Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

domenica 26 settembre 2010

PEDAGOGIA LIBERATRICE: DALLA VITA VISSUTA DI CHIARA LUCE BADANO



CHIARA BADANO: BEATA A 18 ANNI
io non so dirvi tutto in poche righe... quasi mi manca il fiato!
Ma certamente parla al cuore e all'intelligenza di tante mamme e di tanti papà lo stile educativo di Teresa e Ruggero Badano, che hanno cresciuto come meglio hanno potuto, una bambina, dal 1971 al 1990 morta per un tunore, e se la ritrovano Beata oggi, agli onori dell'altare nella Chiesa:
Quella figliola...all'attenzione delle decine di migliaia di giovani, che hanno assiepato i luoghi della festa a Roma ieri e oggi e alla incredula ricerca di tanti giovani ( e non solo), anche non credenti, che nel mondo la conoscono già o che la stanno scoprendo!
....Perchè Chiara Luce Badano ha tutte le carte in regola per dire chiaramente che la vita vale la pena di essere vissuta ed essere vissuta bene: tenacia, fedeltà, determinazione, grande amore per tutti, soprattutto per i più deboli, coraggio da vendere e intelligenza ben usata...
Morendo lo ha detto, sorridendo, e per molti è difficile crederlo, ha consegnato la fiaccola ad altri giovani, che poi invecchieranno, ma non nel cuore, per passarla ad altri ancora, in una gara eterna.
Come si arriva da quelle parti, o almeno, nei pressi?
Aspettiamo quando sono adolescenti a dare loro le coordinate per fare scelte determinanti per la vita? Diciamo a loro senza mezzi termini che ci sono modelli incredibilmente alti e assolutamente perseguibili?
Vale la pena sbirciare nella vita di Chiara Badano, oggi così "leggibile", dove io ritrovo il solco di un coraggioso manuale di educazione dell'infanzia e della preadolescenza nelle scelte di mamma e papà.
Da scoprire! Fatemi sapere!
Ah, dimenticavo! Chiara Luce è anche su facebook!
pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
I libri in foto sono pubblicati da Città Nuova www.cittanuova.it

lunedì 20 settembre 2010

UNA REGOLA D'ORO PER LA SCUOLA


FAI AGLI ALTRI QUELLO CHE VORRESTI FOSSE FATTO A TE

di A. Gatti

Fonte: Città Nuova

Foto di Sergio Rizzato

Sergio è un concentrato di vitalità e di simpatia , non si fa fatica a pensarlo a scuola, a stretto contatto con bambini chiassosi ed esuberanti. Ma il suo entusiasmo per il mondo dell'educazione, condiviso con la moglie insegnante, ha radici lontane e limpide, passa attraverso la scoperta umana e personale di linguaggi alternativi e moderni per dare valori e linee: la coerenza è una delle sue forze... Costretto alla coerenza da figli ed alunni!”...La “Regola d'oro” è una delle strategie che Sergio Rizzato ha messo in gioco, anche di recente con i suoi significativamente intransigenti bambini. Ascoltarlo è un piacere:Quest’anno stavo spiegando alle due sezioni di classe quarta elementare la Preistoria e la nascita dei primi villaggi. Guardando un disegno del libro mi è venuto in mente il villaggio di Fontem del popolo dei Bangwa in Camerum, a favore del quale da giovane ho collaborato con gli altri gen all“Operazione Africa” mandando dei fondi per costruire una turbina per l’energia elettrica e un ospedale. Ho raccontato ai bambini della meravigliosa cultura di quel popolo, ma anche delle difficoltà che incontrava, specie a causa di una grave malattia che provocava una forte mortalità infantile, tanto che il popolo dei Bangwa rischiava l’estinzione. Il Fon, il re della tribù, insieme al suo popolo per mesi e mesi aveva pregato Dio affinché facesse cessare questa calamità, senza però essere esaudito nelle sue preghiere. Infine si era rivolto ad un vescovo cattolico che dovendo venire in Italia aveva incontrato Chiara Lubich e le aveva parlato dei problemi di quella tribù nella foresta africana. Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari,aveva subito mandato dei medici ed infermieri che per anni erano rimasti lì vivendo come i Bangwa, abitando nelle capanne e mangiando come loro, e che erano riusciti a debellare definitivamente la malattia. Quando poi Chiara era andata a Fontem per inaugurare l’ospedale, il Fon le aveva detto:”Siamo imparando dal vostro esempio, a vivere come voi”, cioè anche i Bangwa avevano cominciato a vivere la regola d’oro: ”Fa’ agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te”. Adesso più villaggi e popolazioni vivono la “Regola d’oro” ed anche i loro re si vogliono bene come dei fratelli, tanto che uno di questi ha affermato che nel suo popolo gli capita meno frequentemente di dover giudicare e punire chi si comporta male”

...

...Poi ho raccontato ai bambini che all’ingresso del palazzo dell’O.N.U. c’è un grande disegno che mostra immagini di persone appartenenti a popoli diversi di tutto il mondo e dove al centro è riportata a caratteri dorati la “Regola d’oro” appunto, e ho spiegato che molte culture esprimono con parole diverse lo stesso invito:- Fa’ agli altri quello che vuoi che gli altri facciano a te”.

Sergio, sempre documentato, per non rischiare di incorrere in qualche osservazione trabocchetto dei suoi alunni, si è premurato di divulgare precisamente cosa si intende per “regola comune a tutte le culture” e d ecco alcuni passi della presentazione, utili per chi voglia saperne di più:

GIUDAISMO: ”Non fare a nessuno ciò che non piace neanche a te” (Tob 4,15 )

CRISTIANESIMO: ”Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te (Lc 6,13)

ISLAM: “Nessuno di voi è credente fino a quando non desidera per il fratello

quanto desidera per se stesso” (Hadit 13, al Bukhari)

INDUISMO: “Non comportarti nei confronti degli altri in un modo che è spiacevole

anche per te stesso” (Mahabharata 5:1517)

BUDDISMO /Giappone: "L’apice della compassione è dimenticare se stesso e servire

gli altri." (Saicho.- monaci della Tendai-shu)

Infine ho proposto ai bambini di vivere insieme la Regola d’oro. Un bambino della 4^A mi ha detto :-Ma, maestro, è difficile vivere così!- mentre nella 4^B i bambini mi hanno fatto presente che era impossibile viverla durante l’ora di catechismo perché tutti si comportavano male, perché si lasciavano coinvolgere da alcuni bambini di un’altra classe che disturbavano in continuazione, e la catechista doveva spesso intervenire duramente.

Impressionato dal racconto dei bambini, ho detto loro che l’unica possibilità che rimaneva era quella di provare a vivere la Regola d’oro tutti insieme e che uno di loro doveva ricordarlo agli altri prima di entrare al catechismo.

Il giorno dopo ho chiesto ai bambini com’era andata e li ho visti tutti entusiasti perché la catechista aveva chiesto loro:- Ma cosa avete oggi che siete così buoni!- ed essi le avevano spiegato che a scuola il maestro aveva proposto di vivere la Regola d’oro: “Fa’ agli altri quello che vorresti gli altri facessero a te”; al che la catechista aveva detto:- Voglio proprio conoscere il vostro maestro!

Poi i bambini avevano sentito che la catechista aveva confidato ad una collega che i ragazzi quel giorno erano stati “dei santi”.

Sergio sorride divertito. Lui ha fatto il primo passo educativo, il resto lo hanno fatto i bambini e quel qualcosa in più che si chiama fiducia e ottimismo: e i bambini, si sa, sono i primi a credere a quello in cui tu credi fermamente.

Adesso- continua Sergio - in classe ogni occasione è buona per ricordarci di vivere la Regola d’oro: basta solo accennarla e subito si sente che le cose si raddrizzano da sole senza bisogno di tanti rimproveri.

Anche studiando gli articoli della Costituzione, così importanti per i valori che cercano di tutelare, mi è venuto spontaneo dire ai bambini che se tutti vivessimo la Regola d’oro, anche la Costituzione sarebbe inutile.

Questo è solo una piccola cosa, ma intanto mi sembra di offrire ai bambini una risorsa importantissima per la loro crescita umana, una chiave attraverso la quale essi possono dare un senso alla loro vita e al loro essere inseriti in una comunità”.

...E anche questa è una delle straordinarie normalità della vita di tutti i giorni nella nostra scuola, da scoprire e valorizzare, da saper leggere con occhi attenti e cuore pronto.


giovedì 16 settembre 2010

STORIE VERE DI QUOTIDIANA BELLEZZA


Il lavoro psicoterapeutico con i bambini

Il lavoro psicoterapeutico con i bambini


Forse qualcuno dei genitori che si connette al nostro blog potrebbe avere la curiosità di chiedersi: ma come sarà in definitiva il lavoro che uno psicoterapeuta fa con i bambini?

Cosa cercherà di scoprire? E soprattutto, sarà fruttuoso?

Pensando a queste probabili domande mi è venuto in mente di raccontare una storia.

C’era una volta una bimba arrabbiata e paurosa. La mamma la portò per questi motivi da una psicoterapeuta infantile e le disse:

”Sono preoccupata perché questa mia bimba è paurosa,di notte vuole dormire con me perché ha paura del buio e dei ladri. Di giorno dice bugie alle maestre e quando la sgrido mi spiega che aveva paura che le dessero troppi compiti.

Ma oltre a questo sono anche preoccupata perché spesso è così arrabbiata che picchia i fratelli.”

I primi incontri furono con i genitori. A loro ci voleva tanta pazienza perché spesso tra lei e i fratelli scoppiavano scintille. Più la sgridavano e peggio faceva.

Incontrandoli però, e riflettendo insieme, si chiarì, a loro e alla psicoterapeuta, questo pensiero: la piccola si percepisce “sbagliata”. I bambini che si sentono “sbagliati” temono di deludere e si arrabbiano ancora di più. Quando loro la sgridavano, lei si teneva dentro una gelosia poco chiara,che nessuno aveva capito e tanto meno lei.

Con l’aiuto di qualche gioco e di qualche fiaba, di un po’ di buonumore e molta simpatia,prima i genitori e poi la bimba capirono che bisognava “lavorare” a riempire il cervello e il cuore di amore e comprensione e che questo sarebbe servito a superare le paure meglio delle sgridate e meglio della rabbia.

I genitori cambiarono moltissimo: la incoraggiavano, passavano più tempo con lei, la conoscevano sempre meglio nei suoi aspetti più nascosti .

Si sforzavano di accettarla com’era, mentre prima si stupivano e dispiacevano per qualcosa di lei che non si aspettavano, che li lasciava delusi.

Andavano indietro col pensiero e ricordavano che nei primi anni di vita la bimba manifestava una grande sete d’amore, così grande che non era stato facile darle da bere quanto avrebbe voluto. Ci sono bambini più assetati e bambini meno assetati, spiegava la terapeuta. Quelli più assetati sono facilmente più gelosi. Non è un peccato dei bambini, né una colpa dei genitori.

“Può succedere. L’importante è accettare. Ripartiamo dall’accettazione totale di lei, che non si senta sbagliata. E di voi, che non vi sentiate sbagliati. Siete dei bravi genitori, si capisce da tante cose e anche dal fatto che siete venuti qui, per riflettere e non rimanere soli con le vostre preoccupazioni.”

Come è finita questa storia? La bimba è guarita dalla rabbia e dalla paura. E siamo diventate amiche, anche se lei è piccola e io sono grande.

ini

Pubblicato da Maddalena Petrillo Triggiano

Illustrazione di Laura Cortini

da: Uffabaruffa come sei buffa di A. Gatti, Città Nuova, Roma

martedì 14 settembre 2010

PRIMO GIORNO DI SCUOLA PER PAOLINO (E IL SUO PAPA')2



...CONTINUAZIONE


di Annamaria Gatti

fonte: www.educare.it

illustrazione da: Astrid Lindgren, Voglio andare a scuola, Mondadori Editore

...Invece leggeva l’ansia solo sui volti sorridenti, ma “tiratissimi”, degli altri genitori.

Sei emozionato anche tu?” gli ha chiesto il papà di Gigi, un amichetto di Paolino.

No, non proprio…”

Agitato sì, vero?” ha incalzato quel papà. “Io mi sento al mio primo giorno di scuola. Mi chiedo se Gigi la “prenderà” bene… la scuola intendo. Sarà abbastanza bravo, riuscirà brillantemente o sarà uno svogliato?…”

Ecco, era fatta! Anche il papà di Paolino rischiava di entrare nel tunnel… psicosi da inizio, la chiamano.

Sarà quel che deve essere, non mi preoccupo” ha sospirato rassegnato il papà di Paolino.

Ti invidio, ma come fai?” ha commentato il papà di Gigi.

Intanto credo proprio che daremo fiducia a Paolino. Se ci saranno dei problemi non gli trasmetteremo la nostra ansia e li affronteremo il più serenamente possibile… insieme, io e sua madre, almeno spero…” ha ragionato quasi fra sé e sé.

Non è così facile…”

Nei primi tempi occorrerà seguirlo bene, ascoltarlo, parlare con lui per incoraggiarlo ad essere responsabile” aveva concluso, osservando preoccupato il suo Paolino che si avvicinava alle maestre.

Dai! Gigi e Paolino hanno solo sei anni, hanno tempo per imparare la responsabilità!” aveva osservato il genitore di Gigi.

Meglio iniziare subito, credo, solo così acquisteranno sicurezza in se stessi.”

Ma per questo ci vorrà molto tempo a disposizione…” ha osservato, trascinando il suo Gigi verso il gruppo.

Soprattutto in questo periodo sì, ma comunque è un tempo speciale per loro, non trovi? Forse vale la pena giocarsi bene il loro futuro scolastico... con un po’ di attenzione!” ha aggiunto cliccando un’istantanea su Paolino e Gigi che si scambiavano gli zaini.

Il papà di Paolino non pensava certo di farsi addirittura un piano di intervento educativo quella mattina. Però non gli era dispiaciuto; in fondo si era rinfrescato la memoria. Le sensazioni e le convinzioni maturate durante l’esperienza con i figli più grandi erano state rispolverate a dovere: sostegno, ascolto, attenzione, fiducia, responsabilizzazione, coerenza, tempo!

E se poi facciamo degli imperdonabili errori?” ha chiesto il papà di Gigi perplesso.

Useremo la parola d’ordine: pazienza. Ci vuole pazienza con Gigi, con Paolino e con noi stessi. Ricominceremo, senza spaventarci. Ah ecco, la maestra… Buon giorno, signora, questo è Paolino e io sono il suo papà!”

Lasciamo i personaggi che ci hanno aiutato a rendere realistico questo editoriale un po’ speciale, in cui però molti genitori forse potranno ritrovare qualche briciola del loro vissuto.

E’ davvero un tempo magico, quello dei primi mesi di classe prima! Anche in questa esperienza i genitori si giocano in tutto e per tutto, con una forte necessità di essere presenti il più possibile, ma promotori di sviluppo e maturità, e quindi di avere il tempo per un’attenzione di qualità.

...E BUONA, TENERISSIMA SCUOLA AI BAMBINI, AI LORO GENITORI, ALLE MILLE FORTISSIME MAESTRE E AL CENTINAIO DI SPLENDIDI MAESTRI, da Maddalena e Annamaria

domenica 12 settembre 2010

PAOLINO (E IL SUO PAPA') VANNO IN PRIMA CLASSE 1


Come è andato il primo giorno di scuola elementare

PRIMO GIORNO DI SCUOLA PER PAOLINO (E IL SUO PAPA’)

di Annamaria Gatti

fonte: www.educare.it

illustrazione da: Lila Prap Il mio papà, San Paolo

Come è andato il primo giorno di scuola in prima classe?

Per questo editoriale ci siamo tuffati in una realtà assai vicina a noi; siamo andati a conoscere l’esperienza di Paolino.

Quel giorno Paolino aveva occhi accesi e curiosi, eccitazione a fior di pelle e orgoglio da vendere…

Orgoglio per il primo zaino scolastico della vita. E per tutto quello che c’è dentro. “Roba” proibita, fino a poco prima!

Paolino, non toccare l’astuccio di tuo fratello, ne avrai uno tutto tuo quando andrai in prima elementare…” continuava a dire la mamma. E poi ancora: “Non aprire lo zaino di tua sorella, poi finisce tutto sotto sopra e sono guai!”…

Con uno zaino tutto suo sulle spalle, ora Paolino poteva anche permettersi qualche sguardo sospettoso alle maestre, visto che ricordava una frase buttata là per caso da qualcuno:

Ci penserà la maestra a scuola a farti rigare dritto!”

Sì, ma quale maestra? Lì a scuola, nel cortile, Paolino ne contava quattro o cinque, proprio tutte donne!

Ti daranno un sacco di compiti, così mi lascerai un po’ in pace!” aveva anche sussurrato sua sorella, proprio pochi giorni fa. Paolino pensava: non morirò certo sopra questi compiti!?

Poi anche il secondo giorno di scuola era trascorso felicemente e così tutti gli altri, per qualche altra settimana. Piano piano, Paolino si è trasformato in uno scolaro, con una gran voglia di imparare a leggere e a scrivere… proprio come i grandi! …E si è anche adeguato a nuovi ritmi di vita e di impegno: a letto presto, una buona colazione, cura delle proprie cose… Incredibile!

Vederlo frequentare la scuola con entusiasmo è una bella consolazione per genitori e insegnanti. Vederlo superare qualche ansia, qualche cenno di pigrizia o di regressione, conferma la buona linea educativa adottata. Trovare le insegnanti rassicuranti, disponibili al dialogo e attente, fa pensare di aver scelto la scuola giusta per Paolino.

Già… E a voi genitori, come è andato il primo giorno di scuola primaria? No, non il vostro, ormai perduto nella memoria dei tempi passati (forse quando ancora le maestre portavano il grembiule)… Mi riferisco al primo giorno di scuola del vostro bambino, in classe prima.

Avete chiesto anche voi un’ora di permesso e quella mattina siete usciti con la vostra canon, per la foto di rito, come il papà di Paolino?

Andiamo a conoscere la sua esperienza.

Mentre Paolino salutava i vecchi compagni di scuola dell'infanzia, sparpagliati qua e là nel grande cortile, papà lo teneva d’occhio per carpirgli un sorriso soddisfatto, da immortalare o un minimo barlume d’ansia, per rassicurarlo...

(CONTINUA DOMANI)


venerdì 10 settembre 2010

LA PAROLA A MADDALENA.



Tanto tempo fa, quando ero adolescente, avevo scoperto le “Preg

AMO I BAMBINI...

Tanto tempo fa, quando ero adolescente, avevo scoperto le “Preghiere” di Michel Quoist.

Erano bei testi semplici,profondi, scritti con un linguaggio che piaceva a noi ragazzi del gruppo che frequentavo allora. L’ho ritrovato dopo tanto tempo questo libretto e aprendolo mi sono incantata della preghiera che si intitola “Io amo i bambini”.

Mi sembra adatta per il nostro blog. Eccone alcuni passaggi:

“Amo i bambini, dice Dio. Voglio che rassomigliate loro. Non amo i vecchi, a meno che siano ancora dei bambini….Bambini storpi,bambini gobbi, bambini rugosi, bambini dalla barba bianca,ogni specie di bambini che credete, ma bambini, solo bambini.

Non c’è da discutere, è decretato,non c’è posto per gli altri.

…Sono un disastro i grandi,dice Dio, si credono degli arrivati.

Amo i bambini alti, dice Dio,perché stanno ancora lottando, perché commettono ancora peccati.

Non perché li commettono, dice Dio, mi capite, ma perché sanno di commetterli, e lo dicono, e si sforzano di non commetterli più.

Ma i grandi, dice Dio, non li amo , non hanno mai fatto male ad alcuno, non hanno nulla da rimproverarsi.

E’ penoso, perché non è vero.

……

Ma soprattutto, dice Dio, amo i bambini per il loro sguardo. Lì leggo la loro età.

Nel mio Cielo non vi saranno che occhi di cinque anni, perché non conosco nulla di più bello di uno sguardo puro di bimbo.

Non deve stupire, dice Dio. Io abito in essi e mi affaccio alle finestre della loro anima.

Quando vi trovate dinanzi ad uno sguardo puro, io vi sorrido attraverso la materia.

…..Alleluia, dice Dio….sono pronto a rifarvi un bel viso di bimbo, uno sguardo sereno di bimbo…

Infatti io amo i bambini, dice Dio, e voglio che rassomigliate loro.”

Pubblicato da Maddalena Petrillo Triggiano

foto del neo papà Giampaolo: grazie per la gentile concessione, è proprio bella!

domenica 5 settembre 2010

UNA MAMMA, LA SUA VITA


























UNA SCINTILLA D' AMORE .

Il 27 luglio abbiamo presentato per la prima volta il libro a Gemona del Friuli, con una partecipazione di grande spessore, evento coordinato dal regista Luigi, il marito di Paola, che attraverso immagini e musica ha anticipato le testimonianze vere e cristalline degli invitati alla tavola di presentazione: la semplicità e l'intensità hanno caratterizzato quello che dalla famiglia è stato definito il giorno del ricordo di Paola, alla presenza di genitori, di amici soprattutto dei figli, oggi dai 16 agli 8 anni. Cosa dire di Paola Massenz, da me conosciuta nel lavoro di ricostruzione biografica e divenuta parte così bella e profonda della mia esperienza di donna? Ecco, in questo libro, voluto dalle persone che ne hanno colto la straordinaria normalità, si scopre la sua vita, in brevi tracce, che delineano la sua ricchezza umana e spirituale. A voi la segnalo soprattutto per l' immagine di sposa e di madre: quattro figli cresciuti nella serenità, nonostante il dolore del distacco, dovuto alla malattia, che l'ha resa "campionessa".


Vi regalo l'introduzione::
PAOLA Il pomeriggio è caldo, silenzioso, soprattutto luminoso, come non sempre accade nelle giornate d'estate, ai confini della pianura. Siamo a Gemona, limpida, nella ricostruzione precisa e coraggiosa dei suoi abitanti. Nessuna afa intorbida le ore e il sole pare giocare con i lunghi capelli sciolti di Martina, che non esita a percorrere la strada che porta al camposanto. Passetti agili e scherzosi giocano con quelli decisi di papà Luigi e del fratello più grande.

Mattia la segue e, con lo sguardo vigile, sembra sottolineare la consapevolezza che la bimba è affidata ai suoi tredici anni, già onorevolmente compiuti e sottolineati da una voce importante.

Martina mi precede sicura, poi mi mostra dove si può trovare la fotografia della mamma. La vocetta risuona fra i marmi e le pietre con la naturalezza di una melodia vibrante.

Mattia si ferma e si siede davanti, sul muretto. E' un momento intenso e non posso nascondere l'emozione. Sto conoscendo Paola attraverso la vita che ha lasciato: una scia luminosa davvero! Ed ora osservo lo sguardo intenso della foto, scelta per ricordarla dal monumento funebre.

Ecco, devo partire a raccontare di lei da qui, da quella scritta unica, breve, leggibile nonostante tutto quello sfolgorio:


PAOLA MASSENZ

SCINTILLA D’ AMORE


Mi raccontano che il monumento è nato da un progetto seriamente lavorato a tavolino da un papà, Luigi, e dai suoi quattro bambini, Camilla, Mattia, Niccolò e Martina, utilizzando, in famiglia, i mattoncini lego del gioco di costruzioni.

Facciamo una casa che piacerebbe alla mamma” i quattro si sono detti forse, tenendosi per mano, “e con la luce accesa...così. E scriviamoci sopra “scintilla d’amore” perchè la mamma è stata semplicemente speciale da accendere intorno a lei così tanto amore, da incendiare i cuori di tante persone.”

Martina sembra a casa. E' disinvolta e serena. Sotto i suoi saltelli allegri scricchiolano ancora i sassolini, su cui vince ostinato qualche filo d’erba.

Quando riprendiamo il viaggio di ritorno verso casa Teot, mi rendo conto con un tuffo al cuore che la villetta è lì sotto, a pochi passi. E lei quindi continua ad essere custode del suo nido, della sua famiglia, del sogno coltivato, inseguito e realizzato con la massima dedizione, fino alla fine.

Ma non possiamo parlare di fine.

Il cielo è ampio stasera. E Paola è questo cielo, limpido. Come molte verità così umane e così vicine al cielo, da stentare a crederci.

Conviene conoscerla meglio.

Pubblicato da Annamaria Gatti

gatti54@yahoo.it