Annamaria Gatti e Annamaria Giarolo
presentazione laboratoriale, sede de La Meridiana, Molfetta - 13 Maggio 2019
CARO DIRIGENTE...
A) IL PROBLEMA
Ed
eccoci al nodo cruciale di quanto avviene nel sistema scolastico: la necessità
di una leadership che sappia gestire
al meglio la complessità delle relazioni, della normativa, dell’amministrazione,
che sia in grado di mantenersi in equilibrio tra i tanti poteri che vi ruotano
attorno e non si faccia intimorire da chi invece il sistema vorrebbe demolirlo.
“Non
esiste una persona in grado di far tutto questo”, dicono alcuni, mentre altri
rispondono che è soltanto un problema di organizzazione.
Anche
stavolta proviamo ad andare per ordine e, per primo, mettiamo in luce ciò che è
necessario, al sistema scolastico, per il suo buon funzionamento:
-
Ogni docente si aspetta un sistema di regole di
comportamento, nell’ambiente di lavoro, ben definito e coerente che rappresenti
una sorta di aggancio sicuro nelle relazioni sia con i colleghi che con le
famiglie, oltre che con gli alunni, naturalmente.
-
È necessario, inoltre, poter fare riferimento a
chi, di quel sistema si fa garante ed essere certi che le regole valgano per
tutti (va tenuto conto che nel mondo delle relazioni la flessibilità e la
discrezionalità vanno lasciate nelle mani di chi si assume la responsabilità
delle scelte).
-
Ci si aspetta poi di ricevere gratificazioni, non
soltanto economiche, ma anche in termini di riconoscimento valoriale (sentirsi
dire di aver fatto un buon lavoro e avere indicazioni su come è possibile
migliorarsi).
-
Riuscire a comunicare in modo efficace con il
dirigente, e viceversa, è essenziale, vale a dire che è necessario poter
esprimere opinioni ed effettuare proposte e, nel contempo, ricevere indicazioni
precise sul da farsi (comunicazione top
down, comunicazione down top).
-
Una suddivisione organizzata degli incarichi
aiuta la gestione della complessità e, quel che serve, è un organigramma definito con una delega
chiara da parte della direzione (delegare non significa abdicare o rinunciare
al proprio ruolo, semmai è nel controllo delle attività messe in atto che la
delega diventa efficace).
-
Infine, e non meno importante, serve un rapporto
di fiducia reciproca: chi sta ai vertici sa che riconoscere i propri
collaboratori e stabilire un rapporto di rispetto e di stima condivisa aiuta
l’intero sistema e sostiene la motivazione anche quando il carico di lavoro
diventa pesante.
Un altro
nodo cruciale riguarda la comunicazione:
accade, purtroppo facilmente, che frasi dette o non dette, che i ‘sentito dire’
o i fraintendimenti diventino pietre miliari su cui le relazioni vanno a
poggiarsi e, purtroppo, anche a complicarsi o rompersi. Comunicare in modo
chiaro e preciso sia intenzioni che azioni è necessario così come lo è risalire
alla fonte ogniqualvolta si viene a contatto con quel che gli altri dicono.
Allora diventa utile riferirsi al dirigente o al suo delegato (da qui nasce la
necessità di chiarezza nelle deleghe e nel controllo) quando si necessita di
chiarimenti, indicazioni, informazioni per prendere decisioni, oppure quando si
avverte il bisogno di comprendere meglio avvenimenti ma anche frasi riportate
che, a volte, possono essere fraintese o riportate in modo scorretto.
La
comunicazione diventa cruciale anche nello stabilire, mantenere, coltivare e
incentivare relazioni interne ed esterne al sistema: saper dire con efficacia
ciò che si fa, come lo si fa e per chi lo si fa diventa fondamentale nel
collocare l’organizzazione all’interno del vasto mondo di cui essa fa parte.
Circolari interne ed esterne, comunicazioni di avvenimenti, avvisi alle
famiglie, i contenuti del sito dell’Istituto e i suoi link, persino le targhe
con i nomi degli addetti o l’indicazione degli uffici sono comunicazione e
costituiscono un biglietto da visita spesso determinante nella definizione del
sistema.
Chiarezza
va fatta anche sul significato di autorità,
quella che, impersonata dal dirigente, può risultare scomoda e controproducente
per il sistema stesso se si esprime in modo unilaterale e non si preoccupa
delle ragioni di chi ascolta e deve eseguire; oppure, al contrario, si rende
protagonista di continui ripensamenti o perché sostiene, con un colpo al
cerchio e uno alla botte, tutti coloro che esprimono un parere, oppure perché
risulta deficitaria sia di informazioni che di opinioni.
L’autorità
può invece risultare efficace, quando si dimostra capace di stimolare una
percezione del sistema il più possibile aderente alle caratteristiche
dell’organizzazione. Colui che impersona quell’autorità deve sapersi assumere
la responsabilità delle scelte, in coerenza con quanto stabilito dalle regole
interne, anche di quelle che possono apparire scomode e che, invece, ne
aumentano la credibilità e ne legittimano il ruolo.
È a
questo punto che emerge un’altra caratteristica importante del dirigente: la trasparenza. Ogni componente del
gruppo, del sistema, deve cogliere e condividere il senso di quello che sta per
fare, deve conoscere il significato delle scelte e deve saperle inserire
nell’insieme di cui egli è un elemento importante e imprescindibile. Se l’organigramma
dell’Istituto è ben definito e le singole unità ben organizzate tra loro, gli
sprechi diminuiscono e le energie vengono impiegate per raggiungere
efficacemente gli obiettivi previsti.
In
sintesi, quali sono allora le caratteristiche di un leader che voglia
soddisfare i bisogni del sistema?
F.
Alberoni (v. bibliografia) ne indica alcune a proposito dell’arte del comando:
- il
comando raggiunge i suoi fini e la sua efficienza solo quando è giusto, nel senso che si fonda, per
raggiungere la missione di cui è investito, su valori e regole morali;
- chi si
muove per il prestigio personale può raggiungere risultati importanti ma solo
chi opera per un fine, per il conseguimento di una missione, riesce a compiere azioni inimmaginabili, spinte dal desiderio
di costruire, con gli altri, qualcosa che riguarda tutti;
- il
leader è soprattutto un ‘custode della
meta’, colui che ricorda e indica a tutti dove si deve andare e controlla
che la rotta sia tenuta;
- una
comunità si regge sulla compartecipazione
di tutti, quando cioè tutti, dal presidente al fattorino, sono orgogliosi
di appartenervi e di contribuire al suo sviluppo;
- il
leader deve anche saper scegliere le persone
fidate, deve saper individuare le qualità dei propri collaboratori
assegnando loro le mansioni giuste e allontanare coloro che alimentano
negativamente lo spirito di squadra;
- elogiare e ricompensare, rimproverare e
sanzionare sono necessità per la missione del leader: se l’Istituzione è
una comunità chi ne fa parte deve sapere che esiste un giudizio per coloro che
sbagliano, che nessuno può permettersi di mentire, truffare, ingannare e, per
questo, rimanere impunito;
-
chiunque abbia un ruolo di comando, all’interno del sistema scuola, vale per i
dirigenti e vale anche per i docenti, deve prendersi
cura di tutti coloro che dipendono da lui e la cura può esprimersi anche
con programmi di formazione e di riqualificazione.
La
strada è lunga, lo sappiamo, ma essere avviati sulla buona strada è già un
lavoro efficace: “Nessuna carovana ha mai raggiunto il suo miraggio ma solo i
miraggi hanno messo in moto le carovane”.
foto: La Meridiana Editrice
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