Il giardino e l'ingresso della scuola dell'infanzia "Raggio di Sole" di Križevci, in Croazia
(foto dal sito della scuola)
Trent’anni di Raggio di Sole
fonte: Città Nuova, 20 Maggio 2025 di Chiara Andreola
Il 23 maggio festeggia i suoi trent'anni la scuola dell'infanzia "Raggio di Sole", che a Križevci ha dato un contributo determinante nell'educazione alla pace delle nuove generazioni dopo la guerra dei Balcani
Da un piccolo gruppo di bambini accolti in una sacrestia
dopo la guerra dei Balcani, a scuola dell’infanzia consolidata frequentata da
110 bambini: è il percorso compiuto dalla scuola dell’infanzia “Raggio di Sole”
di Križevci, in Croazia, che il prossimo 23 maggio celebra i suoi trent’anni di
attività. La scuola è infatti nata nel 1995 nell’ambito della Mariapoli Faro,
stabilita tre anni prima nei pressi di Zagabria su un terreno concesso in
comodato d’uso al Movimento dei Focolari dal locale vescovo greco-cattolico,
mons. Slavomir.
Negli anni del conflitto – che, ricordiamo, coinvolse in
varie fasi le repubbliche ex jugoslave tra il 1991 e il 1995 – la cittadella
funzionò da “avamposto” per gli aiuti umanitari e per l’accoglienza dei
profughi, via via che la zona di combattimento di spostava verso la Serbia e la
Bosnia; e a guerra finita ci si chiese che cosa fare per educare alla pace. Si
decise di guardare al futuro puntando sui bambini: bambini che spesso avevano
perso amici o familiari, i cui padri erano rientrati dal fronte feriti,
invalidi o con gravi stress post traumatici, ma che potevano ancora guardare un
compagno di etnia diversa non come un nemico. Si scelse così di costruire una
scuola dell’infanzia aperta a tutti i bambini di Križevci, locali e profughi,
così che potessero crescere insieme e superare le divisioni grazie ad una
“pedagogia di comunione”, di comunità, di amore reciproco.
«Avevo vissuto gli anni della guerra tra Trieste e Lubiana –
racconta Anna Lisa Gasparini, pedagogista, insegnante e cofondatrice della
scuola – e quando è nata l’idea dell’asilo è stato chiesto a me di scrivere un piano
educativo, da presentare al ministero per ottenere l’approvazione e il
riconoscimento di agenzia educativa. La mia prima reazione è stata:
figuriamoci, non parlo nemmeno il croato! Però alla fine, insieme naturalmente
a tutte le altre persone coinvolte nel progetto, ho accettato la sfida».
La scelta del modello pedagogico da seguire è caduta sul metodo Agazzi: «Questo metodo, che dà molta importanza all’ecologia integrale e al rapporto con la natura senza necessità di grandi investimenti, si è rivelato perfetto per un posto immerso nel verde come è Križevci – ricorda Anna Lisa -. Tanto più che, non avendo certo soldi da spendere in materiali educativi, dovevamo giocoforza guardare ai punti di forza che il luogo già offriva».
Il progetto incontrò il favore del ministero, anche grazie al fatto che alcune insegnanti già si erano recate a Brescia – e lo hanno fatto a cadenza regolare anche negli anni successivi – per studiare il metodo Agazzi là dove è nato; e i primi bambini della città, una cinquantina, vennero così accolti nella sacrestia della chiesa greco-cattolica.
Non c’era infatti ancora lo stabile della scuola: il comune si era reso disponibile a pagare gli stipendi degli insegnanti, ma rimaneva da costruire l’edificio. Grazie a tante donazioni sia di denaro che di materiali – soprattutto da Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna – e all’intervento di una ditta svedese, la nuova scuola venne inaugurata di lì a pochi mesi, nell’ottobre del 1995. Tra i tratti distintivi della scuola c’era e c’è ancora l’ampio giardino, con tanto di orto dove i bambini possono sperimentare la coltivazione delle piante.
«È stato bello vedere come c’è stato un sostegno trasversale al progetto – ricorda ancora Anna Maria –, non solo in ambito cattolico: anche sindacati, associazioni senza matrice religiosa, e persone dichiaratamente non credenti ci hanno fatto avere il loro aiuto. Non solo nella costruzione della scuola, ma anche in seguito: ad esempio grazie a Fabio Baresi, papà di due bambini della scuola Agazzi di Brescia e fondatore dell’associazione “Bimbo chiama bimbo”, è stato possibile per diversi anni organizzare dei centri estivi a Brescia per i bambini di Križevci, dando priorità a quelli più bisognosi o con difficoltà scolastiche. Poi è stato proposto anche un centro estivo a Križevci, e le varie iniziative si son susseguite fino al Covid. E lo scorso anno è partito un progetto analogo in Slavonia».
Nel frattempo il “Raggio di Sole” è cresciuto: sono 110 i bambini attualmente accolti, 1068 quelli passati di lì in trent’anni, nei primi anni 2000 è stata costruita la palestra, e nel 2015 è partita anche una sezione di nido. Ma la scuola è cresciuta anche dal punto di vista pedagogico: si è infatti consolidata sotto il profilo accademico la “pedagogia di comunione”, ispirata all’ideale dell’unità proposto da Chiara Lubich, che ha visitato il “Raggio di Sole” nel 1999 appena prima di ricevere il dottorato in pedagogia honoris causa a Washington. Si è così instaurata anche una collaborazione con l’Università di Zagabria per un master di due anni in pedagogia di comunione, portato a termine ad oggi da 40 corsiste; ed è stata fondata l’Associazione Pedagogia di Comunione, che terrà il suo prossimo congresso a Velika Gorica (Zagabria) il 3 ottobre con un simposio dal titolo “Leggere il presente con gli occhi del futuro – Pedagogia di Comunione”.
Intanto a Križevci ci si prepara a festeggiare, venerdì 23,
con un evento aperto alla città al locale auditorium e un momento conviviale
alla cittadella Faro. I bambini della scuola sono oggi i figli dei primi che
l’hanno frequentata, e anche gli insegnanti sono ormai alla seconda
generazione: «È recentemente entrata in ruolo proprio una delle bambine che ha
frequentato il “Raggio di Sole” nei primi anni», riferisce Anna Lisa. Un
testimone che passa nel tempo, dai bambini di ieri a quelli di oggi.
pubblicato da Annamaria Gatti
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