Una buona guida, a cominciare dai banchi di scuola, può indicarci il senso della vita per diventare la versione migliore di noi stessi e donarla al prossimo    
Insegnante
(Foto: Pexels)

Anno 2000 circa. Michele (nome di fantasia) fa l’animatore di Azione cattolica, una delle realtà educative che si gioca e si reinventa per offrire una base a ragazzi e ragazze alla ricerca di senso e di valori, magari intanto di amicizia.

Lui, giovane professore, conosce in questo ambito la sofferenza di Ettore (nome di fantasia): un ragazzino che perde la madre e con un padre poco presente, che combatte con i suoi tunnel, cercando la luce. Ma Ettore ha bisogno di quella luce per continuare a vivere e i tunnel paterni sono scomodi.

Pur con fatica il ragazzo sviluppa resilienza a mille, si aggrappa ad ogni cosa possa dargli motivo di vincere la sofferenza e il vuoto. Ha stoffa, lo capisce Michele, ma potrebbe impegnarla in modo sbagliato e per questo lui e gli altri animatori Acr lo accompagnano.

In particolare Michele diventa la figura d’appoggio e lo segue in ogni passo, si fa tutor: lo sostiene negli studi e nella vita comunitaria. Ettore avverte quell’amore fraterno (e forse paterno) e decide che lì sta il segreto per uscirne e saprà far tesoro di questa vicinanza, per essere anche lui luce ad altri.

Passano gli anni. Incontro una amica.

«Caspita sai… mio figlio ha un nuovo professore di italiano alle medie, molto bravo»

«Una bella notizia di questi tempi, dove le brutte notizie sulla scuola si rincorrono. È giovane?»«Sì, ma soprattutto anche molto autorevole e preparato. Mio figlio è entusiasta di andare a scuola».

«È una vera fortuna».

«Sa creare un clima di lavoro improntato sulla fiducia e sulla serietà. E io lo apprezzo molto. Se qualcuno non riesce organizza aiuti che trova subito, entusiasti, e nessuno si permetterebbe di prendere in giro un compagno».

«Quindi c’è un clima caldo e rassicurante».

«Ecco, proprio così. Ogni giorno condivide con i ragazzi e le ragazze un pensiero, in cerchio e si parla anche di filosofia… Loro discutono e si raccontano. Persino gli altri professori dicono che i ragazzi sono cambiati, in meglio».

Sono incuriosita e favorevolmente colpita di questa confidenza. Sono anche entusiasta quando sento raccontare di buona scuola e riprendo speranza. Nonostante i miei anni trascorsi nella scuola non lo conoscerò, troppo giovane e chissà da dove viene… Ma mi faccio aggiornare distrattamente su chi sia questo buon insegnante.

Quando sento scandire nome e cognome mi percorre un brivido caldo e intenso di gratitudine: è il ragazzino Ettore, cresciuto. Ora fa il professore perché è stato amato. A dispetto di tutto e tutti.

Quanti episodi analoghi fra i banchi di scuola!