Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

martedì 29 dicembre 2020

Giocare alla felicità e traghettarci nel 2021

 Avete avuto fra le mani il libro di Pollyanna o avrete visto le versioni cinematografiche o di animazione.

Non a tutti sta simpatica Pollyanna che sembra trovare in ogni persona o cosa il lato positivo... becera ingenuità? Superficialità? provateci...

Eppure è una grande opportunità.

Non la negazione della difficoltà, (infelicemente definita come  sindrome di Pollyanna) ma la trasformazione del disagio nella ricerca del lato positivo.


E perchè allora non giocare con i nostri bambini al gioco di Pollyanna? Trovare i lati positivi delle varie situazioni in cui ci troviamo. 
Difficile? 
Ostico per il nostro umore in questi giorni di restrizioni e chiusure?
Allora farà bene anche a noi.
Anzi... diventa una sfida.
Una sfida per entrare nel 2021. Allora buon nuovo anno a tutti voi!


lunedì 28 dicembre 2020

Gli eroi del Natale, film di animazione

 


Mi piace scrivere "da non perdere"... E io avevo perso questo film  nel 2017. Ero incuriosita dalla proposta originale, per la regia di Timothy Reckart,  di un lavoro rivelatosi gradevole e ben realizzato, adatto ai bambini,  ma anche a chi vuole "sostare" con loro. Qualche osservazione su alcune rigidità che però non inficiano la qualità della proposta





 Dalla recensione di Maurizio Encari:

"...9 (mesi) A.C. La giovane Maria di Nazareth viene visitata dall'Arcangelo Gabriele, che le comunica che sarà la futura madre del Messia; ad assistere alla scena vi è anche un gerboa, un piccolo roditore del deserto, che inizia a diffondere la lieta novella nel mondo animale.

Sei mesi più tardi un giovane esemplare di asino riesce a fuggire dalla macina in cui era costretto a lavori pesanti e si rifugia nella casa dove Maria e Giuseppe - ancora ignaro del miracolo divino - hanno appena celebrato il loro matrimonio. Il quadrupede viene adottato dalla novella coppia di sposi e riceve il nome di Bo.
Nel frattempo i Re Magi sono partiti in groppa ai loro cammelli per consegnare i doni al Re dei re, ma vengono trattenuti al palazzo reale da Erode, il quale vede come un potenziale pericolo la nascita di Gesù. Proprio per questo il sovrano mette un suo scagnozzo, accompagnato da due ferocissimi cani, alle calcagna di Maria con l'intento di catturarla. Sarà allora che Bo si troverà coinvolto nell'avventura più incredibile della sua vita per salvare la padrona e l'avvento della cristianità..." e dell'umanità tutta!

Maria e Giuseppe sono presentati con molta simpatia e vicini a noi in questa narrazione, rispettosa nei passi salienti dell'evento evangelico. 
L'asinello, affascinato dalla bontà di Maria e con molti sogni di grandezza, giusto e benevolo scoprirà sorpreso dopo tante avventure per difendere Maria dai sicari di Erode, di aver portato in groppa il Re dei re.
Spassosi i tre cammelli, saggia la pecorella contestatrice che cerca il Bambinello della stella meravigliosa che da 9 mesi toglie il sonno agli animali della stalla dove troverà rifugio la santa coppia a cui Dio non ha risparmiato comunque dubbi e difficoltà.

Divertimento e un po' di commozione assicurati e qualche riflessione sul coraggio di affrontare la vita e le sue vicissitudini... guardando al Cielo, comunque.

Pubblicato da Annamaria Gatti
illustrazioni dal film "Gli eroi del Natale"

giovedì 24 dicembre 2020

Un presepe di tenerezza per un augurio luminoso

 


Laura Cortini illustrò anni fa, per una mia raccolta di storie, questa natività inedita che conserva a tutt'oggi un certo fascino per la tenerezza degli sguardi e delle forme, 
oltre ad essere facilmente riproducibile e vicina al cuore di bambine e bambini.

E' con questa immagine che desidero raggiungere tutti coloro che sono affezionati a questo blog e ai suoi pensieri, alle proposte e alle sorprese che ogni tanto mi piace fare a bambine, bambini e famiglie.
Grazie per  il vostro esserci sul cammino. 
Devo ringraziare anche a chi legge da lontano, dagli USA, dall'Europa, ma anche dall'Oriente... 
Sento una certa responsabilità di darvi cose buone in ogni senso. 
A breve al raggiungimento di 330000 entrate credo vi aggiornerò in modo costruttivo sul da farsi.

A voi un augurio caldo e tenero che ci ricordi che  è venuta una luce al mondo e continua a scaldare le nostre notti gelide  e i nostri affanni. Così ci viene chiesto per rispondere ed essere felici di essere noi luce e speranza: I CARE. Pur con la nostra  moltitudine di limiti e timori.
Come tu Bambino ti sei fatto umile e vicino a noi aiutaci ad essere questa luce.
Buon Natale!

                                                                                                 Annamaria

lunedì 21 dicembre 2020

Avere 12 anni oggi, due cose da dire. E un gioco inclusivo da fare a scuola.

 





Salve, oggi scrivo di  un dodicenne, potrebbe chiamarsi Matteo, Luca, Gigi, Aziz, John. 
Ho intervistato Matteo, un ragazzo come tanti. Ma con un suo profilo. Bellissimo. Tutti sono bellissimi questi ragazzi che si stanno portando fuori da questo tempo difficile. Vogliono vivere sereni, hanno dei sogni e delle passioni, vogliono poter capire e dire la loro. Sono grati agli adulti che li comprendono e valorizzano e che sanno stare accanto nella verità, ma soprattutto coltivando fiducia.

Comprendono la pesantezza di questo tempo, la leggono sul viso degli adulti. Sono bellissimi perchè si sono adattati, certo chi più serenamente,  chi meno convinto, alle richieste di divieti e chiusure, a un ritmo trasformato e allucinato. 

Chiusure che sono soprattutto quelle relazionali, ammorbidite dall'amore per loro dei genitori. Ho conosciuto mamme creative, toste, disponibili a giocarsi dentro un "confinamento" che ha aperto però cuori e menti. Per sostenere, motivare, attrezzare spazi ed emozioni.

Nell'intervista, grato di tale cura, Matteo non nasconde la fatica passata del lockdown duro, e la sottile gioia di ritrovarsi in estate finalmente con gli amici: in pochi certo, nessun assembramento, pedalate, giochi familiari, partite. Tutto con attenzione e sotto gli occhi vigili dei familiari. Poi la seconda ondata. Non uno tsunami. Ma una sottile presenza, inquietante, sempre più invadente e accettata malgrado tutto, forse un po' inconsapevoli e speranzosi che tutto finisse presto. 
Invece...
Niente incontri, pochi contatti con amici, scuola in presenza ora, con le sue fatiche di limiti impensabili. Quasi fosse un gioco, o un castigo. Invece è per amore. Ma anche questa è una espressione strana: li amo tanto che non posso abbracciarli. Così si sono detti questi dodicenni. E hanno capito comunque. 

Lascerà il segno questo virus, se impareranno i passi della resilienza, la capacità di adattarsi, di essere flessibili, di curarsi del momento presente, e di coltivare la cura dell'altro, di far funzionare le relazioni nei modi più cre-attivi...  Allora questo (brutto) tempo avrà insegnato molto anche a loro, oltre che a noi adulti, che abbiamo la responsabilità alta di traghettarli fuori da questi mesi, a un porto sicuro.

In queste settimane Matteo ha progettato un "gioco inclusivo" per il suo istituto, vincendo anche un riconoscimento su votazione dei ragazzi, che lo hanno sostenuto e riconosciuto. Bella esperienza. Che aiuta a stare bene insieme in questi giorni faticosi.

 Lo racconta  con poche parole: ha creato un gioco che ricorda il TRIS  che avesse le giuste caratteristiche per permettere a tutti di partecipare, creare, essere se stessi ed essere apprezzati e valorizzati. Niente attrezzi, causa covid, niente assembramenti, causa covid, ma tenacia e obiettivi chiari: tutti devono poter stare bene, anche a scuola, perchè stare a scuola ora è una occasione da non perdere e da giocarsi al meglio.
Grazie Matteo e grazie a  tutti i ragazzi che ci provano e che restano fedeli al mandato: ci sono per te, anche in questo tempo difficile.



pubblicato da Annamaria Gatti
illustrazione I Penauts, di Schulz



mercoledì 9 dicembre 2020

Ruolo della psicologia al tempo del covid. E dopo. Aggiornamenti: 1)Testimonianza dall'editrice La meridiana. 2)Convegno Ordine Psicologi Veneto

 



Il professor Maurizio Andolfi,  già docente alla Sapienza,  è intervenuto di recente in un bel momento formativo per psicologi , condotto dal dott. Nicola Piccinini di  FCP, all'interno di un  paio di ore dense e ricche di contenuti e condivisioni. 

Ci ha ricordato dall'Australia che gli interventi  in questo periodo difficile sarebbe auspicabile fossero pensati e concordati di comune accordo fra premier,  ministro della salute e responsabile per la salute mentale.

Sì, in parole semplici, e con un' obbligatoria sintesi come conviene in un blog... quel che stiamo vivendo ha risvolti emotivi e psicologici visibili a tutti e vissuti sulla pelle di tutti. In particolare in  questa seconda ondata di pandemia.

Tutto il buono che c'è e che si è liberato in questi mesi accompagna il negativo, la irresponsabilità di molti, la sofferenza di famiglie, ma soprattutto di bambini e ragazzi che stanno soffrendo e che debbono trovare ascolto, attenzione e risposte in m omenti a loro dedicati. Quale sofferenza poi quella  del personale sanitario che combatte la battaglia in corsia e nelle ambulanze, negli ambulatori, nei paesi.

Si spezza ancora una lancia in  favore di una strutturazione precisa del ruolo della psicologia e degli psicologi  negli eventi, nel tessuto sociale. Servizio che va di diritto equiparato appunto alla sanità, perchè di salute psichica parliamo, quando ci imbattiamo in tante sofferenze psicologiche legate agli eventi,  ma anche alla quotidianità di sempre.

Psicologia cenerentola, destinata a essere ora e a diventare sempre di più invece un gigante nella prevenzione, nell'aiuto in nome di un I CARE, che si è scoperto  il pensiero dominante di questo tempo, dove la CURA, curarsi degli altri,  ha preso il sopravvento nei valori alti di resilienza.

Tanti gli psicologi che hanno attivato forme di aiuto, molte le iniziative. Ma... Non può essere la psicologia lasciata alla sensibilità e alla buona volontà delle amministrazioni di settore o locali. Un appello che va ascoltato dal mondo della politica con cui si interfacciano di continuo da decenni gli Ordini degli Psicologi nazionali e regionali. 


Immagine: Reminiscenza archeologica dell’Angelus di Millet di Salvador Dalì (1935)

Post Scriptum: ricevo oggi, 10 dicembre, una testimonianza importante da La meridiana, segnalata da Elvira Zaccagnino,  direttrice dell'editrice di Molfetta. La condivido per l'intensità e la verità. 

https://www.edizionilameridiana.it/testimonianza-di-giovanna-degni-infermiera-sul-covid19/


ALTRO AGGIORNAMENTO MOLTO INTERESSANTE buone prassi, impegno professionale : 



                                      CONVEGNO  INTERVENTO PSICOLOGICO NEL COVID 19

                                                     ORDINE DEGLI PSICOLOGI DEL VENETO

https://www.facebook.com/OrdinePsicologiVeneto/videos/128838195568200/?comment_id=128959895556030&notif_id=1607689816485183&notif_t=feedback_reaction_generic&ref=notif

Pubblicato da Annamaria Gatti

gatti54@yahoo.it 

ill. minvento.it


venerdì 4 dicembre 2020

Un aiuto in tempo di covid. Il presepe resta nel cuore. I bambini lo comprendono bene.


Un ricordo emerge dai post. Ve lo dedico con gli aggiornamenti del tempo difficile che viviamo. Coraggio! 
Tempi di resilienza pura, il Natale all'orizzonte si profila un momento triste per molti. Niente affetti, niente abbracci, niente presenze.
Facciamo il possibile perchè Natale sia vero, senza timori, essenziale e quindi di Lui, Gesù che nasce davvero "ancorasempreovunque".
Facciamo un presepe senz'altro quest'anno. Anche come rivolta al natale del consumo.
Facciamolo per i bambini e per noi grandi che abbiamo il compito di traghettarli in questa bufera emotiva e sanitaria. Con coraggio e determinazione. Loro si aspettano questo da noi. Sicurezza. pazienza, fiducia, equilibrio. Sosteniamoci a vicenda. 

Quando avevo pensato ad un  presepe essenziale le cose sono andate così.
Il  nipotino che allora aveva cinque anni mi aveva fatto notare che "... no, non è poi tanto bello, ci sono poche statuine e mancano tutti gli animali... e dove andrà Gesù a nascere senza grotta? e dove metteremo i Magi in cammino? e se non c'è il ruscello e il  laghetto con le papere come faranno a bere le pecore assetate? e come potrà un solo angelo annunciare e cantare  tutta la notte? e il castello e la stella cometa e...dov'è il tuo bel presepe degli altri anni?"
Tutto da rivedere, quindi! Ero felice di questa rivolta: vuol dire che questo presepe è  una presenza importante! 

Mia madre ultra novantenne  aveva portato con sè  dalla mia città una scatola rossa, con un'indicazione chiarissima: PRESEPE scritta con la calligrafia di tanti anni fa. Me l'aveva  consegnata.
L'avevo aperta e facevano capolino, fra il finto muschio, l'asino e il bue. Con cautela ho rimosso alcune statuine e ne sono emersi   San Giuseppe e Maria, esattamente come me li ricordavo e come li disegnavo nei quaderni di scuola. Gesù Bambino nella mangiatoia e tutti i personaggi che incantavano il piccolo semplice mondo del presepe di casa mi guardano nostalgici e trepidi:  sembrano ancora così fragili! 

Che il ricordo dopo tanti anni fosse ancora vivo mi ha stupito e mi ha riportato alla devozione di allora, alla naturalezza dell'evento natalizio agli occhi bambini, alla riverenza per quella nascita divina, che stupisce il mondo ancora.
Natale nel presepe allora è sapore di rito familiare, di certezza, di bene, di autenticità.
Facciamo allora il presepe con questi nostri bambini!
Costruiamolo con loro, con i loro materiali, con la loro ingegnosità, la loro fantasia e la loro semplicità. Facciamo loro il dono della rappresentazione di un fatto reale, storico e divino, di un evento d'amore, che li accompagnerà per la vita con l'immediatezza dell'immagine e delle cose.
Avranno qualcosa di grande e di umile insieme da ricordare nei momenti bui e difficili, lieti e festosi: forse l'espressione di un pastore o la sorpresa del re Melchiorre, o la tenerezza di Maria o l'espressione  attonita del soldato con la spada sguainata, o il semplice sicuro sguardo di Giuseppe, uomo giusto".

E questo Natale sia apertura a coloro che sono soli, che mendicano un sorriso e una voce che li rassicuri: Dio ci ama. Attraverso gli occhi dell'altro.
Felice Attesa.

Pubblicato da Annamaria
foto film Nativity

domenica 29 novembre 2020

Il treno delle parole, un libro per leggere divertendo

 

                                                Il TRENO DELLE  PAROLE 

scrive Lorenza Farina

illustra Sergio Masala

edita il Ciliegio

                                                                Recensione di Annamaria Gatti

Attenzione arriva un treno, anzi IL TRENO delle parole. 

Non un treno qualsiasi, ma uno stratagemma narrativo per accompagnare qualche bambino o qualche bambina a incontrare i suoni difficili della lingua scritta, che pur bisogna imparare a leggere. 

Un libro questo che usa provvidenzialmente lo stampato maiuscolo e un font appropriato ai bambini e che potrà essere utile  a maestre o maestri, innamorati della loro professione e che hanno come stile (l'unico che fa bene a tutti) quello di insegnare divertendosi con i loro alunni. 

O ancora un volume ben pensato anche per quei genitori che sanno quanto un libro possa aiutare a conoscersi e a incontrarsi, a raccontarsi. 

Il seienne capotreno Lorenzo infatti è  un tipetto che veste le emozioni di molti bambini che intraprendono questa nuova avventura: paura, sorpresa, curiosità, coraggio e una buona dose di tenacia... emozioni ed esperienze che infatti  si susseguono con un ritmo serrato da una pagina e l'altra. 

I vagoni diventano sedi di suoni strategici e talvolta ostici, ma Lorenzo, pur dubbioso e intimorito, non si ferma neppure quando il treno lascia il binario per raccogliere altre parole, con i suoni più strampalati e da imparare a distinguere. Il treno quindi si fa amico, complice dei bambini in apprendimento e, divertendo con situazioni e giochi linguistici, alleggerisce la fatica e il timore. Un esempio?

IL TRENO DELLE PAROLE

ESCE DALLE ROTAIE

E SALTA NELLA RIGA PIU' IN BASSO

LA' TROVA UN GHIRO GHIOTTO

CHE ROSICCHIA TANTI GHI COME GHIANDE

E GHE COME GHERIGLI DI NOCI

IL GHIRO REGALA A LORENZO

UNA GHIOTTONERIA E POI

SPARISCE NEL FOLTO DI UN BOSCO.

Sembra che Lorenza Farina si sia pure lei divertita a tradurre in filastrocca questo viaggio su rotaie-righe immaginarie e avrà lavorato con rigore perchè questi suoni potessero diventare protagonisti. E una domanda sorge spontanea: come mai Lorenza scrive di Lorenzo? 

Ma forse la risposta potremmo rimandarla alla creatività dei lettori, affascinati dalle forme ben definite e dai colori essenziali di Sergio Masala, valido illustratore,  scenografo, fumettista e tanto altro, che lascia ben intravedere la gradevole artistica impronta del maestro Luzzati. Buon divertimento! 



mercoledì 25 novembre 2020

I padri essenziali per eliminare la violenza sulle donne e ogni genere di violenza

 


Alberto Pellai, medico psicoterapeuta,  riflette sul ruolo essenziale dei padri 
nell'educazione alla non violenza 
in una giornata dedicata alla difesa delle donne. 
Una violenza da eliminare con la responsabilità di tutti. Tutti.

AIUTAMI A TRASFORMARE UN PUGNO IN UNA CAREZZA

Sei tu papà a dovermi insegnare come posso diventare un uomo capace di rispetto, affetto, tenerezza. Non mettere mai dentro me il seme della violenza. Dammi la certezza delle mie lacrime quando non posso fare a meno di piangerle. 

Insegnami ad attraversare la paura e non a temerla come qualcosa che potrebbe rendermi meno maschio. Spingimi verso il coraggio della verità e dell’integrità, aiutandomi a credere che la competenza è molto più importante della potenza. 

Posa il tuo sguardo sul femminile in modo che io impari a comprenderne la bellezza profonda, ma anche il dovere del rispetto. Perché ci sono ancora troppi sguardi, là fuori nel mondo, che sanno solo rubare, spogliare, svilire, umiliare. Insegnami la bellezza di una carezza, trasforma le mie mani in motori di tenerezza. Fallo da quando sono piccolo, usando le tue stesse mani con me come fa il contadino con la sua terra: la lavora con pazienza e permette al seme di trasformarsi in nutrimento, generando vita.  

Usa le parole come fa lo scultore col suo blocco di marmo. Lavora di cesello, scegliendo con precisione quando e come imprimere su quella materia grezza il tocco che lascia il segno. Diventa l’artista che trasforma la mia vita nella tela del suo capolavoro più riuscito. 

E aiutami a capire la differenza tra fare sesso e fare l’amore. Tra essere oggetto e diventare soggetto in una relazione amorosa. Perché l’amore costruisce la bellezza della libertà reciproca, mentre il sesso senza intimità e come ricerca del piacere fine a se stesso trasforma l’altro in oggetto. E tu con un oggetto puoi farci di tutto. Averne cura. Ma anche buttarlo per terra, ridurlo in frantumi, nasconderlo in un armadio, dimenticarlo in soffitta. Papà, io sono nato maschio. Ma per diventare uomo ho bisogno di te. 


E’ questo il messaggio che oggi voglio condividere in occasione della giornata mondiale per la prevenzione della violenza di genere. Un giorno in cui quasi sempre i messaggi vengono rivolti alle donne. Mentre io credo che la vera prevenzione parta da noi uomini. Ne ho parlato a lungo in “Da uomo a padre. Il percorso emotivo della paternità” (Mondadori ed.), un libro dove auspico una cultura di genere per noi uomini che non ha paura di alfabetizzarsi alle emozioni conquistando quella competenza che spesso, quando manca, si trasforma in violenza. E’ un libro in cui parlo di me figlio e poi di me padre, cogliendo tutte le sfide che i miei quattro figli (due maschi e due femmine) hanno messo nella mia vita. C’è una trasformazione profonda da creare nelle nostre vite, a partire da come guardiamo, parliamo e trattiamo i nostri figli. Lì c’è il seme che trasforma un pugno in una carezza. 
Questo è un messaggio che vorrei arrivasse ai ragazzi e agli uomini. Da condividere con il genere maschile. Il rischio è credere che queste parole siano solo “roba da femmine”. Ecco, il rischio è proprio questo: pensare che la competenza emotiva – da cui origina il rispetto – sia una cosa che femminilizza il maschile.
                                                      dalla pagina facebook di Alberto Pellai

pubblicato da Annamaria Gatti
  foto da daddycool.it                                                                          

giovedì 19 novembre 2020

In tempi difficili fa bene ritrovare i sogni. Un libro illustrato

FRANCA MONTICELLO          ANNA PEDRON

    DOVE VIVONO I SOGNI

                                                    EDIZIONI LA COMPAGNIA DEL LIBRO                                                                      
Recensione di Annamaria Gatti             

 Accostarsi a un lavoro a due mani di Franca Monticello e di Anna Pedron è incontrare narrativa, arte e creatività di sicuro fascino.

Succede anche per questa nuova uscita, con una domanda personale e soprattutto immediata: perché questa copertina inquietante?

Stride la bimba fra le mani di un ipotetico “fantasma” dall'aspetto minaccioso. La piccola infatti  è serena, curiosa e rilassata, tutta protesa nell’ascolto. Da quella bocca, provvista di denti minacciosi,  si raccontano invece colori tenui e forme dolci, capaci evidentemente di far sognare.

Ecco: la storia narra di Emma che  si risveglia nella notte e si trova davanti a questa cosa informe,  con cui familiarizza volentieri e che le racconta i sogni, i suoi sogni, quelli che abitano i sonni di bambina.

E nel sogno si snoda il racconto,  con cadenze ed armoniche battute, quasi una danza di parole per raccogliere il dono onirico, piacevole o più spesso angoscioso, certo irreale nei suoi luoghi e nelle sue scenografie, così improbabili e pur visitate.

L'illustratrice  tratteggia forme e corpi bambini con maestria e sa incastonare perle di paesaggi, piante e animali di sogno in sogno, rivisitati da chi è IL CUSTODE DEI SOGNI in persona,  sfuggito per un caso e rientrato, per un fortuito sbadiglio, nella bimba.

Che siano i nostri sogni davvero racchiusi in un COSO innocuo, morbido e dentellato che ci abita e che li custodisce  in attesa di narrarceli? Che siano i sogni , grevi o lievi che siano,  materiale impalpabile, da accogliere con la serenità di Emma,   per  farci materiale di una ninna nanna?

Pagine attraenti e fantastiche si susseguono… E ritorna il dubbio ma ammorbidito dalle scoperte: perché quella copertina? Si poteva scegliere altro, nel caso qualcuno si spaventi un po’? O forse proprio i bambini saranno  incuriositi e desiderosi di dare un nome e un ruolo allo strano personaggio che porta Emma sulle sue mani? 

L’incanto che attraversa  l’infanzia va riconosciuto e amato se vogliamo sopravvivere al tempo e alle fatiche. Qualcuno riesce a dargli parola, colore e forma. Ed è un dono.

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
 

lunedì 9 novembre 2020

Favola per scegliere bene: "Quando i draghi sorridono perdono tutta la loro forza"...

 Quarto appuntamento con le avventure di Enea apprendista cavaliere






IL CAVALIERE ENEA SCONFIGGE  

IL DRAGO PIFASSS

favola dedicata alle mamme nopfas  del Veneto

che lottano per avere acqua non avvelenata per i loro figli

testo di Annamaria Gatti

Illustrazione di Eleonora Moretti

fonte: Città Nuova, Roma,  novembre 2020

BARABABOOM!

Il boato ruppe il silenzio. Gli apprendisti cavalieri balzarono giù dalle brande e si precipitarono in sala grande. “Armatevi e partite!” urlò il Gran Maestro, “la prova che volevate è arrivata: un drago sta distruggendo tutto!”

Marillo, figlio del conte Della Marca esplose in un: “Finalmente, un vero drago da uccidere!”

Norberto, nipote di re Giulio di Fiandra aggiunse: “Sono pronto!”

Giangiacomo di Borgo Val Del Sole proclamò: “A noi due drago, ti annienterò!”

Enea, con la fidata spada ai fianchi, propose con decisione: “Andiamo, insieme lo combatteremo con forza e furbizia! Tutti per uno, uno per tutti, dicevano…”

“Non insieme” risposero, “dobbiamo superare la prova e  quindi ciascuno per sé.”

Enea scosse la testa incredulo. “I miei compagni non pensano molto. La vedremo!”

Il drago era un esemplare goffo e maldestro, con tutti gli optional: codone uncinato, testa a pera, narici sporgenti, pancione tartarugato. Era verde e rosso e stava distruggendo il bosco: sollevava con le sue zampacce gli alberi secolari. Dalle casupole gli abitanti scappavano terrorizzati.

Marillo si parò davanti al drago, che gli chiese:

“Cosa vuoi tu, formichina?”  lasciandolo a lancia sospesa per lo stupore.

“Tu…tu…” balbettò “Tu parli.”

“Certo, sono il drago PIFASSS e mi hanno dato l’incarico di rendere invivibile questo regno…AH AH AH!

Marillo  gli  lanciò la mazza chiodata sul cuore, ma fece solo il solletico al drago, che la sbriciolò e gli gridò un BUUUUUUUUUU spaventoso, mettendolo in fuga.

Stessa fine per Norberto e Giangiacomo che si trovarono senza le loro  balestre infallibili  con cui avevano cercato di fermare il drago. Prima PIFASSS dall’argine aveva scaricato tonnellate di sporcizia inquinando il corso d’acqua,  che cominciò a restituire carpe e trote morte. Poi dal monte alto aveva sparso un gas micidiale, che accecava gli animali in fuga: una vera catastrofe.

Allora Enea si nascose fra i massi e gridò con voce cavernosa contraffatta: “Sono tutti capaci di distruggere. Non sei capace di ricostruire però. Ah, non vali molto come drago, orgoglioso PIFASSS!”

Tutto si fermò, pure il drago, che cercò chi mai avesse osato mettere in dubbio i suoi talenti. “Vieni fuori verme” borbottò seccato e minaccioso.

“No che non vengo, mi faresti fuori subito. Sei capace solo di questo tu.”

“NON E’ VERO!” tuonò PIFASSS più rosso del solito per la rabbia  “e te lo dimostrerò. Vedi questo fiume? Tornerà come prima…”

E con un soffio micidiale vomitò una colonna di fuoco che ridusse tutto in polvere. Come per incanto pian piano dalla sorgente riprese a zampillare acqua fresca e limpida. E il fiume riprese a vivere.

PIFASSS sorrise. Ma quando i draghi sorridono perdono tutta la loro forza e la loro cattiveria.

Enea sbucò dal nascondiglio fra le rocce e, brandendo la sua bellissima e pericolosa  spada, si avvicinò al drago, che piangeva. Ma erano lacrime di liberazione e sussurrava: “Non conviene proprio fare i cattivoni!”

E anche questa volta l’aspirante Enea vinse la gara per diventare cavaliere.



 pubblicato da Annamaria Gatti

gatti54@yahoo.it

 

 

 


domenica 25 ottobre 2020

COSA DIRO’ AI MIEI FIGLI DOMATTINA, QUANDO LA LORO SCUOLA RIAPRIRA’ A DISTANZA

 Propongo l'intensa  riflessione  di Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, in merito alle scelte sulla scuola superiore del nuovo DPCM.

"Diremo mille cose e anche di più 
che aiuteranno i nostri figli a sentire che 
questo resta un tempo pieno di vita. 
Anche quando viene deprivata di energia 
e dei suoi elementi essenziali per la crescita". 


"La nostra mente ha bisogno di certezze. Nella continuità delle cose, nella ritualità che ci permette di rendere prevedibile ciò che abbiamo davanti noi appoggiamo il senso del nostro essere, gli eventi del nostro esistere. 

E’ come se il nostro funzionamento mentale si servisse di una struttura che funge da “fondamenta”, la cui presenza permette poi che tutto ciò che ci accade trovi il suo senso e significato. Per questo la sofferenza che ci deriva da un tempo incerto, in cui tutto rimane sospeso e ogni giorno vanno inventate nuove certezze, spesso ci diventa quasi intollerabile. 

L’incertezza è una delle cause più grandi di stress. Nell’incertezza, perdiamo la capacità di capire dove è posizionata la linea del nostro orizzonte. Dove possiamo collocare la dimensione del prima del dopo e tutto diventa così un infinito “durante”. 
Ho scritto “Mentre la tempesta colpiva forte. Quello che noi genitori abbiamo imparato in tempo di emergenza” (De Agostini ed.) in un tempo di totale incertezza. Ogni giorno stavamo tenendo in mano una zattera su cui la nostra famiglia doveva trovare un equilibrio inedito. Andare avanti, pur non sapendo come e cosa sarebbe successo. Quel tempo di tempesta non si è mai interrotto. 

Abbiamo avuto tregue e zone di bonaccia, ma ora le onde si fanno ancora alte. E gli equilibri vanno di nuovo trovati. Da domattina mi troverò di nuovo in casa con tre figli su quattro che vivranno la scuola attraverso la Didattica a Distanza. E’ l’ultima delle cose che avrei voluto e chi frequenta la mia pagina Facebook lo sa, per le molte cose che ho scritto sull’argomento. 

Dovremo ridarci obiettivi, metodo, definire regole, nutrirci di affetto, sostenere la motivazione a fare e dare il meglio di noi. Vedo nei loro volti comparire a volte l’ansia,  a volte la delusione e la disillusione. Sento che la precarietà è una dimensione che ci sfida più di ogni altra cosa. Siamo tornati nella landa del “si naviga a vista”. Nel territorio del “non sappiamo adesso che cosa succede”. Siamo tornati lì, ancora (o quasi) alla casella del via. 

Sentiamo lo sfinimento che deriva dal continuo porci la domanda “quando finirà?”. E’ una domanda che ci fa soffrire perché resta sospesa e senza risposte. Prima o poi finirà. Questo lo sappiamo. Già, ma quando?
Eppure…. 

Eppure noi adulti dobbiamo continuare a sentire che questo è il “qui ed ora” dove rimane necessario dare il meglio di noi. Ovvero, continuare a tenere in mano il timone delle nostre zattere nella tempesta, guardare avanti, continuare a mostrare ai nostri figli la direzione da intraprendere. 
“Alzati e preparati, che tra mezz’ora ti devi connettere per la lezione” “Non tenere in mano il cellulare mentre segui la lezione sul PC” “Tieni in quaderno e una penna di fianco, così mentre il prof. spiega prendi appunti” “Che brava questa prof. sta facendo davvero una bella lezione” “Se vuoi fare colazione, la fai prima dell’inizio delle lezioni. Non pensare di mangiare latte e biscotti mentre la prof spiega”. 

Diremo mille cose e anche di più che aiuteranno i nostri figli a sentire che questo resta un tempo pieno di vita. Anche quando viene deprivata di energia e dei suoi elementi essenziali per la crescita. 

Faremo di tutto per scoprirci ancora forti e uniti, capaci e competenti. Anche se dentro di noi, la stanchezza continua a mordere, l’incertezza ci divora e l’ansia di non farcela dilaga. 

Anche se non sappiamo “Quando finirà?” la strategia di sopravvivenza deve prevedere procedure di navigazione nella tempesta in cui tre parole, tre soltanto, ci devono guidare: alleanza, responsabilità, solidarietà.

Forse questo è il messaggio che dobbiamo imparare a dirci e a darci in questo momento, noi genitori. Ci ho pensato a lungo. Negli ultimi giorni non ho scritto nulla, sospeso tra il bisogno di urlare e la necessità di capire che cosa serve che noi genitori facciamo e diciamo in questo momento. Poi ho visto le rivolte a Napoli e ho capito chi voglio essere e qual è il mio “pensiero forte” che oggi ritengo necessario condividere. Se questo vale anche per voi, condividete. Commentate e contestate pure: ma usate sempre parole che – se lette dai vostri figli – vi rendano orgogliosi di ciò che dite e di come lo dite. Sono convinto che se i miei figli leggeranno questo testo, troveranno al 100% l’essenza di me."


e aggiungo: https://www.famigliacristiana.it/articolo/lettera-ai-ragazzi-affinche-tengano-atteggiamenti-responsabili-per-proteggere-tutti-dal-coronaviruis.aspx


pubblicato da  Annamaria Gatti
foto da: triesteconoscenza.it

mercoledì 14 ottobre 2020

Bullismo e dintorni: di chi la colpa? Gli indifferenti.

 

Incrocio casualmente un fatto narrato da uno scrittore, di cui non so purtroppo il nome. Mi ha colpito ripensandoci e ho trovato questo aneddoto, degno di condivisione sul blog. 

Un bambino sta in disparte al parco giochi. 

Alla domanda "Perchè non giochi con gli altri?" un ipotetico Marco risponde che il gioco di salire e scendere dallo scivolo è comandato da un bambino che chiameremo  Kevin. E solo adeguandosi alle sue direttive si può partecipare al gioco.

Marco però non si piega a questa prepotenza. E se ne sta fuori.

"Perchè non glielo spieghi che lo scivolo non è sua proprietà?" chiede lo scrittore, da bravo adulto.

Marco va oltre, perchè i bambini vanno oltre se non sono plagiati.  E spiega, con distacco autorevole,  che la colpa non è certo solo  di Kevin, in fondo un debole. La responsabilità maggiore è di tutti gli altri, forse di  Mario, Paola, Carletto, Aziz, Ana, Stefania... che non si oppongono a questo sopruso bambino. Poveretti.

Io aggiungerei che la responsabilità è di chi, educando, non ha avuto il sufficiente coraggio di educare davvero ai valori che permettono a ciascun bambino di essere forte e di salvarsi dalla prepotenza.

La verità fa male, l'indifferenza e la paura di scegliere il bene, ce lo ricordano in tanti... in questi giorni, distruggono l'umanità.

E voi cosa avreste fatto giocando nel parco, davanti allo scivolo? 

pubblicato da Annamaria Gatti

foto da: dimensione comunità

venerdì 9 ottobre 2020

Perchè questo libro? "Dall'altra parte del mondo"

                                                   Annamaria Gatti - Dall’altra parte del mondo Storia di Vera e Trysa


Come promesso,  ecco le ragioni del libro in un'intervista da www.paroleinfuga.it
Desidero condividere le motivazioni di questo libro per adolescenti.
Mi piacerebbe che arrivassero al cuore di chi cerca al di là del visibile qualcosa e qualcuno a cui affidare la cura della propria speranza.

 Intervista ad Annamaria Gatti, autrice del romanzo
“Dall’altra parte del mondo Storia di Vera e Trysa”
Ed. Aletti 

D. Partiamo proprio dal titolo, come mai “Dall’altra parte del mondo  Storia di Vera e Trysa”?
Molto semplicemente questa è la storia di una grande amicizia fra due adolescenti, che si conoscono in una situazione particolare, attraverso coincidenze non proprio casuali, che riservano sorprese e un po’ di suspense.
Una di loro farà l’esperienza esistenziale poi di andarsene a vivere lontano, agli antipodi, dall’altra parte del mondo.
Questo non incrinerà il loro rapporto sincero e i loro sentimenti, anzi… la lontananza renderà ancora più intensa la condivisione esistenziale.

D.  Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume?
L’amicizia, oltre la lontananza e la morte, è il filo conduttore. Quando perdiamo una persona cara resta di lei tutto ciò che ha saputo trasmettere e condividere. Nulla va perduto di ciò che è fatto per amore.
La musica assume il ruolo di  veicolo di comunicazione oltre lo spazio e il tempo, oltre la diversità  ed è capace di unire, di superare gli stereotipi e di annullare la distanza.
La presenza di un “Altro” , in questo caso rappresentato  dal  Vento del Crepuscolo, che accompagna l’esistenza e ha a cuore le vicende di chi lo sente e lo condivide, supporta, anche  al di là della metafora,  la realizzazione di questi percorsi esistenziali.

D.  Quanto la realtà ha inciso nella scrittura?
Tutto ciò che accade nel racconto è mutuato dall’ esperienza reale. Il racconto iniziale in particolare era nato, prima dell’ elaborazione in romanzo breve, dalla perdita di un’amica  da parte di una nipote, a causa di  un grave incidente. Da qui il desiderio di parlare ai ragazzi della morte e della capacità di elaborarne il vissuto.
Le vicende narrate poi certamente non fanno riferimento specifico a fatti accaduti, ma le mie figlie hanno studiato musica, una di loro il violino, e ho indirettamente sperimentato  sentimenti ed eventi legati a questo mondo.
Anche nelle brevi descrizioni e ambientazioni sono riconoscibili  alcuni scorci di città venete a me, lombarda trapiantata in Veneto, comunque care: Montagnana, Vicenza e Soave.

D.  La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
Grazie per questa domanda di qualità.
Ogni desiderio di comunicazione che si traduce in un libro è espressione di dono e partecipazione. Questo ha sempre caratterizzato ogni mia produzione in questi vent’anni di collaborazioni e di edizioni.
In questa ultima  avventura editoriale certamente riconosco l’intento inconscio di raccontare valori di vita: i frutti della tenacia del lavoro e dello studio, il rispetto per l’altro, la tolleranza e la solidarietà e l’invito a guardare oltre il tempo, oltre lo spazio, credendo che ogni attimo vissuto con  amore resta.
Ricordo la lettura fatta agli adulti del racconto che avrebbe dato poi origine al romanzo, in momenti formativi per genitori ed educatori sul valore della lettura, e le restituzioni di gradevolezza e di emozione. Queste esperienze  mi hanno convinto che il racconto avrebbe potuto diventare qualcosa di più, per essere condiviso non solo con i ragazzi, ma anche con gli adulti,  per comprendere meglio questi giovani, per porsi in  ascolto dei loro sentimenti e delle aspirazioni e per camminare insieme.

D.  Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale?
La  formazione psicologica e pedagogica mi accompagna e impregna ogni mio lavoro e ogni intervento, devo ammetterlo! Ma lo fa, spero, con la leggerezza che tanti anni trascorsi con bambini e genitori mi hanno  imposto e donato. 
Altri autori? La rosa  a cui faccio riferimento è assolutamente varia e particolare. In qualche caso sono per me, indegna allieva,  maestri di vita a diverso titolo: Guareschi, Ada Negri, Manzoni, Rigoni Stern, Pennac… in compagnia di  altri artisti, musicisti e pittori, che rendono giustizia alla incomparabile bellezza e alla profonda  solennità della vita.


D.  Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
            Trovo che la versione digitale sia una grande opportunità. Molti la utilizzano per  “leggere”     
            servendosi della sintesi vocale  e sopperiscono così alla difficoltà di lettura per disturbi  
            specifici o per  mancanza di tempo, ascoltando autentici capolavori o le ultime uscite.  
            Niente mai riuscirà però a sostituire l’ infinita poesia del piacere di leggere un libro cartaceo,
            il libro per eccellenza!


D.  Qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro?
Per me scrivere è un bisogno e uno stimolo comunicativo molto sentito, misto ad ansia di raccontare e di interagire. Non vi sono intenti educativi, ma ho sempre davanti a me l’interlocutore, il lettore che sento vicino e attento. Qualche osservazione su alcune scelte particolari.
La lettera maiuscola usata per lo stesso nome in alcuni contesti, e non in altri, nasce dal riconoscimento che da quel punto in avanti ci troviamo a relazionarci con un vero personaggio, riconosciuto dalle protagoniste con cui interagiscono, mentre prima era per loro solo un evento.
La scelta di privilegiare il dialogo, man mano che il romanzo scorreva, è stata dettata dall’incontro con alcuni  ragazzi che mi hanno trascinato in questa scelta, che ben si accordava con l’incalzare degli eventi stessi e con  la narrazione fatta in prima persona da Vera, una delle protagoniste.
Anche la presenza di frequenti puntini di sospensione (forse in eccesso?), rispecchiano il carattere di suspense che caratterizza alcune pagine: non è l’adolescenza tutta sospesa verso il futuro?
Vera e Trysa comunicano, dopo la partenza di quest’ultima, con l’e.mail. Mi è parso naturale utilizzare questo mezzo: all’epoca della scrittura di queste pagine whatsapp  non era ancora in auge e la mail riservava quella necessaria tempestività e semplicità d’uso che viene riconosciuta ai ragazzi, oltre alla possibilità di riflessione,  che ben si addice ai caratteri di Vera e Trysa.
La decisione di dedicare quest’opera alla mia famiglia, a mio marito, alle mie figlie e ai miei nipotini, è per ringraziare dei doni  di cui mi fanno oggetto ogni giorno, prima fra tutti la fiducia nella vita.

D. Un motivo per cui lei comprerebbe “Dall’altra parte del mondo -  Storia di Vera e Trysa” se non lo avesse scritto.
            Lo regalerei volentieri guardando la copertina, leggendo la quarta, lo maneggerei con cura e   curiosità e poi mi troverei un’oretta di pace per gustarmelo.  Chi lo ha già letto osserva che
            non è un romanzo solo per adolescenti, ma che  anche adulti navigati hanno apprezzato la
            vicenda narrata fino al finale che, a giudizio di alcuni di loro, riesce ad essere
            drammaticamente sereno e solenne, appunto, come lo è l’esistenza stessa.

D  Quali sono i settori che la vedono impegnata nella scrittura?
Sono nata come scrittrice di libri per bambini, tradotti all’estero. Sono stata per questo premiata e due miei libri sono stati oggetto di rappresentazioni teatrali di spessore in Italia e in Argentina.
Sono autrice di favole, articoli, recensioni, di una biografia e volumi di didattica e di psicologia. Questo è il primo romanzo per una fascia d’età che comprende l’adolescenza.
Buona lettura! E se qualcuno vuole contattarmi o farmi giungere un parere o una condivisione, lascio alcuni recapiti. Grazie per  l’attenzione!

....
gatti54@yahoo.it             

da www.paroleinfuga.it


giovedì 8 ottobre 2020

La Costituzione, un libro per i più piccoli

Non dimentichiamo i ragazzi che sono morti in questi mesi, cercando di espatriare per cercare vita nuova.

Dedico questa RECENSIONE  ad Abou, quindicenne,  che ha cercato libertà e avvenire fuggendo dalla sua patria, la Costa d'Avorio, lasciando la sua famiglia, per essere torturato barbaramente in Libia, dopo aver superato l'inferno del deserto.

E' stato salvato dall'Open Arms e trasferito sull'Allegra, ma vi è giunto in condizioni tragiche e, coperto di cicatrici e di piaghe, è morto dopo un purtroppo  tardivo ricovero in ospedale a Palermo.

Aveva solo 15 anni. Solo 15 anni.

Forse una madre in Africa attende buone nuove da questo coraggioso ragazzo. 

Educhiamo anche in suo nome, al rispetto dei valori umani. 




LA COSTITUZIONE E' COME UN ALBERO
LORENZA FARINA 
illustrazioni di Alexandra Colombo
Gruppo Editoriale Raffaello 

Per la recente collana UN MONDO DIRITTO, esce questo libro di Lorenza Farina, in un momento forte, che richiama tutti a scoprire e a educare le  nuove generazioni (e forse anche per rimotivare alcune vecchie generazioni) agli immensi valori portati dalla nostra bellissima COSTITUZIONE. 

Il libro è la terza proposta della collana, "pensata per raccontare ai bambini le grandi sfide del presente e del futuro attraverso letture" mirate e stimolanti per approfondire, per confrontarsi e realizzare percorsi di Educazione Civica e che verrà presentata oggi a cura della Libreria San Paolo, a Vicenza, al Chiostro San Lorenzo alla presenza dell'autrice Farina e della ideatrice Paola Valente. 

Ma come ha scelto l'autrice di attivare l'attenzione infantile su questo tema? La musicalità della rima assorbe sempre i bambini, che vengono accompagnati attraverso  analogie o somiglianze a rendere vicini e chiari gli articoli. Allora la COSTITUZIONE, viaggiando con una filastrocca,  è come  un albero, una fiaba e un vascello, ma anche un'orchestra e un abbraccio. 

Niente di più facile che i bambini e le bambine si pensino arrampicatori curiosi, esploratori, protagonisti di favole, ammiragli coraggiosi ed ecco la COSTITUZIONE può essere masticata, assorbita, fatta propria. 
Si rende cioè concreto il messaggio, con una bel salto di qualità, capace di far scoprire un lessico abusato forse dai media, ma da far proprio e condividere  in un contesto come la classe, per esempio: pace e guerra, cura dell'ambiente e coraggio, diritti e doveri, rispetto e uguaglianza, gioie e dolori.

Che poi, a ben guardare, Lorenza Farina sa, per lunghissima esperienza narrativa e di vita con i ragazzi e l'infanzia, che i bambini sono i primi ad intuire e a comprendere per empatia e per pensiero proprio i valori portanti, a meno che gli adulti non lavorino per spegnere questo fuoco innato.
Un libro da scoprire quindi, con una appendice finale di gioco-laboratorio da condividere con il proprio gruppo. A scuola, ma anche non solo.

pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it