativa mi pare vincente. Gli strumenti e le metodologie ci sono e sono efficaci. La diagnosi è l'ultima spiaggia, ma anche uno strumento importante, da usare con molta attenzione, creando una vera alleanza educativa con la famiglia.
Riconosco inoltre l'importanza della preoccupazione espressa dal pedagogista: troppe "famiglie emotive, nervose, con scarsissima coesione educativa fra i genitori stessi"... 
Malattia dell'educazione, è vero! 
Allora aiutiamo anche  i genitori a ritrovare le forze buone in loro stessi, "rimuovere le proprie carenze educative, ripristinando i basilari minimi", la fiducia che i bambini hanno i loro tempi, senza confondere la loro immaturità con la patologia, e occorre seguirli con infinita pazienza e con coraggio educativo e con un progetto in testa e nel cuore, senza rinunciare ai propri ruoli.
pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto dreamstimer