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lunedì 18 aprile 2022

La guerra e i bambini. Ezio Aceti: Quando i tempi sono cattivi servono i buoni... che sappiano parlare correttamente

 

foto di anonimo(grazie!) per dirci che abbiamo bisogno di bellezza e gentilezza in questi giorni difficili

Abbiamo dato da questo blog numerose occasioni per ripensare alle modalità di affrontare con i bambini il tema dolorosissimo dei fatti che ci colpiscono in questi mesi. Ormai questa guerra così vicina (con il covid, le altre guerre,  gli sbarchi, le violenze) è entrata nelle nostre case e nella vita. A noi la responsabilità di tenere nella burrasca "la barra a dritta", in modo che i bambini, già provati in questi due anni, possano avere accanto adulti forti e consapevoli, adulti capaci di usare i comportamenti più opportuni e le parole più corrette. 

Vi rimando per esempio alla registrazione dell'intervento segnalato il 6 aprile su questo blog Come rispondere alle domande di bambine e bambini sulla guerra.

Lo psicologo Ezio Aceti, sempre convincente e capace di grande empatia,  ha già contribuito a riflettere e a chiarire molti aspetti di questo nuovo scenario, sempre riprendendo le risposte idonee ai bisogni psicologici dell'infanzia e nell'ultimo numero cartaceo di Città Nuova (Anno LXVI, n°4 aprile 2022, Roma), periodico mensile dell'editrice omonima, dà un ulteriore contributo, che riporto in sintesi e che ho apprezzato per  la chiarezza e l'efficacia.

Aceti fa notare, come più volte segnalato anche nel blog, riportando dati e ricerche sulle sofferenze psicologiche dei minori, quanto i bambini, i ragazzi soffrano il mal di vivere, a cui diamo diversi nomi: paura, tristezza, rabbia, mancanza di speranza...

Noi tutti pensiamo che, e non solo in questo periodo purtroppo, soprattutto i mezzi di comunicazione, tv in primis,  siano  dannosi per la spettacolarizzazione del dolore e della tragedia. 
"E' un tempo cattivo e occorre proteggere i bambini che da soli non sono in grado di capire...
QUANDO I TEMPI SONO CATTIVI OCCORRONO I BUONI. MA CHI SONO I BUONI? SIAMO NOI SE IMPARIAMO A FARE RICORSO ALLA PAROLA IN MODO CORRETTO..."

"Il nostro parlare" suggerisce lo psicologo,  "deve essere rispettoso dello sviluppo evolutivo e utilizzare modalità che aiutino i bambini a comprendere i loro stati emotivi, a descrivere la realtà, ma anche a fornire indicazioni utili per mantenere alta l'autostima e la voglia di vivere..." 

Ezio Aceti  ci ricorda che "tre sono sono i concetti base che la psicologia suggerisce:
  • l'empatia, cioè descrivere le emozioni che provano,
  • la realtà, cioè dire la verità di quanto succede,
  • il sostegno, cioè offrire modalità concrete per dare un senso a quello che si vive."
Anche se poi ciascun bambino ha bisogno di individualizzare la comunicazione ai suoi livelli e ai suoi bisogni, tenendo conto dei tre concetti enunciati sopra, l'esempio di comunicazione dell'articolo, di cui riporto uno stralcio, è riproponibile nello stile e nei contenuti.

"...Si ha paura... e piangere e avere paura sono cose che non vi piace provare. 
Cosa possiamo fare insieme perchè la malattia, la guerra... finiscano...? 
Qualcuno vi dirà che voi non potete fare nulla perchè siete troppo piccoli, ma non è così. Voi potete dimostrare al mondo che potete essere amici anche se si è diversi... che andare d'accordo non vuol dire avere tutti la stessa idea. E possiamo pregare Dio perchè spinga le persone a capire cosa serve per il bene di tutti..."

Insomma la pace davvero incomincia da ciascuno di noi, testimoni e fonti di rassicurazione per i bambini: una via concreta esiste! per riacquistare forza e coraggio e sicurezza. Poi le numerose iniziative per aiutare e rendere visibile la solidarietà si aggiungono all'elenco delle possibilità di rassicurare e interpretare la realtà. 

Pubblicato da Annamaria Gatti





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