Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

martedì 22 settembre 2015

L'inserimento difficile a scuola

 

Qualche volta occorrono alcuni giorni per un inserimento nella scuola, più spesso per l'inserimento nella scuola dell'infanzia.
Apparentemente felice di andare a scuola, al momento del distacco il bambino o la bambina sono aggrediti da crisi di rifiuto e da pianti che gettano nello scompiglio mamma e papà, talvolta anche i nonni, più spesso le nonne...
Qualche osservazione:
  • l'imperativo è "fidatevi" delle insegnanti, l'avete scelta quella scuola con i suoi metodi educativi  e programmi e quindi ora occorre camminare insieme,
  • dialogate con le maestre e seguite i loro consigli in merito,
  • accogliete la sua manifestazione con naturalezza, senza paura o sconforto, "vedo che stai male in questo momento", "immagino cosa provi, anch'io i primi giorni vivevo così, ma poi è passato tutto",
  • manifestate fiducia nel bambino; "so che stai bene qui" "so che sei un bambino in gamba",
  • esplicitate la vostra fiducia nella scuola "io ti lascio volentieri qui perchè so che sarà per te una bella esperienza",
  • chiarite cos'è l'autonomia: ora sei grande e io sono felice che sai fare da solo tante cose...
  • rassicuratelo: "sai che alle.... ti vengo a prendere, prima farai questo e quello..." "stai sicuro che arrivo subito  prenderti",
  • trascorrete buoni giorni con lui/lei, dedicate un po' di tempo a fare insieme qualcosa, questo lo rassicurerà, gli darà fiducia, ne acquisterà l'autostima personale,
  • svegliatelo per tempo per avere un momento di ascolto e andare a scuola  senza fretta, 
  • poi però a scuola lasciatelo quando capite che gli avete dato tutto il tempo e decisamente, dopo messaggi di sicurezza e fiducia, girate i tacchi e laciate fare a maestre, compagni e giochi ...
  • credeteci se vi dicono che poi passa tutto in tempi brevi, fanno sempre così solitamente...
  •  la vostra fiducia e sicurezza sarà anche la sua, se temete, se avete angoscia... la trasmetterete e lui penserà: effettivamente qui c'è qualcosa da temere, se mamma e papà fanno così...
  • se vi sono problemi particolari n questo periodo in famiglia, avvisate le insegnanti...
  • e...se le cose non andassero proprio bene, se ne riparla....  (anche sulla scelta della scuola).
Per la primaria  alcuni di questi punti sono utili... scrivetemi in mail per raccontarmi il vostro inserimento difficile.... vi risponderò.
Pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
ill. di Nicoletta  Costa

sabato 19 settembre 2015

Esperienza: sentirsi riconosciuto e accolto a scuola

Un bambino trasparente
di Annamaria Gatti
Fonte: Città nuova
Quante storie accompagnano la vita nelle aule scolastiche! Un mondo parallelo e incantato. Talvolta oscuro, quando lo popolano studenti e bambini in difficoltà, faticosamente arrampicati su muri di autostima sdrucciolevoli, che, al primo intoppo, si sbriciolano, o genitori appesantiti dalle corse al lavoro e dai problemi di gestione sempre più incalzanti e talvolta marginali, ma che assorbono tutte le energie educative. Ma anche quanti frammenti di gesti generosi e quante attenzioni colorano lo scorrere delle ore di lezione! Accade anche nella grande scuola di città, di cui si parla in questa esperienza. Ritrovare la bussola.
Le maestre Beatrice e Laura erano in ansia: una delle loro preoccupazioni era quel bambino straniero, ancor piccolo nei suoi sei anni, che con gli occhi profondi e scuri pareva sfidare il mondo, così diverso da quello appena lasciato. E pensare quanto entusiasmo aveva i primi mesi di scuola! Cosa è accaduto a Paul?, si chiedevano dopo un'impegnativa giornata di scuola, cercando qualche punto cardinale per orientarsi nelle scelte educative.

Paul, durante i primi mesi di scuola, stava imparando a parlare, a leggere e a scrivere in italiano. Le difficoltà sembravano piccoli gradini da affrontare insieme, serenamente. Invece... Laura, fra le due insegnanti, era la più scoraggiata:
 "E con i compagni? Ormai è una segnalazione continua: non si salva nessuno! Lui, così simpatico e positivo fino a qualche tempo fa, è diventato un fastidioso provocatore. Calci, pugni e spintoni. Occorrono iniziative molto più severe! I richiami sono stati tanti. I genitori poi non sono venuti al colloquio. È un bambino senza regole." "Vorrei capire meglio cosa gli sta accadendo: trascorro molte ore di lezione e di laboratorio con la classe e per questo cercherò di ascoltarlo e di seguirlo un po' più da vicino! " aveva proposto Beatrice. "Già, come fosse facile, con 26 altri bambini e ciascuno con le proprie necessità!...." "Diamoci un tempo, valuteremo insieme poi cosa fare. Cosa ne dici?" "Sarebbe necessario intervenire subito più decisamente, però forse può essere di aiuto quello che dici. Riproviamo a studiare meglio la situazione". 

 Ritrovata la bussola della coerenza, il viaggio poteva continuare. I giorni erano passati. Sguardi di intesa fra le insegnanti, tempi più rilassati per osservare, programma didattico diluito per fare posto a momenti di conversazione, disegno, lavori in piccolo gruppo e drammatizzazioni di favole. In quei momenti avevano notato che Paul non si disegnava mai assieme alla mamma e al papà, ma sempre su un altro foglio, un'altra pagina... un'altra volta. Nonostante Paul scalpitasse ancora come un puledro in gabbia, qualcosa si muoveva. Ricomporre un gruppo solidale con il compagno ribelle non era certo facile; inoltre i genitori del bambino non si presentavano a scuola, per collaborare e sostenere gli sforzi pedagogici.

Ma intanto Paul ammorbidiva alcune reazioni e ricercava il sostegno discreto delle maestre. "Dammi la mano, sono qui. Buon giorno Paul."
Beatrice lo salutò quella mattina e all'improvviso sentì chiudersi la mano in una stretta vigorosa. Il bambino si era incollato alla sua mano e sembrava non volerla lasciare più. Era tranquillo, sembrava quasi volersi rifornire di quell'aiuto a diventare finalmente forte e autonomo. E proprio quel giorno la tenacia delle maestre fu premiata. Beatrice, tenendolo sempre per mano, pensò finalmente! e gli mostrò un'allegra e scintillante serie di coppe, stile Mondiali di calcio. Paul sorrise incantato. "Paul, ogni volta che sarai bravo e attento ti regaleremo una di queste coppe. Ti piacciono? Potrai portarle a casa alla mamma. Sarà contenta di sapere e di vedere quanto è diventato bravo il suo bambino."

Lui si illuminò, spalancò gli occhi e pronunciò scandendo dolcemente, quasi sognante: Mamma! Poi si buttò tra le braccia dell'insegnante, rimasta letteralmente a bocca aperta. Aveva gli occhi anche umidi di pianto, quasi un'ammissione di richiesta di aiuto, finalmente, quella che reprimeva nella rabbia di ogni mattina.
Le maestre riconvocarono i genitori, che espressero alcune loro difficoltà, rendendosi disponibili a ricevere un aiuto e a trascorrere più tempo con il loro figlio più piccolo, donandogli l'attenzione giusta del cuore.  

Paul ora non si sente più trasparente e non ha più bisogno di attirare l'attenzione sulla sua insoddisfazione: sta costruendo il suo sogno italiano con i compagni di scuola. Ma quando arriva ogni mattina a scuola corre dalla maestra e le dà la mano, finché non si sente sicuro di essere riconosciuto e presente. Il cammino è solo agli inizi, ce n'è di strada da percorrere, ci sono molte mani da stringere per sentirsi forte, molti gesti per sentirsi generosi, ma l'importante è avere la stella polare a portata di mano e lo sguardo attento che riconosce e rende questi bambini liberi e sereni. E questa è solo una delle tante piccole storie quotidiane che le pareti delle aule scolastiche raccontano, fra una campanella e l'altra, ma solo a chi le sta ad ascoltare. Con pazienza e senza fretta.

mercoledì 16 settembre 2015

Agli insegnanti: grazie


Grazie ai docenti, alle maestre e ai  maestri, alle professoresse e ai professori che hanno iniziato il loro percorso per questo nuovo anno scolastico.

Grazie in preventivo, ma anche  in continuità  con l'impegno che caratterizza la gran parte di questi lavoratori e che fa della scuola comunque una missione, comunque si voglia rivoltare la professione.
Poco riconosciuta. Vero. 
Poco valorizzata. Vero.
Spesso gli esempi negativi  vengono sottolineati e fanno più notizia della sotterranea buona quotidianità.
So che non è tutta positiva la realtà dei docenti.  Anzi!
Ma non possiamo tacere su chi svolge il proprio lavoro con dedizione, rigorosità ed entusiasmo.
 Grazie allora per la vostra resilienza, che permette alla scuola di camminare su sentieri aspri, ma insostituibili. 

Grazie perchè non sono numerosi, fra voi insegnanti,  coloro che si permetteranno di far passare ideologie o input dannosi,  o di appoggiare percorsi sbagliati e contrari al rispetto di tutti e dell'infanzia o comunque ai valori educativi. Grazie perchè sarete, come sempre, vigilanti e responsabili anche nei vostri team.

Comunque ancora oggi trovare un docente in gamba per i propri figli è un onore, un sollievo, una gioia da tenersi stretta. 
Vedere i propri ragazzi  riconoscersi e sentirsi apprezzzati o compresi da un docente preparato sì, ma soprattutto "maestro di dialogo e di relazioni", questa è pura soddisfazione, è trovare un alleato, un'alleata nel faticoso e bellissimo cammino di crescere con/accanto/per i nostri figli.
Poi sappiamo che anche loro, i docenti, sono esseri umani e possono sbagliare. 
Qualcuno potrebbe anche non essere in buona fede. Per questo l'attenzione e la responsabilità di un team è essenziale.  Così come l'autorevolezza dei dirigenti scolastici.

E non scrivo solo di docenti della primaria e della secondaria. 
La scuola dell'infanzia con gli insegnanti, gli asili nido con le loro educatrici sono il primo amore dei bambini, in fatto di scuola.
A tutte/i loro  il mio grazie per la scelte di valore e di rispetto  che hanno fatto anche in questi giorni di programmazione e che faranno, per creare fiducia, ascolto, accoglienza, affiancamento ai genitori che devono conquistarsi ogni giorno questa patente di educatori genitori, nonostante le difficoltà che questo tempo pone loro davanti. 

Hanno fatto e faranno  il loro dovere, gli insegnanti...
E se questo dovere sarà proprio vita vissuta nella coerenza  avranno vinto una battaglia per la loro vita stessa e questa loro resilienza farà bene a tutti.
Prima di tutto  a loro.
Una professione... quella del maestro di scuola che vale un tesoro e che vale la pena di svolgere appieno, perchè le gratificazioni  sono proporzionali alle fatiche. 
E per questo post ci metto, come si dice, la faccia... nella foto! 
Buon lavoro a tutti colleghi!


 pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it


venerdì 11 settembre 2015

RISPOSTA: A.A.A. SCOLARI OK CERCASI

A.A.A. Scolari ok cercansi

  di Annamaria Gatti
fonte Città Nuova - 2010


Non che Marta non avesse coraggio da vendere, ma il nuovo anno scolastico riempiva comunque di preoccupazioni i suoi sonni di maestra. Che alunni avrebbe incontrato? Così per gioco, o forse per davvero, scrisse il suo annuncio per il giornale: «Cari bambini, sono una maestra che arriverà, con la sua inseparabile chitarra, in qualche parte del pianeta-scuola, a settembre. Ho già insegnato e quindi so bene quello che mi aspetta e vorrei svegliarmi tutte le mattine con l'idea che ci siate voi ad aspettarmi per imparare a... diventare grandi davvero.

E non ho detto “diventare super o primi della classe”! Quindi se volete fare i prepotenti o se pensate di mettere ko i vostri compagni, scordatevelo che entri nella vostra classe!

Comunque, se proprio mi assegnassero a voi, allora faremo un contratto che regoli i comportamenti, perché solo se stiamo bene tutti, cresceremo.

Nello zaino dovreste avere il materiale necessario (e il libro preferito!) ma anche qualcosa in più: buona volontà e capacità di sacrificio, proprio come sportivi pronti ad allenarsi fino a stramazzare! E non venitemi a dire che siete gracilini e non potete stancarvi molto! Alla misura penso io e, in perfetto accordo con l'insegnante di matematica, so quanto posso impegnarvi e lo spiegherò anche a mamma e papà!

Inoltre vi chiedo una gran capacità di collaborare e di aspettare chi è più lento, chi ha bisogno di un'attenzione in più, senza pregiudizi (sapete cosa sono?) e senza presunzione. Se pensate di corrispondere a questi requisiti, fatemelo sapere! Inizieremo subito con lo scambiarci qualche segreto. Il mio si chiama REGOLA D’ORO per la felicità: “Fai agli altri quello che vuoi sia fatto a te!”.

Non fallisce mai, solo dobbiamo allenarci strenuamente! Da subito.

Ah! per questo potete portare stecche di cioccolato: sarà un buon serbatoio di energia per tutti!».

Marta portò l’annuncio al giornale e si mise ad aspettare le risposte.

giovedì 10 settembre 2015

AAA. MAESTRA OK CERCASI


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A.A.A. MAESTRA OK, CERCASI
di Annamaria Gatti
Fonte: Città Nuova
Illustrazione di Eleonora Moretti
Mimmo era proprio preoccupato: l'anno scolastico stava per cominciare e della nuova maestra che sarebbe arrivata, non c'era neppure l'ombra di una notizia. Ormai in quinta sapeva cosa stava rischiando, così prese carta e penna e di getto scrisse:
Cerco una maestra per una classe un po' sfortunata che ne ha cambiate tante e scrivo chiedendo una maestra perchè non ho mai visto nella mia scuola un maestro. La mamma dice che ci vuole troppa pazienza per insegnare e che pochi maschi ne hanno abbastanza! Mah!
Non mi interessa che tu sia una principessa del ranocchio o una miss cotoletta, proprio no! Se mi leggi, ascolta: basta che tu sia un tipo simpatico, che sappia ridere e far sorridere. Non voglio una maestra superwoman, vorrei un'insegnante normale, ma brava, che ci comunichi l'entusiasmo per le cose che dobbiamo imparare. Papà dice che se c'è la passione in un insegnante, i ragazzi imparano subito, anche se non sono delle cime.
Mi piacerebbe che ogni giorno tu ci permettessi di raccontarti le nostre preoccupazioni o le nostre novità, così poi potremmo stare anche più attenti alla lezione!
Ti chiederei anche di spiegarmi ogni mattina cosa ci farai fare a scuola, perchè così mi sentirei più grande e attento a quel che devo imparare.
Vorrei anche che tu parlassi con i nostri genitori senza scoraggiarli o spaventarli, per le nostre difficoltà, perchè poi noi dobbiamo far loro coraggio e promettere che ce la faremo. Ma non è così facile, perchè anche noi perdiamo la fiducia, se la perdete voi.
Cerca di arrivare da noi, maestra! Io ti aspetto e penso già che ti voglio anche bene. Se poi sei un maestro, benissimo, ma allora dovrei scriverti un altro annuncio!

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Firmò MIMMO e mise nelle mani di papà l'annuncio, perchè lui, redattore del giornale, potesse pubblicarlo al più presto. Poi si mise in attesa di novità.
Appena avrà notizie ce le farà sapere!


sabato 5 settembre 2015

Genitori, scuola e gender

 



Lo studio della complessa problematica (teoria gender nella scuola?)  che  preoccupa i genitori, prosegue in diversi ambiti e mi riservo di sintetizzare alcune riflessioni, premettendo  che non esistono nel ddl provvedimenti  che introducono esplicitamente  questa teoria nella scuola (le ideologie sono sempre portatrici di involuzione socioculturale!).  
Ma la ricerca del dialogo e dell'approfondimento delle problematiche emergenti sono doverosi.
Utile la consultazione di alcuni strumenti già segnalati in questo blog dal giugno scorso e altri a  questo link, http://www.cittanuova.it/  dove, scorrendo, a destra,  è possibile trovare materiale utile di riflessione: Famiglia gender e dintorni.
Anche la diocesi di Padova si è espressa in merito, con una comunicazione di aggiornamento. che trovate a questo link: http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2015/8/24/IDEOLOGIA-DEL-GENDER-La-diocesi-di-Padova-inutili-allarmismi-il-documento-ufficiale/633471/

Non è semplice lavorare in questo ambito con equilibrio e competenza, ma è buona cosa porre molta attenzione ai  percorsi che i  figli intraprendono presso la scuola, coltivando, in qualità di genitori, la partecipazione, la corresponsabilità, la fiducia reciproca e la collaborazione con i docenti.

Messaggi allarmati, alcuni  dei quali riportano fatti avvenuti,   giungono da più parti anche dall'estero e vanno valutati. Non si può negare che le interpretazioni delle raccomandazioni OMS sull'educazione sessuale possano dare adito a percorsi inadeguati, se proposti da enti  non idonei.
Certo l'argomento apre una serie di interazioni complesse con varie problematiche che riguardano la  sfera affettiva e sessuale. 

Ignorare che occorra dare una salda  educazione sociale,  all'affettività e alla sessualità in famiglia e  in collaborazione con la scuola, significa crescere persone immature e fragili. 
Riaffermare la sovranità del ruolo genitoriale nella formazione dei figli, è naturale, nel rispetto dei diritti del bambino.

Si registrano ansia e confusione, sia presso le famiglie, sia presso alcune agenzie interessate, che meritano di essere condivise e chiarite.  E' un lavoro difficile, che richiede lungimiranza, coraggio e fedeltà ai valori trasversali della società.
E' in gioco la crescita di alcune generazioni e nostro compito è lavorare perchè i bambini e i ragazzi possano crescere sereni, in un clima costruttivo e rispettoso di tutti.

Se queste preoccupazioni incentivano  la cura e la maggiore condivisione dei cammini educativi ben venga!  La scuola da parte sua è depositaria di un grande e bellissimo compito, quello di formare persone serene e competenti, e collabora (auspicabile sempre e dovunque)  volentieri con genitori interessati e portatori di valori di alto livello umano, etico e sociale. Non è compito facile quello di creare un ambiente dialogante e collaborante con le agenzie educative, ma certamente è uno dei compiti essenziali, anche e soprattutto  in termini formativi e  preventivi del disagio sociale.

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto: cronachemaceratesi.it

venerdì 4 settembre 2015

Per i bambini straziati.


L'orrore di questi giorni per  questa ecatombe di bambini migranti ci invita al silenzio dell'immenso dolore e della condivisione.
Poi ci obbliga a lavorare ancor più attentamente, con tenacia, con decisione, con competenza, se necessario con caparbietà per i bambini, non solo per quelli che sono "nostri", ma per tutti i bambini, che in virtù di questa condizione sono sempre tutti "nostri".
Allora un appello a tutti coloro che di bambini si occupano: apprezzate il lavoro con loro, valorizzateli, "traete fuori" da questa umanità bambina tutto il bene e la poesia e l'intelligenza e l'amore e la tenerezza che questi bambini posseggono e che va solo messa in luce, comunque essi siano, da dove essi provengano, qualunque cammino abbiano fatto.
Solo così  faremo del bene anche noi. 

Pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto di annamaria

martedì 1 settembre 2015

Mio figlio non vuol mangiare! Una buona notizia...

Il rapporto con il cibo è fonte e causa di molti aspetti della risposta di un bambino alla vita e alle relazioni. 
Inizia molto prima dell'autonomia, direi dalla nascita, ma anche dalla relazione con entrambi i genitori fin dal concepimento....

Mi piace pensare anche che l'autosvezzamento, di cui se vorrete parleremo e di cui tanti genitori stanno facendo felice esperienza, veicoli messaggi di grande valenza e rispetto... e regala rapporti di gioia e serenità. Ma anche di autoeducazione: i figli ci mettono sempre nella condizione di crescere.... come persone!

Davvero interessante questo  inserto del giornale per bambini BIG!   Vi invito a leggerlo, è un contributo e voi potrete scrivermi per raccontare ai lettori del blog la vostra esperienza.

Mio figlio non vuole mangiare. Che faccio?

24-08-2015  di Raffaele Arigliani, Francesca Arigliani
fonte: Big Piccoli consigli del pediatra e della nutrizionista per un approccio al cibo che, dallo svezzamento in poi, sia anche relazione d’amore. Dal primo inserto per educatori del giornalino per bambini in gamba Big


Fiamma della Big Band

In famiglia il cibo può essere uno strumento per esprimere attenzioni speciali, raccontare tradizioni e trasferirle di generazione in generazione, far nascere emozioni, fermare ricordi che supereranno il tempo e la distanza, donando senso di appartenenza e solidità. Aiutano uno sviluppo sereno con il cibo tutte quelle occasioni in cui, offrendo cibo al bambino, mostriamo attenzione, rispetto, raccontando con il nostro modo di fare un amore incondizionato.

Con lo svezzamento sarebbe utile dar modo al piccolo di toccare piccole quantità del cibo che gli si propone. Il suo viso soddisfatto al vostro “Bravo”, quando centrerà la bocca, vi ripagherà della fatica di riordinare. Gli avrete dato non solo cibo, ma fiducia, nutrendo anche la sua autostima e il senso di appartenenza alla vostra comunità familiare!

Ma ogni comunità ha delle regole. Per l’educazione all’alimentazione una dovrebbe essere inderogabile: si mangia nel seggiolone! Ovviamente lui/lei proveranno a rompere questa regola, ma se si rimane fermi e sorridenti nello scoraggiare
questi tentativi di “presa di potere”, in poco tempo diverrà semplice e normale non fare inseguimenti per casa! Offrire verdure e frutta dai primi pasti significa poi “educare” il cervello del bambino a riconoscere quei sapori che saranno molto salutari nel costruire un’alimentazione equilibrata. Allo stesso modo, introdurre i dolci il più tardi possibile aiuterà ad evitare l’eccesso di grassi.

E se non vuole mangiare?  Un grande stimolante dell’appetito è il digiuno. Se il bimbo non vuole mangiare, deve essere libero di farlo. Tuttavia deve essere chiaro a lui e a voi che, se non mangia il pranzo, questo non può essere sostituito con tre merendine o ½ litro di latte con quattro biscotti!

Lasciargli la libertà di non mangiare significa dirgli con i fatti: «Abbiamo fiducia in te. Sei un bambino capace di gestirti. Ti vogliamo un bene infinito e sei parte del nostro mondo. Nel nostro mondo si mangia a tavola, insieme. È una regola semplice, ma non possiamo romperla. Però, poiché ti amiamo, ti lasciamo libero se aderire o meno. E se aderisci ne siamo felici». State tranquilli: un bimbo che sta bene troverà il suo equilibrio nella quantità di cibo da assumere se non è pressato e condizionato.

Paradossalmente, il problema dell’obesità è molto più frequente quando un bimbo che nei primi anni “non voleva mangiare” è stato forzato ad assumere cibo. In generale, per educare all’alimentazione e non solo, vi è bisogno di tempo da trascorrere con il bimbo. Il cellulare e il televisore spenti quando si mangia, seduti intorno allo stesso tavolo, valgono più di mille consigli su cosa mangiare. Ma anche mettere le sue mani con le nostre nella farina per preparare un dolce, cucinare, pulire la verdura, scegliere la frutta insieme.

Questi momenti diverranno la “sua storia” alimentare e lo accompagneranno nella vita, guidandolo a scelte di ben-essere perché avranno dentro di lui il “sapore” di un amore generoso, accettante, parte di “un racconto” che con lui continuerà, in una catena di doni che esprimono il senso stesso della vita.
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pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it