Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

martedì 29 novembre 2022

Una storia di Natale quasi vera, verissima dedicata ai preadolescenti

 


AVVENTURA ASPETTANDO NATALE

            racconto di annamaria gatti

Tre ragazzi, grandi amici,  si perdono in modo inspiegabile.  Però qualcosa di misterioso accadrà e troveranno un  rifugio presso una famigliola. Il padre  si chiama Giuseppe e la madre Maria.

Primo step

“Ehi ragazzi, ma dove cavolo andiamo?” aveva chiesto annoiato Willy Bells, il solito piantagrane e piuttosto pigro, inforcando la sua fiammante mountain bike.

“Eddai! Sempre il solito che non si fida!” aveva apostrofato Harry Smith. “Non vedi? Stiamo andando su per la collina.”

“Non sono orbo” replicò Willy Bells, ma per nulla stizzito. Ad Harry Smith si poteva perdonare tutto: aveva la casa più attrezzata del mondo per giochi e ospitalità, un campo da baseball dietro casa, un garage pieno di mille attrezzi e pezzi con cui creare qualcosa. Questo e soprattutto un buon carattere,  gli valeva la simpatia di molti.

“Dai Willy,” aveva spiegato Frank West, un tipo pratico e che metteva a posto subito i bulletti di turno, anche se era permaloso come un riccio. “ Ti ricordi il cucciolo che abbiamo trovato nel fosso? Stiamo andando a controllare come sta, con i suoi nuovi padroni. Vieni anche tu? Stanno in qualche parte qui in mezzo ai boschi.”

Ah sì, lo ricordo, era proprio un bel cucciolo,  chissà da dove era sbucato fuori. Vengo anch’io, sì.” Confermò Willy Bells seguendo gli amici che sfrecciavano senza fatica anche in salita. Non era tardi, ma già il sole stava tramontando, in quelle giornate di inizio inverno, alle soglie del Natale, con un emozionante spettacolo rosso e dorato, che li obbligò a fermarsi per ammirarlo nel suo splendore.                      

Secondo step.

Poi il sole lasciò il posto all’imbrunire, mentre i ragazzi stavano percorrendo l’ennesimo sentiero sterrato. Del casolare però nemmeno l’ombra.

“Abbiamo fatto male i calcoli di orario e di orientamento, gente!” aveva commentato  Frank West.

“Qui si fa buio e abbiamo sbagliato strada vero? Insomma, ci siamo persi?” chiese quasi  piagnucolando Willy Bells.

“Dai ragazzi, ho quel che serve per vederci meglio…” disse Harry Smith tirando fuori la grossa pila dallo zainetto tuttofare, da cui non si separava mai.  “Certo la casa doveva essere proprio in questa zona, non so come abbiamo fatto a sbagliare sentiero. Capita. Anzi non dovrebbe succedere, ma ora bisogna pur che ci arrangiamo no?”

“Qui attorno è tutto buio, non si vede nessuna casa. Nessuno di noi ha un cell per chiamare qualcuno.” Avvertì Willy Bells preoccupato.

Ma preoccupati erano tutti e tre certamente. Sulla collina i boschi erano invitanti nel pomeriggio assolato, ma ora erano coperti di mistero e di freddo, che si faceva sentire soprattutto attraverso i loro modernissimi jeans bucherellati.

Poi un rumore lieve, ma ritmato.

“Sentito il fruscio?” chiese Frank West. “Qualcuno o qualcosa si avvicina. Fermi tutti!” Trattennero il fiato, poi la “cosa” si dileguò precipitosamente nella boscaglia buia, senza potersi far riconoscere. “Sarà una lepre. Qui è pieno di lepri” concluse  Harry Smith, ma non ne era certo per niente.

Willy Bells sussultò quando, con un grido rauco, qualcosa si levò dalla macchia e volò basso vicino a lui. “Tranquillo era un fagiano… mi pare…forse” bisbigliò Frank West.

E adesso cosa faranno i tre tipi in bicicletta nella sera buia, con una fioca luna, sorta pallida e tremolante fra il blu,  a guardare quel che stava capitando?

                                        

Terzo step .

Qui si fa notte… infatti ormai i tre si ritrovarono a  prendere una decisione: cercare un riparo per la notte, che non si presentava tiepida di certo.

Tre ragazzi, con bici al seguito, si stagliavano fra le ombre di una notte però speciale, quasi alla vigilia dell’attesa di un Bambino. Un Bambino,  Signore del mondo.  Quell’anno il Natale che si stava preparando era però molto particolare: un’epidemia stava tracciando giorni complessi, di prudenze e chiusure, forse senza poter condividere con i propri cari la festa, che era  da sempre festa dei cuori e degli affetti.                         

“Guarda cosa ci capita, ragazzi che facciamo? Ci giochiamo le vacanze di Natale così nel bosco? Qui ripari non se ne vedono” osservò sfiduciato Frank, “la tua pila, Harry, non so come ci possa aiutare.”

Harry Smith non rispose, era muto, con lo sguardo rivolto in lontananza, verso un punto preciso da dove proveniva un piccolo fascio di luce.

“Ehi, guardate, forse la casa che cerchiamo è là!” esultò Willy Bells, mettendosi le ali ai piedi e trascinando la sua mountain bike piuttosto provata dall’avventura, visto il fango raccolto.

I tre si concentrarono seriamente e, già pregustando il successo e la possibilità di avvisare le famiglie, si avviarono convinti verso quel barlume di luce,  superando notevoli ostacoli, dati dai cespugli e dai rovi che li separavano dalla luce. Ma cosa c’era laggiù, in fondo al bosco?

  

Quarto step

In cima alla collina, a cielo terso, coronata dalle cime dietro di lei stava una casa, anzi forse una baitina, una capanna.

“Ragazzi non è il casolare dove è stato ospitato il cucciolo” spiegò Frank West.

“Vero, ma lì qualcuno ci sarà e ci ospiterà per la  notte” aggiunse Harry Smith.

“Spero abbiano un cellulare, così  avviso il papà. Sarà in pena e mi buscherò un bel castigo” chiarì dispiaciuto Willy Bells.

Il pensiero corse ai genitori in pena e tutti ebbero qualche momento di silenzio carico di apprensione e desiderio. “Mi verrà a cercare Toby, il mio cagnolone…” pensò Harry Smith.

                                             

Arrivarono vicini alla casetta. Dal camino un fumo leggero rassicurava i ragazzi che un po’ di calore lo avrebbero trovato.

Bussarono. Nessuno rispose. Harry Smith per primo spinse l’uscio e rimase come impietrito e immobile.   “Dai entra no? Ma guard………..” Ma anche a Frank West e a Willy Bells le parole morirono in gola alla vista di una donna che teneva un neonato fra le braccia. Un uomo barbuto, dallo sguardo sereno, stava sistemando la paglia per terra per riposarsi e stava curando il fuoco nel camino. Per primo si alzò e andò loro incontro. “Salve ragazzi, vi aspettavamo. Avete bisogno di scaldarvi? Vi siete persi vero?”

Nessuno riuscì ad annuire. Davanti a loro stavano Giuseppe, Maria e il Bimbo Gesù. C’era l’asino e c’era il bue. Era un presepe. Vivente.



 

Quinto step                                                    

Gesù era lì, piccino e li guardava. E sorrideva.    

E dentro a quel sorriso e a quelle braccine tese verso Willy  c’erano tutte le preoccupazioni di Willy  Bells, il suo timore per la matematica, per il prof di storia, per la partita andata male, per il litigio con suo cugino e tutto quel che aveva nel cuore.

E dentro a quel sorriso e a quelle braccine tese verso Frank c’erano la delusione che provava per l’amico che lo avevano ingannato, la paura del covid, degli esami che doveva fare, del compito in classe che era andato male.

E dentro a quel sorriso e a quelle braccine tese verso Harry c’era tutta la sua vita,  le sue rabbie,  le antipatie e la fatica di scegliere il bene sempre. Gesù si portava tutto nel cuore di bambino, perché anche lui era stato un bambino e un ragazzo e sapeva tutte queste cose.

“Dormite ora, domani mattina ritroverete la strada verso casa” li rassicurò Giuseppe.

“Certo, non vi preoccupate” aveva detto Maria, “qui siete al sicuro, lasciate tutti i vostri pensieri al mio Bambino. Ci penserà Lui ad aiutarvi.”                

Si addormentarono subito per la stanchezza.

Poi sentirono delle voci concitate e un cane che abbaiava disperatamente. Una voce di donna diceva:

“Toby abbaia come un forsennato, vediamo qui dentro. Questa casupola non l’avevo mai vista! Guardiamo qui dentro!”

I tre ragazzi si svegliarono ben bene quando una massa nera e calda si tuffò su di loro e con un gran lavoro lavò a leccate i loro visi, decisamente stravolti dal lungo sonno ristoratore.

Toby li aveva ritrovati.

“Harry! Willy! Frank! Che meraviglia siete qui e siete sani e salvi! Oh che gioia!” Era la mamma di Harry che aveva abbracciato tutti e tre, poi entrarono correndo tutti gli altri genitori.

“Vi abbiamo cercato tutta la notte…”                                                                                 

“Tranquilli ci hanno ospitato loro…” stava dicendo Harry voltandosi verso il camino…

Ma non c’era nessuno. Giuseppe, Maria e il Bambino non c’erano più.

Neppure l’asino e il bue.

Eppure nel camino c’era la cenere.

Willy, Harry, e Frank si guardarono in silenzio. Uno sguardo di intesa diceva: e chi lo dice adesso che Gesù ci ha salvato stanotte?

“Chi loro? Qui non c’è nessuno” chiedevano.

“Erano Giuseppe, Maria e Gesù. Davvero.”

In un angolo la paglia fresca era un segno tangibile: lì avevano incontrato Gesù Bambino e a Lui avevano dato tutti i loro pensieri difficili.

“Mamma, tu lo credi vero?”

“Sì, tutto è possibile a Dio”.

E Toby fece un gran balzo di gioia e lasciò ancora una leccatona di festa  sul naso di Harry.

                                                                                                    NONNANNA


E IL CUCCIOLO CHE FINE AVEVA FATTO? 

Secondo te? 

E Toby fece un gran balzo di gioia e lasciò ancora una leccatona di festa  sul naso di Harry...

fino a quando fu distratto da un guaito: "Ehi guardate" aveva osservato Willy "il cuccioletto che avevamo trovato! Sarà fuggito..."

Era un batuffolo marrone, con due occhi vispissimi, che rotolò fra i tre con aria supplichevole.

"Teniamolo noi ragazzi" propose Harry. "Un mese ciascuno, vi va?"

"Ok, una vera trovata, un regalo di Natale!"

I genitori si guardarono complici e finalmente rilassati. Buon Natale a tutti!


pubblicata da Annamaria Gatti 

foto da Nativity film

        dreamstime

        

                                                    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 27 novembre 2022

Favola - DONI A SAPERLI VEDERE 1: NUVOLE



Fonte Città Nuova novembre 2022

 NUVOLE

di Annamaria Gatti                                   illustrazione di Eleonora Moretti

C’era una volta una piccola principessa che si chiamava Lucia e  viveva in un castello. Il castello era bellissimo sì, con tante torri merlate, ma lei era triste.

Perché la principessa Lucia era triste? Indovinate…

Perché era sempre sola e invece avrebbe voluto giocare con altri bambini e altre bambine. Dalla finestra della sua camera spaziosa e ricca di giocattoli poteva solo vedere il cielo azzurro e ricco di nuvole.

Anche quel giorno lo guardava intensamente, le nuvole se ne accorsero e capirono.

“Ciao principessa Lucia, come sei triste oggi!” osservò una nuvola ricciolina, un cirro che vagava in compagnia di altre sorelle.

“Vorrei giocare con qualcuno, voi potete farlo con il vento e potete vedere la terra” replicò Lucia che si sorprese e pensava:  come era successo che potesse capire il linguaggio delle nuvole?

“I bambini possono fare molte cose, per esempio possono parlare con le nuvole” spiegò un’altra nuvola che sembrava una torta alla panna, tanto era gonfia e tonda.

“Perché?” chiese Lucia, che avrebbe tanto voluto tuffarsi in quel mare candido.

“Perché hanno il cuore buono” sentì rispondere dall’alto. Guardò su e vide una nuvola scendere e avvicinarsi alla finestra: sembrava un prato disteso.

“Vieni, ti portiamo noi a vedere quanto è bella la terra da quassù. Non temere siamo leggere, ma forti, puoi camminare sul mio manto.”

“ E puoi sederti qui. Ho preparato per te una soffice poltroncina” ammise la nuvola tonda che sembrava un cumulo di cotone o di zucchero filato. Con un salto la bimba salì, prima fece una corsa e poi si tuffò in tutto quel bianco.  E guardò giù! Gli occhi le brillavano. Era così emozionante stare in braccio alle nuvole.

Ma… dov’erano gli altri bambini?

“Fidati di noi, quel che desideri accadrà” sussurrò la nuvola ricciolina.

Lucia era proprio curiosa: avrebbe davvero incontrato altre  bambine in quel viaggio straordinario?

giovedì 24 novembre 2022

Quando la rabbia del figlio trasforma la mamma in ...una quercia.



Risultati immagini per immagini quercia

La mamma di Paolino era così rattristata per essersi fatta prendere dall'esplosione di rabbia verso il figlio!

La mamma allora ne parla con l'amica Laura, esperta nel supporto genitoriale,  che l'ascolta per molto tempo, con attenzione, ma poi mamma si blocca e  pensa a quando andrà a riprendere Paolino a scuola.  E lui farà la solita tiritera e lei sente già un nodo alla gola.  Laura se ne accorge. Aspetta un po',  poi rievoca  una immagine.

"Sai l'immagine della quercia? Soffiano i venti, arrivano temporali e grandinate, ma poi risplende il sole che  gioca fra  i suoi  rami.  Gli uccellini cantano e la rallegrano,  la brezza l'accarezza e l'abbraccia, mentre lei guarda il mare che le manda spruzzi di gioia. Lei sta sempre lì, fedele e forte, non si piega, non si ritira, non si dà colpe di quel che accade al tempo meteorologico... "

 Mamma ama molto  il mare e il pensiero vola... Incontra anche una burrasca e si scuote...

"Sai l'immagine della quercia?" riprende Laura. "Ecco tu sei una quercia. Il tuo bambino è  il tempo meteorologico. 

Soffia come il vento, esplode come i temporali e le grandinate, splende e ti ama all'impossibile ed è  come il sole che gioca fra  i suoi  rami, fra le tue braccia. 

Come gli uccellini canta e ti rallegra, come  la brezza ti accarezza e ti abbraccia mentre tu guardi il mare,   il futuro per lui che immagini pieno  di  spruzzi di gioia.

Non hai sbagliato nulla con tuo figlio.

Lui è  un bambino.  Che esplode o accarezza.

Tu sei la sua quercia  che accoglie il bello e il suo cattivo tempo.

Ma resta lì." 

Laura si ferma, mentre mamma ascolta le sue emozioni. Una valanga che sta per acquietarsi. Forse.

"Ma resta lì..." prosegue Laura.

"Non si accascia, freme e si piega un po'. Anche se soffre sa che lei starà    ferma,  con tutta la forza di cui è  capace, aggrappandosi alle radici.  Un po' fiera un po' provata.

Sai che  se lui, tuo figlio,  trova la quercia, sua madre,  fissa, salda, , allora gli passerà  il temporale e la rabbia.

Se vede che la mamma soffre e si ferisce,  il temporale  faticherà  a passare, perché  si sentirà  colpevole.

I temporali e   gli scoppi di ira nei bambini solitamente  sono fisiologici."

 La mamma di Paolino alza ora occhi  fiduciosi  verso il cielo, fuori... mentre l'amica prosegue: 

"Lui è un bambino libero, capace di esprimersi e lui è così perchè la madre ha lavorato bene. E' stata brava e lui esprime il positivo e il negativo a 360°.  E sarà  una bella persona.

Bene che  esprima il dolore... Deve essere guidato a tirarlo fuori in sicurezza per  sè e per gli altri.

Se la quercia regge le emozioni,  allora lui sarà  aiutato. E gli passeranno gli scoppi di ira.

Se la mamma  sdrammatizza e non si dà colpe e accetta quel  che è  fisiologico,  lui la troverà autorevole e ferma e si fermerà anche lui,  pian piano,  si autoregola in sicurezza."

Ma come le querce hanno bisogno di cure, così anche mamma-quercia userà compassione e premura verso di sè, attesa e comprensione. E anche noi... una carezza gliela mandiamo!

 pubblicato da Annamaria Gatti

Foto: da Tuttogreen


giovedì 17 novembre 2022

Uffabaruffa in due opere d'arte!

 


Ebbene, dopo varie comparse in alcuni libri scolastici, ultimamente per Rizzoli, (ragazzi di quinta siete avvisati!) eccola qui!

Riconoscete il personaggio? 





Il castello di sabbia c'è, 

la borsaportatuttoquelcheserve pure, bacchetta scopa magica, attrezzi per fare castelli di sabbia, Uffabaruffa fata si fa compagnia con una contaminazione, non dal secondo libro "Uffabaruffa colpisce ancora", ma dalle avventure di "Nik e la banda del levriero" altro libro per bambini, insomma... una vera sorpresa!

Il mio compleanno è stato allietato da un dono tenerissimo che da Cortina è giunto per emozionarmi. Uffabaruffa, grazie a un'idea di Cristina, mi ha avvolto con due opere d'arte  di Serenella Lombardi che nelle sue "LE FIABE NEL CASSETTO" rivisita le favole con composizioni di grande maestria e soprattutto "cuore". 

Un motto apre la sua pagina http://www.lefiabenelcassetto.it/

"PER QUANTO TU POSSA ESSERE RAZIONALE 

CI SARA'  SEMPRE UNA FAVOLA 

ALLA QUALE  FINIRAI PER  CREDERE"


                                          




lunedì 7 novembre 2022

UN PUGNO DI SEMI splendido messaggio di inclusione

 


di Lorenza Farina

illustrazioni di Lucia Ricciardi

Edizioni Paoline, 2022

Recensione di Annamaria Gatti 

Fonte:  Città Nuova novembre 2022


E’ accaduto ancora. L’autrice Lorenza Farina ha incrociato una mano fatata, quella di Lucia Ricciardi e il sogno si è realizzato. Un albo illustrato di pregio. E di questi tempi, davvero duri,  perle come questi libri, luccicano di una luce vivida e consolante.

La scrittrice narra ai bambini questa volta di diversità e di inclusione, di fuga e di accoglienza.  Temi sempre più sentiti nella quotidianità, pressanti anzi. I bambini si fanno molte domande e sanno già molte delle risposte, ma le incertezze e la gravità di questi tempi li segnano e hanno bisogno che gli adulti glieli rendano leggibili, chiariscano e diano loro le coordinate su cui riprendere il respiro, gli abbracci e i sorrisi e i giochi.

Il protagonista di “Un pugno di semi”  è Nabil, giunto nel nuovo Paese con in tasca i semi di acacia, dono del nonno. In questi semi si nasconde un mandato e il desiderio di non scordare colori, sguardi e voci, con il sogno di superare la paura e lo scoraggiamento e di ricominciare insieme ad altri suoni e ad altre tonalità. Ci riuscirà perché, grazie a quei semi, non avrà smarrito le radici della sua esistenza e saprà superare il dolore e la delusione, ricostruendo relazioni d’amicizia.

Le intuizioni dell’autrice sono forti e coinvolgono il piccolo lettore, trascinandolo in pagine che l’illustratrice commenta con sensibilità poetica e talento: il verde degli alberi, presente e predominante, sembra portare fortuna a Nabil e al suo ritrovato amico, complici poi due denti caduti, come di prassi nella dentatura di un settenne, e un pallone, che permette di dimostrare abilità insospettate nel mettere in rete i goal.

E ha fatto centro anche Nabil, ma lo fanno anche tutti i bambini e gli adulti che sanno vivere di empatia, una risorsa umana che permette di superare barriere e pregiudizi. E anche la violenza della guerra.