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giovedì 10 ottobre 2019

Alla scuola mancano insegnanti

Immagine correlata I CARE, don Milani

Un'insegnante,  nel raccontarmi la sua esperienza e l'approccio con il libro IO AMO LA SCUOLA, di cui sono coautrice, mi ha confidato la delusione di incontrare  talvolta giovani  insegnanti demotivati.

Spesso sono docenti che rifiutano l'incarico, dopo aver constatato le problematicità della vita scolastica, le esigenze e la difficoltà della relazione e dell'impegno pedagogico didattico. E le classi attendono un insegnante che si fermi, che guardi negli occhi bambini ricchi di vita e di promesse.

Succede, sembra inverosimile e molte domande affiorano alla mente.
Io amo la scuola
Hanno paura della scuola?
Non sono convinti delle loro possibilità?
Non hanno avuto una buona preparazione, non possiedono strumenti adeguati, tanto da "spaventarsi"?
Non sono motivati?
Hanno sbagliato cammino?
Non hanno incontrato esempi motivanti e illuminati? Neppure i giganti dell'educazione scolastica?
Sono scoraggiati dalle scelte socio-politiche a riguardo?

Sono vicina a quella insegnante e condivido la  sua sofferenza. Penso alla delusione degli insegnanti rinunciatari, con una gran voglia di fermarli per  mostrare loro le meraviglie  che troverebbero, a voler meravigliarsi!!! 
 Penso agli insegnanti che vorrebbero esserci, in classe, e forse non possono o non riescono.


Condivido la terza sezione del capitolo nono del libro
IO AMO LA SCUOLA  Come insegnare e stare bene in classe 
di A. Gatti e A. Giarolo   
Edizioni la meridiana.
E'  la narrazione dell'incontro fra insegnanti appassionati e altri meno motivati... alla ricerca della loro strada professionale. Un piccolo umile contributo, mentre la foto che ricorda Don Milani ci ricorda uno dei giganti che la scuola l'amavano perchè amavano l'umanità e il suo futuro: i bambini.

                           Insegnanti eternamente giovani


Maria la collega di Laura poteva contare numerose riforme della scuola durante la sua lunga carriera lavorativa, dai decreti delegati, alle ultime riforme praticamente ancora in sperimentazione.
A scuola Maria era apprezzata per il suo stile educativo e per l’abilità relazionale che caratterizzava tutti i suoi rapporti, con alunni, colleghi e genitori senza supponenza o prevaricazione. I bambini affidati al suo team godevano sempre di un clima disteso e attento. Qualcuno aveva chiesto se alla scuola secondaria potevano portarsi “appresso” la maestra Maria.

Laura le riconosceva una grande esperienza e aveva cercato sempre con discrezione di comprendere la chiave o le chiavi di quel successo professionale. 
Complice una riunione annullata all’ultimo momento, che aveva permesso un caffè disteso fra le mura scolastiche, senza la fretta che caratterizzava l’ordine del giorno di ogni incontro, Laura aveva manifestato il desiderio di conoscere più a fondo questa insegnante con qualche cenno di stanchezza sì, ma sempre molto motivata.

La storia di una professione abbracciata fin da giovanissima, come ideale di vita, si era dipanata senza ombre e senza falsi pudori: per questo Laura la sentiva molto vicina.

“Mi stupisce che tu mi chieda la storia della mia vita scolastica, nessuno ha mai provato interesse per il mio percorso, ma ti dirò che, a pensarci bene, è proprio lungo, lunghissimo ormai.”
“Beh, anch’io sono curiosa di conoscere la tua storia!” aveva aggiunto Lisa, la giovane insegnante di matematica del team parallelo.
Maria aveva continuato: - La mia formazione nasce al tempo della contestazione giovanile dopo il ‘68 ed errori ne abbiamo fatti tanti da allora pur scoprendo valori e innovazioni che mi hanno capovolto l’esistenza! Sono felice di questo viaggio, ma devo dire che è grazie a incontri speciali che ho maturato decisioni e scelte importanti.

Con un salto, dalla scuola partecipata, al voto di contestazione per una valutazione più attenta al bambino nella sua globalità e alla battaglia per l’inclusione di bambini in difficoltà, disabili e poi stranieri, i ricordi si erano intrecciati alle considerazioni più attuali.
-          La conoscenza delle leggi e della normativa nazionale e regionale-  aveva proseguito Maria, - è stata una competenza importante da acquisire che spesso constato demandata per pigrizia, ma anche per scarsa lungimiranza. La consapevolezza della qualità del lavoro in team è stata una scoperta sostenuta dagli studi pedagogici e psicologici, che hanno trovato fertile terreno anche nell’aggiornamento obbligatorio introdotto nel tempo.

Lisa era sbottata in esclamazioni di stupore riguardo al numero degli alunni per classe dell’epoca (anche 40 per classe!), mentre Laura non riusciva a rappresentarsi la scuola a insegnante unico. Roba d’altri tempi di cui, pur accanto alle contraddizioni e alle difficoltà, conservava un buon ricordo-bambino. In fondo aveva amato quel mestiere perché la sua maestra era stata eccezionale!

-          Maria, dai… avrai avuto anche tu da giovane tante difficoltà! - aveva detto Lisa. - Io spesso sono proprio di umore nero, mi sento inadeguata, sempre in ansia e con pochi punti di riferimento, poi c’è sempre tanto da fare e ricercare, mi pare di non riuscire a fare nulla di buono, per non parlare della disciplina! E della diversità fra i ragazzi! Poi non faccio l’insegnante per passione e questo è un limite davvero grave…
Maria aveva chiuso gli occhi per un momento e aveva accolto la protesta di Lisa.

-          Ti comprendo Lisa, le soluzioni non si possono trovare in un attimo, non esiste nulla di scontato nel mondo dell’educazione, né siamo in grado di cambiare il mondo in un baleno. L’ansia si placa ponendosi piccole mete graduali da raggiungere con tanta tenacia.
Lisa si era avvicinata a Maria e le si era seduta accanto familiarmente, porgendole la scatola dei suoi cioccolatini, cosa che aveva suscitato in Laura un moto di simpatia per entrambe.

-          Quando ero giovane insegnante, ero poco sostenuta da colleghi e direttori che mi valutavano con un po’ di sospetto per le innovazioni che volevo portare. Devo però ammettere di aver incontrato una direttrice scolastica speciale, uno degli incontri utili a cui accennavo prima! Lei aveva capito perfettamente la mia scelta innovativa di stile d’insegnamento e la condivideva appieno. Giovanissima mi spedì ai corsi di aggiornamento nazionali più ambiti e al ritorno dovevo restituire ai miei colleghi… più anziani e creare un clima di fiducia. Era stato così più facile superare questi momenti e trovare l’opportuna resilienza, la capacità di reazione positiva alle difficoltà.

-          Sì, mi aiutano i docenti più anziani e sono loro grata- aveva chiarito Lisa, - qualche volta mi passano i loro quaderni, che spesso sono quelli del ciclo precedente, ma tutto questo mi pare così riduttivo e poco attraente! Io poi fatico a trovare testi utili e vorrei che la biblioteca magistrale di istituto fosse più aggiornata e fornita!

Laura e Maria si erano scambiate uno sguardo un po’ inquieto, poi Maria aveva dato il suo contributo, nel desiderio di affiancare Lisa in questo dubbio legittimo.

-          Certamente qualche volta potrebbe essere utile e opportuno attingere da passate esperienze didattiche, ma non può essere la regola, pena la morte della motivazione e una buona biblioteca, compreso l’uso sapiente della rete, sarebbero due strumenti indispensabili, per documentarsi adeguatamente.

 I temi dell’aggiornamento continuo, degli studi di settore, dei collegamenti con le università, degli incontri con gli specialisti, erano condivisi e avevano risvegliato l’interesse di Lisa che prendeva nota di link utili, bibliografia e nomi.

-          L’aggiornamento continuo è la nostra salvezza -  aveva commentato Laura, - per non finire nel burnout o peggio nella mancanza di motivazione, che ci farebbe rinunciare a uno degli aspetti più belli della nostra professione: la passione per l’insegnamento, che si può anche acquisire con l’esercizio.

-          Hai ragione Laura, - aveva ripreso Maria, - anche se mi permetti di osservare che l’insegnante è tutt’uno con la propria persona. Non possiamo separare idealità, scelte valoriali umane da quelle pedagogiche. Un insegnante entusiasta è un insegnante alla ricerca del meglio per sé, per la propria vita sociale e familiare, se hai a cuore il tuo benessere e se hai un orientato progetto di vita. Insegnare è saper fare del bene anche a se stessi. Comunichi l’entusiasmo per quello che fai ai ragazzi solo se lo coltivi e se combatti per realizzare obiettivi di grande levatura civile e morale, se sai sostare con i ragazzi e con i tuoi colleghi e condividi con loro vita ed emozioni, bellezza e obiettivi, se sai attendere, studiare, con curiosità, umiltà ed empatia.

Laura aveva finito per abbracciarla. Non sapeva perché, ma le sembrava musica quella appena ascoltata. Forse le note di The Mission Main Theme, appena ascoltate la sera prima in un concerto memorabile con il maestro Morricone, le danzavano ancora dentro. E si erano risvegliate a quella confidenza.
Lisa da parte sua cominciava a mettere felicemente in dubbio di non avere proprio il “fuoco” dell’insegnamento. Quello che aveva sentito era parecchio interessante e degno di approfondimento, poi era partita salutando le due colleghe e pensando che anche l’attività teatrale che stava seguendo con passione ora, ne era convinta, faceva parte della cura della propria realtà esistenziale, per trasferire poi quell’entusiasmo anche ai suoi pestiferi di quinta, che ne avevano proprio bisogno.



https://www.lameridiana.it/io-amo-la-scuola.html

foto da Fondazione Lorenzo Milani

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it

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