Ecco la continuazione dell'esperienza di Enea
che diventerà cavaliere solo se avrà saputo fare le scelte giuste.
Dedico questa favola a Willy
barbaramente ucciso
mentre voleva difendere un amico e portare la pace.
Willy ora è un vero cavaliere.
fonte: Città Nuova Settembre 2020
favola di Annamaria Gatti
illustrazione di Eleonora Moretti
Il castello degli apprendisti cavalieri era una severa dimora, poca luce e rumori sinistri popolavano le stanze “Avete
paura del buio? Avete paura delle novità?” chiedeva il Grande Maestro.
“No” rispondevano gli apprendisti “noi sappiamo cavarcela
bene. Andiamo finalmente a cacciare draghi?”
“Nulla del genere, la
prossima prova sarà liberare dalla torre il gran
borbottone.”
I giovani si guardarono e scoppiarono in una sonora risata. Il Maestro li lasciò ridere, poi aggiunse: “Vedrete, non
è un tipo piacevole, buona fortuna!”
Un ululato acutissimo proveniente
dalle scale della torre li fece rabbrividire. Dopo un veloce “pari o dispari” stabilirono
l’ordine dei tentativi. “Parto!” disse il primo un po’ titubante “sarò
velocissimo”. Infatti velocissimo… ritornò contrariato: “Beh pensateci voi, è
così brontolone che non lo sopporto. E poi ho il cuore in gola: c’erano ombre
strane lungo la scala!”
Si sentirono ruggiti raccapriccianti e tutti si guardarono
preoccupati. Comunque, anche il secondo tornò solo: “E’ insopportabile! E’ un maleducato,
non gli va bene niente!”
Il terzo si fece coraggio, salì guardingo ed entrò. Gli promise mari e monti, poi lo prese in giro pesantemente
e iniziò anche a minacciarlo se non fosse partito con lui. Il borbottone si
accucciò in un angolo e, spaventato, non si mosse più. Anche il giovane tornò
giù tremante di paura e di rabbia.
Era il turno di Enea. Strana prova: sembrava un giochetto e
invece…
Entrò nella cella della torre. Borbottone, un omino ossuto, vestito elegantemente, ma sgradevole a
vedersi, stava lamentandosi: “Nessuno mi capisce, mi chiudono qui perché brontolo
sempre, questa torre è una prigione! Voglio
tornare a casa, giocherò con i nipotini anche se mi tireranno la barba,
prometto, non brontolerò più…”
Enea era sempre là seduto ad ascoltare.
L’omino lo guardò. Enea lo guardò.
L’omino gli sorrise.
Enea gli sorrise.
“Sei venuto a liberarmi?” gli chiese.
“Beh, se vuoi sì. Se io fossi nei tuoi panni, mi farebbe
piacere che qualcuno mi ascoltasse e mi capisse.”
“Amico, hai fatto con
me quello che vorresti fosse fatto a te, quindi hai superato la prova. Ora
vengo.”
La scala era ripida, ma il Borbottone la scese in fretta fino
a sbattere contro il barbone del Gran Maestro.
“Ullallah! Ecco trovato il cavaliere che ha scoperto la
regola d’oro.” Esclamò il Maestro, osservando curioso il borbottone.
“Me ne vado Maestro, hai trovato il tuo apprendista in gamba.
Io torno a casa e… venite a trovarmi ragazzi ma non bevete tutto il mio sidro e
non mangiatemi tutto il cinghiale e poi non lasciate le armi sparse nel cortile
e poi… e poi…”
“Sì, sì signore… abbiamo capito!” urlarono in coro tutti. Che
razza di brontolone, questo borbottone!
E anche gli altri giovanotti
impararono che è meglio fare agli altri
quel che vorresti fosse fatto a te.
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