Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

martedì 16 settembre 2014

Vita da maestra: per esempio...

 
da: Permettere al bambino 
di diventare 
ciò che davvero è...
di Annamaria Gatti

in ETICA DELLE PROFESSIONI
Fondazione Lanza - Padova   
Dossier "Cura dei minori"
pubblicazione agosto 2014

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Quando apro la porta di una classe, il mondo mi viene incontro. E’ un insieme misterioso di visi, occhi, espressioni, voci e rumori, timori e gioie. Sempre si propone come  un mondo di diversità e di analogie di grande impatto emotivo e intellettuale, che esige di  risvegliare la parte migliore della sensibilità e della volontà dell’insegnante. Anima l’atto educativo la determinazione a “farsi uno” con ciascuno di loro e ad accogliere i loro punti di forza come quelli di debolezza. Ma soprattutto a mettersi in comunicazione con loro, presentando la propria persona innanzitutto, allora il proprio ruolo sì,  ma filtrato dal proprio essere umanità in cammino con loro, disposta a mettersi prima di tutto in ascolto, in attesa, in osservazione, per conoscere ciò che senz’altro è diverso.

In classe i bambini ci conducono e ci si lascia accompagnare da eventi famigliari,  delusioni, gioie, interrogativi, paure e successi. La giornata inizia  con un “ti racconto che…” dal sapore un po’ antico e qualche volta un po’ trasgressivo, pronto a trasformarsi nel programma di lavoro della giornata, da condividere e da organizzare insieme.
Oggi per esempio lezione di storia: l’uomo primitivo risolve i suoi problemi di sopravvivenza.
E dietro a quegli occhi, intriganti e amabili,  si profilano i disagi.

Laura è pesantemente distratta e scostante  provoca: altro si muove nel cuore e deve raccontare alla maestra cosa sta accadendo in famiglia che la preoccupa tanto e viene tranquillizzata: le viene promesso un tempo speciale tutto per lei al primo break della mattinata. Poi gli insegnanti incontreranno i genitori e con loro definiranno le misure utili e la collaborazione per sostenere Laura in questo momento delicato.

Paolo invece ha fatto partire il suo turbo-motore, come lo chiama il maestro Mario, e non riesce già più a stare fermo, capacità attentiva neutralizzata… Il setting del banco, primo input per iniziare con soddisfazione la giornata, ha già subito notevoli scombinate variazioni sul  tema… Paolo necessita quindi di accoglienza del suo naturale funzionamento, ma anche di tutoraggio e di conduzione graduale dei comportamenti efficaci. Il team pedagogico in un incontro con i genitori e con gli specialisti verificherà le strategie utilizzate ed aggiornerà le prassi relative al disturbo di attenzione e iperattività.

L’insegnante intanto “fa scuola”  e propone la lezione,  prevede proposte didattiche organizzate in  prassi di collaboratività fra i  bambini.  Ma il clima si accende, l’insegnante deve subito fare una scelta attenta e non facile. L’ occhio ha dovuto allenarsi per  leggere fra le righe gli effetti manifestati da  altri bambini che si portano appresso evidenti criticità che mettono alla prova le loro capacità di soluzione dei problemi, di apprendimento, di approccio relazionale al gruppo e all’attività, alunni con bisogni educativi speciali.

Hafiz guarda interrogativamente, e con occhi sinistramente lucidi, la maestra: è appena arrivato dal Bangladesh e nella sua “full immersion” linguistica freme, osservando quelle immagini sul libro che lo incuriosiscono, ma di cui evidentemente ignora il lessico primario. E non sa dire neppure quel “non capisco” “cos’è questo?” che gli permetterebbero almeno di comunicare tutta l’ansia che lo prende in questo nuovo Paese a contatto con tante novità ancora innominabili. La maestra sa che sta affrontando il momento importante del silenzio, sta immagazzinando le strutture linguistiche, deve ascoltare ed è felice di trasmettergli la calma necessaria e la sicurezza che imparerà con la presenza di un mediatore per alcune ore a scuola che aiuterà tutti i compagni a capire il nuovo amico. Il giorno dopo, con un mediatore, sono convocati i genitori che conosceranno i docenti del figlio, l’ambiente e le regole scolastiche, il piano didattico personalizzato del bambino che prevede l’apprendimento dell’Italiano innanzitutto e a cui chiederanno un’ efficace collaborazione.

Intanto oggi, alle prese con la preistoria, lo aiuta Valerio che, con un disturbo specifico di apprendimento,  ha imparato a rappresentare la parola e ha fra le mani una bellissima pagina illustrata sul tema e con pochissime parole chiave che anche Hafiz , che conosce solo un po’ di alfabeto latino, può cominciare a capire.  Sono le  misure compensative che Valerio usa solitamente come previsto dal suo piano didattico personalizzato e concordate con i genitori in un documento stilato con i docenti e su indicazione degli specialisti


Ma c’è una’altra  difficoltà che fa capolino subito: Ana è insofferente di tutte quelle attenzioni per il nuovo arrivato. Anche lei era una novità e al centro della scena appena giunta dal Ghana e i genitori adottivi, con il fratellino, erano intervenuti a scuola a raccontare ai suoi compagni il viaggio della sua fragile vita, suscitando tante domande-bambine e tanti scambi di sorprese. Anche Ana ha bisogno di  prendere coscienza del suo bisogno e viene rassicurata: ora è lei in grado di capire il nuovo compagno e di insegnargli i primi strumenti linguistici per giocare insieme. Le viene affidato un compito che potrà eseguire sicuramente e ampliare così un obiettivo importante del suo piano educativo individualizzato.  Gli insegnanti sono in stretto contatto con i genitori e potranno comunicare loro questo nuovo item di lavoro per la loro bambina.

Per esempio Ivan fatica a portare a termine il lavoro assegnatogli nel gruppo e si arrabbia con veemenza, aggredisce i compagni di gruppo, mettendo a dura prova, come spesso accade, la pazienza della maestra e di qualche compagno che protesta. Risolvere il litigio, dare gli strumenti per leggere la difficoltà è anche compito dei bambini, come da protocollo. L’insegnante supervisiona e interviene su richiesta. Dirige se necessario e valuta incoraggiando. Ma registra questa difficoltà sempre più evidente in questo bambino che pare riproporre schemi violenti di reazione alla frustrazione. Con i colleghi di italiano e matematica del team pedagogico dovrà esaminare anche questo problema comportamentale ed esaminare le soluzioni di aiuto.

Ma questa maestra quanti occhi e quante orecchie e quante mani dovrebbe avere in una classe di ventisei bambini? E quanta pazienza e coraggio per affrontare ogni giorno quello che qualche genitore (dicendo: io non  riuscirei proprio a starci) chiama “la fossa dei leoni”?
Non chiedete all’insegnante perchè torna sfinita a casa. Sfinita per il lavoro svolto, gratificata talvolta dal sorriso e dall’abbraccio di un bambino e dal saluto fiducioso dei genitori all’uscita. Qualche volta è invece  amareggiata e sconfitta, ma consapevole che i bambini hanno i loro tempi e lei i suoi punti di debolezza con cui fare i conti ogni giorno. Senza drammi. Processo di resilienza non facile  per gli insegnanti, spesso  così poco riconosciuti nella loro professione.
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Solo ciò che si conosce poi si può incontrare davvero, solo colui che non sentendosi trasparente, come di vetro…si manifesta e a cui è permesso di manifestarsi e che si sente riconosciuto, potrà interagire con l’educatore, con la persona che è il docente.
Potrà mai una meraviglia come un tramonto esplosivo sulla campagna o un’alba tenera e chiara sul mare  essere da noi mutata? Il bambino è innanzitutto ciò che deve essere, nella sua meravigliosa, appunto, manifestazione.
Nel frattempo attingerà dall’insegnante tutto ciò che il docente gli permetterà di condividere, nella scienza e soprattutto nell’anima. Perché non è possibile comunque essere insegnanti  senza essere in divenire uomini e donne formati, capaci di forte  testimonianza, di onestà intellettuale e di esercizio quotidiano di prosocialità.
Un augurio colmo di simpatia perciò a tutti i docenti, perché comunque scoprano la profondità e la bellezza della loro professione, soprattutto nei momenti duri e meno gratificanti, avendo lo sguardo rivolto ai valori e alle vigorose luci che illuminano la professione.

illustr. di Nicoletta Costa 


















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