Da anni il bambino, poi ragazzo, subiva le angherie e le torture dei coetanei.
Non riusciamo neppure a pensare a cosa sia stata la vita di questo ragazzo. Gridiamo all'orrore come se fosse nostro figlio o nipote o studente.
Ora immagino per lui, e i suoi genitori, un percorso faticoso di ripresa della propria umanità ferita.
E gli altri? Qualche scusante per questi "poco più che bambini" aggressori, senza la sensibilità umana che ci contraddistingue dall'istinto?
Ci fanno la stessa pena, sgomenti li pensiamo adulti e non riusciamo a staccare la mente dalla parola: prevenire.
Come si previene, cari genitori?
Educando, condividendo, accompagnando da vicino, scegliendo, dando strumenti protettivi.
Ce lo ricorda oggi su Avvenire anche Don Praticiello. Lo fa ricordando Chiara Lubich e Don Bosco, due educatori per eccellenza.
E' la fatica che va permessa, non evitata ai figli, è l'educazione con... la testimonianza, che più dalle opere imparano che non dalle parole. E' il rispetto dei valori grandi, e la tenacia, il sacrificio e la rinuncia per raggiungere mete alte.
Non togliamo ai nostri figli la fatica di arrivare, non derubiamoli della gioia di farcela da soli, di impegnarsi, di combattere la buona battaglia.
Stiamo loro vicinissimi, diamo loro strumenti, ma già fin dalla nascita!!! Non aspettiamo quando è troppo tardi, non presentiamo la vita come una facile discesa. Non lo sarà mai! Indichiamo loro il cielo e vette alte e pure. Là devono fissare lo sguardo, là sognare un futuro buono e grande.
Non difendiamoli quando non lo meritano, diciamo la verità o avremo ingannato loro, noi stessi, l'uomo e di questo ci chiederanno il conto.
E sarà oneroso e drammatico.
Ma poi stiamo loro vicini e accompagnamoli.
Questi giovanissimi hanno ora una vita da recuperare e non sarà facile.
(vedi anche i post: Autonomia, Fortezza, I segnali dei bambini, Professione genitore, Adolescenza)
pubblicato da Annamaria Gatti
foto; Scirocco News
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