Figli di una famiglia ferita
Fonte: Città Nuova
...
Il successo dei rapporti tra figli di famiglie diverse...è dovuto
prima di tutto alla capacità dei genitori di valorizzare ciascuno nei
suoi pensieri e sentimenti, affinché non trattenga le sue emozioni e non
si “chiuda a riccio” nella convinzione di non essere accolto nella
nuova famiglia.
Analogo valore ha, nella comunicazione con i figli, nostri o no, il fatto di non screditare la loro storia personale. Se uno dei loro genitori è assente fisicamente nel nuovo contesto di vita, non lo è nella loro mente. Ogni figlio infatti appartiene a due stirpi, materna e paterna; è un suo bisogno specifico, non se ne può negare una. Neanche la preferenza per uno dei due genitori ci deve ingannare: è un fatto spontaneo e spesso limitato ad un periodo; non riduce il bisogno, profondamente umano, di riconoscere in sé entrambe le linee di sviluppo.
Analogo valore ha, nella comunicazione con i figli, nostri o no, il fatto di non screditare la loro storia personale. Se uno dei loro genitori è assente fisicamente nel nuovo contesto di vita, non lo è nella loro mente. Ogni figlio infatti appartiene a due stirpi, materna e paterna; è un suo bisogno specifico, non se ne può negare una. Neanche la preferenza per uno dei due genitori ci deve ingannare: è un fatto spontaneo e spesso limitato ad un periodo; non riduce il bisogno, profondamente umano, di riconoscere in sé entrambe le linee di sviluppo.
Evitando di screditare gli altri genitori, quindi, non si riaprono
vecchie ferite e si dà al dolore un senso diverso.
Tra l’altro, non mettere in competizione genitori e nuovi partner è un mezzo potente per pacificare gli animi: il figlio si rende conto che nessuno vuole sostituire il genitore vero con il nuovo partner.
Se nella nuova famiglia non sente mai denigrare il suo genitore assente, viene a mancare il tipico pretesto che scatena la reazione di rabbia e di accusa.
La pace in famiglia nasce da noi stessi, dalla pace del nostro cuore, costruita nella gratuità del nostro amore e del nostro perdono e, per chi crede, nella preghiera.
Trattare il prossimo come sé stessi è un principio universalmente valido. Trattare i figli dell’altro come i propri rientra in questo campo di prova.
Saper volere loro bene non è sempre un passo facile, ma può essere facilitato dall’avere costruito una propria capacità di autonomia di pensiero e relazioni, senza proiettare negli altri improbabili aspettative.
I figli dell’altro non sono e non diventeranno mai “nostri”.
...
L’aspettativa non può essere quella di costruire con loro un rapporto intimo, tanto più che essa contrasterebbe con il legittimo desiderio dei figli di non sostituire con nessun altro la figura del padre o della madre.
Si tratterà piuttosto di costruire con loro un rapporto equilibrato, di seminare fin dall’inizio un profondo rispetto per la loro identità di figli di una famiglia ferita, senza volerli tirare da una sola parte.
Oltre tutto, quando i bambini e i ragazzi avvertono questo tipo di condizionamento, si ribellano, mettendo in pratica, con comportamenti distruttivi, la “lealtà invisibile” verso il genitore assente.
Molti sintomi, espressioni di rabbia o di rifiuto, rappresentano il bisogno inconscio di rimanere legati al genitore assente, opponendosi all’attuale situazione che lo ha estromesso dalla propria vita in modo insopportabile.
Tra l’altro, non mettere in competizione genitori e nuovi partner è un mezzo potente per pacificare gli animi: il figlio si rende conto che nessuno vuole sostituire il genitore vero con il nuovo partner.
Se nella nuova famiglia non sente mai denigrare il suo genitore assente, viene a mancare il tipico pretesto che scatena la reazione di rabbia e di accusa.
La pace in famiglia nasce da noi stessi, dalla pace del nostro cuore, costruita nella gratuità del nostro amore e del nostro perdono e, per chi crede, nella preghiera.
Trattare il prossimo come sé stessi è un principio universalmente valido. Trattare i figli dell’altro come i propri rientra in questo campo di prova.
Saper volere loro bene non è sempre un passo facile, ma può essere facilitato dall’avere costruito una propria capacità di autonomia di pensiero e relazioni, senza proiettare negli altri improbabili aspettative.
I figli dell’altro non sono e non diventeranno mai “nostri”.
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L’aspettativa non può essere quella di costruire con loro un rapporto intimo, tanto più che essa contrasterebbe con il legittimo desiderio dei figli di non sostituire con nessun altro la figura del padre o della madre.
Si tratterà piuttosto di costruire con loro un rapporto equilibrato, di seminare fin dall’inizio un profondo rispetto per la loro identità di figli di una famiglia ferita, senza volerli tirare da una sola parte.
Oltre tutto, quando i bambini e i ragazzi avvertono questo tipo di condizionamento, si ribellano, mettendo in pratica, con comportamenti distruttivi, la “lealtà invisibile” verso il genitore assente.
Molti sintomi, espressioni di rabbia o di rifiuto, rappresentano il bisogno inconscio di rimanere legati al genitore assente, opponendosi all’attuale situazione che lo ha estromesso dalla propria vita in modo insopportabile.
È per questo che Pietro, a 12 anni, costretto a sentire le infinite
accuse della madre contro il padre, bagna ancora il letto di notte; è
per questo che Martina, di 10 anni, rifiuta il cibo quando mangia dal
padre con la nuova compagna di lui.
Non si può pensare di ampliare una famiglia se non ci si prende cura di
queste emozioni irrisolte nei bambini e nei ragazzi. Essi hanno più
degli adulti bisogno di sostegno incondizionato, e sono ipersensibili ai
ricatti morali e agli obblighi che nelle separazioni abbondano.
Tuttavia, per fortuna, bambini e ragazzi sono ipersensibili anche all’amore vero, basato su stima e incoraggiamento.
Tuttavia, per fortuna, bambini e ragazzi sono ipersensibili anche all’amore vero, basato su stima e incoraggiamento.
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