La scuola sbagliata
Papà Orso si levò quella mattina di pessimo umore. Non fece colazione e non si lavò neppure le orecchie...
Papà Orso si levò quella mattina di pessimo umore. Non fece colazione e non si lavò neppure le orecchie, non salutò nessuno, neppure i tre orsacchiotti, che stavano uscendo per andare alla scuola, che era incominciata da pochi giorni.
Mamma Orsa gli sussurrò:
«Ebbene… cosa ti succede questa mattina?».
«La scuola del bosco è tutta sbagliata» sbottò Papà Orso.
«Perché ce l’hai con la scuola del bosco?», chiese Mamma Orsa.
«Ma l’hai vista la scuola quest’anno? Spenta, scuola di libri. Tutti i cuccioli in fila e guai se uno di loro sussurra un ciao… E poi niente canti, niente storie, niente ascolto del canto dei nostri uccelli, niente corse nel bosco, niente visite all’alveare».
«Esagerato». pensò Mamma Orsa.
Poi Papà Orso riprese la sua tiritera:
«…Nessuna camminata al lago per vedere i castori che si costruiscono la diga. Nessuno più saprà come si prepara il nido la cinciallegra, o come cresce la felce nel sottobosco, o come si difende il cuculo».
«Beh, questo mi dispiacerebbe…», sospirò Mamma Orsa.
«Nessuno saprà leggere il cammino del sole, né il succedersi delle stagioni, né saprà individuare le orme degli animali sul terreno, né rispettare le ragnatele, le larve e le uova nei nidi».
«Accipicchia!», sbottò Mamma Orsa, poi soggiunse:
«Papà Orso qualche ragione ce l’hai, proviamo a parlarne con Maestro Gufo e i suoi aiutanti, vedrai che qualcosa capiremo meglio anche noi e loro ascolteranno i tuoi dubbi».
«Forse, forse… ma la cosa che mi fa più imbestialire è quella divisione in classi: sezione delle volpi, sezioni degli orsi, sezione delle salamandre, sezione dei cerbiatti, sezione dei lupacchiotti, insomma, come imparano a vivere bene i nostri figli, se vivono separati?».
A quelle parole Mamma Orsa si diede una decisa grattatina, prese borsetta e cappellino, chiuse casa e si avviò verso la scuola del bosco, trascinandosi Papà Orso che brontolava in continuazione.
Eh sì, qualche cosa bisognava proprio cambiarla in questa scuola nel bosco!
Anche Maestro Gufo avrà ringraziato Papà Orso per le belle idee! E i cuccioli avranno fatto festa.
Mamma Orsa gli sussurrò:
«Ebbene… cosa ti succede questa mattina?».
«La scuola del bosco è tutta sbagliata» sbottò Papà Orso.
«Perché ce l’hai con la scuola del bosco?», chiese Mamma Orsa.
«Ma l’hai vista la scuola quest’anno? Spenta, scuola di libri. Tutti i cuccioli in fila e guai se uno di loro sussurra un ciao… E poi niente canti, niente storie, niente ascolto del canto dei nostri uccelli, niente corse nel bosco, niente visite all’alveare».
«Esagerato». pensò Mamma Orsa.
Poi Papà Orso riprese la sua tiritera:
«…Nessuna camminata al lago per vedere i castori che si costruiscono la diga. Nessuno più saprà come si prepara il nido la cinciallegra, o come cresce la felce nel sottobosco, o come si difende il cuculo».
«Beh, questo mi dispiacerebbe…», sospirò Mamma Orsa.
«Nessuno saprà leggere il cammino del sole, né il succedersi delle stagioni, né saprà individuare le orme degli animali sul terreno, né rispettare le ragnatele, le larve e le uova nei nidi».
«Accipicchia!», sbottò Mamma Orsa, poi soggiunse:
«Papà Orso qualche ragione ce l’hai, proviamo a parlarne con Maestro Gufo e i suoi aiutanti, vedrai che qualcosa capiremo meglio anche noi e loro ascolteranno i tuoi dubbi».
«Forse, forse… ma la cosa che mi fa più imbestialire è quella divisione in classi: sezione delle volpi, sezioni degli orsi, sezione delle salamandre, sezione dei cerbiatti, sezione dei lupacchiotti, insomma, come imparano a vivere bene i nostri figli, se vivono separati?».
A quelle parole Mamma Orsa si diede una decisa grattatina, prese borsetta e cappellino, chiuse casa e si avviò verso la scuola del bosco, trascinandosi Papà Orso che brontolava in continuazione.
Eh sì, qualche cosa bisognava proprio cambiarla in questa scuola nel bosco!
Anche Maestro Gufo avrà ringraziato Papà Orso per le belle idee! E i cuccioli avranno fatto festa.
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