Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

lunedì 29 agosto 2022

Come la maestra Laura si butta nella mischia dei primi giorni di scuola

 

da "Mary Poppins"  W. Disney
La maestra Laura si getta nella "fossa dei leoni", lo fa con garbo e decisione, non senza qualche alito di ansia, non essendo proprio la Mary Poppins di chiara fama! Ma lo fa con competenza, ha preso atto dei bisogni dei suoi alunni e applica le prassi utili passando per lo studio e per il ...cuore.

Dal libro di A.Gatti e A,Giarolo  "Io amo la scuola" ed. la meridiana, (pag,15/17)  Capitolo 1 Non c'è mai tempo di fare tutto
Ora anche in un corso in ebook. 

                                                            

A SCUOLA CON LA MAESTRA LAURA

 

In pratica: nella fossa dei leoni, cioè in aula

 

 

L’insegnante Laura si era avviata serena verso la classe, tutto è già impostato e da gestire con maestria. Il batticuore dei primi giorni di scuola aveva lasciato il posto ad una discreta padronanza del clima di classe e della gestione delle difficoltà. Alcuni anni di insegnamento in complesse scuole di grandi periferie l’avevano temprata e preparata alle delusioni e anche alle emergenze. Infatti aveva acquisito prassi di inclusione, grazie ad uno studio minuzioso e “pazzo”, che ora però stava dando i suoi frutti, rimandandole un’immagine di sé di cui andava fiera.

 

Non che avesse acquistato l’imprimatur di infallibilità, certo! Ma la consapevolezza dei propri limiti e anche delle proprie risorse, le avevano fatto ben sperare sulla gestione, passo per passo, delle criticità, o di una saggia convivenza con le stesse!

Non poteva nascondersi che l’aver varcato con costanza e tenacia la soglia di insegnanti saggi e preparati, ma muniti di quel pizzico di “pazzia” che la passione per l’insegnamento implementa, oltre allo studio e alla ricerca, le avevano dato la misura del problema “far scuola” in situazioni difficili, senza farla cadere in un burnout pericoloso.

-Dunque- si era detta -anche oggi tutto è pronto. La linea del tempo tracciata aveva richiesto solo qualche aggiustatura da concordare con i ragazzi di quarta. Poi Laura aveva aspettato al varco i suoi grandi “BES” (alunni con bisogni educativi speciali). In cuore li aveva chiamati così, memore che anche lei un tempo aveva avuto i suoi bisogni educativi speciali e un po’ la cosa le aveva provocato ansia. Per questo li chiamava ‘bes’ solo fra sé, in cuore, tanto per mantenersi vigile. Poi loro erano i “suoi” alunni e non li avrebbe scaricati a nessun altro, anche solo per orgoglio professionale, pena... un senso di fallimento che l’avrebbe accompagnata sempre. Li aveva attesi con un sorriso disarmante, che è l’aspetto che di lei aveva rassicurato i genitori, inizialmente critici e preoccupati di quella nuova e giovane, anche se poi non tanto, insegnante.

 

Ecco descritti sinteticamente i suoi “Pierini”, di così differente natura, come fossero presenti oggi davanti ai suoi occhi.

- Gigi le corre incontro e si butta letteralmente sulle sue spalle. Laura lo accoglie, non lo inquadra subito e non lo respinge. Si ferma, aggiusta la fisicità di quel saluto e poi sottovoce si informa sulla domenica appena trascorsa. E sì, perché il lunedì ha la sua tragicità. Gigi è un bambino iperattivo, con una storia sofferta e gestita finalmente con prassi familiari adeguate, da quando è stato preso in incarico da un servizio territoriale competente, con cui collaborare. Prima era stato allo sbando di genitori disperati e di insegnanti increduli. Le prassi legate a questo disturbo sono personalizzate, è vero! Ma molte di queste necessità interagiscono con strategie legate alle complessità della classe. Una buona coordinazione con la famiglia e con gli specialisti chiariscono il grado di difficoltà e, alla confusione di Gigi, si oppone la tranquillità di Laura. L’insegnante sa che esiste il momento di emergenza, sa che i tempi di Gigi sono assai ristretti e vanno gestiti bonificando l’ambiente e sa che occorre non farlo sentire inadeguato. Dopo averlo accolto, Gigi si tranquillizza e Laura lo affianca a Claudio, che ha bisogno di un aiuto a sistemare il materiale e che gli dice, così come concordato nel gruppo: sarei felice che tu mi aiutassi a… sistemare i vasi dei fiori. Poi lo condurrà al suo tavolo e lo aiuterà a ordinare il materiale utile alla lezione.

- Laura osserva Aziz che a sua volta la scruta. Laura è molto diversa, nelle sue modalità di porsi, dagli insegnanti marocchini e gli brilla un sorriso riservato, ma eloquente. È giunto da poco dal suo paese, quando la famiglia si è ricongiunta al padre. Non è un profugo, non si specchiano nei suoi grandi occhi neri traversate desertiche e gommoni maledetti. È già un sollievo. Balbetta qualcosa in francese, ma ha trovato Mohad che eccelle a scuola e che ha compreso benissimo come affiancarsi da tutor al nuovo arrivato. Ripete infatti ciò che altri hanno fatto con lui! Le buone pratiche, in una scuola ad alta densità di alunni non italiani, sono ormai una normalità. O almeno dovrebbero… pensa Laura un po’ in apprensione per la gestione del team che, formato da nuovi insegnanti, deve trovare la coesione necessaria perché tutti, anche i docenti, stiano bene. Aziz segue con occhi attenti e vivaci tutta la vita di classe. Ma per questo bambino arabo la linea del tempo è vincente, da quando Matteo ha suggerito di mettere scritte in arabo per Aziz, solo in questo primo periodo, poi la memoria e l’ascolto attento del ragazzino avrebbero avuto la meglio su questa aggiunta di supporto. E sarà invitato da Laura a confezionare lui stesso cartellini di aiuto!

Invece grandi cartelloni costruiti dai ragazzi a turno hanno permesso di raccontarsi e il nuovo alunno ora segue con interesse tutte le attività che gli vengono anticipate dai compagni, in una sorta di vademecum visivo a cui fa riferimento di continuo. I due o tre mesi di full immersion trascorreranno in fretta e Aziz comincerà a produrre linguisticamente: non c’è fretta, Laura lo sa.

- Come sa anche che il lunedì è fatale per Leonardo, che ha trascorso dei giorni a casa e la routine spezzata lo disturba. Laura sa che a Leonardo piacciono le favole e anche oggi ne racconta una lieve lieve, ma densa di rimandi affettivi capaci di ipnotizzare per un po’ questo alunno difficile, perché narra di un cucciolo. E’ un alunno con bisogni educativi speciali, ha un comportamento oppositivo provocatorio e di non facile gestione, come si può immaginare. Ogni novità lo sconcerta e lo disorienta provocando una sorta di rifiuto di tutto e soprattutto della propria incapacità di vivere le relazioni.

La linea giornaliera del tempo-scuola lo rassicura certo, ma per poco tempo e per lui sono state predisposte icone più dettagliate di cui ha bisogno per orientarsi e non perdersi nella vita di classe. A lui sono affidati i commenti iconici di gradevolezza delle attività e questo impegno, che caparbiamente persegue e in cui si accettano le sue nuove e fantasiose versioni, lo rende autorevole agli occhi di chi poi deve saper rispondere alle sue provocazioni, implementando risposte comportamentali di empatia dei compagni. Conflittuali restano i rapporti con i nuovi insegnanti, ma il team ha la consapevolezza che è una situazione comprensibile e che avrà un’evoluzione lenta, ma progressiva se le linee pragmatiche saranno condivise e se vi sarà la consapevolezza che “non è compito dei docenti salvare tutto il mondo di un alunno, quanto accompagnarlo condividendo in una sorta di complicità sofferenza e delusioni, sforzi e successi”. Il Cooperative Learning con lui non ha ancora avuto successo, ma la metodologia aiuta i compagni a gestire a turno le criticità.

 

- Lucia è l’aiutante in primis di Laura, una segretaria tuttofare. È una bambina dislessica certificata dallo psicologo del servizio territoriale. Accede a tutte le misure compensative e solo a qualche indispensabile misura dispensativa del caso, previste dalle linee guida della normativa: cartelloni esplicativi, uso del computer per la videoscrittura e utilizzo della sintesi vocale per i testi scolastici e l’elaborazione dei contenuti, ottimizzazione dei tempi di lavoro. Tutto è gestito da Lucia con consapevolezza, ma anche con disponibilità a fare da tutor ad altri compagni che dislessici non sono, ma che hanno difficoltà di apprendimento latenti. In particolare, i cartelloni o le schede con le mappe di sintesi risultano assai utili ad Aziz e agli altri bambini con e senza BES, che se le scambiano con interesse.

Per questo Laura ha predisposto sulla linea del tempo-scuola il momento della revisione dopo ogni proposta attiva: nulla deve essere lasciato al caso e occorre che chi non ha capito qualcosa o ha da osservare lo possa fare con ordine e impari che sarà sempre ascoltato se osserva la regola di intervenire chiedendo all’insegnante e alla classe il permesso.

Non esclude che il rispetto della regola d’oro, trasversale a tutte le culture e religioni “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” abbia inciso non poco nelle abitudini acquisite dal gruppo.

Ha verificato che il tempo impiegato (per qualcuno è tempo perso) a incontrare questi ragazzi, i suoi alunni, ad ascoltarli e a sentirsi oggetto di cura e attenzione, ma anche di interventi autorevoli, è tempo che ha ritrovato poi nella pratica educativo-didattica. E che dire dell’aiuto indispensabile della psicopedagogista di istituto e delle figure sensibili per l’accompagnamento di alunni DSA e stranieri?

Anche oggi Laura aveva pensato che servirsi di queste opportunità, per nulla scontate, e aveva regalato momenti di alta umanità e professionalità.

Il ricordo di quell’inizio faticoso e felice l’aveva accompagnata durante l’anno scolastico e le era parso che fosse in armonia, anche in quella sera nebbiosa, a una rilettura de “Il Gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, uno dei suoi “manuali” preferiti in assoluto e si era ripetuta la citazione <<Più alto vola il gabbiano, e più vede lontano>>

Pubblicato da Annamaria Gatti

domenica 28 agosto 2022

Proviamo a star bene in classe? Un corso in ebook de "la meridiana IO AMO LA SCUOLA" con carta docente

In ansia per questo inizio scuola? Dubbi sul da farsi? Preoccupazioni per i problemi che si dovranno risolvere? L'importante è non stare soli con le perplessità e poter interagire con le esperienze e le competenze. 
Per esempio: come ha applicato metodologie e strategie la maestra Laura per stare bene in classe? 
Scopriamolo insieme nei racconti abbinati ai 10 capitoli del libro IO AMO LA SCUOLA di Annamaria Giarolo e Annamaria Gatti. 
IN OFFERTA

Descrizione

Il percorso formativo parte da una consapevolezza: i punti di debolezza della Scuola sono convertibili in risorse. Attraverso i dieci moduli, ognuno corrispondente ad un tema e un “problema” della scuola, che molto spesso ci appare irrisolvibile, il corso basato sul libro “Io amo la scuola. Come insegnare e star bene in classe” di Annamaria Gatti e Annamaria Giarolo fornisce i fondamenti di lettura del disagio vissuto in aula e concrete indicazioni metodologiche di lavoro e intervento.

Da “i ragazzi non sono più quelli di una volta” a “non c’è tempo per fare tutto”, da “il problema sono le famiglie” a “quest’aula è troppo piccola”, passando per “non ho più l’età per insegnare”: ogni situazione è descritta e analizzata in maniera chiara e concreta per accompagnare il corsista ad affrontarla con la consapevolezza che sia possibile ribaltare anche ciò che appare ineluttabile nella Scuola.


https://formazione.edizionilameridiana.it/prodotto/insegnare-e-star-bene-in-classe/

domenica 21 agosto 2022

Essere madri senza il mito del sacrificio, in una realtà cruda e complessa proprio per le madri. Un libro

 


La faccenda è da decenni e più sul tappeto. Ma nonostante le fatiche di alcune persone lungimiranti, il ruolo materno sta ancora cercando una sua nuova fisionomia, non senza inciampi e sofferenze e  se mai sarà possibile delinearne  a fondo la bellezza e la novità, che passa per l'amore della coppia, il desiderio, la consapevolezza di generare altro da sè e per questo non una proprietà, nè un optional, nè una meta personale. 

Il tema è scottante e vasto per cui in questa premessa vi è solo un cenno per introdurre il libro di Stefania Andreoli che abbina una madre serena e consapevole alla buona cura dei figli.

Dare la vita a un figlio: occorre fiducia, speranza, maturità e responsabilità di coppia, che va condivisa con la società tutta, che si è fatta sempre più sorda ai veri richiami in tema di maternità. Tanto che oggi siamo sul baratro di un popolo che non riesce a garantire un cambio generazionale perchè sceglie (vi è costretto)  di non avere figli. Anche se meriterebbe molto il tema del campo culturale su cui queste scelte si seminano.

Ebbene, mi si fa notare da più parti: il nostro Paese non è per la famiglia e men che meno per chi vuole diventare madre. Non è una novità.

  • Chi lavora si scontra ancora nonostante tutto con nessun aiuto, nessuna assistenza mirata a permettere di scegliere serenamente di sospendere il lavoro per  stare con  i figli piccini. 
  • Si realizzano nessuna o rarissime possibilità di trovare, dopo alcun anni in cui si è scelto di fare la mamma a tempo pieno con le relative scelte di rispetto per se stesse, un lavoro dignitoso e confacente con la propria professionalità, per cui ci si è formate e che si è magari esercitata prima della nascita del figlio.
  • Chi voglia, o debba per necessità,  proseguire il lavoro o la professione e non usufruisce di nonni disponibili (come per esempio la fortunata autrice), si carica di sgradevoli tensioni,  sensi di colpa e forti costi per l'affido ai nidi.
  • Tutto ruota intorno all'efficientismo e al guadagno e addirittura fanno notizia, sui giornali e sui social, imprenditori che si dimostrano sensibili e attenti alle madri in attesa assunte... quasi non fosse invece una regola in altri Paesi e una delle regole che garantiscono un lavoro che mette al centro l'umanità. 
Al di là di questi pochi spunti, la faccenda di essere madri consapevoli di coltivare e amare la propria vita prima e dopo il parto, è un nodo importante, che dovrebbe riguardare la coppia tutta. 
Il compagno e il padre assume qui un ruolo fondamentale, diventa il terzo anello concentrico che diventa spesso determinante nel garantire benessere e accoglienza, supporto e condivisione. Una madre non deve mai essere lasciata sola, se è necessario un villaggio per crescere un bambino, è vero che una madre deve poter contare sull'attenzione del compagno e di coloro in cui ripone la sua fiducia.

Essere madri sapendo "perchè - e per chi - fa quel che fa" (quarta di copertina)  diventa allora la chiave per stare bene ed essere una madre anche sufficientemente buona, come si è visto ripetutamente in questo blog: non ci interessa la madre perfetta, nè dedita al sacrificio, anche se il sacrificio fa parte dell'avventura di due genitori!  Non ci interessa farne il nodo centrale! e il mito che la madre debba essere votata al sacrificio va sfatato. 

Stefania Andreoli, psicoterapeuta e non solo, con un curriculum decisamente importante, conduce il lettore (!) e la lettrice in un interessante, quanto inquietante lavoro dedicato appunto alle madri... e non solo. 




Dalla presentazione editoriale Rizzoli: "...Mamme, quindi, perlopiù. Disorientate, equilibriste, creative, volenterose, sull'orlo di una crisi di nervi, ma tutte accomunate da un'ambizione: compiere le scelte più giuste. 
Giuste, sì, ma per chi? 
Da quando si diventa madri, sembra sottinteso che l'unica ragione accettabile per qualunque decisione quotidiana e di vita sia "lo faccio per mio figlio". 

"Lo faccio per me" è una frase che suona egoista, indegna per una madre. 

Le ragioni sono storiche, culturali, legate ai falsi miti del sacrificio e dell'amore incondizionato e a una distorta interpretazione del famoso istinto materno. 

La pressione è forte: a lasciare il lavoro, a trascurare interessi, amicizie e il rapporto di coppia, a sentirsi in colpa per un paio d'ore dal parrucchiere "che sottraggono tempo alla famiglia". Insomma, a dire addio a una parte di sé. 

In questo libro Andreoli ribalta le vecchie convinzioni e propone l'idea che l'esperienza della maternità possa aggiungere, e non togliere, ricchezza all'identità femminile. 

Soltanto "facendolo per sé", trovando ciascuna il suo personale modo di fare la mamma - diverso dagli altri perché frutto della propria storia in quanto persona - sarà possibile liberare la maternità, rendendola sana, contemporanea e davvero utile per la crescita di un figlio e per il futuro della società.

Pubblica Annamaria Gatti
Foto da Uppa




giovedì 11 agosto 2022

Ci vuole anche un incantesimo, per educare all'AUTONOMIA!

 


In questo blog più volte in passato ci siamo confrontati su AUTONOMIA, AUTOSTIMA, e sugli interventi che facilitano questi importanti processi nei vari momenti della crescita di ogni bambino.

Quanto è importante avere fiducia in loro, sapere quando possiamo lasciarli camminare con le loro forze, confermarli nella ricchezza delle loro capacità e nella possibilità di giocarsele per trovare la strada? Quanto è difficile però essere equilibrati in queste scelte e mettere a rischio tutto quello che si deve, sapendo che saremo sempre pronti ad accogliere l'ansia derivante, l'errore, la delusione, e anche  condividere la soddisfazione e l'entusiasmo per le mete individuate o raggiunte? 

Sono domande che tendono un filo su cui giocare a fare i funamboli (un' immagine già visitata su questo blog!) ma su cui vale la pena di mettersi alla prova e crescere con loro, con responsabilità, consapevolezza e tenacia, proprio come un apprendista della vita. Si erano definiti tempo fa i genitori apprendisti, ma anche alchimisti... Un mestiere davvero entusiasmante e oggi davvero sempre più complesso, visti gli ostacoli e il vuoto che spesso si trova di sotto. Insomma...


Insomma bisogna essere davvero capaci di magie quando si educa. 
E quante belle persone sono state il frutto di incredibili educatori, non certo perfetti, magari pasticcioni ma che hanno saputo essere quel che si deve essere! 

Cristina Buonaugurio, psicologa e psicoterapeuta,  ha fatto un'operazione simpaticamente intrigante. L'autrice del "Manuale  di incantesimi per apprendisti educatori dalla saga di Harry Potter alcune piste di riflessione per accompagnare la crescita"  (ed. Città Nuova, Roma 2022)  scava nelle famiglie dell'entourage di Harry Potter che la Rowling ha abilmente, e forse inconsapevolmente, tracciato, misura interventi e dipinge scenari educativi, che la penna dell'autrice del saggio ha stanato con una chiarezza professionale disarmante. 
Questo un passaggio di analisi di due famiglie, quella di Dudley Dursley, cugino di Harry e la famiglia di Draco Malfoy nel capitolo Un amore che entra nella pelle.

"La loro eccessiva e malsana protezione impedisce ai due bambini (e poi ai due ragazzi) di imparare e di guardare in faccia la realtà, a muoversi in quella realtà, a muoversi e ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni, C'è sempre qualcuno disposto a scusarli, a perdonarli, a dare ad altri colpe che invece sono loro e questo è quanto di più sbagliato un educatore possa fare; ciascuno do noi deve imparare  a valutare  l'opportunità di assumere un certo atteggiamento o di mettere in atto un determinato comportamento sulla base delle conseguenze che esso può avere, Ma chiaramente se quelle conseguenze non vengono sperimentate, non è possibile avere metri di giudizio  su cui ponderare le proprie scelte!" 
 A presto!

pubblica Annamaria Gatti
foto UrbanPost

venerdì 5 agosto 2022

Recensione speciale: Uffabaruffa è una pietra miliare della mia infanzia

                         

Claudia Schiavoi è l'autrice di una deliziosa recensione di Uffabaruffa come sei buffa! che condivido volentieri perchè racconta un aspetto intrigante della lettura: i libri del cuore non hanno età. E ci fanno un gran bene. Conosco Claudia Schiavoi come attrice appassionata de L'Archibugio Compagnia Teatrale, specializzata in rievocazioni storiche di vicende seicentesche.  Ma Claudia, dottoressa magistrale in editoria e comunicazione multimediale (!)  si occupa  anche di recensioni e ammette sulla sua pagina: "Scrivere è vivere, questa la massima che mi segue da quando ho imparato l'alfabeto..."  A voi conoscere un pezzetto di questa storia personale.

Uffabaruffa la ringrazia amabilmente!

       

"Uffabaruffa è una pietra miliare della mia infanzia. Uno di quei libri che prendo in mano con affetto e alberga pure nel cassetto dei ricordi; uno degli immancabili nella libreria della mia casa da adulta. Ricordo come ne parlavo da piccola, come la rinominavo quasi come un'amica ad altri compagnucci. Un volumetto piccino e pieno di immagini morbide e frasi limpide, di insegnamenti garbati, di valori e di stimoli a portata di bambino. Uno sguardo simpatico e dolce al giardino dell'infanzia, a cui affacciarsi e riaffacciarsi dalla finestra dei grandi: per ricordare com'è quell'ingenuità, com'è desiderare, com'è attrezzare un edificio fatto di stoffa e cuscini, di sogni. 

L'ho consigliato a miei coetanei, l'ho consigliato negli anni anche a bambini che lo sono stati quando io ormai ero grande. L'ho portato come oggetto prezioso in un laboratorio linguistico in cui ognuno aveva il compito di illustrare qualcosa di caro. L'ho utilizzato come testo per un altro laboratorio di italiano L2 con bimbi delle elementari. Insieme abbiamo costruito la TascaPortaTuttoQuelloCheServe con le parole nuove imparate; abbiamo fatto la Scopa magica dei poteri che ci sarebbe piaciuto avere per migliorare il mondo; abbiamo raccolto nei Cassetti della Maestra tutti i valori che consideravamo fondamentali nella nostra classe. 

Sono affezionata alla primissima edizione, ma trovo molto molto utile la nuova con la nuova batteria di esercizi. Le fatalità, anche lì, parlandone con Annamaria, abbiamo sorriso della similarità di alcune attività che sono state inserite qui e avevo preparato anche io per i miei bimbi.

Il discorso sull'autrice, per il vero, merita un capitolo a parte: da piccola non sapevo chi fosse, la immaginavo come una signora simpatica dal cognome buffo, un po' come Uffabaruffa, ma restava pur sempre una signora lontana di chi sa dove - da bambina certo non hai l'astuzia di leggere la quarta di copertina e internet per cercarla non c'era! E un bel giorno, da grande, mi è capitato di presentare un altro suo libro a Lonigo (Vi). Subito non ho collegato. Quando ho realizzato, immaginate la faccia che ho fatto: è la "mamma" di colei che avevo tanto amato da piccina, che fortuna rara! Un valore aggiunto, nel rapporto che ancora conserviamo.

https://www.lameridiana.it/uffabaruffa-come-sei-buffa.html

pubblicato da Annamaria Gatti

foto da sololibri,net