I CARE, don Milani
Spesso sono docenti che rifiutano l'incarico, dopo aver constatato le problematicità della vita scolastica, le esigenze e la difficoltà della relazione e dell'impegno pedagogico didattico. E le classi attendono un insegnante che si fermi, che guardi negli occhi bambini ricchi di vita e di promesse.
Succede, sembra inverosimile e molte domande affiorano alla mente.
Hanno paura della scuola?
Non sono convinti delle loro possibilità?
Non hanno avuto una buona preparazione, non possiedono strumenti adeguati, tanto da "spaventarsi"?
Non sono motivati?
Hanno sbagliato cammino?
Non hanno incontrato esempi motivanti e illuminati? Neppure i giganti dell'educazione scolastica?
Sono scoraggiati dalle scelte socio-politiche a riguardo?
Sono vicina a quella insegnante e condivido la sua sofferenza. Penso alla delusione degli insegnanti rinunciatari, con una gran voglia di fermarli per mostrare loro le meraviglie che troverebbero, a voler meravigliarsi!!!
Penso agli insegnanti che vorrebbero esserci, in classe, e forse non possono o non riescono.
Condivido la terza sezione del capitolo nono del libro
IO AMO LA SCUOLA Come insegnare e stare bene in classe
di A. Gatti e A. Giarolo
Edizioni la meridiana.
E' la narrazione dell'incontro fra insegnanti appassionati e altri meno motivati... alla ricerca della loro strada professionale. Un piccolo umile contributo, mentre la foto che ricorda Don Milani ci ricorda uno dei giganti che la scuola l'amavano perchè amavano l'umanità e il suo futuro: i bambini.
Insegnanti eternamente giovani
Maria la collega di Laura poteva contare numerose riforme della scuola
durante la sua lunga carriera lavorativa, dai decreti delegati, alle ultime
riforme praticamente ancora in sperimentazione.
A scuola Maria era apprezzata per il suo stile educativo e per
l’abilità relazionale che caratterizzava tutti i suoi rapporti, con alunni, colleghi
e genitori senza supponenza o prevaricazione. I bambini affidati al suo team
godevano sempre di un clima disteso e attento. Qualcuno aveva chiesto se alla
scuola secondaria potevano portarsi “appresso” la maestra Maria.
Laura le riconosceva una grande esperienza e aveva cercato sempre con
discrezione di comprendere la chiave o le chiavi di quel successo
professionale.
Complice una riunione annullata all’ultimo momento, che aveva permesso
un caffè disteso fra le mura scolastiche, senza la fretta che caratterizzava
l’ordine del giorno di ogni incontro, Laura aveva manifestato il desiderio di
conoscere più a fondo questa insegnante con qualche cenno di stanchezza sì, ma
sempre molto motivata.
La storia di una professione abbracciata fin da giovanissima, come
ideale di vita, si era dipanata senza ombre e senza falsi pudori: per questo
Laura la sentiva molto vicina.
“Mi stupisce che tu mi chieda la storia della mia vita scolastica,
nessuno ha mai provato interesse per il mio percorso, ma ti dirò che, a
pensarci bene, è proprio lungo, lunghissimo ormai.”
“Beh, anch’io sono curiosa di conoscere la tua storia!” aveva aggiunto
Lisa, la giovane insegnante di matematica del team parallelo.
Maria aveva continuato: - La mia formazione nasce al tempo della contestazione
giovanile dopo il ‘68 ed errori ne abbiamo fatti tanti da allora pur scoprendo
valori e innovazioni che mi hanno capovolto l’esistenza! Sono felice di questo
viaggio, ma devo dire che è grazie a incontri speciali che ho maturato
decisioni e scelte importanti.
Con un salto, dalla scuola partecipata, al voto di contestazione per
una valutazione più attenta al bambino nella sua globalità e alla battaglia per
l’inclusione di bambini in difficoltà, disabili e poi stranieri, i ricordi si
erano intrecciati alle considerazioni più attuali.
-
La conoscenza
delle leggi e della normativa nazionale e regionale- aveva proseguito Maria, - è stata una
competenza importante da acquisire che spesso constato demandata per pigrizia,
ma anche per scarsa lungimiranza. La consapevolezza della qualità del lavoro in team è stata una scoperta
sostenuta dagli studi pedagogici e psicologici, che hanno trovato fertile
terreno anche nell’aggiornamento obbligatorio introdotto nel tempo.
Lisa era sbottata in esclamazioni di stupore riguardo al numero degli
alunni per classe dell’epoca (anche 40 per classe!), mentre Laura non riusciva
a rappresentarsi la scuola a insegnante unico. Roba d’altri tempi di cui, pur
accanto alle contraddizioni e alle difficoltà, conservava un buon
ricordo-bambino. In fondo aveva amato quel mestiere perché la sua maestra era
stata eccezionale!
-
Maria, dai… avrai avuto anche tu da giovane tante
difficoltà! - aveva detto Lisa. - Io spesso sono proprio di umore nero, mi sento inadeguata, sempre in ansia e
con pochi punti di riferimento, poi c’è sempre tanto da fare e ricercare, mi
pare di non riuscire a fare nulla di buono, per non parlare della disciplina! E
della diversità fra i ragazzi! Poi non
faccio l’insegnante per passione e questo è un limite davvero grave…
Maria aveva chiuso gli occhi per un momento e aveva accolto la
protesta di Lisa.
-
Ti comprendo Lisa, le soluzioni non si possono trovare in un attimo, non esiste nulla
di scontato nel mondo dell’educazione, né siamo in grado di cambiare il mondo
in un baleno. L’ansia si placa ponendosi piccole
mete graduali da raggiungere con tanta tenacia.
Lisa si era avvicinata a Maria e le si era seduta accanto
familiarmente, porgendole la scatola dei suoi cioccolatini, cosa che aveva
suscitato in Laura un moto di simpatia per entrambe.
-
Quando ero giovane insegnante, ero poco sostenuta
da colleghi e direttori che mi valutavano con un po’ di sospetto per le
innovazioni che volevo portare. Devo però ammettere di aver incontrato una
direttrice scolastica speciale, uno degli incontri
utili a cui accennavo prima! Lei aveva capito perfettamente la mia scelta
innovativa di stile d’insegnamento e la condivideva appieno. Giovanissima mi
spedì ai corsi di aggiornamento nazionali più ambiti e al ritorno dovevo
restituire ai miei colleghi… più anziani e creare un clima di fiducia. Era
stato così più facile superare questi momenti e trovare l’opportuna resilienza, la capacità di reazione
positiva alle difficoltà.
-
Sì, mi aiutano i docenti più anziani e sono loro
grata- aveva chiarito Lisa, - qualche volta mi passano i loro quaderni, che spesso sono quelli del ciclo precedente, ma
tutto questo mi pare così riduttivo e poco attraente! Io poi fatico a trovare
testi utili e vorrei che la biblioteca
magistrale di istituto fosse più aggiornata e fornita!
Laura e Maria si erano scambiate uno sguardo un po’ inquieto, poi
Maria aveva dato il suo contributo, nel desiderio di affiancare Lisa in questo
dubbio legittimo.
-
Certamente qualche volta potrebbe essere utile e
opportuno attingere da passate esperienze didattiche, ma non può essere la
regola, pena la morte della motivazione e una buona biblioteca, compreso l’uso
sapiente della rete, sarebbero due strumenti indispensabili, per documentarsi
adeguatamente.
I temi dell’aggiornamento continuo, degli studi di settore, dei collegamenti con le università, degli incontri con gli specialisti, erano condivisi e avevano risvegliato l’interesse di
Lisa che prendeva nota di link utili, bibliografia e nomi.
-
L’aggiornamento continuo è la nostra salvezza
- aveva commentato Laura, - per non
finire nel burnout o peggio nella
mancanza di motivazione, che ci
farebbe rinunciare a uno degli aspetti più belli della nostra professione: la passione per l’insegnamento, che si
può anche acquisire con l’esercizio.
-
Hai ragione Laura, - aveva ripreso Maria, - anche
se mi permetti di osservare che l’insegnante
è tutt’uno con la propria persona. Non possiamo separare idealità, scelte
valoriali umane da quelle pedagogiche. Un insegnante entusiasta è un insegnante
alla ricerca del meglio per sé, per la propria vita sociale e familiare, se hai
a cuore il tuo benessere e se hai un
orientato progetto di vita.
Insegnare è saper fare del bene anche a se stessi. Comunichi l’entusiasmo per quello che fai ai
ragazzi solo se lo coltivi e se combatti per realizzare obiettivi di grande
levatura civile e morale, se sai sostare con i ragazzi e con i tuoi colleghi e
condividi con loro vita ed emozioni, bellezza e obiettivi, se sai attendere,
studiare, con curiosità, umiltà ed empatia.
Laura aveva finito per abbracciarla. Non sapeva perché, ma le sembrava
musica quella appena ascoltata. Forse le note di The Mission Main Theme, appena
ascoltate la sera prima in un concerto memorabile con il maestro Morricone, le
danzavano ancora dentro. E si erano risvegliate a quella confidenza.
Lisa da parte sua cominciava a mettere felicemente in dubbio di non
avere proprio il “fuoco” dell’insegnamento. Quello che aveva sentito era
parecchio interessante e degno di approfondimento, poi era partita salutando le
due colleghe e pensando che anche l’attività teatrale che stava seguendo con
passione ora, ne era convinta, faceva parte della cura della propria realtà
esistenziale, per trasferire poi quell’entusiasmo anche ai suoi pestiferi di
quinta, che ne avevano proprio bisogno.
https://www.lameridiana.it/io-amo-la-scuola.html
foto da Fondazione Lorenzo Milani
pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
Nessun commento:
Posta un commento