Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

venerdì 30 ottobre 2015

Favola: perchè avere paura?




di Annamaria Gatti
fonte Città Nuova ottobre 2015

Perché devo avere paura del topo?

Junko era nato pochi mesi prima ma già era un bell’elefante dal portamento maestoso, se proprio non aveva voglia di una scorrazzata per la savana! Poi era testardo e curioso, difficile da educare.
“Junko per favore comportati bene. Sei un principe o no?”
“Vabbeh! Un principe non fa questo e non fa quello, ma cosa fa allora?” Chiedeva l’elefantino… Mamma alzava al  cielo la proboscide e scuoteva le orecchie spazientita  e si rifiutava di rispondere per l’ennesima volta, lasciando Junko ai suoi pensieri.
Poi il bagno nel fiume con gli amici lo distraeva da questi ripensamenti filosofici: “ Bella questa! Sto imparando tante cose interessanti vivendoci dentro a questo mondo, principe o non principe…. Mi diverto un sacco!”
Così quella volta che incontrò Lippi, non si scompose neppure un po’? Perché avrebbe dovuto scomporsi?
Perché Lippi era un topo. E si sa gli elefanti hanno paura dei topi, ma questo Junko non lo aveva messo in conto. “Mamma mi ha  avvisato, ma io penso” aggiungeva Junko  “perché io grande e grosso devo aver paura di Lippi, così piccolino, pronto a scappare di fronte a qualsiasi gattaccio?”
“Salve topolino! Ti andrebbe di fare amicizia con me? Io sono Junko.”
“Ehillallah volentieri. Io mi chiamo Lippi! E’ la prima volta che un elefante mi parla, di solito sono così spaventato, quando ne incontro uno, che rimango rigido come una statua di marmo del tempio. Posso fare una corsa con te?  Però mi arrampico  sulla tua coda e mi aggrappo al ciuffo, sai che divertimento…”
Lippi e Junko divennero amci per la pelle e in quella parte di mondo gli elefanti superarono il pregiudizio di dover avere paura dei topi.  Non senza la disapprovazione pacata di mamma e papà elefante che cominciarono a pensare di aver a che fare con un figlioletto un po’ ribelle sì,  ma simpatico e soprattutto intelligente.



pubblicato da Annamaria Gatti
ill. f. animazione Dumbo,  W. Disney


lunedì 19 ottobre 2015

Rodari per tutti

fiaba

di Annamaria Gatti
fonte: Città Nuova  on line
LEGGIAMO FAVOLE AI NOSTRI BAMBINI
Il Corriere della Sera spende qualche briciola di attenzione al mondo dell’infanzia, con una rivisitazione di buon gusto di Gianni Rodari, un grande della letteratura, che ci ha fisicamente lasciato 35 anni fa, ma che ha donato, nell’opera sua, un testamento di fiducia grande nell’infanzia.


Sono quelle belle sorprese che rendono giustizia a tanti affamati di buona letteratura per bambini, in una vetrina di grandi proposte ma che talvolta rasenta l’obesità dell’inutile e dello scontato .
Un tuffo nel passato di ragazzi o di genitori e insegnanti, che accolgono questa rimpatriata nella creatività di certa classe, nella favola e nella bontà… di un autore mai tramontato.
Persino  le elaborazioni scolastiche di lavoro più noiose e discutibili fatte in anni addietro (speriamo non recenti!) dei suoi libri non hanno spento entusiasmo e sintonia: il suo saper arrivare al cuore e alla mente dei bambini, ne ha fatto un mito.

Ora poi la possibilità di rileggere  “Favole al telefono”, “Il libro dei perché”, “Filastrocche in cielo e in terra” e le altre 29 opere,  con l’impegno illustrativo di nomi come Bruno Munari, Giulia Orecchia, Sophie Fatus e Valerio Vidali, solletica biblioteche e librerie, collezionisti e semplici lettori di varie generazioni… a cui Rodari ha dedicato una vita, sostenendo nelle sue “Favole al telefono” con candore e  saggia furbizia:
Andrà lontano? Farà fortuna?
Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo?
Noi non lo sappiamo,
perché egli sta ancora marciando con il coraggio
e la decisione del primo giorno.
Possiamo solo augurargli, di tutto cuore:
Buon viaggio!
Speriamo che questa scelta abbia un seguito altrettanto importante, segnale di attenzione all’infanzia, luogo privilegiato del futuro che si disegna con le idee e i valori che si coltivano, soprattutto nelle sedi deputate all’educazione. Allora un invito ai genitori: leggete Rodari ai vostri bambini la sera, spegnendo  tv e  tablet. Effetto-affetto assicurato!

mercoledì 14 ottobre 2015

Metti un libro, una piantina, un cucciolo, un amico al posto del cell

E adesso parliamone! 
Non è il problema più evidente, ma ha una sua importanza, tenuto conto che dietro a questo fanno  da sfondo  scelte culturali precise: i bambini vanno bene come consumatori... compratevi il giubbottino e ...usate lo smartphone... 
Molti si sono arrabbiati solennemente a questa pubblicità che ha popolato il solito facebook e, per professione e  per passione, hanno dato sfogo agli ideali educativi, scandalizzati da questa scelta ambigua dei pubblicitari.
Simone Frasca, scrittore e illustratore per ragazzi,  ha "corretto" e diffuso in facebook la sua versione, che  condivido: non mettiamo in mano ai bambini smartphone o tablet, ma libri, natura ,esperienza,
Io  farei anche alzare lo sguardo di questi bambini e li metterei in relazione fra loro, con altri coetanei e con gli adulti.
Non si cavalca la tesi del: niente tecnologie a questi "natividigitali", si dice agli adulti di insegnare loro ad usare correttamente e per tempi limitatissimi... questi strumenti.
Si dice agli adulti di saper SO-STARE con loro, di impiegare/perdere tempo con i bambini perchè vivano, apprezzino i doni che questa terra sa fare loro.  
Si avvisano gli adulti, i genitori in particolare, che bambini che non dialogano più, che non giocano più perchè vivono appesi alla protesi relazionale di un cellulare.. o ad altri strumenti  di dipendenza,  sono bambini a forte rischio.
Si ricorda ai genitori che più che dalle loro parole, i bambini imparano dal loro esempio. 
Ovvero... Da come usano questi genitori il loro cell... tablet, sigaretta...
Famiglia e scuola.. spendiamo tempo a stare con loro, a donare ai bambini relazioni buone.
....................Ma poi: chi ha lavorato e per quanto... per cucire questi super economici giubbotti?

pubblicato da annamaria gatti.
gatti54@yahoo.it
illustrazione di Simone Frasca, da facebook

lunedì 12 ottobre 2015

Genitori accorti. Figli forti. In favola





IL LUPO DI CAPPUCCETTO ROSSO HA DEI PROBLEMI, POVERETTO!
di Annamaria Gatti
fonte: Città Nuova

C'era una volta il lupo della storia di Cappuccetto Rosso (fattela raccontare se non la sai!) che zampettava  pensieroso al limitare del bosco.

Ad un tratto si scontrò con  una bambina che  prontamente gli chiese, lì su due piedi:

“Ehilà,  dove te ne vai così solitario e triste?!”

“Ah, ho dei problemi. Gironzolo per il bosco perchè ho bisogno di pensare  a quello che mi capita ogni giorno!”

“Oh bella! E cosa ti succede di così fastidioso?” chiese la bambina incuriosita.

“Insomma, ogni volta che qualcuno legge quella vecchia storia con la bambina dal cappuccio rosso, beh, ci credi? Mi sento proprio  uno sciocco!”

“Niente di così sciocco... E' una storia di fantasia, in fondo...”

“Già una storia così strana... Dunque...”

“La so, la so: ti mangi una nonna, prima, e poi divori anche la nipotina che è andata a trovarla!”

“Appunto, mi sento sciocco perchè mi chiedo: come mai una mamma intelligente e di buon cuore, che prepara  un cestino succulento per la nonna, manda una bambina così piccola nel bosco da sola?”

“Beh...  forse era già abbastanza grande!”

“Ah! E la chiami grande una bambina che  segue il consiglio di un lupo? le avevo suggerito. E lei, senza fare neppure una piega, prende allegramente quel sentiero, senza chiedersi nulla: ma chi è questo che mi parla? Cosa mi ha detto la mamma?”

“Beh, davvero  la cosa è un po'  singolare.”

“E poi, possibile che non abbia sospettato nulla questa bambina: la voce profonda della nonna dal letto e quel muso strano... In fondo mi aveva incrociato poco tempo prima. Possibile che mi abbia rivolto quelle dannate domande: che occhi grandi hai nonnina, altro che nonnina! Che orecchie grandi hai! Certo, aveva bisogno di un buon oculista. E poi, francamente, che ci faceva questa vecchietta da sola,  in una casetta sperduta nel bosco infestato dai lupi?”

“E ora cosa pensi di fare?” chiese la bambina un po' intimorita.

“Niente, spero per loro che i bambini si facciano un po' più obbedienti e furbi! E le mamme un po' più attente!”

Si salutarono. La bambina tirò fuori dallo zainetto il suo cappuccio rosso e pensò: Ha proprio ragione! Che tonta sono stata! Spero però vada presto dall'oculista anche lui, perchè non mi ha riconosciuto, poveretto.”

E tornò in fretta  e furia a casa dalla mamma e dalla nonna, che si era da poco trasferita con loro per evitare brutte avventure, viste le intenzioni di certi scrittori di storie per bambini.

 Illustrazione di Nicoletta Costa
Pubblicato da Annamaria Gatti

mercoledì 7 ottobre 2015

Per diventare grandi


La danza di riviste e giornali che anche in questi giorni mi ha fatto compagnia, mi porta ad una riflessione che voglio condividere con le mamme e i papà di questo giorno: permettiamo che i nostri bambini crescano forti. Diamo loro la speranza di sè.

Mass media...Personaggi inquetanti, personalità splendide, denunce di una intensa  gravità, fatti di indiscutibile grandezza, testimonianze autorevoli e fughe dal buon senso di incerta derivazione...
 Insomma il turbinio di input come trottole o atomi impazziti ci rubano la scena nella vita di tutti i giorni, fatta di quotidianità e di eroismo, di tenacia e di paura...di bambini e di famiglia.

Oggi ha varcato la soglia di casa mia una mamma con un regalo bellissimo: il sorriso di Davide, 6 mesi, ma ne esercita abilmente 8, messo alla prova come è dai due fratellini più grandi.
Allora ho pensato alla forte quotidianità di questa mamma, di questo papà, fatta di tre paia di occhi, costantemente tuffati nei loro: mi racconti come è e come sarà?

E mi sono balzate vere le parole di Rossana Sisti, appena lette sul quotidiano già sgualcito, intorno al libro di Silvia Vegetti Finzi, che racconta l'infanzia tribolata della bambina senza stella che è stata:
"...La storia di una bambina diventata adulta capace di vivere con fiducia la propria storia è un messaggio rivolto ai giovani genitori perchè guardino ai propri figli con lo sguardo dei bambini che sono stati. E li accompagnino nella vita riconoscendo le risorse impensabili, le straordinarie capacità di resistenza e di adattamento, immaginazione e fantasia, con cui i bambini possono, almeno in parte, prendersi cura di sè, aiutarsi, consolarsi e così diventare grandi."

Pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto di Annamaria: dopo la curva, il Po, a Brescello, caro Giovannino Guareschi!

lunedì 5 ottobre 2015

Mass media e famiglia oggi.




Da www.cittanuova.it
Charamsa è un episodio, non la storia.
di Michele Zanzucchi

Ci siamo, comincia l’assise ordinaria vaticana per completare il lavoro iniziato lo scorso anno, con il sinodo straordinario. Al centro dell’attenzione quella che spesso viene definita “la grande malata”, la famiglia, ma che in realtà credo non sia più malata della nostra società: è lo specchio più vero delle contraddizioni ma anche delle enormi potenzialità del nostro mondo.
Il mondo mediatico sembra voler ridurre tutto a pochi temi caldi: la comunione ai divorziati, i matrimoni tra persone dello stesso sesso e al limite l’accoglienza dei gay nella Chiesa cattolica. Il caso Charamsa – rispetto per la persona, metodo mediatico per il quale provo una certa vergogna in quanto giornalista – non avrà influenza sul sinodo, come sottolineano molti osservatori.
Credo che non sia questo il fulcro del sinodo: al centro c’è la famiglia, quella basata sull’accordo e sull’amore tra un uomo e una donna, quella che può fungere da modello per la società, come ieri a prospettato anche papa Francesco quando ha detto nell’Angelus che bisogna passare dalla “società-fortezza” alla “società-famiglia”, invitando con ciò a disarmare i cuori e le strutture sociali.
Tra tutte le interviste pubblicate in questi giorni, mi preme sottolineare quella del Corriere della sera al card. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, che ha voluto presentare la visione ecclesiale che papa Francesco sembra delineare: «Poiché viviamo in un mondo così complesso e abbiamo a che fare con situazioni difficili e problematiche, ridurre la nostra pastorale alle norme, alle nostre categorie giuridiche, è più facile ma pericoloso». La prospettiva deve essere diversa, secondo il porporato: «Bisogna invece che entriamo nella paternità di Dio che rende vera la verità e praticabile la misericordia. Questo per me deve essere il chiodo fisso di un pastore: e lo deve fare restando vicino alla carne delle persone». Menichelli non accetta un pensiero «per il quale la verità imprigiona e la misericordia è condonismo e indulgenza». Invece, per i cristiani «ambedue sono la salvezza e ambedue richiedono un cammino di conversione».
Credo che nel sinodo sulla famiglia non usciranno rivoluzioni dottrinali ma una rivoluzione pastorale sì.
foto: www.asianews.it