Come promesso, ecco le ragioni del libro in un'intervista da www.paroleinfuga.it
Desidero condividere le motivazioni di questo libro per adolescenti.
Mi piacerebbe che arrivassero al cuore di chi cerca al di là del visibile qualcosa e qualcuno a cui affidare la cura della propria speranza.
Intervista ad Annamaria
Gatti, autrice del romanzo
“Dall’altra
parte del mondo Storia di Vera e Trysa”
Ed. Aletti
D. Partiamo
proprio dal titolo, come mai “Dall’altra
parte del mondo Storia di Vera e Trysa”?
Molto semplicemente questa è la storia di una grande
amicizia fra due adolescenti, che si conoscono in una situazione particolare,
attraverso coincidenze non proprio casuali, che riservano sorprese e un po’ di
suspense.
Una di loro farà l’esperienza esistenziale poi di
andarsene a vivere lontano, agli antipodi, dall’altra parte del mondo.
Questo non incrinerà il loro rapporto sincero e i loro
sentimenti, anzi… la lontananza renderà ancora più intensa la condivisione
esistenziale.
D. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per
lei fondamentali, che tratta in questo volume?
L’amicizia,
oltre la lontananza e la morte, è il filo conduttore. Quando perdiamo una
persona cara resta di lei tutto ciò che ha saputo trasmettere e condividere.
Nulla va perduto di ciò che è fatto per amore.
La musica
assume il ruolo di veicolo di
comunicazione oltre lo spazio e il tempo, oltre la diversità ed è capace di unire, di superare gli
stereotipi e di annullare la distanza.
La presenza di
un “Altro” , in questo caso rappresentato
dal Vento del
Crepuscolo, che accompagna l’esistenza e ha a cuore le vicende di chi lo sente
e lo condivide, supporta, anche al di là
della metafora, la realizzazione di
questi percorsi esistenziali.
D. Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Tutto ciò che accade nel racconto
è mutuato dall’ esperienza reale. Il racconto iniziale in particolare era nato,
prima dell’ elaborazione in romanzo breve, dalla perdita di un’amica da parte di una nipote, a causa di un grave incidente. Da qui il desiderio di
parlare ai ragazzi della morte e della capacità di elaborarne il vissuto.
Le vicende
narrate poi certamente non fanno riferimento specifico a fatti accaduti, ma le
mie figlie hanno studiato musica, una di loro il violino, e ho indirettamente
sperimentato sentimenti ed eventi legati
a questo mondo.
Anche nelle
brevi descrizioni e ambientazioni sono riconoscibili alcuni scorci di città venete a me, lombarda
trapiantata in Veneto, comunque care: Montagnana, Vicenza e Soave.
D. La
scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire
dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Grazie per
questa domanda di qualità.
Ogni desiderio
di comunicazione che si traduce in un libro è espressione di dono e
partecipazione. Questo ha sempre caratterizzato ogni mia produzione in questi
vent’anni di collaborazioni e di edizioni.
In questa
ultima avventura editoriale certamente
riconosco l’intento inconscio di raccontare valori di vita: i frutti della
tenacia del lavoro e dello studio, il rispetto per l’altro, la tolleranza e la
solidarietà e l’invito a guardare oltre il tempo, oltre lo spazio, credendo che
ogni attimo vissuto con amore resta.
Ricordo la
lettura fatta agli adulti del racconto che avrebbe dato poi origine al romanzo,
in momenti formativi per genitori ed educatori sul valore della lettura, e le
restituzioni di gradevolezza e di emozione. Queste esperienze mi hanno convinto che il racconto avrebbe potuto
diventare qualcosa di più, per essere condiviso non solo con i ragazzi, ma
anche con gli adulti, per comprendere
meglio questi giovani, per porsi in
ascolto dei loro sentimenti e delle aspirazioni e per camminare insieme.
D. Quali
sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella
sua formazione culturale?
La formazione psicologica e pedagogica mi
accompagna e impregna ogni mio lavoro e ogni intervento, devo ammetterlo! Ma lo
fa, spero, con la leggerezza che tanti anni trascorsi con bambini e genitori mi
hanno imposto e donato.
Altri autori?
La rosa a cui faccio riferimento è assolutamente
varia e particolare. In qualche caso sono per me, indegna allieva, maestri di vita a diverso titolo: Guareschi, Ada
Negri, Manzoni, Rigoni Stern, Pennac… in compagnia di altri artisti, musicisti e pittori, che
rendono giustizia alla incomparabile bellezza e alla profonda solennità della vita.
D. Preferisce
il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Trovo che
la versione digitale sia una grande opportunità. Molti la utilizzano per “leggere”
servendosi
della sintesi vocale e sopperiscono così
alla difficoltà di lettura per disturbi
specifici
o per mancanza di tempo, ascoltando
autentici capolavori o le ultime uscite.
Niente mai
riuscirà però a sostituire l’ infinita poesia del piacere di leggere un libro
cartaceo,
il libro per eccellenza!
D. Qual
è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Per me scrivere
è un bisogno e uno stimolo comunicativo molto sentito, misto ad ansia di
raccontare e di interagire. Non vi sono intenti educativi, ma ho sempre davanti
a me l’interlocutore, il lettore che sento vicino e attento. Qualche
osservazione su alcune scelte particolari.
La lettera
maiuscola usata per lo stesso nome in alcuni contesti, e non in altri, nasce
dal riconoscimento che da quel punto in avanti ci troviamo a relazionarci con
un vero personaggio, riconosciuto dalle protagoniste con cui interagiscono,
mentre prima era per loro solo un evento.
La scelta di
privilegiare il dialogo, man mano che il romanzo scorreva, è stata dettata
dall’incontro con alcuni ragazzi che mi
hanno trascinato in questa scelta, che ben si accordava con l’incalzare degli
eventi stessi e con la narrazione fatta
in prima persona da Vera, una delle protagoniste.
Anche la
presenza di frequenti puntini di sospensione (forse in eccesso?), rispecchiano
il carattere di suspense che caratterizza alcune pagine: non è l’adolescenza
tutta sospesa verso il futuro?
Vera e Trysa
comunicano, dopo la partenza di quest’ultima, con l’e.mail. Mi è parso naturale
utilizzare questo mezzo: all’epoca della scrittura di queste pagine
whatsapp non era ancora in auge e la
mail riservava quella necessaria tempestività e semplicità d’uso che viene riconosciuta
ai ragazzi, oltre alla possibilità di riflessione, che ben si addice ai caratteri di Vera e
Trysa.
La decisione
di dedicare quest’opera alla mia famiglia, a mio marito, alle mie figlie e ai
miei nipotini, è per ringraziare dei doni
di cui mi fanno oggetto ogni giorno, prima fra tutti la fiducia nella
vita.
D. Un
motivo per cui lei comprerebbe “Dall’altra parte del
mondo - Storia di Vera e Trysa” se non lo avesse scritto.
Lo regalerei volentieri guardando
la copertina, leggendo la quarta, lo maneggerei con cura e curiosità e poi mi troverei un’oretta di
pace per gustarmelo. Chi lo ha già letto
osserva che
non è
un romanzo solo per adolescenti, ma che anche adulti navigati hanno apprezzato la
vicenda
narrata fino al finale che, a giudizio di alcuni di loro, riesce ad essere
drammaticamente
sereno e solenne, appunto, come lo è l’esistenza stessa.
D Quali
sono i settori che la vedono impegnata nella scrittura?
Sono nata come
scrittrice di libri per bambini, tradotti all’estero. Sono stata per questo
premiata e due miei libri sono stati oggetto di rappresentazioni teatrali di
spessore in Italia e in Argentina.
Sono autrice
di favole, articoli, recensioni, di una biografia e volumi di didattica e di
psicologia. Questo è il primo romanzo per una fascia d’età che comprende
l’adolescenza.
Buona lettura!
E se qualcuno vuole contattarmi o farmi giungere un parere o una condivisione,
lascio alcuni recapiti. Grazie per
l’attenzione!
....
da www.paroleinfuga.it
Cara Annamaria,
RispondiEliminascusa se arrivo solo ora, ma ero alle prese con le 900 pagine di Davide Copperfield, che ho voluto finire. Grandioso, stupendo.
Ho letto poi la storia di Vera e Trysa. Hai detto che questo libro non mi sarebbe piaciuto: non è vero, è una bellissima e dolcissima favola. Non so se tu hai voluto che fosse tale, ma a me favola è sembrata e in quanto favola mi è piaciuta. Naturalmente è il Vento del Crepuscolo soprattutto a connotarla così, ed è un'invenzione struggente. Favola per adulti, evidentemente, favola che parla soprattutto di amicizia, l'amore è quasi in secondo piano rispetto all'amicizia ed è giusto così. Certo, cara Annamaria, il tuo è sempre un mondo ideale: questo gruppo di amici (usano cellulari ed email, quindi devo dedurre che siamo ai giorni nostri) sono una sorta di archetipo. Si vogliono teneramente bene, si aiutano l'un l'altro, non si drogano o ubriacano, non fanno sesso sfrenato tra di loro..non so se esistano gruppi davvero così, spero di sì. Non ho poi ben capito se Trysa se ne va dall'altra parte del mondo per curare la sua malattia o per altri motivi.
Vabbé, questi sono particolari senza molta importanza. Sono contenta di averlo letto e di averlo, grazie, un abbraccio
emanuela