Il nuovo anno accompagna il suo esordio con tante incertezze e molte tristezze.
Una espressione riecheggia su tutto: le cose non vanno bene.
Si avverte una spasmodica sete di speranza, quasi un ritornello augurale che possa andare oltre e sciogliere le preoccupazioni che hanno velato le festività, i momenti di gioia e di condivisione nelle famiglie riunite o meno.
E i bambini ci guardano.
Loro, i bambini, osservano e registrano la temperatura del clima diffuso in famiglia, nei luoghi frequentati.
I bambini avvertono chiaramente gli input e si adeguano, inviando a loro volta segnali di serenità, di disagio, di incertezza o di sicurezza.
In questo clima generale di sfiducia e di "difesa" in cui siamo calati, dove la fiducia nell'altro e nel futuro viene meno e si fa da cassa di risonanza anche delle notizie più dure e aberranti, i bambini ci interrogano e attendono risposte.
Denunciano il desiderio spasmodico di serenità, di calma, di ascolto, di fiducia, di benevolenza, di amicizia...
Sta a noi adulti non cedere alla tentazione di allinearci al coro e opporre resistenza con le parole, ma soprattutto con la vita di tutti i giorni, con l'accoglienza e la solidarietà in famiglia e nei luoghi dell'educazione...
Ma poi si diceva che NON SI PUO' NON EDUCARE, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo...? E allora: tutto è educazione. E autoeducazione.
Educarci all'ottimismo, alla gentilezza che vince la prevaricazione e la prepotenza, credere nelle possibilità dell'altro, dare fiducia, è credere anche in noi stessi, guardarci con benevolenza e saper attendere intorno a noi, lì in quella via, in quella classe, in quella comunità semi e segni di pace e di fraternità, di collaborazione e di indulgenza. Perchè i bambini chiedono e devono e possono essere educati alla letizia, attraverso correnti di bene. Sono nati per essere felici.
Piace l'intervento di Benigni sulla FELICITA', ne "I dieci comandamenti". Ci ricorda qualcosa di così ovvio, eppur spesso così lontano.
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pubblicato da Annamaria Gatti
foto da www.nanopress.it