Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

giovedì 17 ottobre 2024

Favola di Paolina: per crescere ci vuole pazienza

 PAOLINA VOLAVIA
Fonte Città Nuova, Luglio  2022 
favola di Annamaria Gatti
illustrazione di Eleonora Moretti

Paolina e il suo pupazzetto di peluche orsobimbo (“scrivilo con la lettera maiuscola, ormai è diventato un personaggio” mi ha suggerito una bambina) passeggiavano nel prato.

Paolina scrutava le siepi nella mattina estiva. “Dove sarà finito il bruco Smeraldo che ho conosciuto un po’ di giorni fa?” Neppure Orsobimbo lo sapeva, infatti era rimasto zitto zitto.

Poi una voce nasale aveva risposto da un rametto : “Ciao Baolina, sodo qui, sodo sembre io…

Paolina si era voltata di scatto: ma chi aveva parlato? Era la voce del bruco, ma al posto di Smeraldo, con le sei zampette e le ventose sul pancino e che mangiava in continuazione, c’era una strana scatoletta.

Eccobi, da uovo, sodo diventato larva e bruco e priba di trasforbarbi bi sono chiuso in questa crisalide, un astuccio robusto per dorbire bene. E crescere, boi uscirò fuori.”

“Guarda un po’, ogni giorno c’è una sorpresa” pensava Paolina. Anche Orsobimbo osservava che tutti crescono: Paolina, Sandro, la sorellina Gioia, le cinciallegre, i fiori, il vento, le nuvole, la luna… Orsobimbo aveva sorriso nel cuore: lui invece non diventava grande, così poteva stare sempre vicino a Paolina.

Paolina, dopo alcune notti di luna,  era tornata, ma la crisalide era rotta: 

“Chi sei tu?” aveva chiesto a una farfalla multicolore che stava posata lì vicino, sul ramo.

“Sono sempre Smeraldo” disse la farfalla che non aveva più la voce nasale, “ma sono diventato una  farfalla arcobaleno! Vedi?  Ho le ali ancora umide e accartocciate  per fare il mio primo volo.  Devo aspettare che le ali si asciughino. Ohhh, questo sole è provvidenziale, grazie!” E poi era volato via!

Paolina guardò riconoscente il sole: i suoi raggi erano sfolgoranti e come risplendeva il suo amico Smeraldo, diventato farfalla!

 


lunedì 14 ottobre 2024

Benvenuta al mondo: ti regalo un melograno!

 


Cosa spinge a regalare un melograno a una bimba appena nata 
nel giorno di Santo Francesco?
E da un luogo così lontano...
Certamente gratitudine e stupore per la vita, 
che rinnova la sua promessa.
Speranza, che  questo albero amatissimo 
doni i suoi frutti di rubino 
e allieti la Terra e questa bimba così amata.
Per ricordarle che in lei, come in questo giovane fusticello,
sono già contemplati tutti i doni che verranno,
tutte le stagioni e le dolcezze 
che illumineranno i sensi e i pensieri e i battiti del cuore. 
Benvenuta al mondo: abbi cura di te e del piccolo melograno.

Pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
foto di F.






domenica 13 ottobre 2024

Una vita piena e infinita: Sammy Basso



Non c'è mai stata

nessuna battaglia da combattere,

 C'è solo stata una vita da abbracciare per com'era,

 con le sue difficoltà,

 ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica,

 né premio né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio."

Questo un passo della lettera che Sammy Basso ha lasciato per tutti, tantissimi, che lo hanno conosciuto e per i 5000 presenti alle esequie.

Non l'ho mai incontrato e credo di essermi persa una occasione d'oro per gioire, per emozionarmi, per imparare da un giovane straordinario, che ha amato innanzitutto perchè si è sentito amato.

Colto (coltissimo) e saggio come pochi sanno esserlo, umile e festoso sempre, coraggioso e tenace.

Ha insegnato a tanti, ha lavorato per la ricerca e ha condiviso le pene di tantissimi. Ha incontrato stelle luminose. Ora lo è.

Ora sta a noi conoscerlo meglio, ora che ci ha lasciati. E farlo conoscere ai nostri ragazzi.

E il vescovo di Vicenza: "In lui c'era (ndr: c'è) una forma di santità".

A questo link la lettera. Il suo testamento spirituale. Un programma di vita.

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/sammy-basso-lettera-testamento




pubblicato da Annamaria Gatti

gatti54@yahoo.it

foto dal web:  Padova Oggi - Frate Indovino 


martedì 8 ottobre 2024

Piccolo merlo e i girasoli, favola per la resilienza in giorni speciali

Ricominciare ogni giorno, non abbattersi, 
se lo facciamo noi lo faranno anche loro, i bambini. 
E saranno più sereni
Merlo in Girasoli Immagine gratis - Public Domain PicturesPer natura i bambini sono sempre pronti a ricominciare, 
ma questa sicurezza 
gliela dobbiamo far scoprire, sperimentare sempre.
Una favola per parlarne.
Buoni giorni a voi tutti con affetto grande










Piccolo merlo e i girasoli
di Annamaria Gatti, illustrazione di Eleonora Moretti
Fonte:  Città Nuova, febbraio 2018, n°2, anno LXII

I girasoli popolavano il campo immenso, come tanti soldatini allineati, rivolti sempre verso il sole.
Il piccolo merlo dal becco giallo, appena abile al volo, allegramente volava attorno al campo, alla ricerca di qualcosa di interessante da raccontare.

“Ma perché guardi sempre verso il sole, tu girasole, grande e grosso come sei, potresti farti gli affari tuoi senza dar retta sempre al sole! …Che ti costringe a far quello che vuole lui. Guarda me, che volo dove voglio e mi diverto.”
“Piccolo merlo, io volentieri seguo il sole, da lui ho luce per vivere e crescere… per te è diverso e imparerai anche tu cosa vuol da te la vita…”

Da quel giorno piccolo merlo si divertiva a scuotere dal sonno i girasoli e con qualche fischio ben assestato li costringeva a dirigere la corolla altrove, con un po’ di fastidio di tutti i fiori. Quel piccolo uccello li richiamava ad una libertà che non conoscevano, strana.

“Ehilà ragazzi! Guardate che bravo son diventato!”  E sfoderava qualche acrobazia suscitando gli OH! più disparati.
Poi un giorno di fine luglio il cielo si fece cupo e rovinò sul campo chicchi di grandine a ferire le corolle.
Poi l’arcobaleno annunciò che il peggio era passato… ma che disastro!

Tutti i girasoli alzarono la corolla ferita con un solo desiderio: ricominciare… e guardarono verso sud… da dove il sole aveva ripreso a brillare. E conquistarono forza.
Il sole riappariva sempre, era la loro certezza, qualsiasi cosa fosse accaduta!

Poi un fischio doloroso: piccolo merlo svolazzava qua e là smarrito. La tempesta aveva distrutto tutto, anche il suo nido e vagava in cerca di riparo.
“Vieni qui fra noi, piccolo merlo!”  gli gridò un girasole.
Piccolo merlo si fermò e saltellando mesto si accoccolò presso il fiore maestoso pur se ferito.

“Ricominciamo, piccolo merlo, non ci spaventiamo, guardiamo sempre al sole, senza perderlo mai di vista! Qui sta la nostra forza. E non ci sentiamo meno liberi di te che voli senza costrizioni, ma che devi combattere anche tu con quel che la vita ti fa incontrare.”

Piccolo merlo aveva capito,  nascose il becco fra le ali e si addormentò consolato.


E tu, bambino mio, hai il tuo sole a cui guardare sempre per ricominciare?

Pubblicato da Annamaria Gatti
foto da Public Domain Pictures


domenica 6 ottobre 2024

Convegno nazionale dispersione scolastica: intervento conclusivo del Prof. Michele De Beni.


Il maestro Alberto Manzi, una storia speciale di buone pratiche, una eccellenza

5 ottobre: Giornata dell'insegnante 

Una delle professioni più penalizzata fra tante. Eppure quella  che costruisce la qualità una società. L'interesse che si muove attorno ai bambini e all'educazione  dà la dimensione della saggezza di una società e il valore della sua cultura: la nostra società misura se stessa investendo in altro. E' l'ora della massima lucidità e tenacia per veder riconosciuto l'insegnamento per quel che è "UN MAESTRO VALE UN REGNO" ci viene ricordato...

Pubblico, con il suo consenso, l'intervento conclusivo del prof. De Beni al Convegno Nazionale: dispersione scolastica. Dai dati alle buone pratiche, 3 ottobre,  Sala degli Atti Parlamentari, Biblioteca del Senato(vedi post precedente), ricco di convergenze trasversali e di proposte di chiare scelte valoriali e  politiche per la scuola

Ogni fine è un inizio

Alla conclusione di questo incontro rilanciare qualche spunto unitario non è facile. Ma, come affermava Hanna Arendt, “siamo nati per incominciare”. Ogni fine è anche un inizio! Da qui la coscienza che non si cammina bene se non si cammina insieme: come l’etologia insegna, sopravvivono e si sviluppano le specie che sanno collaborare.

C’è un principio d’unità che lega scuola e società, istruzione ed educazione, studenti-insegnanti-genitori; e non può esser tradito da noi adulti per primi. Ciascuno, persona, associazione, partito o movimento, e noi insieme siamo segni che tracciano un cammino. Perché, come ci ricorda il fisico Federico Faggin, “noi tutti siamo parte dell’Uno”. Per questo, vogliamo qui credere che non saremo noi a dichiaraci guerra; e non sarà la scuola tema di scontro, anche se una grande scossa va data, perché la scuola è volàno primario di cultura e ascensione sociale.

Certo, il rischio “dispersione” è maggiore e drammatico in certe aree più deboli della società, ma sono intere generazione giovanili che stiamo perdendo. Per questo, non possiamo esser altrove, assorbiti da burocrazie e particolarismi, ma affrontare con maggior determinazione e mezzi le problematicità che i tanti “in trincea” curano: ferite, povertà, abbandoni, ansie e sfiducia che attraversano la scuola e il mondo giovanile.

 Capitale umano, chi lo alimenta?

Siamo tutti convinti che non c’è cultura senza formazione e scuola: non c’è futuro! È per questo che all’educazione dobbiamo offrire senza alcuna riserva il primo posto che le appartiene di diritto, “anche quando si tratta di effettuare scelte tra altri pur urgenti problemi, come quelli politici, economico-finanziarie”. Non sono parole mie, ma di Jacques Delors. È la strada tracciata lungo la storia dai grandi maestri. E l’incontro con un maestro vero può davvero cambiare la vita. Perchè “l’io nasce da un incontro” e “un maestro vale un regno”. L’incontro con uno sguardo che oggi i giovani cercano, ma non trovano.

Se siamo quello che siamo, con i valori in cui crediamo, è perché c’è chi ha testimoniato con coraggio prima di noi vie di nuova umanità: Socrate, Gesù, Comenio, Giovanni Bosco, John Dewej, Maria Montessori, Lorenzo Milani, Bruno Ciari, Danilo Dolci, Luigi Giussani, Mario Lodi, Chiara Lubich...e tantissimi altri che hanno creduto e oggi credono nell’educazione. Coerenza tra pensiero e azione, tra parola e vita. Una lezione urgente oggi per una società adulta “altrove”. Sì, indichiamo con forza la priorità delle priorità: cercansi maestri. 

Da dove ripartire?

Come si è detto -e sembrerebbe ovvio- se un vero maestro vale un regno bisognerà ben preparare i maestri, una sfida da non improvvisare. Non ci siamo mai chiesti quanto pesa una bassa qualità dell’istruzione sul fenomeno della dispersione e della povertà educativa? Certo, non la sola causa, ma è da qui che si dovrebbe “mordere” di più il problema.

In particolare, la rifondazione:

-della centralità della funzione-docente, della qualità dell’insegnamento e della dirigenza ai suoi vari livelli

-del diritto-dovere degli studenti ad essere costruttori d’apprendimento, che è intrinsecamente legato alla qualità delle relazioni educative e dell’insegnamento.

-del ruolo co-partecipe della comunità  e delle famiglie, sostenute a livello sociale nella loro funzione educativa e, pur nella distinzione di ruoli, nel dialogo con la scuola.

 

Ben consapevoli che non si può metter mano a un singolo pezzo di questo aggrovigliato puzzle e che c'è quasi un sistema che va riformato, proporrei due strategici punti di riflessione, partendo da una premessa: uscire dalla perenne logica chirurgica d’emergenza. Urgente è tutto, ma oggi c’è bisogno di metter mano a un ben delineato Quadro di sistema, non solo con gli specialisti, ma con la società civile.

Come punti nodali prioritari:

-superamento della logica di precariato, rifondazione della formazione iniziale e di reclutamento del personale docente e dirigente (percorsi teorico-pratici, dove il pratico non è relegato o subalterno al teorico)

- formazione continua degli insegnanti e verifica degli effetti sulla prassi educativo-didattica e di sistema (è un tema centrale dell’agenda politica di questi mesi, ma con molte questioni aperte sulle quali occorre maggiormente coinvolgere l’associazionismo professionale, chi opera nelle scuole e nelle università).

-garanzia di confronto interno-esterno della qualità dell’istruzione (forme partecipative, non verticistiche, ben ponderate e comparabili che mentre tutelano la libertà d’insegnamento garantiscano la qualità dell’apprendimento e della valutazione degli studenti).

Un punto focale

Centralità della figura e del ruolo dell’insegnante, quindi. Da troppo tempo la passione, la dignità stessa dell’istruire e dell’educare sono state mortificate. Da qui un grande bisogno di valorizzazione della professionalità degli insegnanti, a cui dovrebbe corrispondere un adeguato riconoscimento economico e sociale, anche se consapevoli che un cambiamento chiede altri importanti investimenti di sviluppo delle professionalità.

Alla fine di questo dialogo mi sembra che le domande da cui dovremmo ripartire insieme: “Perché insegno?”, “Perché faccio politica?”, “Perché vado a scuola?”, “Perché educo?”. In un recente libro è riportata una disarmante quanto coraggiosa risposta di un insegnante a questa domanda: “Perché insegno? Perché ci credo”. Pur nei differenti ruoli politici e associativi, facciamo tra noi un patto: che la scuola e gli insegnanti, le famiglie, i dirigenti, possano esser messi nella miglior condizione di poter credere ancora all’educazione.

giovedì 3 ottobre 2024

CONVEGNO NAZIONALE: DISPERSIONE SCOLASTICA: DAI DATI ALLE BUONE PRATICHE

3 ottobre 2024 Sala degli Atti Parlamentari - Biblioteca del Senato “G. Spadolini” Piazza della Minerva, 38 - Roma 

14.00 – 14.15 Apertura convegno Saluti istituzionali Sen. Antonio De Poli Introduzione Sara Fornaro rivista Città Nuova e Silvio Minnetti Mppu Italia 

14.20 – 14.50 Analisi e proposte del Tavolo delle associazioni (docenti, dirigenti, famiglie, studenti) Paola Bortoletto Andis Adriano Bordignon Forum ass. familiari Francesco Lotito Msac 

15.00 – 15.35 Uno sguardo sui dati sulla dispersione e sulle buone pratiche Raffaela Milano Save the Children Giuseppe Di Fazio Giornalista e scrittore Marco Rossi Doria: Con I Bambini

15.40 -16.00 Risposte della politica On. Irene Manzi Dispersione scolastica e povertà Intergruppo parlamentare educative On. Paola Frassinetti Sottosegretaria Ministero dell’Istruzione e del Merito 

16.05 - 17.00 Dialogo con i presenti 

17.10 Un rinnovato, comune impegno per l’educazione Michele De Beni Istituto universitario Sophia di Loppiano 

17.20 Saluti Argia Albanese Mppu Italia I lavori del convegno saranno trasmessi in diretta streaming al link webtv.senato.it e sul canale YouTube del Senato Italiano  

Su Iniziativa del Senatore Antonio De Poli  E con ... 

Adi, Aimc, Andis, Anp, Cgd, Cidi, Città nuova editrice, Diesse, EdU, Federazione dei Giovani democratici, Fism, Forum nazionale delle Associazioni familiari, Forza Italia giovani, ISACpro-Rete Insegnanti Italia, Mce, Mppu Italia, Msac, Proteo Fare Sapere, Uciim, Istituto universitario Sophia 

Sarà possibile seguire oggi dalle 14: https://webtv.senato.it/webtv 

mercoledì 2 ottobre 2024



NONNI PER SEMPRE

di Annamaria Gatti

Rielaborazione da Città Nuova

Quelli che ci sono sempre quando mamma e papa' hanno problemi di tempo, 

quelli che ti cantavano le ninna-nanne di altri tempi ma che tu te le ricordi ancora, anche se per te sono passati sei anni...

quelli che non sai come fanno a inventarsi delle filastrocche così sul momento,

quelli che ti dicono “questa è  casa tua” e sono contenti quando gliela metti soqquadro un bel po'

quelli che ti capiscono quando combini qualcosa che non va e non ti fanno altre domande,

quelli che se piangi ti prendono fra le braccia e ti fanno il solletico e a te passa tutto gia' cosi',

quelli che se hai un amico lo vogliono conoscere e se l'altro i nonni non ce li ha, diventano nonni anche suoi...

quelli che ti prendono come sei, proprio come sei...

quelli che quando vai a casa loro ti preparano il tuo piatto preferito,

quelli che la sera qualche volta vengono a casa tua e ci stanno, ma poi al mattino non li ritrovi piu' perche' sono tornati mamma e papa' e tu ti chiedi: saranno tornati a casa?

quelli che ti fanno recitare la preghiera all'angelo custode cantando,

quelli che sembrano un po' angeli anche loro, anche se hanno i capelli un po' bianchi e non volano per niente,

quelli che chi non li ha vicini li senti  per telefono, 

quelli che li vorresti avere per farci le vacanze al mare o in montagna,

quelli che se non ci fossero bisognerebbe crearli,

quelli che, anche se mamma e papà non vivono più insieme, non te lo fanno notare e per loro non cambia niente, 

quelli che non li puoi più vedere, ma che li senti vicinissimi ancora più vicini, con il cuore!

Quelli che anche se sei ormai grande, più alto di loro, e vai a tagliare l'erba perchè nonno o nonna non possono. li avvolgi del tuo sorriso e sai che è per loro il tesoro più grande.

Meno male che ci sono i nonni!


Foto da CiaoComo

martedì 1 ottobre 2024

Un libro: Plusdotazione e talento - Cosa fare (e non)- guida rapida per insegnanti

 

Lara Milan

Plusdotazione e talento

Cosa fare (e non)     Guida rapida per insegnanti

Erickson, Trento, 2023

Articolo recensione di Annamaria Gatti

UN GIFTED NON E’ UN PROBLEMA MA UNA RISORSA

Premessa

Un bambino o una bambina plusdotati  sono una risorsa e, visto così, l’approccio diventa una  sfida avvincente e capovolge ogni prospettiva. Questa la riflessione che coinvolge chi ha fra le mani questo volume, prezioso per chi scopre di avere alunni, studenti o figli gifted, o per chi, conoscendo già il mondo dell’alto potenziale, cerca aggiornamenti, rassicurazioni e chiarimenti, ma soprattutto prassi corrette. Il sottotitolo “cosa fare e cosa non fare” stimola l’interesse, ma ci si arriva solo dopo aver conosciuto gli elementi essenziali che caratterizzano questo mondo affascinante e comunque complesso che va a scuola.

Non solo quindi non sono un problema, ma negli anni, prendendo le distanze da una visione solo psicometrica, è stato sottolineato quanto l’aspetto inclusivo dell’approccio e delle prassi per la plusdotazione di alcuni alunni presenti nelle classi, qualifichi la realtà scolastica di tutti e porti benefici, non  solo nella sfera didattica, ma soprattutto nel clima scolastico. Insomma: se sta bene l’alunno plusdotato stanno bene tutti. Anche gli insegnanti.

Sulla copertina si legge: scuola secondaria di primo grado. Ma in effetti il volume è assolutamente  raccomandato per ogni ordine e grado di scuola, anzi, si è sperimentato quanto sia di aiuto già nella scuola primaria. Conoscere è già aver percorso un buon tratto di strada verso la presa in carico corretta dei bambini gifted. Anche i genitori stanno trovando avvincente questo libro e certamente esso contribuisce a creare un’alleanza trasparente fra le due agenzie educative.

L'autrice che accompagna il cammino di chi scopre di convivere con alunni  ad alto potenziale, è quella autorevole della dottoressa Lara Milan, “Specialist in Gifted and Talented Education”, formatasi principalmente in America e in ambito internazionale, fondatrice del SEM Italy, centro di formazione docenti www.semitaly.com

Nota sulla redazione

Ci sono volumi pensati proprio per essere strumenti e la redazione grafica aiuta a individuarne le qualità.  Questo “quaderno” di Teacher Training violetto e scritto perlopiù in corsivo nei suoi titoli e sottotitoli, diventa un compagno di viaggio. Il formato “agenda” con segnalibro ed elastico come le migliori moleskine, è già un buon biglietto da visita. Poi le pagine arrotondate nei bordi e le scelte grafiche redazionali tuffano il lettore e la lettrice nel mondo del giftedness, sostenendoli con numerosi accorgimenti: pur mantenendo pulito e leggibilissimo il font scelto, si serve di sottolineature, evidenziatori, frecce, cerchiature, disegni a bordo testo…  Molti i riferimenti bibliografici che, dato l’argomento, da tempo dibattuto all’estero e la formazione dell’autrice, sono quasi tutti in lingua inglese.

Organizzazione del testo

“Plusdotazione e talento” è scandito in due zone: i bisogni cognitivi e i bisogni socio-emotivi  ed è agevolmente consultabile per temi, argomenti con “appunti” di approfondimento. 

E’ strutturato in 15 capitoli, preceduti da una presentazione e da un’agile introduzione che affronta alcuni aspetti generali della plusdotazione indispensabili per viaggiare. Poi viene presentata in capitoli per temi e punti di debolezza manifestati solitamente in diversa misura  dagli alunni gifted fra cui:

·        si annoia
·        Interrompe la lezione
·        Non fa i compiti
·        Discute su tutto
·        E’ perfezionista
·        E’ sovraeccitabile
·        Ha difficoltà di autoregolazione
·        Presenta sintomi depressivi…

Ogni capitolo è impostato in step:

  • perché fa così?
  •  Cosa fare
  • Cosa non fare
  • Cosa tenere a mente
  • Come intervenire
  •  I consigli dell’esperto

 Gli step si alternano saltuariamente con approfondimenti: i falsi miti e i pregiudizi sulla plusdotazione,  il debate (argomentare-dibattere), i cluster d’approfondimento, contrastare l’underachievement (scarsi risultati), il portfolio complessivo dei talenti…

Qualche flash: i bambini gifted si distinguono per  uno sviluppo asincrono, cioè possiedono abilità cognitive avanzate, ma non ci si può aspettare da loro che controllino, come un ragazzo più grande, le loro emozioni, essi mantengono cioè le abilità sociali relative all’età cronologica. 

E questo costa al bambino e al ragazzo in termini emotivi, per cui è necessario a scuola avere aspettative adeguate all’età e fornire supporto per trovare un equilibrio fra i loro bisogni intellettuali, emotivi e fisici. Una sfida interessante!

E ancora, conosciamo la loro  sovraeccitabilità  che può essere presente in diversa misura e può essere psicomotoria, o sensoriale, intellettuale, immaginativa o emotiva?  Aiutarli a identificare i segnali premonitori di reazioni inadeguate in questi ambiti e a gestirle, evitando di perdere il controllo e di creare disagio per sé e per gli altri, è uno dei compiti di docenti e di genitori, che possono cambiare la qualità di vita dei plusdotati e di chi vive con loro. 

L’autoregolazione e il suo apprendimento è un obiettivo essenziale per la serenità di bambini e ragazzi che devono poter vivere consapevolmente il loro funzionamento,  senza pretese di prestazione e di successo, che possono portare a vissuti dolorosi di ansia, asocialità e fallimento scolastico.

Con il garbo che caratterizza l’autrice, nella conclusione viene proposta una “Carta dei Diritti dei Docenti  degli studenti gifted”, così come inizialmente era stata proposta quella dei bambini gifted di D. Siegle, in cui si elencano giustamente le necessità che i docenti possano trovare tutto il sostegno istituzionale per progredire nella formazione e nel riconoscimento, anche in Italia, dei bisogni dei bambini plusdotati.

lunedì 23 settembre 2024

Pellai e Novara: perchè proporre lo smartphone a tempo debito, poche ma chiare informazioni e raccolta di firme per una petizione


Ormai la petizione per chiedere lo STOP a smartphon e social sotto i 14 e 16 anni si sta diffondendo con autorevoli firme e autorevoli interventi che chiedono di affiancare al "divieto"  interventi informativi ed educativi, che voglionoimprontati alle giuste  responsabilità da parte delle famiglie. 

https://www.change.org/p/stop-smartphone-e-social-sotto-i-16-e-14-anni-ogni-tecnologia-ha-il-suo-giusto-tempo

Ecco perchè segnalo questo momento che vede due illustri e conosciuti esperti, Pellai e Novara, apportare il loro contributo al dibattito. 

Una opportunità per capire ma anche per poterne parlare con i figli.

https://www.youtube.com/live/P2n6bTcR6mA


Pubblicato da Annamaria Gatti

Foto da : Il bambino naturale

martedì 10 settembre 2024

Una favola di Paolina per l'inizio della scuola: la scuola è come un grande albero


Una favola per scoprire cosa è la scuola? Eccola, sempre simpatica l'orsetta Paolina che ha accompagnato per alcuni mesi i bambini a scoprire le cose importanti della vita: superare la paura, collaborare, aiutarsi, abbracciarsi, perdonarsi, donare, sorridere e pensare.

favola di Annamaria Gatti 

                                


illustrazione di Eleonora Moretti

fonte:  Città Nuova settembre 2022 

PAOLINA VA A SCUOLA

Questo è l’ultimo dei nove appuntamenti con Paolina, che ringrazia per averla seguita in tutti questi mesi e aver percorso con lei un cammino di conoscenza e di tenerezza, di fiducia e di speranza.

L’estate stava finendo, ma tutto era ancora di un bel verde brillante. Lo stagno assopito, dormicchiava cullato dalle ninfee e dai fior di loto e dai richiami di Paolina e Sandro, che si rincorrevano fra gli alberi.

“Andremo a scuola fra poco

aveva pensato a voce alta Paolina,  fermandosi di colpo.

E tu sei preoccupata? Io sì. Non so come sia …la scuola”

aveva aggiunto Sandro, fermandosi sotto una quercia maestosa. Tutti e due si erano sdraiati col naso all’insù. Da lì sotto era bello scrutare il cielo azzurro fra le foglie ricamate e le ghiande mature.

“La scuola è come un albero, dice la mamma, ma non so perché,

 comunque gli alberi mi piacciono tanto”

aveva spiegato Paolina.

“Sarebbe bello arrampicarsi e provare come siamo diventati agili

 aveva ammesso l’amico.

Hai ragione. Anche andando a scuola forse si diventa agili. Si impara e si diventa capaci. Chissà cosa si vede se ci si arrampica lassù.”

Detto fatto i due orsetti erano già a metà fusto e si raccontavano tutto quel che riuscivano a scorgere: i prati, i loro abitanti, le alture, le rocce insidiose e altri alberi imponenti. E poi più su, su… le nuvole candide ammassate sull’azzurro, in cumoli maestosi. Ma si sa che gli orsi non hanno una buona vista e bisogna allora impegnarsi di più.

“Se ci fosse la mamma qui a spiegarmi quel che vedo”

aveva sussurrato Paolina pensierosa, mentre Sandro poteva rivelare la sua scoperta.

“Ecco a cosa serve un maestro!

Ti racconta quello che conosce e poi insieme facciamo altre scoperte.”

 Gli piaceva che ci fosse un maestro ad aspettarlo, anche se nella scuola non avrebbe incontrato i fringuelli e i passeri che gli facevano festa  in quel momento tra i rami. Ma avrebbe trovato tanti altri cuccioli che si sarebbero arrampicati con lui.

Allora la scuola è davvero come un albero:

ti fa conoscere quello che non vedi se resti a terra.”

Ora Paolina ha capito che sarà contenta se potrà continuare ad imparare come vanno le cose nella vita osservando, conoscendo, fidandosi di chi le vuole bene e senza avere mai paura.

E’ così che si diventa grandi.

 BUONA SCUOLA  A TUTTI!

gatti54@yahoo.it

sabato 7 settembre 2024

Una bimba in prima classe: " E' bellissimo!!!"

la felicità - illustrazione di Sofia
 

Sono molto felice di aggiornare sulla scuola tedesca di Bolzano, oggetto di qualche dubbio, sorto dalle segnalazioni mediatiche  della formazione di una classe prima "speciale" formata da bambini  che non conoscono bene il tedesco. 

Le classi sono state "ridisegnate" quindi puntando ad una scuola inclusiva e l'anno scolastico è iniziato. 

Ebbene, mi scrivono due genitori, convinti di questa buona scelta, che la loro bambina già emozionata e con grandi aspettative,  ha inziato appunto lì la scuola  e ha commentato così questi giorni: E' BELLISSIMO! 

Allora GRAZIE! a queste insegnanti che sanno fare della scuola un' esperienza così "calda", da suscitare una reazione tanto bella. 

E le nostre scuole sono ricche di insegnanti positivi e di grande professionalità che ringraziamo, perchè ci mostrano come combattere la negatività che aleggia sulla scuola tutta. 

Grazie maestre e maestri BELLISSIMI, perchè sappiamo cosa costano le scelte migliori, ma sappiamo anche che occhi fiduciosi e splendenti di bambini e bambini rassicurati e felici danno vita nuova anche agli insegnanti.

Buon anno scolastico a tutti!


Pubblicato da Annamaria Gatti

martedì 3 settembre 2024

La Scuola va amata. Perchè e come? Forte editoriale di Elvira Zaccagnino

 

Scuola con la lettera maiuscola

Pubblico questo editoriale di grande verità della direttrice de la meridiana e la ringraziamo tutti per aver messo in parole l'anelito di tanti. Mie le segnalazioni in grassetto e le sottolineature. 

"Ci sono cose che vanno dette e le diciamo" E.Z.

"Io amo la scuola 

Forse dovremmo partire da qui, quest’anno. Dal dirci, con sincerità, che la scuola va innanzi tutto amata. E lavorarci per un intero anno scolastico tenendo la bussola orientata a questa idea da ripetere come un mantra, non per convincerci ma per dare un senso a ciò che facciamo.

Perché è la Scuola che va amata, non l’insegnamento, o gli alunni, o il mestiere del docente. Quelli sono fatica, routine, scartoffie, riunioni, compiti da correggere, lezioni da preparare, colleghi da sopportare e supportare, genitori con cui parlare, studenti da incontrare ogni giorno. Tutto questo rende la scuola pesante, un lavoro e basta: come tutti i lavori, se non li ami ti alienano. La scuola ti aliena di più.

La Scuola va amata e serve come il pane perché è una istituzione democratica di un Paese civile, presidio educativo in grado di garantire a tutti, nessuno escluso, pari opportunità. I regimi la aboliscono o la vietano alle donne, ad esempio.

Quale scuola va amata? 

Una scuola che è alla portata di tutti, che usa la modernità al servizio del suo compito, come quella che portò il maestro Manzi quando insegnò a leggere e scrivere a un popolo analfabeta nell’Italia degli anni sessanta, usando il media allora più popolare.

Una scuola rivoluzionaria perché fa una scelta politica di parte come quella che fece Lorenzo Milani tenendo in classe la Costituzione e il dizionario, per non dimenticarci che siamo uguali e che è il numero di parole che possediamo che ci fanno sudditi o cittadini.

Una scuola capovolta nelle dinamiche di insegnamento e apprendimento dove gli alunni, le alunne, gli studenti e le studentesse non sono imbuti da riempire ma talenti da scoprire e accompagnare a fiorire, come quella che fecero Mario Lodi, Gianni Rodari, Francesco Berto, Emma Castelnuovo, Maria Montessori, Grazia Honegger Fresco, Gianfranco Zavalloni.

Va amata, anche, la Scuola come valore. Come necessità per restare umani noi e far innamorare chi è affidato alle nostre cure dell’umanità di cui siamo parte, perché è ciò che di sacro dimora in noi.

Amiamo una scuola che non educa al futuro, ma all’oggi dal quale il futuro poi dipende.

 

Un atto di obiezione

 

Amare la Scuola oggi, nel nostro Paese, è un atto di obiezione verso una narrazione che colpevolizza chi insegna, chi impara, verso le regole, i programmi, gli spazi e i tempi dell’educare e dell’imparare di ognuno e ognuna. Un atto di obiezione a testa alta verso chi la declassa e la depriva spogliandola del ruolo politico che l’educare ha. Perché educare è fare politica.

Non sarà un anno facile: non comincia nel migliore dei modi. Sarà un anno dove genitori, insegnanti e ragazzi saranno di volta in volta colpevolizzati, redarguiti, censurati, usati. Per questo è l’anno giusto per un atto d’amore verso la Scuola. Un amore che libera e non costruisce relazioni tossiche. Che, anzi, ci salva da queste. Una Scuola che difendiamo e mettiamo in atto perché sappiamo che è il solo luogo, tempo e spazio dove la relazione può essere appresa e sperimentata crescendo noi e facendo crescere gli altri.

Se ognuno cresce solo se sognato, quest’anno proviamo a sognare insieme la Scuola e a farla crescere nel sogno di un Paese che l’ha gradualmente dismessa e impoverita.

Io amo la scuola: diciamolo a voce alta. Perché l’amore può cambiare e cambiarci. Farci fare follie e anche rivoluzioni. Non dormire la notte per trovare soluzioni e palpitare per ogni sguardo che riceviamo.

Io amo la Scuola e parteggio perché ce la faccia. E se ce la fa lei, ce la facciamo tutti. Oggi per il domani.

Elvira Zaccagnino

pubblicato da Annamaria Gatti

sabato 31 agosto 2024

Bambini e bambine in una prima classe speciale?

 

Da decenni mi occupo di prevenzione, benessere scolastico e in particolare di inclusione. Come insegnante e psicologa ho lavorato per aggiornarmi continuamente e formare docenti, in collaborazione con validi colleghi e dirigenti. 

Dagli anni settanta ho vissuto i cambiamenti e l'evoluzione  della società e della scuola, visti i bisogni emergenti e le  attuazioni di pensiero, di cultura, di pedagogia e di didattica. 
Con tanti colleghi ho condiviso i disagi e le difficoltà dell'insegnamento, ma abbiamo sempre insieme lavorato, studiato i maestri pionieri della buona scuola e della psicopedagogia e verificato quanto sia vincente scegliere bene e lasciarsi conquistare dalla meraviglia quotidiana di bambini e bambine pronti a fiorire e desiderosi di contare per quegli adulti che hanno scelto questa professione.

Sapere che nella bellissima città di Bolzano qualcuno possa aver pensato di creare una classe prima per bambini di famiglie migranti e bambini italiani che non conoscono la lingua tedesca, mi stupisce e mi delude. Le informazioni in merito sono poche, si comprende che si voglia garantire ai bambini di lingua tedesca una migliore possibilità di apprendimento avanzato, senza attendere chi sta imparando il tedesco, che necessita evidentemente di momenti specifici di apprendimento. E cosa si fa per gli altri? Sono stati precedentemente valutati? La classe speciale è proprio l'unico strumento applicabile penalizzando per tutti, di lingua madre tedesca o no,  altri aspetti educativi? 
Esistono studi linguistici in proposito che vale la pena conoscere ed applicare per non temere di abbassare il livello di apprendimento. Esistono inoltre anche scuole che promuovono curricoli ad hoc senza incorrere in formazioni di classi speciali, che tra l'altro non sono ammesse da disposizioni ministeriali (L.118/1971 e L.517/1977), nel rispetto dell'articolo 34 della Costituzione.

Ho fiducia negli insegnanti appassionati della professione e nei dirigenti preparati e autorevoli. E' vero, oggi capitare in una buona scuola è una fortuna, purtroppo. Molto c'è da fare per garantire a tutti i bambini una felice esperienza scolastica. Ma occorre anche segnalare quante buone prassi vengono attuate da insegnanti preparati, responsabili e sensibili.

Sono certa che nell'istituto di Bolzano il collegio docenti abbia formulato una collaudata offerta formativa per tutti e in un'ottica inclusiva e di warm cognition, sapendo appunto che per ben imparare occorre un clima caldo e accogliente, occorre presentarsi ed essere alleati dei bambini e delle bambine a loro affidati per poter far sbocciare i loro talenti e promuovere il loro benessere. Tutti insieme. Utilizzando le buone pratiche ormai diffuse e conosciute. 

Certo le classi separate/speciali non hanno mai aiutato il benessere di tutti, rischiano di  creare  distanza e opposizioni, sono foriere di disagio per entrambi i casi. Ma questo dipende dai docenti e dai dirigenti. Una scelta di questo genere crea confusione e ansia e pare non tener conto dei principi pedagogici e psicologici che dovrebbero aiutare una effettiva crescita intellettuale e socioaffettiva di ogni bambino a scuola. 

Ma soprattutto contrasta con la mente e il cuore delle bambine e dei bambini che si stanno preparando alla prima classe, un momento magico che ha bisogno di accoglienza, di benevolenza, di sentire alleati e vicini i propri insegnanti e i compagni, senza distinzioni così come quelli appena lasciati al Kindergarten (molti di loro forse hanno frequentato una scuola dell'infanzia di lingua tedesca)  o alla scuola dell'infanzia.
 
E' faticoso insegnare in una classe con diversi livelli di apprendimento e quindi diversi bisogni, magari speciali? Sì, decisamente...  ma tutte le classi sono così esigenti. Vince chi (dirigenti, insegnanti, famiglie e istituzioni, amministrazioni e media) crea un solido rapporto di alleanza per gestire la complessità. E' un impegno forte, ma si può costruire così un mondo scolastico sereno e ricco, valorizzando le diversità e mettendo in circolazione semi di solidarietà e di pace, di cui abbiamo tanto bisogno. 

Pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it

lunedì 26 agosto 2024

E se venisse nella tua scuola Uffabaruffa?

 

Uffabaruffa piomba sulla spiaggia, scaraventata dalla scopa magica 
dopo l'inquietante incontro con il Gran Consiglio delle Streghe

Facciamo un castello? Ma tu sei una strega?... Perchè non fai la fata?

Inutile ripeterlo: Uffabaruffa a scuola si trova benissimo, così come in tanti altri contesti... ma certo fa di tutto per stare in compagnia dei bambini e di chi con i bambini ci vive ! Per esempio...
L'esperienza della presentazione laboratoriale on line è stata un momento divertente per tutti. Un centinaio gli iscritti (moltissimi insegnanti) con possibilità di rivederla. 
Ci siamo emozionati,  nel rivivere qualche momento della storia, ma soprattutto quando abbiamo seguito dal vivo la matita di Laura Cortini, che ha tracciato e arricchito l'immagine della nostra protagonista "strega ma fata" in diversi contesti.
Ci ha fatto piacere sentir definire post moderni il racconto e  le illustrazioni, nati nel 1996 e ora attualissimi... e forse qualcosa in più. 
Laura ed io siamo grate all'editore per aver voluto arricchire con una appendice di giochi il volume con i tre filoni di proposte:  
  • per conoscere se stessi e accrescere l’autostima,
  • per superare i pregiudizi, accogliere tutti, saper scegliere,
  • per rinforzare empatia e resilienza.

                       
Uffabaruffa non si smentisce mai STA CON I BAMBINI E FA. Non chiacchiera, ma  coinvolge lettrici e lettori nei giochi " per conoscersi e vivere felici" Perchè si può!

E ora auguriamo a Uffabaruffa come sei buffa ancora una lunga vita fra le pareti domestiche, le biblioteche e le scuole!

Già perchè una delle costanti è proprio la presenza nelle scuole, dove Uffabaruffa ha fatto in tanti anni (26!) dalla prima edizione con Città Nuova, premiata e tradotta... e trasformata in musical in Argentina...

E la direttrice Elvira Zaccagnino de "la meridiana"  ha proprio sottolineato questa presenza vincente: 

"Immagino questo libro diventare uno strumento in mano ai docenti attenti. Lo vedo entrare nelle scuole e dare vita a momenti di aggregazione, di comunicazione delle proprie emozioni e delle proprie esperienze. condividendole con gli altri bambini e bambine e insegnanti, un punto assolutamente privilegiato di osservazione e di raccolta di idee e informazioni sugli alunni, nel momento dell'entrata a scuola, dell'inserimento inclusivo e dell'ascolto e della conoscenza reciproca..."


E se venisse davvero Uffabaruffa nella tua scuola? 



sabato 24 agosto 2024

Intervista ad Annamaria Giarolo e Annamaria Gatti. Intorno al libro "Io amo la scuola Come insegnare e stare bene in classe"


Pubblicato da Annamaria Gatti


Con piacere continuo a  riscontrare che molti insegnanti (e non solo) apprezzano il contributo dato da questo libro, apprezzato in Italia in numerose presentazioni, convegni, momenti formativi e  di aggiornamento, anche in corsi on line. (Qualcuno mi ha simpaticamente  confidato che se lo tiene sul comodino per trovare supporto nei momenti difficili!😁)

Ringrazio ancora, attraverso la direttrice Elvira Zaccagnino,  l'editrice La meridiana, che lo ha ospitato nella Collana Partenze, dopo un professionale accurato lavoro di editing, che sempre caratterizza questa realtà editoriale pugliese. 

           Io amo la scuola      Come insegnare e star bene in classe,  
è un lavoro a quattro mani  svolto con  Annamaria Giarolo, che ha ne ha curato la ricca  parte teorico-tecnica.  Io ho collaborato in particolare con l' apporto narrativo, incentrato sulla figura della maestra Laura che racconta la sua esperienza professionale e conclude ogni narrazione con un tuffo in un angolo della sua vita personale, perchè:
  • persone si è sempre e  ovunque e quando insegni ed educhi la tua persona fa la differenza e la qualità delle relazioni e dell'insegnamento. 
Non manca nulla: 
  • la classe, i colleghi, le famiglie, le difficoltà e le buone prassi, gli errori, le soluzioni, le fonti, le criticità sociali, i conflitti e le risorse generazionali,  i dirigenti, la legislazione, le linee guida, metodi e strategie...
  • Un manuale quindi, 10 problemi affrontati e raccontati, 
  • un manuale consultabile agilmente nelle parti teoriche e in quelle esperienziali. 

Per conoscere meglio questo lavoro pubblico le interviste a noi autrici a suo tempo pubblicate dal Centro Ermes di San Bonifacio. Voglio ringraziare Annamaria Giarolo per aver creduto in questa avventura e per avermi invitato a condividerla.

Intervista di Adriano Lubrano ad Annamaria Gatti

Annamaria, perché hai deciso di far interpretare il tuo contributo alla maestra Laura?

Grazie per una  domanda che va al cuore della scelta un po’ insolita e che è stata da noi pensata proprio per favorire il lettore.
Un manuale autorevole potrebbe essere ancora  più convincente se corredato da esperienze, infatti nel mio percorso ho sperimentato quanto la narrazione “prenda” , incontri e solleciti la motivazione e la sensibilità di chi legge a  vari livelli, emotivi e cognitivi. Ecco perché la terza sezione di ogni capitolo racconta la scuola vista dalla maestra Laura.
La scuola è fatta di persone, di bambini e insegnanti… e non solo! E’ una costellazione che compone la vita, un tessuto  ricco di opportunità, di grandi ideali, di difficoltà e  di disagi da superare  tutti insieme. Capacità umane e sociali si fondono con le competenze e danno risultati che devono tendere alla qualità, possibilmente all’ eccellenza.  
Una di queste persone di scuola  è Laura, una maestra qualsiasi, una docente in cui si può rispecchiare qualsiasi insegnante , con le sue difficoltà e soprattutto con la sua ricerca di fare bene, che si incontra e si scontra con la realtà scolastica, spesso difficile. Intorno a lei prima di tutto  i bambini, ma non solo… sono presenti nel racconto anche gli altri insegnanti, perché insegnare lo si fa in team. Sono uomini (sì,  anche uomini in una scuola primaria!) e donne con il loro vissuto, le loro esperienze, la loro competenza, giovani e meno giovani, motivati o meno, convinti o no che questa professione sia davvero coinvolgente.
Indicazioni di lavoro, strategie e soluzioni possibili, riferite ai contenuti  tecnico-teorici,  narrate in questi episodi di vita scolastica, stimolano l’interesse alla consultazione, consolidano la convinzione a maturare le acquisizioni pedagogico-didattiche, condividendole,  studiando e prestando una grandissima attenzione al tesoro portato e comunicato dai bambini e dai ragazzi a scuola.

Quanto c’è della tua esperienza personale nella figura e nelle esperienze di Laura?

Per  ogni tema  mi sono rifatta ad esperienze scolastiche dirette , ho accompagnato Laura nella quotidianità di una professione complessa, che va vissuta superando le difficoltà per stare bene. E se stanno bene i bambini, stanno bene anche gli insegnanti.  Dagli anni settanta ad oggi la scuola ha subito molti cambiamenti e scelte di valore, che ho condiviso con molti colleghi e grazie all’entusiasmo comunicato da grandi maestri, che hanno saputo aprire le menti  a nuovi orizzonti. Il mondo scolastico si è scontrato con problemi sociali e culturali epocali che hanno segnato le innovazioni  ma anche  limitato molte  buone prassi. Non è facile fare scuola oggi. Per questo molto volentieri mi sono affiancata ad Annamaria Giarolo per contribuire, pur con un piccolo strumento, a camminare accanto agli insegnanti , per condividere la fatica e la bellezza di educare insegnando.

Uno dei capitoli del libro è dedicato ai bambini ed ha come titolo uno dei luoghi comuni più ripetuti: “Non ci sono più i bambini di una volta.” Qual è il tuo pensiero, a questo proposito?

I bambini di una volta erano amati o poco rispettati , come accade ora. I bambini hanno bisogni primari che sono sentirsi incontrati, accolti, fare esperienza del  rispetto e dell’amore per la loro crescita, la loro vita.
Questo manuale è per gli insegnanti , ma abbiamo in cuore i genitori, a cui è affidato il compito primario di  promuovere in loro una sana crescita, compito complesso di cui molti sentono il peso e l’impreparazione in una società conflittuale e liquida. Non ci sono più neppure i genitori di una volta, ma incontriamo anche genitori alla ricerca, creativi, aggiornati e per nulla illusi che sia facile, ma coraggiosi!
Ora… E’ un onore lavorare per i bambini e con  i bambini. Ieri come oggi. Ma è necessario conoscere l’infanzia e i processi dell’adolescenza, partendo proprio dalla consapevolezza che possono trovare le risorse in se stessi,  se vengono messi nelle condizioni di trovare fiducia e attenzione.
Abbiamo coscienza che sono il frutto di questa nostra società in evoluzione: possiamo esimerci dal considerare questo aspetto? Possiamo fare scuola come qualche decennio fa?  Possiamo pensare che ragazzi di oggi possano vivere, conoscere, studiare e crescere come quelli di una volta? Lo sanno bene i maestri e i professori  illuminati e anche loro alla ricerca. E dovrebbero essere tutti messi nelle condizioni di formarsi, perchè la lezione frontale non è più efficace oggi, perché l’intelligenza emotiva e quella cognitiva interagiscono strettamente… perché occorre avere strumenti idonei per mettere i bambini e i ragazzi nelle condizioni di imparare con la gioia di farlo e di condividere con i compagni di percorso le scoperte e le difficoltà.


Per concludere: cosa ti aspetti dai lettori di questo manuale?

Spero trovino questa proposta lieve e agevole, pur nella sua complessità e rigorosità.
Io posso consultare questo manuale con modalità differenti ed efficaci.
Posso scegliere il capitolo di interesse ed addentrarmi  indifferentemente fra le tre sezioni dedicate alla problematica, alla pedagogia e didattica o alla sezione applicativa con la narrazione.
Ognuna riporta alle altre due,  in una interazione  facilmente fruibile. Posso iniziare,  per esempio, anche leggendo cosa  accade nella giornata scolastica della maestra Laura e da lì comprendere poi le analisi e i rimandi strategici o legislativi, sintetizzati in schede molto accurate.
Mi aspetto in  qualche insegnante, forse stanco e sfiduciato, si risvegli il desiderio di provare a fare della professione una fonte di gioia e di fiducia nella vita. Mi aspetto che chi ha scelto di insegnare  trovi  in questo piccolo strumento un alleato nel percorso di  docente.


Intervista di Adriano Lubrano ad Annamaria Giarolo

Annamaria, perché hai deciso di scrivere questo libro?
Perché sentivo il bisogno di “smontare” dei luoghi comuni della vita quotidiana a scuola. Luoghi comuni che, spesso, sono di impedimento o di intralcio al buon andamento delle attività. Per questo, ho individuato dieci temi di fondo, cercando di delinearne i rischi ma anche le potenziali opportunità. Per esempio, “Non ci sono più i bambini di una volta” oppure “Il problema sono le famiglie!”: analizzando questi problemi/stereotipi ho proposto delle soluzioni.

Allora, la struttura dei capitoli corrisponde alla tua esperienza?
Certamente, se diamo una scorsa all’indice leggiamo, oltre ai luoghi comuni già citati: Non c’è mai tempo per fare tutto, Quest’aula è troppo piccola!, Non darò mai dieci!, Nel ciclo precedente le cose erano molto diverse, Non ho più l’età… Questi titoli rispecchiano proprio un andamento quotidiano ancorato a vecchi schemi presenti in quelle “lamentazioni degli insegnanti stressati” cui accenna il prof. Cornoldi nella prefazione. L’obiettivo del libro è superarli per trovare modalità nuove e diverse, per una vita in aula (quindi mi riferisco a insegnanti, alunni ma anche ai genitori) improntata al benessere. Più si sta bene, meglio si lavora.

Infatti, il prof. Cesare Cornoldi, nella prefazione al libro, riconosce che si tratta di “dieci problemi tipici dell’insegnante” legati alla realtà scolastica che avete vissuto, lodando poi l’equilibrio e la concretezza della trattazione. A questo proposito, come sei riuscita a svincolarti da esperienze per te coinvolgenti e a mantenere un sostanziale distacco dalla tua esperienza di lavoro?
Per me, l’insegnamento non è una missione (altro luogo comune) ma una professione altamente qualificata perché ha un obiettivo altissimo, formare i cittadini. Questa professione richiede da parte di ogni docente, una sorta di manutenzione continua, fatta di studio, approfondimento, revisione delle proprie modalità di lavoro. Per questo, ho cercato di considerare il mio lavoro da un altro punto di vista, quello della ricerca pedagogica.
Così, i capitoli scritti da Annamaria Gatti sono valsi a sceneggiare e rappresentare in una storia, quella della maestra Laura, i contenuti “da manuale” dei capitoli scritti da te?
Esattamente, sì. Un modo per riportare dentro l’aula l’approfondimento teorico. Il libro è infatti ricco di tabelle e schemi di lavoro. Il lavoro di Annamaria Gatti è servito a far sì che ogni insegnante si possa riconoscere, tramite la figura della maestra Laura, nella propria quotidianità.
Per concludere, cosa, in concreto, vorresti trasferire a chi leggerà Io amo la scuola? Cosa ti aspetti dalla lettura di questo manuale?
Mi auguro un cambiamento, certamente. Vorrei che la scuola fosse una comunità in cui star bene e prendersi cura gli uni degli altri, insegnanti, dirigenti, alunni e famiglie. Una scuola in cui insegnare e apprendere sia un piacere. Mi piacerebbe dare ai colleghi, come afferma il prof. Cornoldi, “lo stimolo per rafforzare, se già le hanno, o per recuperare, se le hanno temporaneamente perse, le emozioni positive di questa magnifica professione che è l’insegnamento”.