Spendersi per una scuola che piace significa preparare un' esperienza che fa bene anche agli insegnanti, che fa stare bene tutti.
Non che questo sia facile, nè privo di rischi e fatiche, ma indubbiamente è fonte di benessere.
L'allarme è lanciato da più parti e da tempo. Occorre generalizzare formare e diffondere una scuola rispettosa dei bambini di questi tempi, che sono cambiati decisamente anche in termini pedagogico-didattici e verso il cambiamento si dirigono diffuse sperimentazioni. Ma non basta. Permangono spesso solo lezioni frontali, compiti a casa, studio mnemonico e decontestualizzato, in un clima spesso oltremodo competitivo. La scuola qui fallisce il suo ruolo primario.
Un salto di qualità lo fanno le scuole che mettono al centro la scuola come comunità di apprendimento, come auspica Daniele Novara , pedagogista e formatore molto conosciuto per il suo impegno del mondo educativo, fondatore e direttore del Centro Psico Pedagogico per la gestione dei conflitti di Piacenza, con sede anche a Milano.
Nel suo libro "Cambiare la scuola si può" riafferma la necessità che la scuola sia comunità di apprendimento, dove si impara fra compagni, si fanno domande, si sperimenta in laboratorio, si ricerca nella natura, si sbaglia, e ci si diverte, ci si consulta con l'insegnante che dirige sì i lavori in corso, lasciando che siano i bambini i protagonisti del loro apprendimento.
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pubblicato da Annamaria Gatti
foto da loschermo.it
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