A LEZIONE DI STUPORE
di Annamaria Gatti
fonte: Città Nuova, 25 ottobre 2013
Giornata di scuola nel bosco.
I leprotti guardavano un po’
spazientiti le anatrelle che arrancavano dietro il saggio gufo Saverio.
“Dove andate?” chiese l’orsetto.
“A lezione” rispose serio il
gufo.
“E di cosa? Posso venire
anch’io?” insistette l’orsetto.
“Vieni e vedrai!” concluse
Saverio.
Entrarono nel bosco e gli allievi
ad un suo cenno si fecero attenti e immobili, con gli occhi chiusi.
Passarono alcuni lunghi minuti
fatti di fruscii di foglie e di trilli di uccelli curiosi.
Sembrava possibile ascoltare il
battito del cuore di ciascuno!
Il profumo della resina degli
abeti e dei pini poi faceva il solletico alle narici allenate.
Il canto goffo
di un urogallo scosse la scolaresca, che spalancò gli occhi e sciolse
l’incanto.
“Che spavento!” protestò un
leprotto infastidito, “era tutto così bello”.
“Siete stupiti vero? Avete
scoperto quanto è abitato il silenzio! Ora guardate!”
I raggi del sole si erano tuffati
fra i rami creando fasci di luce che ricamavano
la poesia di quel momento, quando il maestro ordinò:
“Attenti! C’è qualcuno che ci
spia. Ma non tremate di paura, piuttosto state zitti e all’erta!”
Quando dalle umide felci sbucò un
cerbiatto reale, con grandi occhi neri, tutti lo guardarono con ammirazione,
eccitati e felici!
“Bene, per oggi basta. La lezione
è finita, torniamo alle tane.” Ordinò il gufo, mentre il cerbiatto si accodava
alla fila.
“Finita? E cosa abbiamo
imparato?” chiese l’orsetto incredulo.
“Avete imparato lo stupore”
concluse gufo Saverio.
Tutti fecero un cenno di
approvazione, guardando l’orsetto con un po’ di impazienza.
“Dovresti venire a scuola più
spesso!” lo consigliò Saverio, guardandolo dritto dritto negli occhi “abbiamo
bisogno di te”.
foto: marco basile forumfree.it
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