Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

lunedì 24 febbraio 2020

Cosa dire ai bambini delle zone interessate che restano a casa in questi giorni?

Risultato immagini per immagini giochi bosco

Scuole chiuse per evitare il contagio. 
Spiegazioni ai bambini. Essenziali, secondo l'età. 
Serve invece stare con loro. 

Condivido volentieri questo intervento pacato e  autorevole 
del pedagogista  Daniele Novara Pedagogista, autore e direttore CPP, Avvenire 24 febbraio 2020


Molte scuole del Nord Italia nei prossimi giorni resteranno chiuse e i bambini costretti a restare a casa con i genitori che devono necessariamente organizzarsi.
La situazione è strana, difficile e particolare.
Cosa fare? Cosa dire? Che atteggiamento tenere?
I genitori si pongono domande e non è sempre facile avere risposte scientifiche e comunque attendibili. È facile cadere nell’enfasi emotiva che non aiuta i più piccoli a vivere in questa inedita situazione.
Essere bambini vuol dire, a differenza dell’essere adolescenti, dipendere quasi totalmente dai genitori. È una condizione particolare che nel corso della vita non si ripeterà più. Pertanto la prima evidenza è che per qualsiasi vicenda i bambini e le bambine vivono gli stati emotivi dei loro genitori, sono estremamente permeabili alle loro ansie e paure, alle loro inquietudini.
Allo stesso tempo la presenza dei genitori è un elemento rassicurante; valgono ancora i famosi studi di Donal Winnicott: durante i bombardamenti tedeschi su Londra nella seconda Guerra Mondiale, quando i bambini meno traumatizzati furono quelli che restarono nei rifugi con i genitori piuttosto che quelli che furono allontanati dai genitori per andare in speciali strutture lontano dalla città.
Il genitore educativo è quello che mantiene una presenza senza che questa presenza assuma contorni allarmanti e ansiogeni.
I bambini vivono il restare in casa come un’esperienza ludica di vacanza. È importante che i genitori non li coinvolgano in discorsi fuori dalla loro portata o li espongano a informazioni televisive o digitali che sono di difficile gestione anche per gli stessi adulti specialmente quando compare il tema della morte (che a partire dal quinto anno di vita il bambino è in grado di cogliere e di comprendere come perdita definitiva).
Qualche genitore e insegnante, incautamente come già capitato per il Giorno della Memoria con bambini di 7, 8 e 9 anni, pretende di coinvolgerli come se fosse possibile a un soggetto con capacità cognitive e un pensiero reversibile molto scarso di cogliere la complessità della situazione. Si rischia solo di creare angoscia che poi i figli piccoli non sono in grado di rielaborare sul piano psicologico e cognitivo.
Fino a 6, 7 anni si può tranquillamente dire che per alcuni giorni i bambini non andranno a scuola, non è necessario spiegare in maniera dettagliata i motivi.
Per quelli più grandi, a partire dagli 8 anni quando il pensiero è un po’ più formato, si può segnalare la presenza di una malattia che dobbiamo evitare e quindi ognuno resta a casa sua.
Infine occorre fare attenzione anche all’eccesso di rassicurazioni, esiste una comunicazione diretta e una comunicazione subliminale. Spesso gli adulti finiscono col trasmettere le loro preoccupazioni quasi che tranquillizzare i bambini diventasse un modo per tranquillizzare se stessi.
Le comunicazioni dovrebbero essere molto asciutte e limitate, qual tanto che basta per dire ai più piccoli come sarà la loro vita: non andranno a scuola, staranno in casa, potranno fare dei giochi, fare un po’ di compiti, leggere ed eventualmente incontrare in casa altri bambini.
Insomma, in educazione è sempre meglio comunicare ai figli ciò che faranno o devono fare piuttosto che dare “spiegoni” eccessivi.
I bambini come sempre sono quelli che ce la fanno meglio di tutti.

pubblicato da Annamaria Gatti
foto da Terra Nuova

Nessun commento:

Posta un commento