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domenica 20 gennaio 2019

La rabbia a tappe. (Ma anche la mamma di Paolino si arrabbia).

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La letteratura recita, con una mia sintetizzazione certamente  oltremodo azzardata, che 

a 2/3 anni i cosidetti  "capricci" (ma che chiamerei sofferenze...) sono caratterizzati  da manifestazioni di rabbia vigorose e per cui nascono molte preoccupazioni nei genitori. 
I "capricci" sono ritenuti però importanti funzioni nell'evoluzione socio-affettiva, servono al bambino a separarsi dall'altro,  quindi a percepirsi come individuo differenziato e autonomo.


A 4/5 anni, quando si sviluppano le  relazioni sociali con i pari e nuove figure educative di riferimento,   la rabbia nasce nel faticoso e intrigante cammino dell'acquisizione delle strategie dello stare insieme,  la capacità di comprendere le reazioni proprie e degli altri e la possibilità di affinare la regolazione delle proprie emozioni.

A 6/11 non dovrebbero essere  così frequenti i  "capricci" o le opposizioni. Se la rabbia si manifesta con toni,  modi e temi eccessivi e continuativi  è bene approfondire le dinamiche per cui si scatena, perchè  il bambino sta dando segnali di disagio,  che deve trovare spazio per esprimersi, trasformarsi e lasciarlo libero  di continuare a crescere, come già visto nel precedente post.

A 12/13 la rabbia può essere strumento che accelera e determina la prassi  del processo di separazione dagli adulti di riferimento che hanno avuto un ruolo indispensabile nella gestione e nella capacità di regolazione.
(rielab. da "Lascia che si arrabbi" di F. Broccoli, Sperling e Kupfer Editore)

Poi però... anche la mamma del precedente "soggetto" dei post, Paolino, si arrabbia. E si sente ferita e disperata dalla propria esplosione. E il problema si complica un po' per lei, ma si avvia a una presa di coscienza e di soluzione.
Lo vedremo nel prossimo posto.



pubblicato da annamaria gatti
foto di Giovanni Allevi (da Dagospia)

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