Oggi dalla prima pagina di Avvenire Eraldo Affinati, scrittore e appassionato educatore, ci offre un intenso messaggio che merita attenzione.
Lo ringraziamo di cuore!
L'infinita promessa
Ogni volta che rivedo I quattrocento colpi di Francois Truffaut, oggi lo possono fare tutti in Rete, sento un colpo al cuore. È incredibile pensare alla data in cui uscì questa pellicola, il 1959, quando ad esempio, per dirne soltanto una, don Lorenzo Milani operava a Barbiana nel medesimo spirito pedagogico. Non c'è forse altro film che mi emozioni così tanto.
Ogni volta che rivedo I quattrocento colpi di Francois Truffaut, oggi lo possono fare tutti in Rete, sento un colpo al cuore. È incredibile pensare alla data in cui uscì questa pellicola, il 1959, quando ad esempio, per dirne soltanto una, don Lorenzo Milani operava a Barbiana nel medesimo spirito pedagogico. Non c'è forse altro film che mi emozioni così tanto.
Sarà perché la storia del piccolo
Antoine Doinel, con la madre anaffettiva, il patrigno distratto, i professori
incapaci, gli adulti egoisti, riassume tutti gli errori educativi che non si
dovrebbero mai fare. Lo stile asciutto del regista contiene il tumulto
sentimentale.
La trama semplicissima del monello che scappa da scuola ha la
forza della cronaca e la leggerezza della favola. È una delle opere più belle
sul mistero e la dolcezza dell'adolescenza, intesa quale promessa infinita di
un'umanità nuova.
Sapere che lo straordinario protagonista, a quel tempo quasi
un bambino, si legherà per sempre a Truffaut, diventando il suo attore
feticcio, aggiunge ulteriore pathos.
Ma ciò che soprattutto resta nella
memoria, come una sigla lirica incancellabile, è la scena finale del ragazzo
che, accompagnato dalla musica stupenda di Jean Constantin, corre lungo la
spiaggia verso il sogno di una libertà impossibile da conquistare.
Eraldo Affinati
Avvenire, 17 febbraio 2018
pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto dal film "I quattrocento colpi"
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