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martedì 23 febbraio 2010

Per Elisabeth
23-02-2010 di Annamaria Gatti -
Fonte: Città nuova

Per Elisabeth
Ad Haiti Elisabeth, una bimba di quindici giorni, stava dormendo tranquillamente. Aveva appena finito una delle sue sei poppate quotidiane. La mamma Michelene si era appena allontanata dalla sua culla rosa e continuava a canticchiare l’antica ninna nanna.
Poi una scossa della terra aveva spento tutte le luci e il buio aveva riempito gli occhi di Michelene.
Niente più casa e niente più bimba.
Lei era stata salvata, ma la sua piccola era rimasta sotto i muri. Col passare dei giorni tutti le dicevano che per Elisabeth, non c’era proprio più niente da fare, così piccola e fragile!!!
Sono così passati ancora alcuni giorni. Otto giorni, dirò per i più grandi che sanno contare e capire che una settimana di scuola è lunga con le mattinate e i pomeriggi, i giochi e le lezioni, le sere con papà e mamma che raccontano le storie prima di dormire. O forse il sabato in biblioteca ad ascoltare la lettura di storie incantate o di avventure sul mare! O di vita in luoghi lontani, oltre l’oceano, come ad Haiti.
Ad Haiti Elisabeth invece non era morta: era sotto le macerie, dormicchiava e consumava le risorse che aveva messo da parte dalla nascita. Era là, nel suo lettino e uno spazio le permetteva di respirare e nulla l’aveva ferita. Era incredibilmente viva, perché il suo angelo custode e l’amore di mamma Michelene l’avevano salvata dal terremoto. E dovevano averla custodita per bene, perché quando, dopo otto giorni, la sua mamma e i soccorritori, scavando e scavando, l’avevano tirata fuori viva, non credevano ai loro occhi e al loro cuore.
E la speranza che tutto quel disastro viene trasformato da Dio in un bene più grande cominciava a trovare spazio nel dolore e nella desolazione.
Anche tu... pensa a Elisabeth e al tuo angelo custode, quando ti senti giù, o quando hai qualcuno da consolare.
Accadono nella vita ogni giorno piccole o grandi cose che ci fanno sperare.
Basta avere occhi attenti.
E la speranza non ce la toglie nessuno, neppure il terremoto.

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