Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

mercoledì 29 dicembre 2010

Intervista televisiva: parla Annamaria


Ebbene sì: mi hanno intervistato in tivvù. Non che sia la prima volta, ma Telepace mi ha permesso di esprimere pensieri ed esperienze in un minutaggio di tutto rispetto. Incuriositi? Sì? No? Insomma: chi proprio vuol togliersi la curiosità può cliccare al link. Abbracci e buon 2011!
http://www.telepace.it/video.php?vfolder=la_voce_delle_donne&vfoldnum=0&vpage=3&maxvideo=25&video=vid_1291503600_0008.flv
Intervista del 5 dicembre 2010
pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it

martedì 28 dicembre 2010

EMOZIONI


INEVITABILE UNO SGUARDO A QUESTA INIZIATIVA INTELLIGENTE E MODERNISSIMA, BRAVI!

da comunicato stampa di Turner Italia

Viaggio di un gruppo di ragazzi nella terra dei Vangeli

e E' andato in onda dal 5 Dicembre alle 14:30 sul canale per ragazzi BOING (digitale terrestre gratuito), la prima delle 10 puntate (da mezzora ciascuna) di 6 in cammino, inedito e coraggioso progetto televisivo: un’esperienza di viaggio, sia fisica che spirituale, di cinque ragazzi e della loro guida, Manolo Martini, alla scoperta di sé stessi negli affascinanti luoghi della Terra Santa, in Israele e Palestina.

La serie è stata ideata e commissionata dall’editore Turner Italia (gruppo TimeWarner) con la produzione esecutiva dell’Antoniano di Bologna.

La trasmissione proseguirà ogni domenica alle 14.30, fino al 13 Febbraio. Dal 23 Dicembre al 1° Gennaio, inoltre, sarà tutti i giorni in prima serata, alle 20.50.

Questa produzione originale italiana presenta un format innovativo, quello del tele-racconto di viaggio: non un documentario e agli antipodi del reality, 6 in cammino ci porta all’interno di un viaggio straordinario vissuto spontaneamente e con intensità da un gruppo di liceali.

Il programma, dunque, vuole trasmettere un’esperienza vera di ragazzi veri, senza peró entrare morbosamente nell’intimitá delle loro vite, come farebbe un reality show.

Saranno i ragazzi stessi a condividere con il pubblico la loro esperienza di vita in modo spontaneo e con naturalezza (non a caso, la telecamera é affidata anche alle loro mani). Ripercorrendo i luoghi e le storie raccontate dal Vangelo, i sei in cammino comunicheranno ai giovani telespettatori e alle famiglie a casa le loro emozioni, i loro pensieri e il loro racconto di viaggio.

Il programma propone un doppio livello di lettura. Il primo é la presentazione del viaggio fisico e avventuroso, in cui i ragazzi dormiranno in tenda e in alcuni casi dovranno percorre lunghi tratti a piedi alla scoperta di Gerusalemme e di Nazareth, del Lago di Tiberiade e del Fiume Giordano.
Il secondo, piú profondo, é l’invito ad un viaggio piú grande: quello della riflessione e della spiritualitá, che non si rivolge solo ai credenti, ma a tutti. In 6 in cammino, il messaggio evangelico é proposto in modo diretto e esplicito, ma “aperto” a chiunque, al di lá del proprio credo religioso.
E la lettura della Bibbia (il libro piú diffuso al mondo) negli stessi luoghi raccontati dal Vangelo rappresenta la sintesi tra il viaggio fisico e quello spirituale.

Nel programma inoltre sono sempre presenti gli essenziali cenni storici e archeologici delle localitá visitate, oltre alle vicende legate all’attualità dei luoghi e delle comunità incontrate: famiglie locali, operatori sociali, gestori di kibbutz, religiosi cattolici, ma anche ebrei o musulmani.

Il gruppo è composto da cinque ragazzi, tra i 15 e i 18 anni, pronti a mettersi in gioco e ad affrontare un grande viaggio portando con sé i loro diversi bagagli di esperienze. Impareremo a conoscere ciascuno di loro puntata dopo puntata. Molto diversi tra loro, tutti hanno peró un obiettivo comune: partecipando a 6 in cammino, i ragazzi hanno voglia di sorprendersi, di vivere esperienze che non lasciano indifferenti, di scoprire e di mettere in discussione la propria visione del mondo.
Il tutto viaggiando con poche cose nello zaino: un diario, una guida, il Vangelo e una videocamera.

A ricoprire il ruolo di guida o, meglio ancora, di compagno di viaggio di qualche anno più grande, Manolo Martini, un volto tv giá noto ai ragazzi per la sua partecipazione al programma Trebisonda. Manolo condurrá i ragazzi attraverso un viaggio fatto di scoperta e “cambiamento” e, al tempo stesso, nei momenti di svago, saprá coinvolgerli in partite di calcetto o nuotate nel Lago di Tiberiade.
Martini non sará solo un semplice accompagnatore, ma vivrá giorno per giorno l’esperienza dei ragazzi, “guidando” anche il pubblico a casa attraverso questa avventura straordinaria!

domenica 26 dicembre 2010

FESTA DI NATALE PER ALBERT. Inizio

Qualche amico mi ha chiesto di raccontare come inizia la storia di Albert. Eccola!

UN NATALE PER ALBERT


CAPITOLO PRIMO

Albert, vieni!”.

King, il fratello più grande, mi chiamava.

Ho salutato la mamma, il papà e gli altri miei nove fratellini, poi sono uscito di corsa fuori dalla capanna. Era mattino presto, ma nel mio paese africano c’era già caldissimo.

Tutti i miei amici erano sulla strada, che taglia il villaggio in due file di capanne di fango e che porta, in poco tempo, al mare.

Erano già tutti lì, ad ammirare la mia opera.

E’ finito…” hanno detto.

Già, ho lavorato tutta la sera” ho sospirato.

Che bello, sembra un tesoro, Albert.”

Il mio tesoro era un insieme di pezzi di latta, fil di ferro e bulloni arrugginiti, raccolti qua e là… un camion con rimorchio, un vero giocattolo, da trainare con una corda rubacchiata in una capanna.

Sei stato bravo Albert, è un bellissimo camion!” hanno ripetuto tutti.

Io sono arrossito di piacere sotto la mia pelle nera. Però, siccome è nera, non mi preoccupo quando arrossisco, perché tanto non se ne accorge nessuno!

Dai tiriamolo! Guardate come corre…”

Fammi provare! Fammi provare…!” gridava il più piccolo.

All’improvviso un rombo di motore ha interrotto il gioco.

Ehi, guardate, c’è Padre Joe! E’ arrivato! Cosa ci avrà portato?” hanno gridato i miei amici.

Padre Joe è un frate della vicina città, che arriva spesso nel mio villaggio e porta tante cose buone... Mamma dice che aiuta le famiglie del villaggio, perché ne abbiamo bisogno.

Salve ragazzi!” ha detto Padre Joe, saltando giù dal suo camioncino. Tutte le notti sognavo di avere un camioncino così, rosso…

Tutti volevano vedere il carico e facevano un gran chiasso.

Io invece ho sollevato il mio camion di latta verso Padre Joe:

Guarda!”

Bravo Albert…è un piccolo capolavoro…” ha osservato il frate stupito. “Se avessi tempo e fossi così bravo, potrei costruire tanti camion da regalare a tutti i miei piccoli amici per Natale.”

“ …Ma cos’è… Natale?” ho chiesto.

Natale è una festa, perché nasce un Dio Bambino.”

Anche quando nasce un fratellino si fa festa…Ma tu stai parlando di Gesù… vero Padre Joe?”

Oh sì…di Gesù.


da "Il Natale di Albert Natale" Edizioni Effatà
di A. Gatti
Illustrazioni di A. Vincenti

mercoledì 22 dicembre 2010

BUON NATALE!

da "IL NATALE DI ALBERT NATALE"
di A. Gatti - Edizioni Effatà

UN NATALE PER ALBERT

....COME GESU’

Padre Joe… tu abiti in una vera casa!” ho gridato, mentre mettevo la mia testa ricciolina dentro a ogni porta che dava sul corridoio centrale. Poi il nostro amico frate, che era appena entrato in una cucina, ha avvisato:

Albert, King… venite qui, qualcuno ha portato dei biscotti!”

Ma in quel momento non mi interessavano più i biscotti, nonostante la fame e la stanchezza. Mi ero ritrovato in una delle stanze, davanti ad un Presepe, ed ero rimasto a bocca aperta, silenzioso e immobile.

Padre Joe aveva lasciato King alle prese con i biscotti ed era dietro di me:

Albert!”

Al suo richiamo mi sono ripreso dallo stupore e ho notato:

Ci sono i pastori, gli angeli, le pecore, un bue e un asino e il Bambino… In una capanna…come la mia…”

Sì, Albert, Gesù è nato in una capanna come la tua.”

“… E avrà freddo questa notte, così, senza vestiti. Anche il mio fratellino appena nato ha freddo di notte e la mamma lo copre.”

Già, proprio come il tuo fratellino.”

E quella è la sua mamma, vero?” ho chiesto indicando la donna seduta accanto a Gesù.

Sì, si chiama Maria.”

Il suo papà non lo manderà con Keùssi sulla nave dei bambini venduti, vero?”

“… No, suo padre Giuseppe non lo manderà.”

E la sua mamma non piangerà e gli canterà la ninna nanna.”

Certo Albert, come faceva la tua mamma con te, quando eri piccolo.”

Proprio in quel momento qualcuno cantava.

Senti Padre Joe? Sembra proprio la ninna nanna che canta la mia mamma.”

Il mio amico non ha risposto, perché si era distratto guardando due persone che stavano sulla porta.

Albert, è proprio la tua mamma che sta cantando a Gesù la ninna nanna.”

In fondo alla stanza c’erano i miei genitori, proprio loro!

C’era la mia mamma e c’era il mio papà: erano venuti a prenderci!

Hanno fatto un viaggio faticoso. Sono partiti subito, quando hanno saputo che cosa vi era accaduto” spiegava Padre Joe, mentre con un salto ero fra le braccia della mamma.

Subito papà mi ha sussurrato, stringendomi stretto stretto:

Albert… non ti manderò più lontano a lavorare….Adesso ho capito.”

Guarda, cosa ti ho portato…” ha detto la mamma con la voce tremante, consegnandomi il camion di latta.

Ho fatto un altro dei miei salti e, al mio urlo di gioia, è arrivato anche King.

Albert ora può anche fermarsi alla nostra scuola e fra tre anni potrà già lavorare…” ha proposto Padre Joe.

Sì, voglio imparare a lavorare il legno, costruirò tante cose…camion e altri giocattoli per i bambini, posso restare papà? Farò qui la festa di Natale.”

Sì” ha detto papà “e potrà fermarsi anche King, se vuole.”

Dall’espressione degli occhi si capiva che King era d’accordo.

Prima di lavorare, però imparerete a leggere e a scrivere” ha precisato Padre Joe.

Anche Gesù sapeva farlo?” ho chiesto.

Sì, anche Gesù. A pensarci bene… anche Gesù lavorava il legno…”

Stessa capanna, stessa ninna nanna, stesso mestiere…era proprio un bambino come me” ho detto.

Poi ho aggiunto:

Posso chiamarmi ALBERT NATALE. Si può?… Si può, Padre Joe?”

Si può… Albert Natale!”

Ho guardato King che sorrideva divertito…

Hai sentito King? Ho due nomi adesso!”

Oh, sì Albert… Natale!”

Mamma Diana piangeva piano, piano, ma questa volta era un pianto di gioia.

Era proprio vero quello che diceva Padre Joe: ogni Natale porta con sé un miracolo nuovo!



lunedì 20 dicembre 2010

BOB DYLAN PER LORO


Una canzone. Perchè questa canzone mi riporta subito al desiderio di lasciarla nelle mani dei nostri figli, dei nostri ragazzi... perchè la cullino e la assaporino come si fa con un tesoro piano e tenero?
Dedicata alle mie figlie.
Video:
http://video.google.com/videoplay?docid=213612988709839454#

Forever Young di Bob Dylan

May God bless and keep you always
May your wishes all come true,

May you always do for others
and let others do for you.
May you build a ladder to the stars
And climb on every rung,
May you stay forever young.
Forever young, forever young,
May you stay forever young.

May you grow up to be righteous

May you grow up to be true,

May you always know the truth
And see the light surrounding you.
May you always be courageous
Stand up right and be strong,
May you stay forever young.
Forever young, forever young,
may you stay forever young.
May your hands always be busy

May your feet always be swift,
May you have a strong foundation
when the winds of changes shift.
May your heart always be joyful

May your song always be sung,
May you stay forever young.
Forever young, forever young,
May you stay forever young.

Per sempre giovane Che Dio ti benedica e ti custodisca sempre,
possano i tuoi desideri tutti avverarsi,
possa tu sempre aiutare gli altri e lasciare gli altri aiutare te.
Possa tu costruire una scala fino alle stelle
e salirvi gradino per gradino, possa tu rimanere per sempre giovane.
Sempre giovane, sempre giovane,

possa tu rimanere per sempre giovane.

Possa tu crescere e diventare onesto,

possa tu crescere e diventar sincero,

possa tu sempre conoscere la verità e vedere la luce
intorno a te.
Possa tu sempre essere coraggioso e
stare ben dritto in piedi con la testa alta,
possa tu rimanere per sempre giovane.
Sempre giovane, sempre giovane,
possa tu rimanere per sempre giovane.
Possano le tue mani sempre essere impegnate,
possano i tuoi piedi sempre essere veloci,
possa tu avere una base solida quando il vento dei cambiamenti soffia. Possa il tuo cuore sempre essere gioioso,
possa la tua canzone sempre essere cantata,
possa tu rimanere per sempre giovane.
Sempre giovane, sempre giovane,

possa tu rimanere per sempre giovane.

Pubblicata da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it

mercoledì 15 dicembre 2010

VORREI UN NATALE



di Annamaria Gatti
fonte: www.educare.it, editoriale

Mi piacerebbe avere un Natale diverso, uno di quei Natali limpidi e sommessi, in cui Gesù rinasce davvero e il bue non si stanca di scaldare perchè è il suo mestiere e l'asino accompagna e non protesta, ragliando frasi sconclusionate.

Vorrei inciampare allegramente in un giorno di Natale in cui nessuno possa passare inosservato e tutti si sentano oggetto di cure e possano provare il piacere di occuparsi dell'altro.

E vorrei che fosse così ogni Natale e ogni giorno dell'anno.

Mi andrebbe bene un Natale libero e pulito, in cui anche il mio amico possa leggere ad alta voce la sua voglia di parlare e ridere e scherzare, senza segni e senza mediatori, che altri non capiscono. Finirebbe di disperarsi ogni momento.

Vorrei svegliarmi proprio in un Natale, ma che sia il giorno in cui ritrovano chi si è perduto, perchè nessun bambino e nessuna bambina possa scomparire senza lasciare traccia e attenzione da parte di tutti quelli che vivono lì attorno.

Io sogno un Natale dove il Bambino non si vergogni di arrivare e stenda un velo azzurro su tutte le sofferenze bambine, perchè siano più riconoscibili e tradotte, più visibili e chiare.

Raccoglierei volentieri il mio Natale fra le candide coltri d'ospedale, dove la storia scorre verso gli ultimi capitoli del libro bello e prezioso, senza perdere il sorriso seppur tragicamente nascosto nella tenera carezza. Le coltri si trasformerebbero in ali bianche di colombe sinuose e lievi, pronte a spiccare il volo senza tremori. E mi piacerebbe che tanti giovani potessero raccogliere e capire il senso della vita di quest'andare e chiudere l'epopea per aprirne un 'altra ancora più definitiva e vera.

Vorrei un Natale senza paure, dove i timori e le angosce vengano impugnati e purificati, dove la speranza si erga a unica legge di governo e perciò a guida di ogni azione per l'uomo e per il bambino.

Vorrei che questo Natale di sofferenza sbocci per tutti in un sentiero di pace e di grazia, di consapevolezza e di condivisione.

gatti54@yahoo.it

Coraggio, avanti, Natale è qui, è sempre.

mercoledì 8 dicembre 2010

IL NATALE DI TOBIA, BAMBINO QUASI CATTIVO

di Annamaria Gatti
illustr. di Eleonora Moretti

Fonte: Città Nuova
"Tobia, riporta le pecore! Sei sempre con la testa fra le nuvole, ma a cosa pensi?" grida il vecchio Elia. "Arrivo, nonno" Non si può proprio vivere in pace!". Infastidito,Tobia raduna le pecore del gregge del nonno e si avvia verso il villaggio poco lontano. A Betlemme è quasi buio e Tobia rientra a casa, pronto per l'ennesima sgridata quotidiana. "Sei una vera disperazione" Oggi è venuta Ruth e mi ha detto che le hai rubato un cesto"". La mamma di Tobia piange e il bambino la guarda, poi strizza gli occhi, perché vorrebbe cancellare tutto quel dolore sul volto della sua mamma. E sente un nodo alla gola. Si siede per terra, in un angolo, dietro la macina. "Vai via! Meriteresti una bastonata, ma non c'è più tuo padre a darti la giusta lezione. Io non so più cosa fare!". Il bambino sente che il nodo alla gola si stringe sempre di più; esce di casa e, sconsolato, va a sedersi vicino al pozzo. "Tobia"" lo chiama Sara, una delle bambine del villaggio. "Cosa fai qui?", gli chiede mentre depone per terra un otre. Poi, raccogliendo con un gesto veloce l'ampia tunica azzurra, si accovaccia vicino a lui. "Non mi riesce proprio di far bene niente. Appena progetto una marachella" mi accorgo che l'ho già combinata, prima di poterci pensare un po', prima di capire cosa potrebbe accadere dopo" Mi manca il tempo per riflettere e così tutti quelli del villaggio mi cacciano, perché pensano che sono un porta guai. "Lo vedi? Tu" tu sei l'unica che mi si avvicina" sospira Tobia con le lacrime agli occhi. Sara sa che un bambino si vergogna nel farsi vedere a piangere, così aggiunge: "Però qualche volta le combini grosse, sai? Eppure io so che non sei cattivo. Per esempio oggi hai rubato il cesto di Ruth perché ne aveva bisogno la vecchia Ester, vero?". "Come lo sai?". "Me lo ha detto Ester: stamattina non sapeva come portare al mercato i pani" Ma poi ha detto che un ragazzetto l'aveva aiutata" E quello eri tu". Tobia sorride un po' e si pulisce il naso gocciolante con la manica. Poi pensa che davvero in fondo al cuore non sente cattiveria ma solo, qualche volta, un po' di paura, un vuoto, un buco nero nero, che deve riempire subito con qualcosa. Perché? E perché ogni volta che vede una fonte luminosa, gli sembra che quel buco si dissolva nel nulla?
IL BAMBINO SUL POGGIO

"Storie, storie" pensa a voce alta Tobia". "Quali storie?", chiede sorpresa Sara. "La storia della luce"". "Ah, vero, tu che insegui sempre una luce" L'altra notte eri tu che camminavi verso la stalla, vero? Ci sei stato?". "No, mi sono fermato a metà strada, ad osservare quel rudere, la stalla, voglio dire" Era una magnificenza" piena di luce!". "E il Bambino? Non l'hai visto allora?". "No". "Oh, che peccato" Il suo nome è Gesù. È così tenero ed è così bella la sua mamma!" - sospira Sara -.Vieni, andiamo a visitarlo. Guarda, ci sono dei pastori che tornano dalla stalla, sul poggio". "No, non vengo". "Perché no?" chiede incredula Sara. "Il Bambino è buono, il nonno dice che da grande sarà un re" È il più buono di tutti. Quando mi vede, se non mi caccia lui, mi cacceranno suo padre o sua madre"". Sara ha un moto di insofferenza. "Fai come vuoi, sei il solito testardo e stai diventando insopportabile anche a me"". La bambina ha ormai perso la pazienza, si alza di scatto, getta sui piedi del pastorello una manciata di terra, si ricopre il capo con il mantellino, afferra nervosamente l'otre e se ne va. La si sente brontolare ancora quando Tobia osserva le prime stelle accendersi nel cielo e si augura che Sara torni. In breve l'imbrunire si trasforma in notte e neppure la mamma lo richiama in casa. Tobia sa che dovrà riportare il cesto rubato e chiedere perdono, anche alla mamma. Sta per alzarsi, quando Ruth, la vicina derubata, gli va incontro con aria minacciosa. Tobia immagina già quel che dirà e quel che farà, perciò si alza di scatto come una saetta ed è già lontano, perché considera l'idea che Ruth è troppo grassa e non avrà la forza di inseguirlo.
Il cielo è uno scintillio e come una morbida coltre ripara il poggio su cui il Bambinello riposa. "Avrà freddo" commenta a voce alta Tobia. Il nonno aveva raccontato che un asino e un bue scaldavano la stalla. Più che una stalla era un rifugio. Però proprio lì, il giorno prima erano arrivate addirittura delle persone importanti, su cavalcature bardate a festa. "Forse sono principi"." aveva detto il nonno. Tobia li aveva visti e li aveva inseguiti di nascosto, quasi fino al poggio. Uno era di colore e uno molto vecchio.Aveva anche sentito uno di loro dire, con uno strano accento straniero:"Gaspare, ecco là, credo proprio che là sia il Messia che cercavamo"". Chissà cosa voleva dire. Il Messia sì, lo attendeva anche il nonno, ma Tobia non aveva osato chiedere di più. Erano cose da grandi!
UNA LUCE PER TOBIA

Tra un pensiero e l'altro Tobia non si accorge di aver camminato fino alla stalla, dove ora solo una debole fiammella toglie il luogo dalla morsa del buio. Il pastorello sbircia attraverso un'asse sconnessa. Accidenti, il bue è proprio lì davanti e Tobia non vede proprio un bel niente! Si sporge ad una finestrella, poco più di una fessura e vede. Vede quello che gli riempie il cuore di tenerezza, perché nella penombra della stalla distingue chiaramente un papà e una mamma, chini su un fagottino bianco, e poi lo sguardo del Bambino su di lui. È uno sguardo luminoso e intenso. Vorrebbe scappare ma, davanti a quegli occhi, le gambe sono pesanti e non si muovono; i piedi sembrano incollati per terra. Sulle mani sente cadere delle gocce tiepide: sono lacrime.Tobia sta piangendo. Si volta anche la mamma del Bambino. "Oh! Come assomiglia alla mia mamma!" pensa Tobia. Poi guarda il papà e sente per un attimo mancargli il respiro: se papà fosse lì, potrebbe proteggerlo, aiutarlo, difenderlo, come fa il papà del Bambino, che ha uno sguardo buono e forte e che adesso gli fa un cenno, per invitarlo ad avvicinarsi. Anche la mamma dice: "Entra, entra Tobia. Gesù ti stava aspettando". Tobia è un po' sorpreso. "Io" non posso, forse sono un po'
cattivo". Ma, senza accorgersene, Tobia si ritrova inginocchiato accanto al Bimbo, mentre la madre asciuga le lacrime del pastorello. Qualcuno sta anche accarezzandogli i capelli ricci ed arruffati. È il papà di Gesù; forse vuole proteggere anche Tobia che intanto si chiede dove sia finito il suo buco nero, quello che dava tanto dispiacere al suo cuore di bambino: non c'è più" Tobia sente anche le manine di Gesù sulla fronte, che forse tracciano un segno. La stanchezza lo prende e dolcemente, sulla paglia, accanto a Gesù, Tobia trova la sua giusta luce, mentre pensa che, da quel momento, la mamma non piangerà più per lui.

Pubblicato da A. Gatti

gatti54@yahoo.it

domenica 5 dicembre 2010

STORIA E ILLUSTRAZIONE INEDITA DA NON PERDERE! AH, DIMENTICAVO PER I GRANDI...SOPRATTUTTO


COME ANDARONO LE COSE...
d
i Vittorio Sedini
Fonte: Città Nuova
Illustrazione: Meraviglioso Natale del Bambino di Laura Cortini (grazie!)

“Carissimi angioletti – disse Gesù bambino – senza offesa, andate a cantare un po’ più in là. Bisogna proprio che nessuno sappia cosa sta succedendo qui!”.



Obbedienti come sempre (quasi tutti tranne uno, non so se sapete) gli angioletti se ne volarono più in là.
Poi chiamò al telefono i Re Magi e li pregò di lasciar perdere, di non scomodarsi, che il deserto è pericoloso, che ci sono i predoni eccetera eccetera. Questi risposero saggiamente “Ottimo consiglio, Signore, vuol dire che ci vedremo un'altra volta, magari in primavera. Sa, l'artrite, la cervicale, sul cammello non va mica tanto bene…” E non se ne fece nulla. Quanto ai pastori e alle pecore, fu più facile. “Sciò, sciò, care bestiole ! Scappate che arriva il lupo!”. Naturalmente i pastori se la diedero a gambe e le pecore… dietro!
A questo punto, se Dio volle, i dintorni della capanna, diventarono più che mai deserti e tranquilli. Sembrava una notte qualsiasi. Sfumata la festa se ne erano andati tutti ed era rimasto lì soltanto l’omino della polenta che aveva sperato fino all’ultimo in una serata di buoni affari. Deluso e un po’ stupito, si avvicinò al Bambinello e gli chiese “Ma cosa ti è saltato in mente? Perché hai fatto questo? Perché hai cacciato via tutti?”.
“Vedi amico – rispose Gesù Bambino – non volevo che a causa di questa notte così bella, tutti gli anni sotto Natale i posteri si cacciassero in un traffico pazzesco avvelenando se stessi e il prossimo. E che corressero in giro come pazzi diventando più cattivi invece che più buoni. Non volevo arricchire i fabbricanti di panettoni . Non volevo che i bambini venissero travolti dalla nevrosi della play station. Non volevo che uscisse il film di natale. Non volevo che quello strano vecchio vestito di rosso si infilasse proditoriamente nel mio compleanno…”. E continuò enumerando tutte le sciagure che ben conosciamo e che ci affliggono da novembre a gennaio, tutti gli anni.
L’omino della polenta ne tagliò cinque fette. Ne diede una al Bambinello, una a Maria, una a Giuseppe, una all’asino e una al bue. Ne tagliò una anche per sé e tutti insieme fecero una semplice ma indimenticabile cenetta. Come potremmo fare noi a Natale invece che strafocarci di mille porcellerie. Nessuno ce lo proibisce.