Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

sabato 25 giugno 2016

Katalino della malga 13 anni dopo

Dopo 13 anni, oggi sono tornata a Porta Manazzo, Malga bellissima dell'Altpiano di Asiago.
Con la complicità dell'agronomo Giovanni Guarda, che in passato ha condotto ricerche e sperimentazioni coraggiose e appassionate su questo territorio,  ho ritrovato il novantenne  Toni Rodighiero, artista del celebre formaggio Asiago, che ha solennemente presenziato sulle tavole più celebri del mondo. E su qualche milione di tavole di gente normalissima e grata di questo miracolo per cui  il latte delle vacche, magari delle celebri Burline, diventa formaggio delicatissimo e testimone della storia bella del nostro territorio.
Dopo 13 anni   la madre di Katalino, mi ha chiesto di leggere la storia che avevo scritto dopo l'incontro a Porta Manazzo con il suo bambino, appena giunto  dalla Romania con lei che aveva "preso lavoro" presso la Malga.
La pubblico, perchè voglio festeggiare la maturità scientifica che Katalino prenderà tra pochi giorni. Anche gli studi che vuole intraprendere sono di eccellenza. 
In bocca al lupo, Katalino!
KATALINO DELLA MALGA
di Annamaria Gatti
Fonte: Città nuova n. 14-2003
Ho conosciuto Katalino in una malga, a 1800 metri.
Quando qualcuno ti dice che vuole portarti in malga, chiudi gli occhi e pensa a una distesa di pascoli, in alta montagna, punteggiati da placide mucche e da macchie di abeti scuri. Nel mezzo della malga immagina una casa, essenziale, con i gerani alle finestrelle e una stalla lì vicino. Per le mucche, appunto.
Forse sei già stato in una malga e allora saprai che per arrivarci, devi camminare parecchio su sentieri tutti in salita, che si snodano in mezzo a boschi profumati e un po’ misteriosi.
Quando ci sono arrivata io, anche se era mattino presto, tutti erano in fermento. Due uomini stavano pulendo la stalla, mentre le mucche pezzate e brune, ormai munte, si dirigevano verso il prato aperto. Nonno Toni, famoso casaro, stava già lavorando il latte per farne formaggio.
Katalino è sbucato all’improvviso dalla cucina della casa.
“Chi è quel bambino?” chiedo.
“E’ mio figlio, vive qui con me…” risponde la giovane signora che sta aiutando Toni a trasportare secchi di latte.
“Come si chiama?” chiedo ancora.
“Katalino… Noi veniamo dalla Romania…Siamo in Italia da quattro mesi…” continua incerta la mamma di Katalino, guardandolo con infinita tenerezza.
Il sole sta asciugando l’erba umida e lo spiazzo che divide la casa dalla stalla.
Katalino sta controllando un pallone da calcio che rotola disordinatamente fermandosi ora nell’erba, ora contro la palizzata di legno.
In un flash vedo quel bambino arrivare un bel giorno di marzo fra quelle montagne, scoprire tutti i segreti della vita di malga, aiutare i grandi nel faticoso lavoro, affiancarsi a loro nei gesti più antichi e riconoscere l’uso degli strumenti più strani. Lo vedo anche giocare a pallone in quel paradiso naturale… però sempre da solo.
Così decido che anch’io posso segnare qualche goal, visto che non ci sono arbitri pronti ad annullarlo, e mi avvicino al pallone.
Gli occhi di Katalino si illuminano. Poi, quando mi metto a correre dietro al pallone che rotola su quel campo in paurosa pendenza, si fa una bella risata, forse perché essendo un po’ cicciottella, devo essere buffa in quel ruolo di attaccante. Si sarebbe accorto solo più tardi del mio tiro micidiale!
Gioco con Katalino fino a quando lui, sfinito, si butta sull’erba ridendo a più non posso.
Io mi sentivo sfinita molto prima di lui ma, orgogliosamente, ho tenuto duro.
“Quanti anni hai?”
“Sei.”
“Sei andato a scuola?”
“Dopo, per leggere e scrivere.”
“La mamma ti racconta le storie?”
“Sì.”
“Ti piacciono le favole?”
“No, mi piacciono poco poco” poi aggiunge, indicandomi una cosa pelosa e ansimante “vedi quel cane? Si chiama Orso. E’ mio amico, altri cani sono chiusi dentro il canile.”
Caspita, penso, dopo quattro mesi si arrangia benino con l’italiano. Lo ha imparato vivendo accanto a Toni, l’unico italiano del gruppo che vive in malga.
Katalino è un tipo deciso e, quando riprendo fra i piedi il pallone, me lo sequestra e lo blocca dietro un sasso. Poi sparisce.
“Fine del gioco” sospiro un po’ delusa.
Però Katalino arriva subito dopo con una scatola, un gioco.
“Vieni con me, voglio giocare. Guarda…”
“Ehi, questo è un gioco per imparare a leggere e a scrivere!” esclamo io un po’ sorpresa.
Mi guarda con sospetto. Poi mi regala un sorriso comprensivo.
Ho pensato: deve aver capito che di mestiere faccio la maestra, ma mi dà un’ultima chance.
Come un prestigiatore stende sul tavolo tutti i riquadri delle lettere dell’alfabeto, poi comincia a ordinare con pazienza le tessere: disegno e parola.
“P… come pecora, C… come cane, cavallo, M… come mucca, maiale” recito solenne.
E Katalino ripete.
“Questi sono tutti animali!” preciso io.
“Sì” aggiunge lui “L… come lu-po. Anche in Romania si dice così…quasi quasi.”
Mi chiede di ripetere i suoni difficili e io lo incoraggio.
I nomi sono diventati tanti davvero: oggetti familiari, animali, nomi complessi, Katalino ripete e ricorda tutto, ripete sillabe e lettere.
Io chiedo la traduzione in rumeno e ripeto, anche il bambino mi corregge severo, se sbaglio.
Mi chiamano per assistere all’ultima operazione della lavorazione del formaggio. Rassicuro Katalino che sarei tornata presto. Poi accanto alle forme cilindriche gocciolanti di siero, una manina mi strattona decisa. I signori importanti, venuti lì per assistere a quel rito, mi guardano interrogativamente e io spiego:
“Ops, scusate ho un impegno importante…”
Esco con il mio nuovo amico rumeno e continuo con lui il gioco, creandogli un po’ di scompiglio, usando qualche trucco per metterlo in imbarazzo con lettere e disegni. Così mi potrà provare la sua abilità di riconoscere parole italiane, leggendole attraverso i disegni.
“Una gran voglia d’imparare, non c’è dubbio!” commento a voce alta.
“A scuola in settembre… qui in Italia, sì?” balbetta alle mie spalle la mamma di Katalino.
“Sì, a settembre…” rassicuro quella mamma rumena che sta lavorando da mesi in malga, con il suo intraprendente bambino.
“Mio marito ha lavoro nel paese… Katalino a scuola…”
Il sole ormai brilla alto e io ho un abbaglio: vedo Katalino sui banchi di scuola, in un’aula fiorita di gerani rossi, piena di bambini e di maestre.
Con la voglia che ha di imparare, prima di settembre Katalino saprà già leggere le parole di quel gioco intrigante. Saprà raccontare come vivono le mucche in malga, come si fa il formaggio, quali fiori e quali uccelli vivono a 1800 metri.
…E potrà finalmente giocare a pallone con gli altri bambini!
Buona fortuna Katalino! gli dico con lo sguardo. Lui ha capito, spalanca gli occhi, mi saluta e rotola nell’erba profumata.

mercoledì 22 giugno 2016

Che faccio in vacanza? Ozio e dintorni.




Estate e vacanze.
Bambini e ragazzi in libertà.
I pediatri consigliano di lasciare tempo libero ai bambini, spesso "sovraoccupati" durante tutto l'anno scolastico.  Liberi di attrezzarsi, inventare, occuparsi, organizzarsi..., annoiarsi!

Però è bello pensare che questo tempo possa essere anche impiegato a prendersi cura degli altri e a sconfiggere l'ozio. 


Insomma, fanno pena certi ragazzi impegnati a far nulla: avete mai incrociato i loro sguardi?

Il riposo è legittimo, ma penso che la noia quando è straripante e diventa esercizio di ozio,   possa essere riempita di vita buona e perchè no? di buona fatica.
Ok al  pullulare di campi estivi, grest e iniziative analoghe.
Penso al tempo che rimane, alle fasce che non sono coinvolte in queste iniziative.
E se non ci pensano i ragazzi a organizzarsi,  gli adulti debbono dire la loro, so-stare e condividere.
Perderci un po' di tempo.
I ragazzi non desiderano altro che fare esperienze positive, che si creano bene anche da soli e sono grati all'adulto che si coinvolge e supervisiona.

Proviamo un brainstorming che può essere condiviso e soprattutto implementato opportunamente, secondo l'età:


  • intanto: non dormire fino a tardi, ma alzarsi in un orario ragionevole, con una scaletta preparata, come per i migliori manager,
  • prendersi un settore familiare da seguire: cucina, che passione!
  • Riordino giardino, orto, garage...
  • incombenze una tantum condivise, 
  • lavoretti pratici di cui andare fieri, 
  • compagnia e cura di iniziative per i nonni, che meritano attenzione e da cui raccogliere testimonianze, autentici tesori,
  • far visita a una persona,
  • leggere a voce alta un libro o il giornale a...
  • farsi un diario di bordo che la fantasia trasforma in un capolavoro,
  • camminare o andare in bicicletta, 
  • assaporando la bellezza della natura,
  • o delle zone artistiche della città o del paese in cui si vive,
  • curarsi regolarmente di qualche animale,
  • coltivare un fiore o una piantina,
  • dipingere o disegnare e regalare il proprio lavoro...
  • ...
I ragazzi poi sono così ricchi di iniziative e si lanciano in progetti inaspettati e ricchi di empatia e umanità! Dar loro fiducia e incoraggiarli sarà una buona ...scuola (! OPS) di vita.

Pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto: www.habitamos. com
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giovedì 16 giugno 2016

Recensione di un bel libro per bambini: IL DONO

Il dono

Il dono

Recensione di Annamaria Gatti 
Città Nuova Giugno 2016

In occasione dell’anno del Giubileo della Misericordia, Caritas Italiana e Città Nuova hanno unito l’idealità e l’impegno per un libretto delicatissimo e colorato, che ha il pregio di unire un tenero racconto di Cosetta Zanotti, accessibile ai bambini fin dalla tenera età, al curato progetto  illustrativo di Giuseppe Baghiroli.
Una favola bella, dal titolo inequivocabile,  di valore, che piacerà anche agli adulti.

Quando papà gufo trova una piccola luce, calda e luminosa,  si appresta a portarla in dono ai suoi piccoli, ma accade che qualcuno ne ha un immenso bisogno e, sensibile alla necessità altrui, la dona.

Questa luce passa di… zampa in zampa.. e accresce il suo valore, la sua estensione, la sua capacità di rispondere ai vari bisogni, fino ad incontrare i continenti e gli ambienti più diversi, mentre le pagine si illuminano e si arricchiscono accompagnando il viaggio delle parole.

Dove arriverà la luce alla fine di questo viaggio? Starà ai bambini scoprirlo!
Anche se, quasi quasi, ce lo auguravamo questo finale dolce e vero, promessa evangelica che non lascia senza sorprese chi ama e sa trasformare la propria ricchezza e i propri talenti in un dono per l’altro.

“Dove non  c’è amore, metti amore e ne ricaverai amore” (Giovanni della Croce), commenta la seconda di copertina. E i bambini comprendono benissimo questo incitamento, mentre in quarta campeggia un messaggio di speranza: “Nel buio della notte un dono inatteso illumina tutte le creature”.


E a pensarci bene quanti doni inattesi popolano il mondo e attendono solo di essere riconosciuti e raccontati a questi adulti di domani che guardiamo con trepidazione!







mercoledì 8 giugno 2016

Crescere forti



Troppi femminicidi.
Troppe sofferenze ignorate o tollerate.
Cresciamoli forti questi figli!
Non sostituiamoci a loro.
Lasciamo che crescano capaci di affrontare la difficoltà e la delusione.
Lasciamo che abbiano le loro giuste frustrazioni e se le gestiscano.
Questo non è più facile per i genitori, anzi, servono coraggio e impegno, presenza e condivisione.
Aiutiamoli con la vicinanza ad accoglierle, ad affrontarle e a superarle, queste frustrazioni!
Così forse da grandi non si troveranno a uccidere perchè sarà troppo feroce la sofferenza di perdere qualcosa o qualcuno.
Parole gravi, estreme: ma si inizia dai piccoli passi.

Pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto www.barfusspark,it