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Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

martedì 13 aprile 2010

I PRIMI MILLE GIORNI DI VITA 2

"HO UN BAMBINO DI POCHI MESI, COME IMPOSTARE AL MEGLIO LA RELAZIONE CON LUI?"
ACCOGLIERE IL BAMBINO: LA RELAZIONE, L’AMBIENTE, L’EDUCAZIONE NEI PRIMI MILLE GIORNI DI VITA
Nel bambino piccolo sono i bisogni ad essere poco chiari.
...Piange, cosa avrà? Devo lasciarlo nel lettino o prenderlo in braccio?
La relazione tra genitori e figli è più ricca e feconda quando i genitori accettano di lasciarsi guidare da quello che via via scoprono dei loro bambini. Ciò è possibile se i genitori si predispongono interiormente ad apprendere dal bambino e dalle situazioni, senza troppe attese preconcette. Nella prima età della vita, dalla nascita ai tre anni, è vitale accettare il bimbo così com’è, cercando solo di conoscerlo e adeguando a lui le forme di accudimento.
Un esempio classico è il sonno: ci sono bimbi che dormono meno di altri e viceversa sono più desiderosi di un contatto fisico: sono i bimbi ad alta domanda di contenimento affettivo ed è del tutto inutile sperare che diventino diversi da quello che sono. Meglio rispondere col contatto e il tempo per loro: sperimenteranno un amore grande che ne asseconda le inclinazioni e ne potenzia la sensazione di sicurezza.
Da zero a tre anni un bambino evolve velocemente e passa da un’ esperienza del mondo prevalentemente visiva, uditiva e tattile ad una capacità motoria che lo mette in grado di esplorare da solo. Logicamente l’accompagnamento amorevole del genitore cambia scopi e funzioni, e si fa strada la possibilità di scegliere se potenziare le capacità di autonomia oppure farsi prendere la mano dalla protezione .
Il nuovo compito, quando il bimbo ha terminato il primo anno di vita, è di essere maestri del proprio figlio e quindi insegnare, lodare e incoraggiare, dire di no, essere di esempio.
Anche questo compito viene meglio assolto in presenza di un pre-requisito interiore del genitore, che è la riflessione (il contrario dell’impulsività).
Riflettendo, il babbo e la mamma usano modi comprensibili al bambino .
Ne scaturisce la comunicazione che associa il gesto al linguaggio, la richiesta alla partecipazione attiva del genitore, la disciplina alla calma, il rimprovero alla brevità.
Sono questi i modi che forniscono le regole di comportamento, impossibili altrimenti finché il bambino non ha ancora la maturità cerebrale per acquisirle da solo.
Dire “chiudiamo piano la porta “ è diverso da dire “chiudi piano!”
Dire “ mettiamo a dormire le macchinine” è diverso da dire “metti a posto i giochi”,
Molte azioni , se mostrate, danno nel bambino un effetto imitativo :parlare a bassa voce, condividere i pasti, aspettare il proprio turno… e premiano il genitore che riesce ad essere di esempio al figlio.
Non dimentichiamo che le capacità di empatia sono precoci, perché iscritte nella biologia del cervello, e in grado di sostenere forme di cooperazione e condivisione adeguate all’età. Molti si stupiscono vedendo un bimbo di diciotto mesi che chiede una piccola scopa per pulire il pavimento. In realtà non c’è nulla di più naturale per il bambino: è strano invece che, pur osservando questo, gli adulti non riescano quasi mai ad assegnare ai bimbi piccoli compiti utili in casa. Sarebbe un’azione educativa che aiuta a insegnare l’altruismo e sviluppa la comprensione per gli altri.
L’educazione plasma il cervello e la personalità: anche questa affermazione dovrebbe aiutare i genitori a non sottovalutare il proprio ruolo nello sviluppo dell’apprendimento e dell’intelligenza.
Un ruolo che potemmo dire di espansione dei significati, per dare al piccolo il senso di cosa vive. Espansione delle prime parole del bambino, espansione delle domande, espansione delle emozioni immaginate in un personaggio. Il genitore espande parlando, leggendo un libro o spiegando un fatto…anche in questi esempi il posto fondamentale spetta alla relazione. Una relazione di qualità, che facilita la relazione col mondo.

Pubblicato da Maddalena Petrillo Triggiano
drtriggiano@tin.it
foto di Sara

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