Dal sito https://www.interris.it/ a cura di Lorenzo Cipolla pubblico una riflessione che sottolinea l'importanza del gioco per il bambino. E il pensiero va a tutti i bambini, a quelli defraudati, invisibili, e soprattutto a quelli che "giocano" fra macerie e violenze.
"L’infanzia è attesa di eventi luminosi e lieti, eroici, santi e belli.
Se l’infanzia di un bambino è stata buia, triste, grigia, spaventata, nessun drago, fantasma o mostro, all’improvviso sconfitto, nessuna luce, il bambino diventa adulto.
Ma dentro di lui, quel bambino aspetta, murato nel semisonno dell’attesa.
Aspetta che l’infanzia sia magica, bella e santa.
Bisogna illuminare l’infanzia per farlo crescere”.
“Un bambino che ha potuto giocare sarà un adulto sereno”. (M.R Parsi)
La psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi ama ripetere questa espressione del padre della neuropsichiatria infantile, Giovanni Bollea.
Il gioco libero come la corsa in un prato o secondo le regole, è una sperimentazione funzionale allo sviluppo psicofisico dei bambini e delle bambine perché consente loro di alimentare l’immaginazione, di conoscere il mondo e trovare soluzioni, di entrare in contatto con la realtà e le altre persone, di scoprire dove finiscono i confini delle proprie esigenze e cominciano i bisogni altrui, di fare scelta da cui emergono il loro carattere e la loro personalità.
“Si cresce
giocando”, spiega a Interris.it l’esperta, presidente della Fondazione
Movimento Bambino Onlus, in precedenza membro del Comitato Onu per i diritti
del fanciullo e già componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e
l’adolescenza. Un processo delicato, ancora di più oggi che parliamo di nativi
digitali e di intelligenza artificiale, in cui le figure adulte di riferimento
continuano ad avere un ruolo decisivo.
Prova generale
Le prime esperienze di vita modellano il cervello dei bambini, con l’attivazione dei lobi prefrontali che permette di sviluppare competenze nel raggiungimento degli obiettivi e nella relazione con quello che lo circonda. “Una ‘prova generale’ della vita”, continua Parsi, che consiste nel toccare i primi giocattoli, come bambole e macchinine – “gli oggetti transizionali” –, disegnare, muoversi e correre in un prato, suonare strumenti musicali, indossare costumi e mimare scenette.
L’esperta illustra come il gioco sia anche la modalità di incontro e apertura alla conoscenza reciproca nei bambini. “Quando giocano con gli altri emergono i loro modi di stare nei rapporti, imparano a collaborare e come a manifestare le proprie opposizioni”. Inoltre, in base alle loro scelto durante il gioco “possiamo vedere le loro tendenze di carattere e di personalità”.
Secondo le regole
Ogni gioco ha le sue regole e a queste bisogna attenersi per
rispetto altrui che per il corretto svolgimento. “Dopo una prima fase di gioco
libero, in cui si sperimenta, man mano che si cresce si devono accettare delle
regole” – continua la psicologa – “C’è chi lo fa, chi no, chi le trasgredisce
per imporne di proprie, chi accoglie i suggerimenti e chi oltre a seguirle
cerca di farle rispettare agli altri”. Sottolinea Parsi: “Bollea definiva
questo momento come l’arrivo della ‘legge del padre’”.
Tecnologia e ozio creativo
Il gioco è immaginazione e creatività che impegnano anche
materialmente i cinque sensi, la tecnologia apre però le porte digitali del
mondo virtuale, che è intangibile. L’esperta non criminalizza devices e
piattaforme ma sottolinea l’importanza dell’educazione per evitare che questi
strumenti causino dipendenza. “L’utilizzo del cellulare limita l’immaginazione,
sono contraria che venga messo in mano ai bambini prima degli 8-9 anni, e anche
in quel caso con modalità molto controllate”, dichiara. “I ragazzini di oggi
sono nativi digitali e un uso virtuoso di questi prodotti può dare buoni
risultati, ma nel virtuale corpo, mente e immaginario non sono integrati e
anche il gioco e il rapporto con gli altri partecipanti è solitario, senza
incontro”. Non bisogna neppure esporre i minori a continue attività e ripetute
sollecitazioni, per la crescita è importante anche il cosiddetto ozio creativo.
“Il tempo in cui non si fa niente se non stare a contatto con sé stessi e le
proprie idee, per trasformarne qualcuna in realtà”, evidenzia l’esperta.
Insieme nel gioco
Nessun manuale insegna come diventare ed essere dei buoni genitori, ma l’esperienza diretta può essere accompagnata, se non preceduta, da un approccio consapevole. “Il dono più grande che gli adulti possono fare ai propri figli nel loro percorso di crescita è quello di avere loro per primi dei punti di riferimento, informare e formarsi su questi temi”, sostiene Parsi, “e conoscere sé stessi, non avere la presunzione di imitare o rovesciare quello che hanno fatto a loro i volta i loro genitori”. Così quando si gioca insieme l’adulto non deve dimenticare qual è il suo ruolo nel rapporto genitore-figlio. “Non bisogna fare le stesse cose del bambino, imitarlo, ma mettersi dentro al gioco insieme”.
Il bambino interiore
Nonostante il diritto al gioco sia riconosciuto all’articolo
31 della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza, ci sono tanti contesti dov’è violato e negato. Come la
guerra. “Un ulteriore delitto commesso dagli adulti, perché colpisce la loro
vita, la loro psiche, e li menoma di una serie di esperienze che li
renderebbero capaci di essere più flessibili e rispettosi dei bisogni altrui,
capaci di tracciare i confini delle proprie esigenze”, dichiara l’esperta.
“Quel bambino diventa un adulto il cui bambino interiore rimane ‘murato dentro’
perché non ho potuto vivere la propria età”. Una valutazione che riprende un
pensiero della professoressa Parsi raccolto dalla casa editrice Lucarini
nell’agenda della Fondazione Movimento Bambino, che recita così: “L’infanzia è
attesa di eventi luminosi e lieti, eroici, santi e belli. Se l’infanzia di un
bambino è stata buia, triste, grigia, spaventata, nessun drago, fantasma o
mostro, all’improvviso sconfitto, nessuna luce, il bambino diventa adulto. Ma
dentro di lui, quel bambino aspetta, murato nel semisonno dell’attesa. Aspetta
che l’infanzia sia magica, bella e santa. Bisogna illuminare l’infanzia per
farlo crescere”.
pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto: disabilynews.com
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