Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

venerdì 31 maggio 2024

Scuola: chi insegna a pensare in modo critico e costruttivo? Un po' di tutto. Un bel niente





Per esempio: "Elezioni europee alle porte: ma c’è qualcuno di noi adulti che coscientemente può dirsi informato su cosa e su chi andrà a votare? Una società urlante la nostra, ma troppo poco riflessiva."

Il professor Michele De Beni lancia un ennesimo appello sulla necessità di valorizzare e qualificare la scuola e il suo ruolo. I giovani meritano di essere al centro di scelte di qualità

"Un po' di  tutto. Un bel niente.

Della qualità della nostra scuola si parla molto, e spesso in termini negativi. A proposito di diritto

allo studio si parla tanto di didattica inclusiva. Il fatto è, se si guarda alla realtà, che in pratica si

escludono i nostri studenti dal vero nucleo del sapere e, quindi, dal vero degli accadimenti, degli

indirizzi, delle scelte, insomma da quell'unitario approccio allo studio che sta a fondamento del

sapere stesso. 

Siamo di fronte a una tal frammentazione dei modi e dei contenuti d’insegnamento che il rischio sta nell’esclusione di massa dalla cultura e da quella voglia di imparare che ne è condizione generatrice. Si sa che ogni Istituto scolastico deve indicare determinati obiettivi minimi che tutti gli alunni dovrebbero raggiungere.

Questa è la teoria. La pratica è che lezioni e interrogazioni ruotano su pezzettini sparsi di programma.

Manca spesso quell’organica e complessiva verifica di ciò che gli studenti hanno imparato e così accertare veramente la loro preparazione in una determinata materia. Come succede in molti casi, gli

alunni studiano solo singoli pezzettini su cui devono essere interrogati: come realisticamente annota

il giovane storico Antonio Gurrado, “qualcuno sa di Dante, qualcuno di Boccaccio, qualcuno altro di Manzoni, altri di Leopardi, di Svevo o Pirandello, ma quasi nessuno sa tutti gli obiettivi minimi e quasi tutti non sanno un bel niente”. 

Il fatto sconcertante è che tutti noi adulti siamo pronti a scandalizzarci per la superficialità con cui si affrontano oggi le conoscenze. In barba al prossimo presunto sorpasso e supremazia dell'intelligenza artificiale, ci intestardiamo a metter mano a grandi Riforme sui Programmi scolastici trascurando il fatto che, poi, chi fa il programma sono l’insegnante e quel team di docenti-di classe- a cui affidiamo fiduciosi adogni inizio d’anno i nostri figli. 

Ma chi insegna oggi ai ragazzi a collegare, a strutturare, a rimodellare,a creare il loro sapere? In pratica, a insegnare a imparare e a pensare in modo critico e costruttivo?

Elezioni europee alle porte: ma c’è qualcuno di noi adulti che coscientemente può dirsi informato su

cosa e su chi andrà a votare? Una società urlante la nostra, ma troppo poco riflessiva. Se la nostra

Comunità adulti accetta così supinamente di “non sapere”, come possiamo pretendere poi di

“sapere riformare” la nostra scuola? Includere non significa solo accogliere ma garantire a tutti quei

“saperi minimi” che permetteranno loro di esser persone e cittadini attivi, adulti generatori e

generatrici di civiltà, di quell’umano di cui oggi più che mai avvertiamo tanta nostalgia. 

A meno che, già come rischiamo di fare, non si accetti passivamente di esser colonizzati da altri, da nuovi poteri o regimi, da nuovi umanoidi."

Pubblicato da Annamaria Gatti

Foto da; romasette.it

domenica 26 maggio 2024

LE CASE DI ZOE un libro di emozioni e attenzione.

 


LE CASE DI ZOE
di Lorenza Farina
illustrazioni di Lucia Ricciardi
MIMebù Edizioni
2024

Quasi una recensione di Annamaria Gatti

Occorre un angolo di un pomeriggio silenzioso e luminoso per tuffarsi in un sogno e saperci stare con la leggerezza richiesta ai sognatori. Quelli che, a parere d’altri, non sanno dare forse le giuste risposte a tutte le domande dell’esistenza, ma che sanno fare la differenza, quando qualcuno mette tra le loro mani un dono. Per esempio un libro, scritto da Lorenza Farina, illustrato da Lucia Ricciardi.

Un libro è espressione di molte cose, spesso troppe, e una recensione non riesce mai a dare l’idea giusta di quel che rappresenta  un piccolo capolavoro (ma poi esistono i piccoli capolavori?). Quando ho avuto  fra le mani “Le case di Zoe” è accaduto che il respiro si è preso un attimo di vacanza per fasciarsi di sorpresa e dare ragione allo stupore gioioso. Avevo già assaporato alcune di quelle pagine, ma la carta che accarezza lo sguardo è tutta un’altra cosa.

Ho pensato: farà strada questo albo. Ma poi ho avuto in un flash la percezione che altre opere di questa autrice e di questa illustratrice avevano già popolato scaffali illustri, e fatto la loro strada: la mia non era in fondo un’ intuizione così nuova e brillante. Ma si sa, ogni novità va accolta con la curiosità e la speranza che non dà nulla per scontato e spesso dimentica tutto. 

Sulla copertina cartonata gli occhietti attenti di una bimba sbucano da cuscini variopinti, accompagnati da efelidi discrete e compiaciute nel gioco di luce ed ombre: è Zoe.

I particolari che popolano le ampie pagine della narrazione sono accurati e contestualizzati in amabili scenografie  e gradualmente, sostenendo una narrazione poetica e creativa, da casette reali e probabili, viaggiano nel mondo della fantasia-bambina.

Allora Zoe, bambina bellissima, dolce e fortunata  vive le sue  avventure in casette tematiche, complici le emozioni, il gatto Orfeo della casa corsara o il cane Teodoro  nella casa dei giorni di pioggia, per poi tuffarsi in un’affascinante  casa marina, o gialla, per fare festa alla stagione più bella, popolata da farfalle colorate o di musica soave.

Tutti i sensi sono coinvolti: il profumo delle ciliegie, lo sciacquio delle onde, l’armonia del violino, la brezza che accompagna …. 

Non disdegna la piccina  la casa delle ombre della paura  o la casa di vetro dei giorni tristi, perché anche di queste esperienze  c’è bisogno per  crescere ed essere consapevoli  che,  per ritrovare l’ascolto del battito del cuore, c’è una casetta tutta speciale, tutta da scoprire.

Allora ecco: solamente sognatrici e  sognatori  potranno scoprire dove Zoe troverà questo profumo e l’attenzione essenziale per sapersi raccontare. Per riuscirci occorrerà ripensarsi bambine e bambini, sentire quella musica, provare quell'emozione, lo struggimento o il batticuore...

La potenza del racconto palpita nelle sfumature e nelle forme a piene pagine.

Un dono questo albo, per cui ringraziare chi lo ha pensato e prodotto.

Un momento alto per godere della vita, a saperla vedere.

Pubblicato da Annamaria Gatti

mercoledì 22 maggio 2024

Era l'ultimo appuntamento favola. Doni a saperli vedere: Tramonto e grazie

Scrivevo... e vi ripropongo questa favola, perchè in questi giorni occorre vedere i doni che ci circondano e senza chiederci nulla. Facciamolo con i nostri bambini.

Carissimi tutti che seguite il blog. O carissimi affezionati  lettori del periodico Città Nuova. Questa è l'ultima favola pubblicata sul cartaceo di Città Nuova di cui sono autrice e di cui Eleonora è illustratrice. E di questa opportunità che ci ha entusiasmato e rese migliori... ringraziamo la redazione di  Città Nuova. 

E' stato bellissimo accogliere i vostri commenti e il vostro entusiasmo. Altri viaggi bellissimi senz'altro si apriranno,  ma volevo lasciarvi parte di un commento di Chiara M. che ringrazio,  giuntomi poche ore fa che mi ha commosso e che mi pare il più bel saluto a tutti, bambini, genitori, insegnanti e nonni che ci avete seguito. E' stato un bellissimo cammino.

Ho letto (la favola). Semplicemente splendida🥰Grazie! Sai far sognare e questo è bellissimo.



TRAMONTO  E GRAZIE 

favola di Annamaria Gatti              illustrazione di Eleonora Moretti

fonte:  Città Nuova, novembre 2023 


Dopo aver scoperto che la natura è una meraviglia, anche nelle più piccole cose, Lucia aveva ammesso: “Non avevo mai notato tanta bellezza.”

Carlo, che governava con maestria la mongolfiera, aveva aggiunto: “Beh, io l’avevo vista ma non l’avevo osservata ed era come se non ci fosse. Sono stato proprio distratto!”

La mongolfiera aveva sussurrato: “Voglio svelarvi un altro segreto…” Ma non fece in tempo a continuare, perché un lampo di luce rosso fuoco la scosse tutta e i due bambini  spaventati si aggrapparono alle funi della mongolfiera che li rassicurò:

“Scusate ragazzi, il sole ha sempre un modo originale di salutarmi. Ora se ne va un po’ più in là, a ovest, e mi  regala i colori del tramonto…”

I lampi si susseguirono nel cielo e i due amici erano affascinati da quello sfolgorio. Fasci di luce a sfumature d’ambra, vermiglio, corallo, ciclamino e violetto si alternavano  fino a confondersi in uno spettacolo multicolore.

Carlo e Lucia si chiedevano: “Come può accadere tutto questo?”

Il sole sornione, già pronto a far posto al crepuscolo, cercò di chiarire: “Questione di cirri, bambini. Le nuvole alte, sospese nell’atmosfera, sono fatte da cristalli di ghiaccio, che io illumino durante il tramonto, e ne viene fuori tutta questa meraviglia. Sono un eccellente pittore vero?”

“E’ vero. Ma ora dobbiamo tornare sulla Terra, nel parco, e tu Lucia, al tuo castello” aveva comunicato un po’ dispiaciuto il responsabile Carlo, che promise. “Verrò a trovarti Lucia e anche tu potrai venire qui al parco a giocare.” “Certo verrò sicuramente, ma ora atterriamo laggiù,  ci sono  bambini e bambine con cui possiamo fare amicizia” suggerì la principessa.

Laggiù nel parco, erano tutti a naso in su, un po’ per la bella mongolfiera e un po’ per gli splendidi colori del cielo. Lucia era raggiante per la possibilità di stare ancora con  altri bambini,  che la invitarono a godersi insieme quel tramonto e a indovinare il nome dei colori e delle nuvole, mentre Carlo assicurava la mongolfiera, che finalmente poteva riposare. Anzi no, nessun riposo per il pallone aerostatico,  a causa del chiasso quando tutti i bambini esplosero in un formidabile GRAZIE!!! che arrivò fino al sole. E tutti si sentirono profondamente contenti.

Anche tu, che leggi o ascolti queste storie, ti senti felice quando esprimi il tuo grazie a qualcuno? Dai ora racconta tu...

lunedì 6 maggio 2024

Giornata mondiale dei bambini 25-26 maggio 2024. Un evento che scuote le coscienze

E Papa Francesco fa di nuovo centro: mette cioè al centro la verità, in questa occasione i bambini e il loro ruolo di sentinelle e di promotori di "rieducazione del mondo degli adulti" che hanno relegato i bambini in un angolo delle iniziative di aiuto, attenzione, difesa. Loro sono il nostro presente! E questa giornata una vera occasione di sensibilizzazione.

Messaggio del Santo Padre per la prima Giornata Mondiale dei Bambini 25 - 26 maggio 2024

Care bambine e cari bambini!

Si avvicina la vostra prima Giornata Mondiale: sarà a Roma il 25 e 26 maggio prossimo. Per questo ho pensato di mandarvi un messaggio, sono felice che possiate riceverlo e ringrazio tutti coloro che si adopereranno per farvelo avere. Lo rivolgo prima di tutto a ciascuno personalmente, a te, cara bambina, a te, caro bambino, perché «sei prezioso» agli occhi di Dio (Is 43,4), come ci insegna la Bibbia e come Gesù tante volte ha dimostrato. 

Allo stesso tempo questo messaggio lo invio a tutti, perché tutti siete importanti, e perché insieme, vicini e lontani, manifestate il desiderio di ognuno di noi di crescere e rinnovarsi. Ci ricordate che siamo tutti figli e fratelli, e che nessuno può esistere senza qualcuno che lo metta al mondo, né crescere senza avere altri a cui donare amore e da cui ricevere amore (cfr Lett. enc. Fratelli tutti, 95).

Così tutti voi, bambine e bambini, gioia dei vostri genitori e delle vostre famiglie, siete anche gioia dell’umanità e della Chiesa, in cui ciascuno è come un anello di una lunghissima catena, che va dal passato al futuro e che copre tutta la terra. Per questo vi raccomando di ascoltare sempre con attenzione i racconti dei grandi: delle vostre mamme, dei papà, dei nonni e dei bisnonni! 

E nello stesso tempo di non dimenticare chi di voi, ancora così piccolo, già si trova a lottare contro malattie e difficoltà, all’ospedale o a casa, chi è vittima della guerra e della violenza, chi soffre la fame e la sete, chi vive in strada, chi è costretto a fare il soldato o a fuggire come profugo, separato dai suoi genitori, chi non può andare a scuola, chi è vittima di bande criminali, della droga o di altre forme di schiavitù, degli abusi. Insomma, tutti quei bambini a cui ancora oggi con crudeltà viene rubata l’infanzia. Ascoltateli, anzi ascoltiamoli, perché nella loro sofferenza ci parlano della realtà, con gli occhi purificati dalle lacrime e con quel desiderio tenace di bene che nasce nel cuore di chi ha veramente visto quanto è brutto il male.

Miei piccoli amici, per rinnovare noi stessi e il mondo, non basta che stiamo insieme tra noi: è necessario stare uniti a Gesù. Da lui riceviamo tanto coraggio: lui è sempre vicino, il suo Spirito ci precede e ci accompagna sulle vie del mondo. Gesù ci dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5); sono le parole che ho scelto come tema per la vostra prima Giornata Mondiale. Queste parole ci invitano a diventare agili come bambini nel cogliere le novità suscitate dallo Spirito in noi e intorno a noi. 

Con Gesù possiamo sognare un’umanità nuova e impegnarci per una società più fraterna e attenta alla nostra casa comune, cominciando dalle cose semplici, come salutare gli altri, chiedere permesso, chiedere scusa, dire grazie. Il mondo si trasforma prima di tutto attraverso le cose piccole, senza vergognarsi di fare solo piccoli passi. Anzi, la nostra piccolezza ci ricorda che siamo fragili e che abbiamo bisogno gli uni degli altri, come membra di un unico corpo (cfr Rm 12,5; 1 Cor 12,26).

E c’è di più. Infatti, care bambine e cari bambini, da soli non si può neppure essere felici, perché la gioia cresce nella misura in cui la si condivide: nasce con la gratitudine per i doni che abbiamo ricevuto e che a nostra volta partecipiamo agli altri. Quando quello che abbiamo ricevuto lo teniamo solo per noi, o addirittura facciamo i capricci per avere questo o quel regalo, in realtà ci dimentichiamo che il dono più grande siamo noi stessi, gli uni per gli altri: siamo noi il “regalo di Dio”. Gli altri doni servono, sì, ma solo per stare insieme. Se non li usiamo per questo saremo sempre insoddisfatti e non ci basteranno mai.

Invece se si sta insieme tutto è diverso! Pensate ai vostri amici: com’è bello stare con loro, a casa, a scuola, in parrocchia, all’oratorio, dappertutto; giocare, cantare, scoprire cose nuove, divertirsi, tutti insieme, senza lasciare indietro nessuno. L’amicizia è bellissima e cresce solo così, nella condivisione e nel perdono, con pazienza, coraggio, creatività e fantasia, senza paura e senza pregiudizi.

E adesso voglio confidarvi un segreto importante: per essere davvero felici bisogna pregare, pregare tanto, tutti i giorni, perché la preghiera ci collega direttamente a Dio, ci riempie il cuore di luce e di calore e ci aiuta a fare tutto con fiducia e serenità. Anche Gesù pregava sempre il Padre. E sapete come lo chiamava? Nella sua lingua lo chiamava semplicemente Abbà, che significa Papà (cfr Mc 14,36). Facciamolo anche noi! Lo sentiremo sempre vicino. Ce lo ha promesso Gesù stesso, quando ci ha detto: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).

Care bambine e cari bambini, sapete che a maggio ci troveremo in tantissimi a Roma, proprio con voi, che verrete da tutto il mondo! E allora, per prepararci bene, vi raccomando di pregare usando le stesse parole che Gesù ci ha insegnato: il Padre nostro. Recitatelo ogni mattina e ogni sera, e poi anche in famiglia, con i vostri genitori, fratelli, sorelle e nonni. Ma non come una formula, no! Pensando alle parole che Gesù ci ha insegnato. Gesù ci chiama e ci vuole protagonisti con Lui di questa Giornata Mondiale, costruttori di un mondo nuovo, più umano, giusto e pacifico.

Lui, che si è offerto sulla Croce per raccoglierci tutti nell’amore, Lui che ha vinto la morte e ci ha riconciliati col Padre, vuole continuare la sua opera nella Chiesa, attraverso di noi. Pensateci, in particolare quelli tra voi che vi preparate a ricevere la Prima Comunione.

Carissimi, Dio, che ci ama da sempre (cfr Ger 1,5), ha per noi lo sguardo del più amorevole dei papà e della più tenera delle mamme. Lui non si dimentica mai di noi (cfr Is 49,15) e ogni giorno ci accompagna e ci rinnova con il suo Spirito.

Insieme a Maria Santissima e a San Giuseppe preghiamo con queste parole:

Vieni, Santo Spirito, mostraci la tua bellezza riflessa nei volti

delle bambine e dei bambini della terra.

Vieni Gesù, che fai nuove tutte le cose,

che sei la via che ci conduce al Padre, vieni e resta con noi.

Amen.

Roma, San Giovanni in Laterano, 2 marzo 2024

FRANCESCO

pubblicato da Annamaria Gatti

foto da: World Cheùildren's Day

domenica 5 maggio 2024

Perchè insegno? Un libro per ripartire a crederci davvero e fare la differenza.

 

Dall'introduzione del prof. Michele De Beni, che ha creduto in questa raccolta di testimonianze di alto profilo e che continua a curare percorsi e inziative affiancandosi a docenti e studenti in formazione per l'insegnamento. Un professionista che crede fortemente nell'impegno a promuovere una scuola migliore e a sostenere progetti che mettono al centro la formazione di docenti appassionati e preparati. Pedagogista-psicoterapeuta. Esperto in Processi formativigià Professore di Docimologia e di Pedagogia all'Università di Verona, professore di Programmazione e Valutazione dei processi formativi, Istituto Universitario Sophia, Loppiano (FI).Coordinatore di ricerca per l’Italia, Progetto internazionale Co.R.T (Cognitive Research Thinking) diretto da Edward de Bono.Membro del Centro Studi Interculturali, Università di Verona. Condirettore della collana "Fondamenti e Percorsi dell'educare" Editrice Città Nuova.I suoi interessi di ricerca sono rivolti principalmente allo studio dei processi del pensiero strategico, del comportamento prosociale e delle dinamiche familiari.


                                             A cosa serve conoscere?

Si comprende, allora, come nonostante i nostri continui richiami all’intelligenza, forse oggi è il tempo di occuparsi anche della saggezza. Perché, se ci si preoccupa di diventare saggi, non è così difficile poi diventare anche intelligenti. Se si comincia invece dal voler essere intelligenti si hanno poche speranze di diventare saggi, perché è facilissimo cadere nella trappola dell’intelligenza.

È questo, in fondo, anche il semplice ma profondo messaggio dei racconti di buone pratiche scolastiche riportate nel libro. In questi ambienti dove si sperimenta un nuovo senso di sé e di reciproca appartenenza, di alta motivazione all’impegno e alla responsabilità, e si punta alla formazione dell’eccellenza morale, gli studenti raggiungono anche straordinari gradi di successo scolastico. Nella sua disarmante semplicità si cerca, allora, di dimostrare, che se si insegna ai ragazzi ad esser “bravi”, si può anche imparare ad esser “grandi”, “nel senso ampio e più autentico del termine, eccellenti nello studio, cittadini partecipi e onesti: un’alta finalità educativa che potremmo sinteticamente racchiudere nella frase “Pensare bene per fare il bene”, sguardo profetico di un’educazione dinamicamente orientata allo sviluppo di un vero ben-essere della persona e della comunità.

Educare, quindi a scuola non solo è possibile ma, nel flusso continuo dei cambiamenti, assume oggi carattere di priorità. “Istruire per educare”: è questo, in fondo, il semplice ma radicale messaggio di buone pratiche scolastiche qui riportate. In ambienti dove si sperimenta un positivo senso di sé e di reciproca appartenenza, e si punta alla formazione di uno spirito critico-costruttivo e di una mente aperta gli studenti raggiungono anche straordinari gradi di successo scolastico. Una “scuola buona”, questa, che ci dice quanto intelligenza e saggezza, studio e pratica dei valori, siano inscindibili.

Come raccomanda il famoso Rapporto UNESCO sull’educazione per il XXI secolo[1], non basta “conoscere” e  “fare”, ma occorre saper “essere”. Può accadere anche che a scuola ci si accontenti di qualche idea generale e astratta, magari di un bel “programma” educativo, ma che nella pratica poi non venga applicato. Le teorie possono diventare cattive compagne se ci allontanano dall'esistenza per confinare l’essere umano in categorie astratte. Solo nel cuore dell'umanità di quel bambino, di quel ragazzo, la cui intelligenza tende a fondere parola e vita, teoria e pratica, si può puntare alla verità ed educare alla vera saggezza. 

È anche il messaggio più profondo che questo libro vuole indirizzare a quanti dell’istruzione intendono farne palestra di educazione. Occorre, quindi, dare maggior visibilità a queste “buone pratiche”, perché - riconosciamolo - sulla scuola incombe un pessimismo diffuso. Abbiamo difficoltà ad assumerci le nostre responsabilità di adulti. Il merito di questo libro è di aver messo in evidenza la passione e la dedizione, la creatività e l’incessante arte di ricominciare che animano ancora tanti educatori, non semplici competenze da trasmettere e da esercitare, ma fulcro di vita da cui immaginare strade nuove per l’educazione.

[1] J. Delors (a cura di),  Nell'educazione: un tesoro ( rapporto  della Commissione Internazionale all'UNESCO sull'Educazione per il XXI secolo), Armando, Roma 1997.


Pubblicato da  Annamaria Gatti  

gatti54@yahoo.it