Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

venerdì 30 novembre 2012

E se ci fermassimo un momento? Parliamo di fiducia.

Il pilota è il mio papà...
Porre fiducia in una figura educativa.
Poter porre la propria fiducia incondizionata in un  genitore.
Avere fiducia nel proprio padre.
Nel Padre.
Una presentazione ppt da non perdere
segnalata da Tanino Minuta
curatore appassionato del blog
In...visibile
 
pubblicato da Annamaria
foto da mondoviaggiblog
 
 
 
 





mercoledì 28 novembre 2012

Ragazze di oggi: con o senza principe (azzurro)?



Tempi difficili per crescere le ragazze oggi... stupore, delusione, indecisione, ansia, sorpresa, collera, indulgenza, comprensione... Questi alcuni sentimenti che albergano bellamente insieme negli animi dei genitori.
di Annamaria Gatti
fonte: elab. da Città Nuova


Accompagnato da ritmi scozzesi,  è stato proposto nelle sale cinematografiche una delle ultime  fatiche della lampadina da tavolo ammiccante, la Pixar. “Ribelle-The brave” è un film  che potrebbe animare anche  le nostre quiete, ma non troppo, conversazioni su quali siano le nuove aspirazioni delle bambine oggi. E il motivo è presto detto.

In questo spettacolo Merida è la principessa scozzese alla ricerca della realizzazione delle sue vere passioni, che non contemplano né un principe di belle speranze, o azzurro che dir si voglia, né una corona da regina: sua vera passione sono arco e frecce. E bisogna dire che con questi aggeggi poco usuali per una donzella, Merida ci sa davvero fare, nonostante le  comprensibili opposizioni della regina madre.

La vicenda narrata nel film, che ricorda molto vicende reali più o meno romanzate, coinvolge una giovane alle prese con il futuro, i sogni e il desiderio di costruire il proprio futuro, decisa a tutto e che ammette di provarci con tutte le sue forze quando sfida:  “Se tu potessi cambiare il tuo futuro, lo faresti?”

Riuscirà a vincere con grande coraggio e soprattutto non troverà l’amore. Verrà lasciata a lei, in futuro,  la scelta di un compagno per la vita. Ma ciò che ci interroga è la sottolineatura di Merida, colta dall’opinione come  “eroina sola senza cavaliere”, come altre eroine o protagoniste che arrancano verso il successo  e la felicità da sole, senza la forza della coppia e dell’amore.

Ma proprio così si vedono le ragazze  oggi? Senza il sogno di un compagno capace di difenderle e di combattere con loro? Quali modelli inseguono le  ragazze di questi tempi non facili per le donne, relegate, o per scelta sciagurata, a ruoli infelici, strattonate tra reality, veline, donne in carriera, cantanti e attrici di successo? Poi ci si mettono anche le favole e i cartoni animati! E’ proprio scomparsa allora  l’idea del principe azzurro o ancora riposa nei loro sogni o nel loro dna?

Le nonne di queste apparentemente fiere ragazzette sono le femministe sessantottine che hanno aderito alla “liberazione della donna” affrancandola dalla dipendenza maschile e rivoluzionando con quel “io sono mia” l’intero approccio al ruolo femminile nella società occidentale. Con quale risultato lo sappiamo, nel bene e nel male.  Sono stati gli anni di cambiamenti epocali nella società, di entusiasmi e di delusioni.  E se buona cosa fu, ed è, la ricerca della parità fra i ruoli, indispensabile  è  la valorizzazione della diversità dei caratteri propri  femminili e maschili, che si arricchiscono vicendevolmente in ogni ambito sociale e nella coppia e nella famiglia  in particolare.

Non si può dire però che le ragazze d’oggi in massa siano percepite e si vivano come la ribelle del cinema. Si registra fra le più giovani una falsa idea dell’amore fatto di dipendenza, della fragile ricerca di appoggio che non viene più garantito nella crescita dalle figure genitoriali, proprio per quella fatica di ruoli a cui ci hanno abituato gli ultimi 40 anni.  Spesso sono rinunciatarie oggi le figlie delle ragazze che hanno tentato di “farsi” da sole, che hanno inseguito o inseguono il successo e il mito dell’indipendenza e della parità dei ruoli.  Oggi se lavorano per l’autonomia personale, può accadere che rifiutino  la realtà di coppia, memori di tanti esempi falliti o impensierite dalla società segnata ancora da forte maschilismo.

I moderni possibili cavalieri poi sono di frequente i figli di madri e di padri disorientati dalla confusione e dalla perdita del ruolo del padre,  che  faticano a darsi delle regole salde e che vivono il turbinio delle proposte della cosiddetta società moderna  senza l’equilibrio e la forza di un saldo modello, preferibilmente  familiare. Questi fragili cavalieri, tempeste ormonali a parte,  in fondo non sono molto attesi e sognati dalle sospettose ragazze d’oggi a fianco del  cammino verso la realizzazione dei loro sogni!

Elinor, madre di Merida si oppone al destino che la figlia si cerca con tutte le forze e l’ingenuità proprie dell’adolescenza. E sarà lei a pagare. Tutte le madri pagano in effetti lo strappo d’indipendenza delle figlie e anche questo fa parte del gioco della vita: lasciare andare una figlia è rispettarla nelle scelte, dopo averle dato gli strumenti per combattere, realizzarsi ed anche  per scegliersi il compagno della vita. Allora si ricompone il solco fra due grandi affetti, così complesso da riconoscere  e da valorizzare.

La vicenda di Merida potrebbe essere forse letta come la favola della metafora dell’adolescenza femminile, la ricerca del proprio ruolo, il  coraggio per trovare il proprio posto al di là delle convenzioni e delle circostanze, stabilizzare l’autonomia generosa che concilia con i genitori.

Tutto è rimediabile e realizzabile… E accanto a ragazze decise ed equilibrate, crescono anche ragazzi pronti e maturi per accompagnare la loro compagna degnamente. Dipende: dipende soprattutto dall’amore nella coppia genitoriale, dipende dall’educazione  ricevuta, dipende dai modelli perseguiti e dalle figure educative incontrate nella crescita, dal cammino onesto fatto per conoscersi limpidamente nei propri punti di forza e di debolezza, per ricominciare sempre, per saper accogliere e scoprire la bellezza della diversità e della complementarietà. Dipende… dal progetto educativo che farà riferimento a grandi valori traversali di forte portata, a grandi ideali capaci di suscitare entusiasmo per la vita e le sue sfide, da affrontare con coraggio, magari anche sapendo “stare in piedi” da soli.


lunedì 26 novembre 2012

"I DISEGNI ARRABBIATI" in riedizione

di Annamaria Gatti
fonte: Città Nuova
 
Mondadori riedita l’esplosivo racconto del 1977 di Italo Calvino,
uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento

 
Lodalinda, che disegna fiori e pecorelle quando è felice, colora invece con un toro infuriato la rabbia per le provocazioni di Federico, che però risponde appunto a suon di disegni, in un curioso crescendo. Un po’ commuove, un po’ incuriosisce pagina dopo pagina questo bel racconto, che è una sfida all’ultimo disegno. Ci si chiede infatti: come avrà interpretato le parole Giulia Orecchia, artista di gran talento?
 
E qui non solo le forme con le parole, ma soprattutto i colori incrociano eroicamente le spade. Il libro si legge e si rilegge, senza stancarsi, perché le pagine sussultano, s’inseguono, proprio come in una solenne litigata, ma assolutamente “pacifica”. Niente morti e feriti, neppure un po’ di sangue rosso carminio sul foglio!
 
Un serpente aggredisce una tigre, per salvare un toro arrabbiatissimo; un cow-boy neutralizza la freccia minacciosa di un indiano, un fiume ferma un bisonte… Poi sembra che Lodolinda e Federico facciano la pace.
 
Ci piacerebbe che altri facessero così la guerra e la pace, con sapienti giochi cromatici. E, come nel lontano 1977, la storia pare sospesa e l’ultima pagina diventa la prima di una nuova storia, di una bambina e un bambino che litigavano a colori!
 
Ora esco a prendermi un mare di fogli bianchi, magari da un pacco, e il rosso e il blu, che mi mancano sempre in casa. Che ci facciamo? Proviamo anche noi a disegnare e a colorare tanto tanto…
 

domenica 25 novembre 2012

Leggere per crescere: schiappe ed affini.


Fonte Città Nuova on line:
Diaro di una schiappa. La dura verità.
di Michele Genisio.
Fenomeno schiappa, dunque: un riconoscimento mondiale a tutti coloro – bambini, ma anche giovani e adulti – che non riescono ad eccellere, o semplicemente non ne hanno troppa voglia. Che non si danno troppo da fare per essere i primi della classe, i primi nello sport, i primi nella musica, i più bravi nella danza. Che non amano immedesimarsi nel modello del tipo o della tipa vincente, sempre più informato degli altri, sempre attivo, sempre perfetto. Ma che preferiscono la quiete della mediocrità.Nella nostra Italia quanto mai in transizione, che ammicca a modelli competitivi tipo americano, e che vorrebbe lasciarsi alle spalle la sicurezza dello stato sociale, tante persone si trovano in grande disagio: non sono portate alla competizione, si sentono fragili, cariche di paure. Un po’ come Greg, una schiappa che non si vergogna di essere tale. E che così sa diventare simpatico.La sua tenera debolezza diventa la sua forza. E dalle vicende della sua vita così normale, quasi in sottotono, pare trasparire un po’ della saggezza d’un proverbio africano: «Se vuoi essere primo corri veloce, se vuoi andare lontano corri insieme agli altri».
 
Condivido con Michele Genisio,  le osservazioni e la valutazione dell'intento editoriale di questa simpatica  serie per ragazzi.
Ma metto, nero su bianco, anzi giallo su blu, ciò che provo quando consulto le classifiche dei libri più letti e noto che questa serie ha occupato posti di assoluto riguardo nelle vendite  per ragazzi.
Scrittura facile? Sì. Progetto?  Decisamente poco impegnativo per i lettori. Ma vincente, perchè scorrevole, molto semplice, fruibile anche dai cari deboli lettori.
...Che spero perciò lo leggano per divertirsi un po', per assaporare l'umorismo liberatorio di chi sa sorridere di se stesso e poi  leggano anche altro, maturino scelte di qualità, anche in termini di contenuto e stile narrativo.
Sarebbe importante poi  trovare qualcuno con cui parlare della schiappa che sta nel fondo di ciascuno di noi, per farne motivo di conoscenza e per sedimentare sentimenti  e atteggiamenti empatici per la "schiappa" altrui, di sorridente collaborazione sulle fragilità personali e sulle potenzialità talvolta nascoste e da rivalutare. Ne farei oggetto in momenti  di  circle time...

pubblicato da Annamaria
Foto - film "Diario di una schiappa"

venerdì 23 novembre 2012

Aiutami! Vivo come in una stanza buia.







 
Non aver paura di dare regole ai nostri bambini. E' un pensierino facile da sfiorare. Ma...
Andrea, 5 anni, vive con grande impegno la "regola" che le norme siano dettate da lui, sempre e  comunque e ovunque. Lui il re della famiglia, il principe inaffondabile e infallibile.

Ma non lo fa con piacere, in effetti si sente potente e reagisce agli eventi, anche a quelli più banali, cercando di dimostrare sempre che è in grado di fare ciò che vuole.  E sta male, senza saperlo raccontare. E' una incombenza dura la sua! Che dura da 5 anni.

Ora che è più grandino poi, e i genitori stupiti si aspetterebbero altro comportamento, se ne è fatta una ragione di vita e non gusta più nulla delle relazioni, delle esperienze, delle scoperte, oscurando pesantemente le abilità logiche, quanto quelle creative. Vivendo un eterno disagio affettivo.
Andrea vive senza gioia. E  dà anche segnali inequivocabili urlando, ribellandosi, opponendosi, piangendo...  E questo è l'aspetto più angosciante della faccenda, che preoccupa all'inverosimile i genitori. E non solo.
Peraltro è comprensibile il disagio e l'imbarazzo suscitati,  in tutte le situazioni nella sua vita di figlio (pure) unico.

Una cosa però ce l'ha detta, chiara: non ci capisco più niente! E si è messo in castigo da solo ieri.
Vero: non sa più perchè deve prendere lui decisioni che non gli competono, non sa perchè tutti si preoccupino di lui in questo modo e nessuno gli dica con decisione  e autorevolezza  quello che deve fare e come farlo, senza sciorinare fiumi di parole a giustificazione.

Che fatica! fare il bambino senza potersi appoggiare e fidare di un adulto o due che lo rassicurino, lo perdonino e gli permettano di sbagliare indicandogli la via giusta.
Andrea ha paura sì: di stare in questa vita come in una stanza buia, senza sprazzi di luce che lo facciano sentire bambino vero, non onnipotente,  fragile magari, ma con l'opportunità di sentirsi bene e vivere esperienze contenute e gratificanti. Di piangere sommessamente perchè finalmente qualcuno ha capito di cosa ha bisogno: ed è una rabbia e un pianto liberatorio.

pubblicato da Annamaria Gatti
ill. di Quino
 
 

mercoledì 21 novembre 2012

INSEGNA LA NOSTALGIA DELL'INFINITO...


“Se vuoi costruire una nave,
 non radunare gli uomini
per raccogliere il legno
e distribuire i compiti,
ma insegna loro la nostalgia del mare
ampio e infinito..."
(Antoine de Saint Exupèry)

E appunto di nostalgia dell'infinito ha scandito la sua vita, il padre del Piccolo Principe. ... E di pedagogia dell'esistenza, quella profonda, che non si accontenta del rapporto frontale e del narrare,  della comunicazione e della ricerca.
Ma dà ragione del respiro di tutti i giorni, inonda di  entusiasmo e di desiderio, coinvolge e rapisce, ti dà le armi della curiosità e della creatività, con cui poi tracci la tua via,  su cui costruire o restaurare.
 
La forza dell'educazione solca onde lunghe e tenaci, segna il tempo e accende lo sguardo.
Paradossalmente quando ti sei speso e hai spremuto tutte le tue risorse umane e spirituali e hai insegnato la nostalgia per la vita e la pace, hai insegnato tutto quel che serve per partire...
Anche se il cammino sarà comunque per il nuovo uomo anche faticoso e lungo. Necessariamente e inevitabilmente.

pubblicato da Annamaria Gatti
foto: guidaditalia.com
 

venerdì 16 novembre 2012

Sai cos'è l'autunno veloce?




Alice è al parco. Nonna Maria la accompagna.
Alberelli fragili si protendono verso le manine curiose dei bambini che passeggiano, si rincorrono e  si richiamano, quasi a voler giocare con loro per difenderli dalle sorprese buie della vita.
Foglie per lo più dorate ornano i rami e sfarfallano attorno, a prova della stagione incalzante, che vuole donare alla terra umida nutrimento e consolazione.
Una foglia impertinente sfiora Alice sul visino e la storia dell'autunno va in onda con tutta la sua ricchezza di particolari.
E' nonna Maria a confermarle il succedersi delle stagioni... Nonna e nipotina, in una tenera intesa generazionale, sono saziate da tanta vita attorno, che l'abitudine e la fretta spesso fanno  passare inosservata.
Poi la richiesta di Alice di vedere tante foglie gialle cadere. Nonna  scuote un alberello, creando una pioggia di sottili lamine splendenti, una cascata piena di poesia e di stupore...
"Nonna guarda! Abbiamo fatto l'autunno veloce..."
Il pensiero-bambino ancora una volta sorprende... Solo coloro che lo sanno ascoltare e riconoscere.


pubblicato da Annamaria Gatti
foto Mil Pond Press

mercoledì 14 novembre 2012

LA FESTA LA SCEGLIAMO NOI







di ROSARIA AMURRI
fonte:  Città Nuova

Mattina del 31 ottobre. Arrivo in aula e dopo pochi minuti mi raggiungono i miei alunni. Tutti allegri mi circondano gridando «Dolcetto o scherzetto?». «Maestra, oggi è la festa di Halloween!», mi ricordano.
Sono 24 bellissimi bambini di seconda classe e già questa festa ha una gran presa su di loro. Mi chiedo se le ricorrenze appena trascorse e quelle dei prossimi giorni sono altrettanto importanti per loro.

Della classe fanno parte sei bambini musulmani, alcuni di origine tunisina, altri del Marocco. Da poco, il 26 e il 29 ottobre, hanno avuto la festa del Sacrificio. Tutti gli altri il primo novembre potranno festeggiare i santi e il 2 ricordare i defunti.
Non posso sorvolare e iniziare tranquillamente la mia lezione di matematica…

Spiego allora che la festa di Halloween è nata presso i popoli anglosassoni, è diffusa negli Stati Uniti, ma non ha molto significato per noi. Molto importanti sono invece le feste di questi giorni. Chiamo i bambini musulmani a raccontare agli altri come hanno trascorso la festa del Sacrificio.
Loro con entusiasmo spiegano che sono andati alla moschea e hanno mangiato la pecora tutti insieme. Racconto allora a tutti la storia del sacrificio fatto da Abramo, che loro conoscono molto bene. Spiego che Abramo è una persona importante sia per i musulmani che per i cristiani, posso arrivare a dire che tutti preghiamo lo stesso Dio che ci ama tanto.
Poi spiego a loro il significato delle prossime feste per i loro compagni cristiani: il primo novembre festeggeremo tutti i santi, quelle persone eccezionali che hanno vissuto amando tutti e amando sempre Dio e poi il 2 novembre festeggeremo tutti i nostri parenti e amici che hanno lasciato questo mondo per iniziare una nuova vita in un posto bellissimo, il Paradiso, dove tutti si vogliono bene.

C’è una grande attenzione e partecipazione e lo verifico nei pensieri scritti subito dopo da loro: «È stato bello stare con la mia famiglia e tutti gli altri a mangiare la pecora: è stata una festa bellissima»; «Questi Santi sono persone veramente intelligentissime!»; «Mio nonno mi manca, ma so che vive felice in Cielo».
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