Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

domenica 27 gennaio 2019

Lettera forte di Petrosino ai bambini: lo scrittore (e l'insegnante) invita alla solidarietà.

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Amato scrittore  Angelo Petrosino ha nuovamente scritto, dopo averlo fatto in anni passati a lungo, ai bambini dalle pagine di Popotus, inserto di Avvenire per i ragazzi.
Una lettera accorata. Anche per gli adulti. Soprattutto per loro, credo...

Spesso noi scrittori per ragazzi ci sorprendiamo a stare dalla loro parte e scriviamo più per gli adulti che per loro, come se i bambini...sapessero già.

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/cari-bambini-siate-d-esempio

"Cari bambini, 
vi scrivo con il cuore gonfio di tristezza. Nei giorni azziscorsi, per l’ennesima volta, sono annegati in mare centinaia di uomini, di donne, di bambini, alcuni neonati. Tutti scappavano dalla violenza, dalla guerra, dalla miseria, dalla fame. Nessuno ha voluto o potuto aiutarli, tranne alcuni volenterosi che sono abituati a non girare la faccia da un’altra parte quando qualcuno in difficoltà chiede loro soccorso. Persone che hanno un senso vivo dell’umanità, che coltivano in sé e nei confronti degli altri i sentimenti della compassione e della pietà.

Molti adulti a questi sentimenti così preziosi che ci rendono umani, hanno rinunciato. Hanno gli occhi chiusi e il cuore freddo. Sono un esempio tragico per i bambini e i ragazzi, che ne osservano i comportamenti e sono portati a imitarli, soprattutto se quegli adulti sono importanti per loro. Ebbene, quando assistete a comportamenti che manifestano egoismo, disprezzo per gli altri, indifferenza verso i più deboli e gli esclusi, non imitateli.
Cominciate sin da subito a nutrire sentimenti di compassione e di pietà verso chi ha bisogno, chi è in fuga dai pericoli, verso i bambini che i genitori vogliono salvare, per garantire loro un futuro più sereno. Non è questo che i vostri genitori vogliono per voi? E non hanno il diritto altri padri e altre madri di desiderare le stesse cose per i loro figli più sfortunati che non conoscono la pace e che fuggono dalla fame e dalla guerra? Oggi voi non siete responsabili della condizione infelice di questi bambini e dei loro genitori. Ma un giorno toccherà a voi prendere decisioni che potranno cambiare la vita degli altri con un sì o con un no. Allora non dovete farvi trovare impreparati perché qualcuno vi ha insegnato a chiudere gli occhi e ad avere il cuore freddo verso gli altri. Ecco perché dovete cominciare subito a esercitare il vostro dovere di essere umani, ai quali non può essere estraneo ciò che accade ad altri esseri umani, quale che sia il colore della loro pelle o la cultura nella quale sono nati e cresciuti.
Con i vostri comportamenti di solidarietà verso i più deboli, dovete essere voi un esempio per gli adulti, metterli davanti alle loro responsabilità. Fatelo con i vostri compagni di scuola, gli amici, con quelli che incontrate occasionalmente per strada o in altri luoghi dove state insieme anche per poco. Come sapete, io ho insegnato per lunghi anni in una scuola elementare. La comprensione, l’empatia, la compassione e la pietà non erano scritti nei programmi di scuola. Ma per me contavano quanto l’insegnamento della grammatica, della matematica e delle lingue straniere. Ho sempre avuto (e voluto) in classe bambini con disabilità anche gravi. La mia disponibilità nei loro confronti era costante e senza tentennamenti. I miei alunni osservavano i miei gesti e i miei comportamenti, ascoltavano le mie parole, controllavano se corrispondevano ai fatti, e mi imitavano. Così non avevo bisogno di fare prediche e di tenere lezioni su solidarietà, compassione e pietà.
Ecco perché i grandi che vi accompagnano mentre diventate grandi hanno enormi responsabilità nei vostri riguardi: genitori, insegnanti e persone che hanno il compito di governare restando umani e non pensando soltanto ad accrescere il loro potere. I bambini che partono per un viaggio senza giungere a una meta, fermandosi a metà del loro cammino, scrivendo solo una piccola parte della loro storia, ci riguardano tutti, anche voi."

Angelo Petrosino

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it

foto da onlinemagazine
e
www. angelopetrosino .com

lunedì 21 gennaio 2019

La rabbia delle mamme: capirsi e crescere con i figli

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Quando una madre si arrabbia, generalmente, nascono proiezioni e vissuti di colpa e di sofferenza che si affiancano a quelli del bambino.

Questi sentimenti hanno albergato anche nella testa della mamma di Paolino (vedi post precedenti) allorchè, all'ennesima ribellione,  non si è controllata, non ha usato le tecniche di contenimento, non ha motivato per la millesima volta la decisione da seguire, ma è esplosa con la voce e lo sguardo terribili e nuovi fino al
NON NE POSSO PIU' DI TE. NON TI VOGLIO VEDERE.
Paolino ci è rimasto male, poi è partito ancora con  una rabbia incontenibile, fatta di gesti e frasi offensive,  durata mezz'ora e che ha lasciato qualche coccio per terra.
                                           E molti cocci nel cuore di entrambi.

Da una idealizzazione del ruolo materno, capace, sempre sereno, definito dal grande amore per il figlio, ecco scoppiare le indebite conseguenze dell'esplosione di rabbia che è stata rivolta all'oggetto di tanta cura.

Anche la mamma di Paolino si è chiesta:

  • come è potuto accadere?
  • Quali conseguenze avrà la mia rabbia su mio figlio? Che "traumi" causerà?
  • Perchè non vado MAI bene?
  • Ecco .. ho rovinato TUTTO...
  • Mio figlio non ha una buona madre.
  • Ho bisogno di aiuto.
  • Dove sono finiti i sogni della famiglia perfetta?
  • Dove è finito lui, il papà, che non c'è quasi mai?
  • Mi spiace quando ripete: non devi farci caso, non ti arrabbiare che non vale la pena...
  • Dovrei dirgli che ho bisogno del suo aiuto, esplicitamente.
  • E' tutta colpa mia...
  • Ho ripreso il lavoro e sono sclerata...
  • Le mamme non si arrabbiano mai, almeno... non dovrebbero arrabbiarsi, oggi... in questo secolo iperpsicologico... che sa tutto o quasi,  ma le madri non le aiuta nessuno!

  • MI SENTO SOLA!!!!!!!

Alba Marcoli  ne LA RABBIA DELLE MAMME  (Oscar Mondadori) presenta molte esperienze di come le madri abbiano bisogno di ascolto, di aiuto, talvolta per  ritrovare anche  in sè i motivi della rabbia e i temi lasciati inesplorati lungo il cammino, i bisogni infantili non nutriti, i pregiudizi e i consigli adatti  talvolta  a creare barriere di insicurezza. 

E' un dono ritrovarsi e capire, prendersi con dolcezza e rassicurarsi che sì,  sono buone madri, imparano dagli errori, si perdonano e si vogliono bene, crescono con i figli anche come persone e diventano depositarie di bellezza e di vita. Giusto confrontarsi o  chiedere aiuto.

Ma, tornando a PAOLINO  e alla sua MAMMA. Che riflessioni sono state utili per rispondere ai bisogni di entrambi?
Al prossimo post.   



pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
Illustr. C.M. Schulz


domenica 20 gennaio 2019

La rabbia a tappe. (Ma anche la mamma di Paolino si arrabbia).

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La letteratura recita, con una mia sintetizzazione certamente  oltremodo azzardata, che 

a 2/3 anni i cosidetti  "capricci" (ma che chiamerei sofferenze...) sono caratterizzati  da manifestazioni di rabbia vigorose e per cui nascono molte preoccupazioni nei genitori. 
I "capricci" sono ritenuti però importanti funzioni nell'evoluzione socio-affettiva, servono al bambino a separarsi dall'altro,  quindi a percepirsi come individuo differenziato e autonomo.


A 4/5 anni, quando si sviluppano le  relazioni sociali con i pari e nuove figure educative di riferimento,   la rabbia nasce nel faticoso e intrigante cammino dell'acquisizione delle strategie dello stare insieme,  la capacità di comprendere le reazioni proprie e degli altri e la possibilità di affinare la regolazione delle proprie emozioni.

A 6/11 non dovrebbero essere  così frequenti i  "capricci" o le opposizioni. Se la rabbia si manifesta con toni,  modi e temi eccessivi e continuativi  è bene approfondire le dinamiche per cui si scatena, perchè  il bambino sta dando segnali di disagio,  che deve trovare spazio per esprimersi, trasformarsi e lasciarlo libero  di continuare a crescere, come già visto nel precedente post.

A 12/13 la rabbia può essere strumento che accelera e determina la prassi  del processo di separazione dagli adulti di riferimento che hanno avuto un ruolo indispensabile nella gestione e nella capacità di regolazione.
(rielab. da "Lascia che si arrabbi" di F. Broccoli, Sperling e Kupfer Editore)

Poi però... anche la mamma del precedente "soggetto" dei post, Paolino, si arrabbia. E si sente ferita e disperata dalla propria esplosione. E il problema si complica un po' per lei, ma si avvia a una presa di coscienza e di soluzione.
Lo vedremo nel prossimo posto.



pubblicato da annamaria gatti
foto di Giovanni Allevi (da Dagospia)

sabato 5 gennaio 2019

Io amo la scuola: vi raccontiamo di noi

Io amo la scuola  

Sfoglia il libro  e scrivi la tua opinione sul link: 
https://www.lameridiana.it/io-amo-la-scuola.ht

PRESENTAZIONE DELLE AUTRICI
Siamo due insegnanti da anni impegnate, per lavoro e per passione, nell’istituzione scolastica. In questo contesto abbiamo condiviso esperienze, difficoltà, approfondimenti  e momenti di crescita, personale e professionale,  nel campo dell’educazione e della didattica.
 Con le competenze di pedagogista e di psicologa dell’età evolutiva, abbiamo attraversato le riforme scolastiche, constatando che molta “buona scuola”, con le sue “buone prassi” e la passione di tanti insegnanti, avevano costituito in effetti il tessuto su cui costruire i provvedimenti normativi più interessanti ed efficaci. Abbiamo anche sofferto quando la scuola è stata privata di alcune importanti occasioni di qualificazione, trovando in questi eventi motivi di maggiore impegno e ricerca, a difesa del valori e degli obiettivi pedagogici condivisi.
Nel corso delle nostre carriere, con altri colleghi abbiamo collaborato, con rigore, umiltà e apertura cooperativa, all’ottimizzazione delle risorse per l’attuazione di progetti in favore dei bambini e dei ragazzi, trasversalmente dall’infanzia alla secondaria di primo grado.
Questo il fine ultimo di ogni azione, provvedimento, legge, progetto: fare della scuola uno strumento di inclusione, di valorizzazione per collaborare a costruire le donne e gli uomini di domani, ciascuno con le proprie abilità, le competenze, i punti di forza e i propri sogni. Siamo sempre partite dalla convinzione sperimentata che i punti di debolezza siano funzionali e convertibili in risorse.
Il nostro lavoro vuol essere un momento positivo, un punto di “ristoro” nella vita complessa e spesso dura di chi insegna ed educa: gli insegnanti.  Vuole incrociare dubbi e sorrisi, affetti e lacerazioni che questo ruolo comporta, inevitabilmente. Ma anche dare fondamenti di lettura del disagio e concrete indicazioni di metodologie di lavoro e di intervento.
L’intero percorso è suddiviso in 10 temi inerenti alla pratica scolastica, ognuno di essi è affrontato attraverso tre modalità:

  1. Qual è il problema?
-        Qui la tematica viene evidenziata con una simpatica parte introduttiva, nella quale è possibile riconoscersi, e con la successiva individuazione dei punti di forza e di debolezza del sistema.

  1. Un aiuto in più: sintesi per chiarire e approfondire
-        Uno schema di sintesi di ogni singolo tema, per facilitare la consultazione: si tratta di un “bigino” di facile consultazione,  per un efficace inquadramento delle informazioni pedagogico-didattiche e normative, funzionali ad un ulteriore approfondimento.

  1. A scuola con la maestra Laura
- Una parte narrativa che racconta come viene vissuto sul campo ogni tema, partendo dall’esperienza della maestra Laura, un personaggio di fantasia, in cui però molti insegnanti si riconosceranno e, speriamo, si arricchiscano di opportunità.
In questo lavoro ci ha accompagnato la presenza a scuola di giovani insegnanti, motivati e ricchi di ideali, desiderosi di stare con i ragazzi, non avari di fatiche e di studio e seriamente impegnati a sperimentare e a ricercare nuove modalità a favore di un benessere che dalle pareti scolastiche possa estendersi ad un reale progetto di vita.
A loro, e a tutti coloro che prenderanno in mano queste pagine, dedichiamo il nostro lavoro che consideriamo una piacevole, se pur molto seria, esperienza.
È stato anche per noi un viaggio affascinante, a volte divertente, altre sicuramente più impegnativo, all’interno del sistema scolastico: ci ha guidate la convinzione che esso costituisca il cardine su cui la nostra società fonda il “prendersi cura” delle generazioni future.
Quanto non è stato possibile inserire tra le pagine di questo percorso, verrà trattato, 
come un work in progress, nelle pagine dei social dedicati.

(da Io amo la scuola, pag. 11-12)

pubblicato da Annamaria Gatti 
gatti54@yahoo.it