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domenica 29 marzo 2020

Didattica a distanza. Quale, e per chi?

Riflettere sulle modalità tecniche della continuazione dell'insegnamento è parziale se non si tiene conto delle implicazioni psicopedagogiche che obbligano gli insegnanti  a scelte di qualità, non solo didattiche, ma che valutino  il greve momento vissuto dai bambini e dalle loro famiglie.             

Armando Spadini, Bambini che studiano, 1918, Roma, Palazzo Koch ... 



Io amo la scuola
Dal sito Centro Ermes pubblico un  interessante  ed efficace intervento della pedagogista e insegnante Annamaria Giarolo, che ringrazio vivamente, coautrice del libro "IO AMO LA SCUOLA, COME INSEGNARE E STARE BENE IN CLASSE" per l'Editrice La meridiana.




La sospensione delle lezioni in aula, a causa dell’emergenza Covid-19, è stata affrontata con modalità diverse, a seconda degli istituti delle università e dei centri di formazione, o meglio, secondo gli orientamenti e le disponibilità dei dirigenti e del corpo docente.
Il rischio consiste nell’affrontare il problema della continuità dell’insegnamento in ordine sparso, con notevoli disparità anche in uno stesso istituto. Il minimo comun denominatore è comunque l’impiego della Formazione a distanza. Per un chiarimento ne parliamo con Annamaria Giarolo, pedagogista ed esperta di processi formativi.

Tanto si sta facendo in queste settimane per supportare i nostri ragazzi che non possono frequentare le aule scolastiche e, fin dall’inizio dell’emergenza, si parla di didattica a distanza. Cosa ne pensi?
Vorrei precisare, prima di tutto, che non si può pensare a questa modalità senza effettuare importanti distinzioni:
- A quali fasce d’età è diretta?
- Quali obiettivi e quali contenuti?
- È la stessa cosa che far lezione in classe?
- Come verificare poi i progressi?

Allora, cominciamo con le fasce di età.
Lavorare a scuola con bimbi dell’infanzia, alunni delle primarie, allievi della secondaria di primo grado e studenti delle superiori richiede programmazioni profondamente diverse, non solo nei contenuti ma soprattutto nelle modalità.
I bambini fino ai 10-11 anni hanno bisogno di esperienza e di relazione affettivaoltre che educativa e, a distanza, è ben difficile sostituire uno sguardo, una mano sulla spalla, un sorriso, una frase che incoraggia.
Più avanti con l’età, il sostegno va dato alla motivazione, al significato di quello che sta capitando e alla necessità di un impegno forte da parte di tutti. Perché non lavorare allora sul senso di responsabilità che riguarda ciascuno di noi e far leva quindi su un’organizzazione e gestione del tempo che sia utile e fruibile anche da compagni, in modo inclusivo, che sono meno fortunati (con disabilità e/o con problematiche diverse) e cooperare per quella comunità, anche virtuale, che fa da sfondo a tutte le attività educative, anche quelle a distanza.

Passando ad obiettivi e contenuti, quali considerazioni si possono fare?
È funzionale lavorare solo sui contenuti già previsti nella programmazione annuale? Si raggiungeranno gli obiettivi di apprendimento programmati? Probabilmente no, e vale per entrambe le domande.
I contenuti vanno riportati all’esperienza di questo drammatico momento storico: lavorare su altro sarebbe come spingere i mulini a vento in senso contrario alla direzione del libeccio o del maestrale.
E poi, quali opportunità educative ci sta offrendo questa esperienza, così limitante e così invadente rispetto alle nostre abitudini? Non possiamo, come educatori, far finta che non tocchi a noi: siamo tenuti a rimanere agganciati al mondo reale e soprattutto, abbiamo la possibilità di una fortissima spinta motivazionale dei nostri alunni rispetto ad un quotidiano che si è stravolto.
Allora, vanno rivisti gli obiettivi facendo riferimento soprattutto a quelli che spingono verso l’autonomia e la responsabilizzazione e vanno individuati contenuti più aderenti all’esperienza e legati ‘al fare’: sistemare, aiutare, produrre, organizzare, gestire il tempo e lo spazio, prevedere e progettare attività nel proprio ambiente di vita, far relazioni e proposte di soluzione alla crisi… Insomma, legame strettissimo con l’attualità nella quale siamo immersi e riferimenti storico geografici per capire e comprendere ancor di più l’importanza dell’imparare.

Lezione in presenza e lezione a distanza. L’aula virtuale va gestita come l’aula reale?
Si tratta di due situazioni, e quindi di attività, profondamente diverse, ce lo insegnano anni di studi e ricerca sulla comunicazione, sulla relazione, sull’ascolto, sull’imparare cooperando. Non possiamo nemmeno immaginare un mondo talmente virtuale dove i contatti umani non esistano più! Ebbene, la lezione in presenza può avvalersi di modalità infinite di organizzazione e gestione del lavoro ma quella a distanza no. Sarebbe un errore madornale pensare di far lezione a distanza così come si faceva in classe.
Quali sono le argomentazioni che potresti sviluppare nei confronti di chi ritiene ci sia una perfetta equivalenza tra le due modalità?
Due argomentazioni, meglio due obiezioni da opporre a chi pensa di poter semplicemente trasporre contenuti perché “tanto non cambia nulla”.
1. La prima è che in classe la modalità di lavoro utilizzata era unicamente frontale, intendendo con questo la trasmissione di contenuti tra l’insegnante che detiene il sapere e lo studente che deve farlo proprio, quasi sempre limitandosi a imparare e ripetere a memoria quanto sentito e/o letto. Se così è va profondamente rivista anche la didattica in presenza che deve avvalersi un’ampia gamma di studi, oramai storici, di quanto siano importanti nell’apprendimento l’esperienza diretta, il lavoro di gruppo, la ricerca, la creatività …
2. La seconda è che davanti ad uno schermo non possono passare quegli aspetti della comunicazione e dell’attenzione sostenuti in presenza: la modalità va rivista nei tempi e supportata da immagini e stimoli forti, con indicazioni e sollecitazioni di lavoro tali da mantenere alta la motivazione e dare l’idea di una partecipazione attiva in modo che non si tratti di una mera trasmissione di contenuti ma vi sia relazione reciproca e, alla fine, anche il docente ne esca modificato.

Ed arriva il momento della verifica degli apprendimenti…
Credo che la creatività degli insegnanti possa tirar fuori il meglio di sé proprio in fase di verifica di quanto appreso: i criteri vanno adattati alle modalità di partecipazione e di lavoro prodotto, inutile dire che è poco efficace al fine della valutazione proporre schede di verifica da compilare a casa, piuttosto può essere utile chiedere elaborati, sintesi, disegni, progetti, schemi e mappe integrati con immagini e prodotti, anche tridimensionali, frutto di un lavoro personale di rielaborazione. Anche l’apprendimento di un contenuto storico può essere verificato tramite modalità alternative. Immaginiamo poi quanto si potrà dar valore all’intero impianto educativo nel momento del ritorno in classe se si potrà lavorare su elaborati e prodotti individuali, e/o condivisi in modo virtuale, propri degli alunni.
Quanta ricchezza di cui avvalersi a scuola! Quando finalmente potremo riappropriarci di spazi e tempi migliori, di materiali e attrezzi da condividere, nonché di quegli sguardi, quei sorrisi, quelle mani sulle spalle che incoraggiano e sostengono tutti noi, non solo gli studenti.

Pubblicato da Annamaria Gatti
dipinto: Armando Spadini,  Bambini che studiano

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