Un contributo dal libro:
IO AMO LA SCUOLA
Come insegnare e stare bene in classe
di Annamaria Gatti e Annamaria Giarolo
La Meridiana
“Il problema sono le famiglie”
“Nemmeno le famiglie sono più quelle di una volta! ...
....Una volta le famiglie erano
alleate della scuola, ora sono i nostri nemici! Per non parlare del fatto che
c’è sempre qualche genitore che vorrebbe insegnarci il nostro mestiere: quale
metodo usare per leggere e scrivere, come insegnare le divisioni, quali
strumenti usare per aiutare gli alunni a studiare e quali voti dare. Le
famiglie sono davvero il problema!”
Eh sì, relazione difficile e
complicata quella con i genitori degli alunni! Eppure essi fanno parte del loro
contesto di vita e, a pieno titolo, hanno l’ultima parola sui loro figli. La
nostra Costituzione sancisce il
diritto all’esistenza della famiglia e dà ai genitori il diritto/dovere alle
cure dei figli e alle necessità da mettere in atto per la tutela, la salute e
il benessere al suo interno.
La cosa buona è proprio che i
genitori, consegnando il loro figlio all’Istituzione Scolastica, compiono un
atto di riconoscimento formale e importante: ‘Ti affidiamo nostro figlio, il
bene più prezioso che abbiamo!’. E l’atto non è di poco conto, anche se talvolta,
gli operatori della scuola, se lo dimenticano. Dentro casa i figli sono piccoli
re e piccole regine (a volte, purtroppo, anche dei tiranni, ma questa è
un’altra storia!) e rappresentano il coronamento di un sogno d’amore. Il
momento dell’ingresso a scuola segna un passaggio importante per la loro
crescita e la loro autonomia: ogni insegnante sa quanto sono timorosi gli
sguardi dei genitori all’ingresso della Scuola Primaria e come, poi, col
passare degli anni scolastici se ne allontanino dimostrando quasi un pacato
disinteresse.
Ma il bambino torna ogni giorno
nel proprio contesto familiare e in esso determina il suo futuro: scelte di
vita, di crescita, di autonomia, di relazioni, di cultura e di insegnamento. La
scuola incide, senza dubbio, ma il timone lo regge la famiglia.
Tutto questo per tener presente,
sempre, che ‘i nostri alunni non sono figli nostri’ e che la responsabilità
educativa che si svolge all’interno dello spazio-tempo scolastico non può
evitare di fare i conti con l’istituzione fondamentale della società: la
famiglia.
È pur vero che spesso se ne
patisce l’intrusione così come se ne vedono troppo nitidamente le pecche. Ma il
lavoro dell’insegnante, professionale e preparato, deve continuare a svolgersi
in quello spazio-tempo educativo che gli è dato e rimanere strettamente dentro
gli ambiti di competenza (va precisato che in questo contesto non si intende
far riferimento a quelle situazioni, a volte drammatiche, dove si consumano
abusi, maltrattamenti, sofferenze dei quali si avverte la presenza e per i
quali è necessario far segnalazione alle autorità competenti).
Che dire
allora del rapporto con la famiglia? Va coltivato, protetto, alimentato per
condividerne le scelte, così come va limitato nelle intrusioni con motivazioni
adeguate e convincenti sulle scelte pedagogiche e didattiche dei professionisti
della scuola.
Attenzione
a non cadere nella trappola della giustificazione: spesso l’insegnante tende a
giustificare le scelte, anche didattiche e metodologiche, del proprio lavoro
esponendosi a discussioni sugli interventi effettuati con pro e contro che
vengono espressi dai genitori e possono minare la credibilità del docente.
È qui che l’insegnante si gioca
buona parte della sua credibilità professionale!
All’inizio di ogni nuovo anno
scolastico vengono indette le assemblee
di classe a cui partecipano i genitori degli alunni. Spesso tali incontri
sono vissuti dai docenti come un impegno in più della cui efficacia non si
vedono i frutti e, dai genitori, come un momento ‘noioso’ a cui non possono
sottrarsi per il bene dei loro figli. A volte sono gli stessi insegnanti a
rendere l’incontro altamente demotivante quando lo utilizzano per lanciare
accuse alle famiglie sulla mancata cura nella gestione della ‘cosa’ scolastica.
Eppure sono proprie queste le
occasioni che possono diventare una grande opportunità per un percorso
educativo condiviso e la creazione di una relazione scuola-famiglia efficace e
serena perché fondata su un rapporto di fiducia reciproca.
Come fare allora e, soprattutto,
come gestire le assemblee affinché diventino veri trampolini di lancio per la
collaborazione tra le diverse istituzione educative della nostra società?
Fin dal primo incontro,
assembleare, il compito del team docente sarà quello di:
- - motivare con
argomentazioni forti sul piano culturale e scientifico, nonché al passo con i
tempi, le scelte metodologiche;
- -
rassicurare
sulla bontà del percorso di apprendimento e sulla necessità di mettere
in atto tutte le azioni che portano ogni alunno al massimo delle sue
potenzialità;
- - rendere
partecipi e complici i genitori delle piccole strategie messe in atto
per aumentare la motivazione all’apprendimento degli alunni;
- -
condividere
le preoccupazioni sulla crescita personale e sociale dei
figli, sulla necessità di coltivare buoni sentimenti e di acquisire le
competenze relazionali utili a star bene con se stessi e con gli altri;
- -
evidenziare tutto il proprio interesse a quanto
si sta facendo, anche con umiltà e
generosità, disposti a tener conto di ogni osservazione e di ogni
necessità;
- -
rendersi
disponibile a incontrare i genitori ogni qualvolta vi sia la
richiesta, l’urgenza e la necessità;
- -
presentare un team docente coeso che ha effettuato ‘a monte’ delle scelte
pedagogico-didattiche e che le ha condivide al proprio interno pur mantenendo
distinte le professionalità ma anche le personalità di ognuno;
- -
fornire comunicazioni
organizzative chiare e puntuali;
- -
fare della collaborazione
scuola-famiglia il punto di riferimento per ogni iniziativa, nel rispetto
dei ruoli e delle competenze di ciascuno.
Tutto torna a favore di tutti...
-
Nessun commento:
Posta un commento