Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

martedì 29 aprile 2025

Gioco della Pace : breve presentazione video

 



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In questo video il Gioco della Pace del precedente post, con una chiusura memorabile sul desiderio di pace di Maria Montessori.

GIOCO DELLA PACE CON GB E DOPPIAW una bella scoperta!

 


A Papa Francesco sarebbe piaciuto questo gioco alternativo, molto curato, facile da imparare dai 5 ai 100 anni, destinato ai bambini e ragazzi, scuole, gruppi, famiglie... 

Quanto abbiamo bisogno di vivere la pace ed educare alla pace! e questo gioco, ideato e realizzato da Federico Scognamiglio, con la felice matita di Walter Kostner, con i suoi  GB e DoppiaW, lo fa, intanto, in due lingue, italiano e inglese. 

Il gioco sarà diffuso in tutto il mondo grazie a Calos palma, coordinatore generale di Living Peace International (AMU)

             

Dalla bella scatolona balzano fuori una tavola con un percorso a spirale con 43 caselle, tre grandi e robusti dadi, come le pedine (grandi quanto basta e indistruttibili), il tutto illustrato da un amico  come Walter Kostner, che ha affidato ai suoi amati personaggi GB e DoppiaW il compito di accompagnare le scoperte importanti che via via si snodano lungo il percorso che porta alla vittoria. ... A patto che si condivida, che si operino scelte di unità e di com-passione, in una serie di attività che vanno svolte riscoprendo la bellezza dell' armonia. 

Stimolante e a prova di età, l'ho testato e ho poi chiesto a tre diverse età, appunto,  di commentarlo. 

Sofia di 7 anni,  un tipo attento e con grande spirito di osservazione, ha appreso e assicurato la creativa realizzazione del gioco, fornendo alla divertita bisnonna di quasi 100 anni le giuste e appropriate indicazioni per esercitare il ruolo di giocatrice nel gruppo. 

Enea, 12 anni, che pensavo non si sentisse  molto coinvolto,  ci aiuta invece a capire quanto certi aspetti emozionali siano determinanti per il clima del gioco. Inoltre nella fase metacognitiva finale proposta nel gioco, osserva  quanto due gesti richiesti, in particolare, l'abbiano fatto sentire capace  di relazione... 

Insomma, un bilancio davvero positivo, a mia sorpresa, visto che invece mi aspettavo   qualche osservazione costruttiva, per provare l'arduo compito di giocare alla pace attraverso semplici gesti, atteggiamenti positivi da acquisire con la consapevolezza e l'esercizio  quotidiani. 

E il mio gioco, dopo il test, se lo sono voluti portare via per proporlo ai loro amici e in famiglia.

Già diffuso da marzo 2025, lo potete ordinare al seguente indirizzo, rivolgendovi a Federico Scognamiglio:  info@grades.it, scoprendo le modalità e le opportunità di invio in quantità adeguate. 

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it



                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             


                                                




lunedì 21 aprile 2025

GRAZIE PAPA FRANCESCO

 


SOLO GRAZIE

sabato 19 aprile 2025

Resurrezione: i bambini ci guardano.

 


Non è facile parlare ai bambini della Resurrezione e della luce, quando attorno tutto sembra negare questa verità nascondendola e imbrattandola di violenza, dispregio della vita, anche quella bambina. 

L'orrore e il male aleggiano sui nostri giorni con la pesantezza della ignavia di chi dovrebbe promuovere pace e progresso e il nostro senso di impotenza.Eppure in tanti si muovono, per testimoniare la pace, creando luoghi e occasioni di incontro, di protesta pacifica, di partecipazione attiva per di i no giusti e denunciare ciò che distrugge la vita, la Terra.

E chi non può partecipare sa che  non si può cedere a questa paura e a questa rabbia incalzante.  

Siamo invitati, là dove la vita ci ha messo, a vivere la speranza, che va oltre, che non segna confini, muri o baratri, ma invita a volare sopra la disperazione, facendo ogni giorno la nostra (magari) piccola parte. 

Dare segnali di rispetto, di compassione e di condivisione in ogni momento della giornata fa la differenza. Anche in famiglia, anche a scuola, ovunque loro, i bambini ci guardino perchè facciano esperienza di quell'amore che è più forte di tutto.

Auguro che i bambini scoprano e sentano loro il gesto di quelle braccia di Gesù, stese sulla Croce: 

                                               TI VOGLIO UN BENE GRANDE COSI', 

                                                         dice Gesù a ciascuno.

Raccontiamo loro, senza timore, di  quel gesto di amore infinito. 

PASQUA SANTA 

Una luce illuminò 

il cammino degli uomini 

e li costrinse a sperare 

oltre ogni limite umano. 

Il Risorto, il Figlio di Dio, 

continua a dare la sua vita 

per ciascuno di noi. (A.G.)

pubblicato da Annamaria Gatti

ill. da Riviera24.it

martedì 8 aprile 2025

Amicizia in favola a primavera: Riccio Lino svegliati!





RICCIO LINO, SVEGLIATI!   E’ PRIMAVERA

di Annamaria Gatti

Illustrazione di Eleonora Moretti

Fonte: Città Nuova

Riccio Lino aveva dormito a lungo, ma era giunto ormai  il tempo del risveglio e nella boscaglia Rossino, il pettirosso, svolazzando qua e là,  si chiedeva:
 “Quando potrò salutare il mio amico Lino?”
“Non è ancora il tempo” pensava  Lino, “devo ancora dormire.” 

Si sa i ricci non amano la compagnia di nessuno, ma i due erano diventati amici durante la precedente estate e si erano salutati in autunno, con la promessa di ritrovarsi in primavera.

Pur nascosto nella sua tana, il riccio poteva sentire il movimento là fuori, ma gli occhietti non si aprivano e neppure le zampe erano disposte a mettersi in moto, proprio come succede agli scolari, e non solo, il lunedì mattina.  

“Svegliati,  stai dormendo dal mese di ottobre! Ora aprile  è arrivato!” gli aveva ritmato Rossino. I pettirossi cantano soprattutto nelle ore serali e notturne e i ricci preferiscono cercare il cibo all’imbrunire. 
“Dai Lino,” aveva incoraggiato Rossino,  “vieni a vedere il tramonto, una magnificenza!”

Poi qualcosa era accaduto: un canto aveva invaso il bosco, era arrivato fin dentro la tana e Lino aveva scosso gli aculei. Le foglie secche e il muschio, che lo avevano avvolto durante i  mesi freddi,  erano stati rimossi.
“Deve essere proprio Rossino che canta,” aveva sussurrato  Lino, “quindi sarà primavera ormai, mi sta chiamando… arrivo… forse… tra poco sono lì!”

Uscito, il riccio aveva annusato l’aria attorno: tutto sapeva di nuovo e di questo era certo, aveva l’olfatto più capace del bosco. 
“Chissà perché mi sorridono le foglie nuove e i fili d’erba…”
“Perché è arrivata,” aveva risposto entusiasta il pettirosso, “tutto è splendente, guarda!”

Anche il cielo non era più lo stesso, le pennellate di arancione  e rosa li avevano incantati: era ora di ricominciare ad essere amici. 
Le corse veloci nel sottobosco e i  forti aculei da difesa di Lino avrebbero incontrato la festa dei voli e dei gorgheggi di Rossino, per scoprire come era bello vivere insieme, pur così diversi.

giovedì 3 aprile 2025

Ancora Scuola: Perchè insegno? Un libro per crederci davvero e fare la differenza.

 


Ancora in difesa della buona scuola: non possiamo non dar voce a chi la scuola la fa ogni giorno e ci crede davvero. Questo libro, a cui sono onorata di aver contribuito e di cui pubblico un cenno introduttivo, anticipa un evento creato con competenza e paziente lungimiranza per i giovani insegnanti, in particolare, una SUMMER SCHOOL di cui racconterò a breve.


Dall'introduzione del prof. Michele De Beni, che ha creduto in questa raccolta di testimonianze di alto profilo e che continua a curare percorsi e inziative affiancandosi a docenti e studenti in formazione per l'insegnamento. Un professionista che crede fortemente nell'impegno a promuovere una scuola migliore e a sostenere progetti che mettono al centro la formazione di docenti appassionati e preparati. Pedagogista-psicoterapeuta. Esperto in Processi formativigià Professore di Docimologia e di Pedagogia all'Università di Verona, professore di Programmazione e Valutazione dei processi formativi, Istituto Universitario Sophia, Loppiano (FI).Coordinatore di ricerca per l’Italia, Progetto internazionale Co.R.T (Cognitive Research Thinking) diretto da Edward de Bono.Membro del Centro Studi Interculturali, Università di Verona. Condirettore della collana "Fondamenti e Percorsi dell'educare" Editrice Città Nuova.I suoi interessi di ricerca sono rivolti principalmente allo studio dei processi del pensiero strategico, del comportamento prosociale e delle dinamiche familiari.


                                             A cosa serve conoscere?

Si comprende, allora, come nonostante i nostri continui richiami all’intelligenza, forse oggi è il tempo di occuparsi anche della saggezza. Perché, se ci si preoccupa di diventare saggi, non è così difficile poi diventare anche intelligenti. Se si comincia invece dal voler essere intelligenti si hanno poche speranze di diventare saggi, perché è facilissimo cadere nella trappola dell’intelligenza.

È questo, in fondo, anche il semplice ma profondo messaggio dei racconti di buone pratiche scolastiche riportate nel libro. In questi ambienti dove si sperimenta un nuovo senso di sé e di reciproca appartenenza, di alta motivazione all’impegno e alla responsabilità, e si punta alla formazione dell’eccellenza morale, gli studenti raggiungono anche straordinari gradi di successo scolastico. Nella sua disarmante semplicità si cerca, allora, di dimostrare, che se si insegna ai ragazzi ad esser “bravi”, si può anche imparare ad esser “grandi”, “nel senso ampio e più autentico del termine, eccellenti nello studio, cittadini partecipi e onesti: un’alta finalità educativa che potremmo sinteticamente racchiudere nella frase “Pensare bene per fare il bene”, sguardo profetico di un’educazione dinamicamente orientata allo sviluppo di un vero ben-essere della persona e della comunità.

Educare, quindi a scuola non solo è possibile ma, nel flusso continuo dei cambiamenti, assume oggi carattere di priorità. “Istruire per educare”: è questo, in fondo, il semplice ma radicale messaggio di buone pratiche scolastiche qui riportate. In ambienti dove si sperimenta un positivo senso di sé e di reciproca appartenenza, e si punta alla formazione di uno spirito critico-costruttivo e di una mente aperta gli studenti raggiungono anche straordinari gradi di successo scolastico. Una “scuola buona”, questa, che ci dice quanto intelligenza e saggezza, studio e pratica dei valori, siano inscindibili.

Come raccomanda il famoso Rapporto UNESCO sull’educazione per il XXI secolo[1], non basta “conoscere” e  “fare”, ma occorre saper “essere”. Può accadere anche che a scuola ci si accontenti di qualche idea generale e astratta, magari di un bel “programma” educativo, ma che nella pratica poi non venga applicato. Le teorie possono diventare cattive compagne se ci allontanano dall'esistenza per confinare l’essere umano in categorie astratte. Solo nel cuore dell'umanità di quel bambino, di quel ragazzo, la cui intelligenza tende a fondere parola e vita, teoria e pratica, si può puntare alla verità ed educare alla vera saggezza. 

È anche il messaggio più profondo che questo libro vuole indirizzare a quanti dell’istruzione intendono farne palestra di educazione. Occorre, quindi, dare maggior visibilità a queste “buone pratiche”, perché - riconosciamolo - sulla scuola incombe un pessimismo diffuso. Abbiamo difficoltà ad assumerci le nostre responsabilità di adulti. Il merito di questo libro è di aver messo in evidenza la passione e la dedizione, la creatività e l’incessante arte di ricominciare che animano ancora tanti educatori, non semplici competenze da trasmettere e da esercitare, ma fulcro di vita da cui immaginare strade nuove per l’educazione.

[1] J. Delors (a cura di),  Nell'educazione: un tesoro ( rapporto  della Commissione Internazionale all'UNESCO sull'Educazione per il XXI secolo), Armando, Roma 1997.


Pubblicato da  Annamaria Gatti  

gatti54@yahoo.it

 

 


martedì 1 aprile 2025

La Scuola va amata. Perchè e come? Forte editoriale di Elvira Zaccagnino

 

Scuola con la lettera maiuscola

Pubblico questo editoriale (di qualche mese fa, ma così attuale!) di grande verità della direttrice de "la meridiana" e la ringraziamo tutti per aver messo in parole l'anelito di tanti. Mie le segnalazioni in grassetto e le sottolineature. Per l'editrice "la meridiana"  in anni recenti Annamaria Giarolo ed io abbiamo pubblicato il libro "Io amo la scuola", che tanto racconta di come gli insegnanti possano  davvero fare la differenza e vadano aiutati realmente in questa scelta. Non sono tempi facili questi, ma occorre il coraggio di condividere ciò che ci sta a cuore per il benessere delle giovani generazioni e di chi di loro si occupa. 


"Ci sono cose che vanno dette e le diciamo" 

di Elvira Zaccagnino

"Io amo la scuola" 

Forse dovremmo partire da qui, quest’anno. Dal dirci, con sincerità, che la scuola va innanzi tutto amata. E lavorarci per un intero anno scolastico tenendo la bussola orientata a questa idea da ripetere come un mantra, non per convincerci ma per dare un senso a ciò che facciamo.

Perché è la Scuola che va amata, non l’insegnamento, o gli alunni, o il mestiere del docente. Quelli sono fatica, routine, scartoffie, riunioni, compiti da correggere, lezioni da preparare, colleghi da sopportare e supportare, genitori con cui parlare, studenti da incontrare ogni giorno. Tutto questo rende la scuola pesante, un lavoro e basta: come tutti i lavori, se non li ami ti alienano. La scuola ti aliena di più.

La Scuola va amata e serve come il pane perché è una istituzione democratica di un Paese civile, presidio educativo in grado di garantire a tutti, nessuno escluso, pari opportunità. I regimi la aboliscono o la vietano alle donne, ad esempio.

Quale scuola va amata? 

Una scuola che è alla portata di tutti, che usa la modernità al servizio del suo compito, come quella che portò il maestro Manzi quando insegnò a leggere e scrivere a un popolo analfabeta nell’Italia degli anni sessanta, usando il media allora più popolare.

Una scuola rivoluzionaria perché fa una scelta politica di parte come quella che fece Lorenzo Milani tenendo in classe la Costituzione e il dizionario, per non dimenticarci che siamo uguali e che è il numero di parole che possediamo che ci fanno sudditi o cittadini.

Una scuola capovolta nelle dinamiche di insegnamento e apprendimento dove gli alunni, le alunne, gli studenti e le studentesse non sono imbuti da riempire ma talenti da scoprire e accompagnare a fiorire, come quella che fecero Mario Lodi, Gianni Rodari, Francesco Berto, Emma Castelnuovo, Maria Montessori, Grazia Honegger Fresco, Gianfranco Zavalloni.

Va amata, anche, la Scuola come valore. Come necessità per restare umani noi e far innamorare chi è affidato alle nostre cure dell’umanità di cui siamo parte, perché è ciò che di sacro dimora in noi.

Amiamo una scuola che non educa al futuro, ma all’oggi dal quale il futuro poi dipende.

 

Un atto di obiezione

 

Amare la Scuola oggi, nel nostro Paese, è un atto di obiezione verso una narrazione che colpevolizza chi insegna, chi impara, verso le regole, i programmi, gli spazi e i tempi dell’educare e dell’imparare di ognuno e ognuna. Un atto di obiezione a testa alta verso chi la declassa e la depriva spogliandola del ruolo politico che l’educare ha. Perché educare è fare politica.

Non sarà un anno facile: non comincia nel migliore dei modi. Sarà un anno dove genitori, insegnanti e ragazzi saranno di volta in volta colpevolizzati, redarguiti, censurati, usati. Per questo è l’anno giusto per un atto d’amore verso la Scuola. Un amore che libera e non costruisce relazioni tossiche. Che, anzi, ci salva da queste. Una Scuola che difendiamo e mettiamo in atto perché sappiamo che è il solo luogo, tempo e spazio dove la relazione può essere appresa e sperimentata crescendo noi e facendo crescere gli altri.

Se ognuno cresce solo se sognato, quest’anno proviamo a sognare insieme la Scuola e a farla crescere nel sogno di un Paese che l’ha gradualmente dismessa e impoverita.

Io amo la scuola: diciamolo a voce alta. Perché l’amore può cambiare e cambiarci. Farci fare follie e anche rivoluzioni. Non dormire la notte per trovare soluzioni e palpitare per ogni sguardo che riceviamo.

Io amo la Scuola e parteggio perché ce la faccia. E se ce la fa lei, ce la facciamo tutti. Oggi per il domani.

Elvira Zaccagnino

pubblicato da Annamaria Gatti