DONI A SAPERLI VEDERE
SEMI
favola di Annamaria Gatti illustrazione di Eleonora Moretti
fonte Città Nuova, Roma, luglio 2023
La principessa Lucia si guardava attorno curiosa:
“Carlo, hai un’idea di dove la brezza ci stia portando ora? A
scoprire qualche altro dono che di solito non vediamo?”
Ma Carlo non rispondeva perché era distratto da una leggera
elica che roteava davanti al suo naso…
“Guarda un po’, cosa sarà?”
Non aveva finito di stupirsi quando decine di “ali” volanti,
almeno così sembravano, stavano allegramente popolando la “zona mongolfiera” su
cui viaggiavano Lucia e Carlo.
Leggére e armoniose danzavano fra i due amici che guardavano
ammirati: erano davvero uno spettacolo.
“Salve, perché vi stupite? Siamo i semi dell’acero, la nostra
pianta madre e ce ne andiamo portati dalla brezza, pronti a cadere sulla terra
e diventare altri alberi. Non vedo l’ora!!!”
“Così piccoli e leggeri? Non ci posso credere…” aveva
commentato Lucia, a cui sembrava di vedere ballerine fluttuare nel cielo.
Ma Carlo era già impegnato ad afferrare altri semi che pure
volteggiavano: la brezza stava facendo davvero uno spettacolo meraviglioso.
“Ehi Carlo, lasciaci
atterrare laggiù” protestava un pappo, “non vedi che porto un semino di dente
di leone? Sembro un paracadute e ho un compito importante.”
“E’ così elegante che sembra vada a un ballo di corte…”
pensava Lucia che se ne intendeva di feste al castello.
Intanto si sporgeva
dal cesto. Allungando un braccio pensava di far atterrare sulla mano, per
un solo istante, un’altra ballerina: una lunga ala verdina sorreggeva due
piccoli semi tondeggianti e parlava.
“Sono elegante principessa Lucia, vero? E’ emozionante volare
e poi chissà dove mi poserò sulla terra” le stava raccontando. “Devo essere
forte se voglio che dal mio seme cresca un altro tiglio robusto e profumato!”
“Non ci posso credere!” ripeteva meravigliata Lucia.
“Non ci posso credere…” ripeteva strabiliato pure Carlo.
“Bello volare ragazzi, soprattutto se hai un compito così
importante!” aveva osservato divertita la mongolfiera, che però non si sentiva
più avvolta dalla brezza, troppo impegnata a mandare a destinazione il corpo di
ballo dei semi volanti. E poi? Alla prossima storia!
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