Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

sabato 27 giugno 2015

Per la famiglia. Per contribuire al dialogo.


 Da Avvenire 27 giugno 2015
Gentile direttore,
ho appreso solo oggi, giovedì 25 giugno, che il Forum delle associazioni familiari non ha aderito alla manifestazione a Roma del 20 giugno scorso, promossa in difesa della famiglia dagli attacchi di tre
disegni di legge del Pd. Un bel controsenso! Salvo poi benedire la manifestazione a successo avvenuto. Ho letto una lettera del presidente del Forum, Francesco Belletti, in cui sostiene che non tutte le associazioni che formano il Forum erano d’accordo con la manifestazione, senza spiegare però le motivazioni della mancata adesione. Me le può spiegare lei? Io sabato c’ero, e ho sentito bene quando Kiko Arguello ha contrapposto il Papa (a dire di Arguello a favore della manifestazione) al segretario della Cei, il vescovo Nunzio Galantino (sempre a suo dire contro la manifestazione). 'Avvenire' il giorno dopo ha negato questa contrapposizione. Devo dedurre che la contrapposizione ci sia invece tra le associazioni cattoliche a favore della famiglia? Attendo lumi e la ringrazio.
Emanuele Gavi
Genova

Sono sorpreso della sua sorpresa, gentile signor Gavi. Chi ha letto 'Avvenire' – e so che lei ci legge – sapeva e sa, infatti, che la manifestazione 'Difendiamo i nostri figli' è stata ufficialmente promossa 'da persone' (di diversa appartenenza) riunite in Comitato e non da associazioni, movimenti e reti aggregative. Ciò che il presidente del Forum delle associazioni familiari ha rispiegato è, in sostanza, ciò che avevamo scritto dando conto della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa. E che il portavoce del Comitato organizzatore, Massimo Gandolfini, aveva ribadito nell’articolo pubblicato su 'Avvenire' del 19 giugno, giorno precedente la manifestazione. A partire dalla prima pagina di quella diffusissima edizione speciale del nostro giornale (offrivamo un allegato di 16 pagine con il testo della Laudato si’ e importanti commenti e approfondimenti sulla seconda enciclica di papa Francesco), il professor Gandolfini aveva di nuovo sottolineato come lui e tanti altri avvertissero l’urgenza di farsi sentire sui temi della famiglia e della cosiddetta ideologia del 'gender' «dando vita a un movimento 'dal basso' fatto da persone, non da sigle». Sappiamo com’è andata: l’iniziativa ha portato in piazza a Roma in modo esemplarmente civile e assolutamente pacifico centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini con sentimenti, speranze e attese molto simili a quelli di tantissime altre famiglie che in piazza invece non ci sono andate. È stata una libera iniziativa di laici cattolici che ha trovato anche la condivisione di credenti evangelici, ebrei e musulmani e pure di non credenti, e alla quale hanno guardato con favore (e, in alcuni casi, aderito a diverso titolo) anche sacerdoti e vescovi della nostra Chiesa. Non è stata una manifestazione unanimemente condivisa dall’associazionismo cattolico? È un fatto. Non tutti erano – e sono – d’accordo con quella modalità 'di piazza' per dire ciò che nella Chiesa – o, come mi piace dire, nei mondi vitali del cattolicesimo italiano – è corale consapevolezza: il matrimonio è tra uomo e donna e aperto alla vita; la realtà dell’essere umano maschio e femmina non può essere negata nel nome della pretesa infinita varietà dei sessi asserita dai teorici del 'gender'; il rispetto per ogni persona, comprese ovviamente le persone omosessuali; l’interesse per la valorizzazione di ulteriori forme di solidarietà sociale che non può portare a confondere il matrimonio con ciò che matrimonio non è e a ridurre i figli al 'diritto' di chicchessia.

Quanto ai pareri, alle affermazioni e alle contrapposizioni che a monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, sono state attribuite da abili disinformatori e, inopinatamente, dall’infelicissima polemica che un generoso uomo di fede come Kiko Arguello ha ritenuto di fare al microfono di piazza San Giovanni, l’unica buona regola che conosco è quella di 'ascoltare' sempre e direttamente la voce reale delle persone a cui ci si rivolge (e tanto più lo si deve, in quanto cristiani, a un pastore). Non ci si può affidare ai 'sembra', ai 'si dice'. E il pensiero espresso dal vescovo Galantino a proposito del 20 giugno a piazza San Giovanni non 'sembra', è. Quelle parole possono essere ascoltate integralmente sul sito di 'Radio Vaticana' e in buona parte lette su 'Avvenire' dell’11 giugno. Riporto alcuni passi dell’intervista radiofonica.

Il primo è sull’iniziativa in sé: «L’attività dei laici, di tutti i laici, la ritengo veramente una benedizione del Signore, perché i laici – ci ricordava il Papa – non hanno bisogno dei vescovi-pilota. Grazie a Dio abbiamo un laicato in Italia che è capace di grandi sensibilità, che è capace di grandi passioni, che è capace anche di grandi e belle iniziative. (…) La difesa della famiglia naturale è di tutti,
non è di una parte del laicato, non è di una parte dei vescovi, non è 'dei vescovi e non dei laici' o 'dei laici e non dei vescovi'».

Il secondo passo è sulla diversità di risposta nell’unità di giudizio: «C’è stato un incontro, un momento di confronto tra aggregazioni, movimenti, nuove comunità e associazioni. Si sono incontrate e da lì, da questo incontro, è emersa una diversa valutazione, relativa solo alla modalità con la quale manifestare il proprio chiaro e condiviso dissenso nei confronti sia della [proposta] Cirinnà, sia di questa 'dittatura' del pensiero unico , che si vuole imporre attraverso la gender theory».

Il terzo è altrettanto esplicito: «Nessuno nella Chiesa cattolica (…), né vescovi né sacerdoti né laici si sognano di dire di 'alzare bandiera bianca' – come ha detto qualcuno – rispetto alla [proposta] Cirinnà, rispetto all’equiparazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale, rispetto all’introduzione subdola della gender theory nella scuola. (…) Diciamo di no in maniera diversa». Il quarto dovrebbe far riflettere certi sprezzanti mestatori professionisti (magari non credenti, ma invadenti): «La diversità dei modi, non deve diventare occasione di divisioni ingiustificate e di indebolimento della stima reciproca tra quanti custodiscono il valore inestimabile della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna». Il quinto sul metodo che deve riguardare tutti e che ci viene testimoniato dal Papa: «Non si difende la famiglia, i suoi diritti, nutrendosi di divisione o, peggio ancora,
non si sostengono valori calpestandone altri, quali il rispetto per l’altro, il dialogo».

Spero, gentile signor Gavi, che i 'lumi' siano sufficienti. Per esperienza so che c’è sempre qualcuno che ignora persino la luce del sole, ma sono sicuro che non è il suo caso. E poi, lo ha reso pubblico proprio ieri il vescovo Galantino, ci sono luci vere da accendere: i cattolici anche quest’anno, come l’anno scorso, hanno infatti l’occasione per ritrovarsi tutti insieme attorno al Papa, ai nostri vescovi e ai padri sinodali: il 3 ottobre a San Pietro. In preghiera. Per la famiglia, le sue ferite e la sua bellezza. Guardiamo avanti, andiamo avanti.

Pubblicato da Annamaria
foto di Sara

mercoledì 24 giugno 2015

Un Papa vicino alla famiglia ferita e ai suoi bambini

Un matrimonio finito lacera l'anima dei bambini

24-06-2015  di Sara Fornaro
fonte: Città Nuova
Spesso la disgregazione familiare, ha detto il papa all'udienza del mercoledì in piazza san Pietro, "frana" addosso ai figli. Quando gli adulti perdono la testa, ha aggiunto, quando papà e mamma si fanno del male, l’anima dei bambini soffre molto e sono ferite che lasciano il segno per tutta la vita. Tuttavia, afferma Francesco, ci sono anche "separazioni inevitabili", anzi "moralmente necessarie". Da Vatican.va


Bambino piange
La famiglia resta al centro dei discorsi di papa Francesco. E, dopo aver parlato delle fragilità della condizione umana, dunque di povertà, malattia, morte, nel corso dell'udienza generale in piazzaa san Pietro, oggi il pontefice ha approfondito le ferite che possono aprirsi all’interno della convivenza familiare. Quando cioè, nella famiglia stessa, ci si fa del male. «La cosa - ha sottolineato - più brutta!».
 
«Sappiamo bene ha detto Francesco - che in nessuna storia famigliare mancano i momenti in cui l’intimità degli affetti più cari viene offesa dal comportamento dei suoi membri. Parole e azioni (e omissioni!) che, invece di esprimere amore, lo sottraggono o, peggio ancora, lo mortificano». Quando queste ferite, che sono ancora rimediabili, vengono trascurate, si aggravano: si trasformano in prepotenza, ostilità, disprezzo. E a quel punto possono diventare lacerazioni profonde, che dividono marito e moglie, e inducono a cercare altrove comprensione, sostegno e consolazione.
 
«Lo svuotamento dell’amore coniugale - ha aggiunto il papa - diffonde risentimento nelle relazioni. E spesso la disgregazione “frana” addosso ai figli. Ecco, i figli. Vorrei soffermarmi su questo punto. Nonostante la nostra sensibilità apparentemente evoluta, e tutte le nostre raffinate analisi psicologiche, mi domando se non ci siamo anestetizzati anche rispetto alle ferite dell’anima dei bambini. Quanto più si cerca di compensare con regali e merendine, tanto più si perde il senso delle ferite – più dolorose e profonde – dell’anima».
 
Si parla tanto di disturbi comportamentali, salute psichica, benessere del bambino, ansia dei genitori e dei figli... «Ma sappiamo ancora - chiede Francesco - che cos’è una ferita dell’anima? Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l’anima di un bambino, nelle famiglie in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fino a spezzare il legame della fedeltà coniugale? Quale peso ha nelle nostre scelte – scelte sbagliate, per esempio – quanto peso ha l’anima dei bambini? Quando gli adulti perdono la testa, quando ognuno pensa solo a sé stesso, quando papà e mamma si fanno del male, l’anima dei bambini soffre molto, prova un senso di disperazione. E sono ferite che lasciano il segno per tutta la vita».
 
Nella famiglia, ricorda il papa, tutto è legato assieme: «quando la sua anima è ferita in qualche punto, l’infezione contagia tutti. E quando un uomo e una donna, che si sono impegnati ad essere “una sola carne” e a formare una famiglia, pensano ossessivamente alle proprie esigenze di libertà e di gratificazione, questa distorsione intacca profondamente il cuore e la vita dei figli. Tante volte i bambini si nascondono per piangere da soli... Marito e moglie sono una sola carne. Ma le loro creature sono carne della loro carne. Se pensiamo alla durezza con cui Gesù ammonisce gli adulti a non scandalizzare i piccoli – abbiamo sentito il passo del Vangelo -, possiamo comprendere meglio anche la sua parola sulla grave responsabilità di custodire il legame coniugale che dà inizio alla famiglia umana. Quando l’uomo e la donna sono diventati una sola carne, tutte le ferite e tutti gli abbandoni del papà e della mamma incidono nella carne viva dei figli».
 
Tuttavia, aggiunge il papa, «ci sono casi in cui la separazione è inevitabile. A volte può diventare persino moralmente necessaria, quando appunto si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza. Non mancano, grazie a Dio, coloro che, sostenuti dalla fede e dall’amore per i figli, testimoniano la loro fedeltà ad un legame nel quale hanno creduto, per quanto appaia impossibile farlo rivivere. Non tutti i separati, però, sentono questa vocazione. Non tutti riconoscono, nella solitudine, un appello del Signore rivolto a loro. Attorno a noi troviamo diverse famiglie in situazioni cosiddette irregolari - a me non piace questa parola - e ci poniamo molti interrogativi. Come aiutarle? Come accompagnarle? Come accompagnarle perché i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma? Chiediamo al Signore una fede grande, per guardare la realtà con lo sguardo di Dio; e una grande carità, per accostare le persone con il suo cuore misericordioso.
(Il discorso completo su Vatican.va)

domenica 21 giugno 2015

Famiglia: ora speriamo in dialogo, confronto e onestà d'informazione

 In piazza contro il gender e per la famiglia

20-06-2015  di Aurelio Molè
fonte: Città Nuova
Imponente manifestazione a Roma per ribadire la bellezza della famiglia tradizionale, schierarsi contro l’imposizione della destrutturazione dell’identità sessuale nei bambini e contro il decreto Cirinnà sulle unioni civili


Manifestazione a Roma Si capisce che la piazza è piena perché le strade di accesso a più di un chilometro da piazza San Giovanni sono chiuse. Via dell’Amba Aradam è intasata dal traffico e all’altezza di Porta Metronia la strada è bloccata dalla fascia gialla della polizia. Il sole è caldo e molti si riparano con un ombrello. «Siamo un milione – dice Massimo Gandolfini, portavoce del comitato Difendiamo i nostri figli che ha organizzato la manifestazione –. Con questo evento – spiega –  chiediamo che si tuteli e si rispetti la famiglia fondata sul matrimonio e si ribadisca il ruolo centrale dei genitori. Rigettiamo con forza il tentativo di infiltrare nelle scuole progetti educativi che mirano alla destrutturazione dell'identità sessuale dei bambini. Sono teorie senza basi scientifiche».
Nella piazza stracolma un bel popolo fatto di famiglie, sventolano molte bandiere azzurre e rosa dei Le Manif Pour Tous, molti neocatecumenali provenienti da tutta Italia, parrocchie, il movimento mariano Regina dell’Amore. A terra un bimbo dorme in un telo azzurro, una nonna transita con una neonata avvolta in un lenzuolo verde. Gli oggetti tipici delle famiglie: pannolini, seggiolini, ciucci, salviette umidificate compongono un mosaico di colori variopinti. Due bambini pensano bene di prendersi a calci. Sul palco campeggia la scritta: “Allarme gender: difendiamo i nostri bambini”.
È il turno di un’emozionata Costanza Miriano. Ribadisce come «uomini e donne fanno cose diverse che nessuna legge può annullare» e che è «una questione di realtà più che di fede» perché «dalle nostre differenze educhiamo i nostri figli e apriamo le porte della realtà». «La manifestazione – dice nel suo intervento l’avvocato Simone Pillon – è contro le ideologie, non contro le persone. Decostruire il maschile e il femminile secondo la teoria del gender viene fatto a costo della persona e non a suo favore. La nostra è un’antica e nuova antropologia scritta nell’uomo perché il corpo e l’anima dell’uomo sono fatti per amare».
Si susseguono testimonianze e interventi caratterizzati dall’essere “contro il gender” che ha fatto da collante anche per la convocazione in piazza di gente che si è pagata da sola il faticoso viaggio da tutte le regioni italiane. Andrea e Sonia sono di Roma e non appartengono a nessuna associazione cattolica. «Siamo venuti – spiegano – perché abbiamo letto il programma gender per le scuole e siamo contrari. Per i nostri figli vogliamo una famiglia con un papà e una mamma, non due papà o due mamme. Non è una indole naturale ma è una moda». Un signore di mezza età aggiunge che è in piazza «per difendere la famiglia tradizionale». Un giovane di Conegliano, nel Veneto, dice che è venuto «perché ha paura dell’ideologia gender».
Un autentico capopopolo è Mario Adinolfi. Si scaglia con veemenza contro l’articolo 5 del testo base del decreto Cirinnà che prevede l’adozione per una coppia dello stesso sesso del figlio di uno dei due partner. «Apre le porte e legittima l’utero in affitto». La folla applaude convinta. Sono idee giuste e del tutto condivisibili, ma il tono è del muro contro muro, di voler fare una manifestazione per difendere “le mura della città”. «Bisogna andare contro», dice Kiko Arguello nel suo lungo intervento fermato solo dalla pioggia. Ora abbondante. La gente comincia a defluire. Il servizio andato in onda a conclusione dell’edizione delle 19 del Tg3 è, però, veramente ideologico e a tesi. Non riferisce dei contenuti degli interventi, solo inquadrature dal basso per non mostrare la grande partecipazione popolare, non è fornito il numero esatto dei partecipanti ma si resta su un generico centinaia di migliaia di persone. Sono temi sensibili, il dialogo tra diverse culture è difficile se non impossibile.

giovedì 18 giugno 2015

20 giugno, i bambini, la famiglia

Il 20 giugno a Roma manifestazione di famiglie, madri, padri, bambini. fratelli, sorelle, nonni, zii....insegnanti....da tutta Italia,  per ribadire  il diritto della famiglia di decidere dell'educazione dei propri figli (Costituzione), il rifiuto di ideologie che impongano le loro certezze (teoria gender) a scuola, la difesa dei bambini e dei giovani, con il  diritto di essere rispettati (in famiglia, a scuola, in tutti i luoghi educativi) nella  crescita affettiva, sociale  e spirituale.
Io appoggio il lavoro di sensibilizzazione attento e dialogante per questi ideali, condivido l'attenzione intelligente a questi temi. 
Chiedo aiuto, formazione e difesa per la famiglia che supporta la crescita dei figli e si fa  carico delle necessità dei suoi componenti. 
Chiedo che la scuola sia buona scuola, che rispetti le diversità e i valori di rispetto reciproco e difenda i bambini da percorsi educativi ambigui e dannosi.
Per approfondire:
http://www.cittanuova.it/c/447429/A_proposito_del_20_giugno_contro_il_gender.html
Pubblicato da Annamaria

sabato 6 giugno 2015

Educare i bambini alla resilienza? E' meglio!

A me l'idea che vi siano madri felicemente imperfette piace molto....
Io sono una madre e nonna imperfettissima e cerco di migliorarmi. Con qualche risultato e molte revisioni...
Qui vi copio una cosetta interessante e un link, appunto
                                                    www.mammeimperfette.com
con corredo di padri imperfetti al seguito!
La resilienza è una delle doti da coltivare nei nostri bambini e che li aiuteranno ad essere molto più felici e autonomi. E' la capacità di far fronte alle prove piccole e grandi della vita.
Se acquisita con gradualità, calma, empatia e misericordia... darà molta serenità a tuti.
Buon week end!
Annamaria
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Senza titolo1.001
“Voglio quella macchinina!!!”
“No, niente macchinina!”
“Sì!”
“No!”
“Sììììììììììììì!”
“E va bene…vuoi la macchinina? Te la compro”.
Tuo figlio al supermercato vuole una macchinina da 2 € e dopo il tuo no comincia a fare una scenata. Cedi per evitarla e gliela compri. Ecco, in questo modo non gli stai insegnando la resilienza.
Che cos’è la resilienza?
È, in breve, la capacità di reagire alle difficoltà e alle sfide della vita, trasformandole in opportunità e andando avanti nonostante le delusioni e le frustrazioni. Si tratta di una risorsa indispensabile, insieme all’autostima, per crescere affrontando la vita a testa alta.
Una persona dotata di resilienza è una persona più felice. Vorresti aiutare tuo figlio a diventarlo?
In questo bell’articolo ho trovato ben 25 idee per farlo, nella vita di tutti i giorni. Scopriamole insieme:
1. Dai a tuo figlio la possibilità di provare a fare nuove cose, anche se ti sembra che siano troppo difficili per lui, dall’arrampicarsi al parco giochi all’aprire un barattolo.
2. Incoraggialo a rendersi utile agli altri e a “servirli”, per esempio dando ad altri bambini la precedenza quando c’è del cibo da condividere.
3. Fai in modo che tuo figlio impari ad aspettare con pazienza il suo turno, al ristorante o alle giostre per esempio, senza avere nulla con cui intrattenersi (tablet, videogiochi, cibo…)
4. Fai capire a tuo figlio che è molto meglio prendere buone decisioni che avranno effetto a lungo termine, anche se non sono le più semplici; per esempio mangiare cibo sano, anche se si impiega più tempo a prepararlo.
5. Non dare a tuo figlio qualsiasi cosa lui desideri – giocattolo, cibo, vestiti – soltanto perché “ce l’hanno tutti”.
6. Insegna a tuo figlio che le cose materiali sono soltanto “cose” e che non soddisfano il nostro desiderio di felicità. Incoraggialo, per esempio, a regalare periodicamente alcune delle sue cose ad associazioni benefiche.
7. Dagli modo di aiutare i bambini più piccoli di lui e di intrattenerli, per esempio sfogliando con loro un libro e mostrandogli le figure.
8. Insegna a tuo figlio ad affrontare le difficoltà e gli ostacoli, non a evitarli. Ripetigli ad esempio frasi come “Passerà anche questa” o “Le sfide ti rendono più forte”.
9. Fai in modo che tuo figlio mantenga un atteggiamento positivo verso i suoi impegni e i compiti scolastici, trovando un modo divertente di affrontarli.
10. Insegna a tuo figlio ad aspettare il pasto principale, senza mangiare snack in continuazione.
11. Raccomanda a tuo figlio di essere paziente quando il fratellino lo disturba nei suoi giochi, dimostrandogli che le relazioni sono più importanti delle cose.
12. Aiutalo a esercitare l‘autocontrollo riguardo all’uso degli strumenti elettronici, dimostrandogli che anche tu ne limiti l’uso a determinati momenti.
13. Permetti a tuo figlio di affrontare le diverse condizioni climatiche vestendosi in modo adeguato, invece di fuggirle.
14. Resisti alla tentazione di accorrere subito in aiuto di tuo figlio quando ha difficoltà nel fare qualcosa, per esempio vestirsi o mangiare. Lascialo provare da solo.
15. Insegna a tuo figlio a non interrompere gli altri quando parlano e a rispettare il proprio turno.
16. Offri a tuo figlio molte occasioni per condividere le sue cose e il suo cibo con gli altri, insegnandogli a essere generoso.
17. Fai vivere a tuo figlio nuove esperienze che lo facciano uscire dalla sua “zona di comfort”, per esempio giocare con bambini che parlano un’altra lingua o assaggiare nuovi piatti.
18. Non cedere quando hai fissato un limite importante, riguardo per esempio alla quantità di tempo da trascorrere davanti alla tv, al tablet o a quanti biscotti mangiare.
19. Quando tuo figlio ha bisogno di trovare qualcosa, lascia che lo cerchi.
20. Insegna a tuo figlio il prima possibile a prendersi cura dei suoi abiti, dividendoli, mettendoli a posto, lavandoli a mano e stendendoli.
21. Incoraggia tuo figlio a fare del suo meglio a scuola, anche quando questo richiede qualche sacrificio.
22. Esigi che tuo figlio si prenda le sue responsabilità e svolga i suoi doveri, come rifare il letto, fare il bagno, dar da mangiare agli animali domestici, lavarsi i denti.
23. Insegnagli ad essere grato per ciò che ha e a trarre il meglio da ogni situazione.
24. Lascia che tuo figlio viva in pieno i propri sentimenti, anche quando sono dolorosi o difficili da sopportare, ripetendogli anche frasi come “Ogni sfida mi rende più forte”, “Dopo la tempesta arriva sempre il sereno”. Non sminuire mai le sue emozioni, ma aiutalo a riconoscerle e affrontarle.
25. Fai in modo che tuo figlio possa apprezzare maggiormente la sua vita incoraggiandolo a fare volontariato per associazioni benefiche, in cui possa rendersi conto che esistono persone che non hanno il suo stesso stile di vita.
Naturalmente, ogni bambino è unico e avrà bisogno di diversi strumenti, in tempi diversi, per imparare ad affrontare in modo efficace la vita e le sue sfide. Trovare un equilibrio tra il proteggerlo e il renderlo autonomo è un dovere di tutti i genitori, e un diritto per ogni bambino.
Che ne pensi?
A presto,
Adele
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gatti54@yahoo.it
foto da www.mammeimperfette.com