Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

sabato 26 marzo 2011

LA FATICA DI ESSERE GENITORI

di Maddalena Triggiano Petrillo
Fonte: Città Nuova

«Penso che un genitore debba esercitare la propria responsabilità nell’offrire al figlio indirizzi di vita e, se serve, una opportuna correzione. Ma quando un figlio esprime, con le sue critiche, il bisogno di rivedere obiettivi e metodi, si può valutarle come una opportunità per maturare le proprie capacità educative?». A.B.


Famiglia









I figli crescono e introducono continue novità nella vita di famiglia.
I genitori devono compiere grandi sforzi di comprensione e accoglienza. Nonostante questo, può arrivare il momento in cui il “no” del figlio, che prende una strada diversa da quella mostrata, rischia di rompere la relazione. Ma un genitore può andare al di là del dolore inferto da quel “no”, può cercare di non difendersi e non aggredire. Può sforzarsi di cogliere il bisogno vero del figlio, oppure aiutarlo a capire le sue responsabilità, che non gli vanno tolte perché gli competono. Se il suo “no” è di tipo adulto, e non un passeggero “no” infantile, l’atteggiamento più efficace da parte dei genitori è spostare l’attenzione dalla propria sofferenza alle scelte del figlio. I conflitti più aspri nascono, infatti, quando in un genitore o in entrambi si fa strada un sentimento di “lesa maestà”, che toglie spazio al dialogo e irrigidisce i ruoli.
Vale la pena in questi momenti dolorosi, dove i genitori si sentono delusi e falliti, ricordare che ogni dolore è un’occasione per guadagnare una posizione mentale e spirituale più avanzata. Nel momento del conflitto bisogna vigilare per distinguere i contenuti (le diversità di pensiero) dalla relazione (che deve restare una relazione d’amore), così da purificare con l’amore ogni diversità.
Il vero metodo educativo è creare le condizioni perché emerga la verità dell’altro, eliminando conflitti e pretesti. In ogni attimo presente la carità, nel dialogo tra genitori e figli, va ricercata, perché possa avvenire ciò che più volte ho sentito testimoniare con queste parole: «È la carità che mi ha fatto scoprire la verità che era in me».

martedì 22 marzo 2011

Il giornale di martedì



di Lauretta Perassi
Illustr. di Eleonora Moretti
Fonte: Città Nuova
Illustrazioini
Mercoledì mattina. Nonno Patrizio entra in casa, posa sul tavolo del salotto il giornale di oggi e pone nel portariviste quello di martedì che pensa: «Ieri tutti s’interessavano a me, oggi nessuno mi guarda: come sono volubili gli uomini». Ma forse si sbaglia: Cory, la giovane domestica filippina, entra in salotto e, senza degnare d’uno sguardo il giornale nuovo, va verso il portariviste.
Il vecchio giornale osserva: «Qualcuno vuole ancora avere le notizie da me!».
Cory però non ha intenzione di leggere il giornale! Ne strappa i primi fogli: serviranno per imballare i bicchieri, per il trasloco. Rimasto senza le prime pagine, il giornale pensa: «In fondo mi ha tolto un peso! Le prime pagine, con notizie di guerre e di sciagure, sono un bel fardello da portare».
Ma ecco le due gemelle di casa: Marialuisa e Mariaflora, armate di tempere e pennelli.
«Ferme! – strilla Cory – Prima coprite il tavolo con il giornale vecchio, tanto non serve più».
«Non servo più! – strilla il giornale, indignato – Ma per gli impieghi più bassi, vado ancora bene!».
Le sue proteste restano inascoltate: una macchia di tempera rossa lo copre già. A sera, del giornale di martedì non è rimasto intatto che un solo foglio, steso sul pavimento del salotto.
«Ecco come mi hanno ridotto! E dire che, solo ieri, io ho portato il mondo intero, in questa casa!».
È notte ormai, ma nonno Patrizio non riesce a dormire. Entra nel salotto, semivuoto, e quasi parlando alle vecchie pareti, dice: «Mio figlio vuole cambiar casa! Ma a me spiace tanto lasciare questo luogo dove ho trascorso gran parte della mia vita».
Vedendo il foglio del vecchio giornale, dice tra sé: «Vediamo se mi ricordo ancora come si fa una cosa...».
Cerca delle forbici, piega la carta su sé stessa e incomincia a ritagliare. Quando spiega di nuovo il foglio, ecco una fila di bambini che si tengono per mano! Il nonno li guarda con tenerezza, poi li ripiega uno sopra l’altro. «Starete nel mio portafoglio, così porterò con me un pezzettino della mia vecchia casa».
Il foglio di giornale si addormenta felice, sapendo di avere ormai un compito importante: quello di custodire un tenero segreto.

giovedì 17 marzo 2011

Succede a scuola: UNITA' D'ITALIA


Quando andavo alla scuola elementare (molti e molti anni fa!) la mia maestra, Iolanda il suo nome, aveva insegnato a me, e ai miei altri 46 ordinatissimi compagni di scuola, l'Inno d'Italia. Ed è stata lei, veneta trapiantata in terra lombarda, lodigiana, per l'appunto, ad affascinarci con i racconti di storia vissuta, di sfollata della guerra e di ricordi dal fronte. Ho sempre amato la storia, forse grazie a lei (un po' meno la matematica!).
La bandiera italiana? L'avevamo in classe.
Nella mia scuola a Lonigo, ieri, un ragazzo di colore e un compagno italiano hanno issato la bandiera italiana all'interno di una cerimonia in cui più di 600 bambini in silenzio (praticamente perfetto!!! ) e dalle tantissime etnie, hanno assistito alla celebrazione del 150° anno dell'Italia unita. Ho sorriso e sospirato di commozione, pensando al futuro che poi è già qui ed ora.
Chissà cosa avrebbe detto la mia maestra di 45 anni fa! Sarebbe stata contenta, davvero, perchè aveva il cuore buono e grande. E soprattutto era una vera educatrice, giusta e appassionata in difesa dei valori alti di questo Paese.
A patto che si coltivino e se ne sperimenti quotidianamente l'efficacia.
Poi sento richiamare dal Cardinale Bagnasco nella cerimonia religiosa per l'annniversario, trasmessa in tv, la REGOLA D'ORO, comune a tutte le religioni (fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te) come stella polare di convivenza e salvezza di questa nostra Italia.
E, come scriveva il grande Giovannino Guareschi, " il che è bello ed istruttivo...".


pubblicato da Annamaria Gatti
foto: Città Nuova

martedì 15 marzo 2011

Quando un figlio mette in ansia... Ecco un genitore che si fa vicino...


Dal Blog :Lo Gnomo ASPirino
Scritto da Gnomo ASPirino

CHI E' LO GNOMO ASPIRINO ??

Gli gnomi hanno un carattere allegro e simpatico, anche se sono timidi e diffidenti verso gli esseri umani e tendono a vivere isolati e ad essere misteriosi. Conoscono il linguaggio degli animali, custodiscono i tesori della natura, allevano capre e cuociono biscotti. Queste creature ci accompagnano da sempre, ci sorvegliano nei momenti di pericolo e sussurrano consigli e segreti nel sonno”


Lo Gnomo ASPirino

L’idea dello Gnomo nasce dalla necessità che provavo, e provo tutt’ora molto forte, di fare qualcosa di molto pratico e reale sia per una corretta e discreta informazione sulla Sindrome di Asperger che, e soprattutto, per riuscire ad essere là, in quel momento in cui le famiglie (i genitori in particolar modo) si pongono quella “famosa” domanda: “mio figlio è normale ?”. Insomma, al sorgere dei primi dubbi...

Proprio in quel momento, quando non sono ancora intervenute le varie figure di riferimento (psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, psicomotricisti, etc.,) è facile che si crei il terreno fertile per la comparsa, nei genitori, di depressione (alimentata dalla confusione e dalla ricerca spasmodica di risposte) e di crisi di coppia anche di grave entità (uomo e donna affrontano in modo diverso la consapevolezza di vivere una realtà portata da un disagio all’interno della propria famiglia, ma questo è un altro argomento...).

Uno dei miei scopi è far capire loro, a questi genitori, che NON SONO SOLI, che possono essere aiutati (sia loro che la persona con SA) e che, insomma, una risposta a quella domanda c’è !!!

Come mi prefiggo di fare tutto ciò ?

Certo NON mettendomi in cattedra e parlando di Sindrome di Asperger.

Ho, deontologicamente, un concetto molto forte del rispetto degli ruoli, io sono e voglio rimanere un semplice genitore.

Quindi come ?

Con l’utilizzo di una maschera professionale da Gnomo (affiancato da due folletti Chiaracadabra e Fraaby Doo = i miei figli), attraverso le iniziative da me proposte e partecipando agli eventi o visite a cui vengo invitato, oltre ad intrattenere e divertire i presenti con racconti e numeri di magia, mi propongo, nell’occasione, di fare informazione sulla Sindrome di Asperger.

Lo Gnomo con i suoi folletti

All’interno degli opuscoli informativi che distribuisco a mia discrezione durante tali situazioni suggerisco, a chi lo volesse, la consultazione del sito del Gruppo Asperger Onlus dove, eventualmente, possono scoprirne di più ed essere indirizzati nelle strutture e alle persone più adeguate vicine alla propria zona di residenza.

Tengo a precisare alcuni concetti, per me fondamentali:

  • Gli incontri e le presenze con/dello Gnomo ASPirino sono totalmente GRATUITE !!!

  • Lo gnomo ASPirino NON parla mai di Sindrome di Asperger direttamente;

  • La mia informazione NON viene svolta stile “volantinaggio”.

Lungi da me dare l’idea di “ridicolizzare” o sminuire un disagio che crea tanta sofferenza a bambini, ragazzi, adulti e genitori.

Il mio unico fine è contribuire, con il mio esistere e il mio agire, ad una costruttiva divulgazione, mirata alla corretta conoscenza di tale disturbo pervasivo dello sviluppo.

Se mai un giorno, nel tempo, a distanza anche di anni, qualcuno avvicinerà lo Gnomo Aspirino e gli dirà: “Grazie a te, e all’essere stati indirizzati alle persone giuste, siamo riusciti ad aiutare noi e nostro figlio”.

Bhè, sia Ugo che lo Gnomo saranno le persone più felici di questo mondo, fatato e non...

Ugo Parenti.


lunedì 14 marzo 2011

Giornata del tempo lento per mamma e papà


Pausa di riflessione...
"Quando un uomo ha dei grossi problemi dovrebbe rivolgersi ai bambini; sono loro, in un modo o nell'altro, a possedere il sogno, la libertà." (Fëdor Dostoevskij)
segnalato da Marco C.
pubblicato da Annamaria
illustrazione di Annual Reporter calendar

mercoledì 9 marzo 2011

UN ANGOLO PER LEGGERE

Piccolo albero
di Annamaria Gatti
Fonte: Città Nuova


Forrest Carter

L'ultima pagina si è esaurita con un sospiro di rimpianto: siamo stati tutti “Piccolo Albero” in qualche angolo della nostra infanzia, con gli occhi sbarrati sulla realtà intorno.

Ma che fortuna poter sentire la carezza di nonna cherokee, che sa di cosa abbisogna quell'orfano e non si tira indietro! Che sicurezza la complicità laboriosa di nonno, semplicemente nonno, per fare di Piccolo Albero un vero uomo, lievemente, senza parere, come un tramonto o un'alba serena e che nell'ultimo saluto sa dire: “ E' stato bello Piccolo Albero. La prossima volta sarà meglio. E ti vedrò”.

Piccolo Albero un romanzo? Non so. Non posso scrivere che è un poema, però posso sussurrarlo.

Forse è una collana di ricordi, rincorsi tra i monti Appalachi e inanellati con garbo e profondità, con la cadenza di una danza indiana, perchè tutto il respiro si scopre ritmato dalla saggezza cherokee, come nell'epico greve esodo forzato degli indiani nelle terre lontane e sconosciute, tramandato da padre in figlio, da nonno a Piccolo Albero.

Ricordi curiosi, come la dettagliata descrizione del segreto mestiere del nonno; teneri, come la cantilena indiana che accompagna i nuovi affetti famigliari di Piccolo Albero; drammatici e solenni come il canto del transito o divertenti come l'incontro con avidi visi pallidi.

Uno scenario reale: la casa in mezzo ai boschi, due adulti di riferimento luminosi, uniti da un amore sublime e così nascosto e la natura tutta fusa con la vita, come un inevitabile dono da rispettare.

Uno scenario virtuale: il cammino di Piccolo Albero che cresce.

Uno sfondo: l'accoglienza dell'infanzia e del seme di futuro da alimentare con semplicità e cura.

Dal 1976 questo libro, appena rieditato, affascina i ragazzi statunitensi e non solo! Un accompagnamento per altri ragazzi disposti a vedere e a recuperare il senso dei rapporti e degli affetti, a scontrarsi con la dura realtà, ad elevare ancora una volta lo sguardo all'esperienza dell'uomo, scoprendone il passato e il presente. E farne tesoro, per progettare il futuro.