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domenica 31 ottobre 2010

CARI LAURA E PIETRO, BENVENUTI SUL BLOG

Laboratorio alfabeto
di Andrea Casna
Fonte: Città Nuova

È possibile insegnare attraverso il gioco? Trasmettendo allo stesso tempo i valori dell’amore, del rispetto e del perdono?


Laura Fabiani e Pietro Acler
Spesso si tende a semplificare, affidandosi alla buona volontà e sensibilità degli addetti ai lavori. Ma l’insegnante, un buon insegnante, e il discorso vale per qualsiasi professionista, per svolgere al meglio le proprie mansioni necessita di strumenti adatti per raggiungere lo scopo: vale a dire fare un ottimo lavoro. Per insegnare instaurando un rapporto d’amore fraterno con gli alunni, per infondere i valori della vita, anche l’insegnate migliore deve lavorare con mezzi appropriati.
Pietro Acler e Laura Maria Fabiani hanno creato uno strumento di lavoro, precisamente un libro, dal titolo Laboratorio Alfabeto. Fiabe e attività per iniziare a leggere e scrivere (Erickson, 2010), che si propone d'insegnare le 26 lettere dell'alfabeto, non attraverso il sistema convenzionale, ma tramite uno stile «umano» per creare un rapporto sereno con studenti d'età compresa fra i 5 e i 6 anni.
I giovani alunni possono imparare l'alfabeto attraverso il veicolo della fiaba, sentendosi a proprio agio nella fase di passaggio fra la scuola materna e quella primaria. In questo modo - spiegano gli autori - si garantisce l'apprendimento attraverso il gioco, perché l'età dei giochi non deve finire.
Il libro stesso nasce da un esperimento voluto da alcune maestre della scuola primaria di Mestre, le quali chiesero a Pietro di scrivere alcune fiabe sulle lettere dell'alfabeto. Confermato il successo dell'insegnamento mediante l'uso delle fiabe, gli autori iniziarono quest'avventura editoriale che portò alla nascita di Laboratorio Alfabeto.
Le fiabe sono suddivise in due gruppi. Quindici sono ambientate nel «Regno dell'alfabeto», dove c'è un re che le ha pensate, disegnate e create. Le rimanenti undici sono più classiche e vedono come protagonisti bambini, adulti, animali e piante. Ogni fiaba porta con s'è un messaggio educativo perché il contesto scolastico è votato per sua natura, non solo all'istruzione, ma anche all'educazione.
La fiaba della lettera A racconta la storia di un re che voleva scrivere un vocabolario. Conosceva le lettere, ma doveva ancora metterle in ordine e scegliere quelle belle e scartare quelle brutte. Le chiamò a sé per esaminarle e cominciare il suo lavoro. Il re scartò la lettera A perché la trovò piuttosto bruttina e le disse di andarsene. Terminato il suo lavoro, il re consultò un vecchio saggio perché voleva iniziare con una bella parolona importante. Il saggio disse che poteva iniziare con la parola «amore», perché è la più importante. Privo della lettera A e accortosi dell’errore fatto, il re mandò i suoi fedeli sudditi a cercare quella povera lettera che egli stesso aveva cacciato. Dopo alcuni giorni, i sudditi la trovarono seduta sopra un sasso, con le lacrime agli occhi. Non fu facile convincerla a tornare dal re, ma alla fine gli inviati riuscirono nella missione. Il re l'abbracciò e si scusò per l'accaduto. «Senza di te – disse – non posso scrivere la parola amore. Ti chiedo quindi di restare ancora fra noi, nel mio regno, dove sarai stimata e ben voluta da tutti. Tu sarai accanto a me! Anzi, ti prometto fin d'ora che sarai per sempre la prima lettera dell'alfabeto».
Le fiabe trasmettono il messaggio dell’amore che ritorna, del «dono disinteressato, quello vero - scrivono gli autori nella prefazione -, quello che non cerca il tornaconto, ma sicuramente il bene dell'altro. È la ricetta della felicità, perché una persona che si sente amata avverte a sua volta il desiderio di amare».
Insegnare vuol dire anche comunicare, e il libro costituisce il veicolo attraverso il quale insegnanti ed alunni possono instaurare un dialogo, discutendo le tematiche affrontate nella singola fiaba. Entrando nell’atto pratico, ascoltata e commentata la fiaba, i giovani apprendisti dell’alfabeto possono esercitarsi con dei giochi molto semplici, affinché nessuno possa sentirsi escluso.

Pubblicato da Annamaria Gatti

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