Indubbiamente azzeccate le osservazioni di Marty al precedente post sul tema (Commento a: Quante e quali attività dopo la scuola? 1).
Mi aspettavo anche qualche considerazione sulle diminuite disponibilità economiche, che hanno collaborato a ritrovare, almeno in qualche caso, il senso del tempo, del gioco libero e dell'amicizia.
Certo, le ridotte disponibilità finanziarie hanno costretto anche a rinunciare a coltivare e sviluppare relazioni, interessi e abilità significative e questo dispiace!
La scuola poi è veicolo importante di conoscenza di linguaggi e tecniche nuove che affascinano i bambini, soprattutto quando trovano qualcuno che crede in ciò che propone. E fin qui tutti condividiamo!
Quel che è certo è che occorre ascoltare e osservare i bambini, capire i loro bisogni, le necessità di sviluppo fisico e individuare i loro interessi, le caratteristiche personologiche che debbono essere valorizzate e quelle che devono essere invece potenziate o corrette.(vedi in blog: Attenzione)
Perciò un genitore attento e consapevole delle mete educative prefissate, opera le scelte più consone.
Per le attività sportive in particolare, occorrerà anche tener conto dei bisogni fisici, delle necessità a livello psicomotorio e degli investimenti agonistici che sono opportuni per il bambino. In proposito una corrente educativa agita il mondo sportivo e ci dà lo spunto per confermare ciò che alcuni genitori già considerano come priorità nelle scelte sportive (e non) dei loro figli. Lo hanno fatto operatori sportivi e campioni di ogni disciplina, in un meeting internazionale (Sportmeet for a United World). Il coordinatore, medico responsabile della nazionale italiana di canoa, ha sostenuto “… si impone un recupero di una dimensione equilibrata della competitività in cui sconfitta e vittoria siano vissute entrambe serenamente con una coscienza nuova, che sceglie il rispetto per l’uomo e le relazioni umane…” con risultati a livello personale di grande rilevanza sociale.
Per le attività culturali in genere sarà indispensabile considerare le attitudini e gli interessi del bambino.
Forse per questo è utile che i bambini possano fare varie esperienze (work shop, teatro, manifestazioni musicali, laboratori creativi, visite a musei …) perché possa scoccare la scintilla dell’interesse.
Meglio se tali esperienze sono vissute in un contesto di socializzazione…
Di una cosa siamo certi: l’attività scelta del genitore come gratificazione di se stesso, dei propri interessi o aspirazioni, potrebbe essere fonte di disagio nella relazione genitoriale e sfavorire il grado di autostima del figlio.
Una regola d’oro, quindi: mettere il bambino e la sua promozione al centro di queste belle scelte di impegno, di supporto del suo benessere psico-fisico. E per benessere desidero porre l’accento sugli aspetti dello sviluppo socio-affettivo, che gli permetteranno anche in futuro di ottimizzare le “prestazioni” in ambito relazionale, quindi nella gestione della realtà e delle frustrazioni.
E questo traguardo nella sfera dell’ intelligenza emotiva, vale qualche “vincita sportiva” o qualche isolato successo, presto oscurato dal tempo.
“Vieni a giocare a casa mia? O al parco giochi? Ci troviamo per una partita…” chiede Marco.
“Dunque : lunedì ho il corso di inglese e karatè, martedì sono in piscina, mercoledì a scuola e poi alla lezione di piano, giovedì sono ancora in piscina, venerdì sono a scuola e poi ho il corso di informatica, sabato ho ancora lezione di musica… Ma… quando posso giocare con i miei amici?”
E’ un SOS ormai datato, ma purtroppo ancora attuale.
Pubblicato da Annamaria Gatti
Fonte: rielaborazione da A. Gatti www.educare.it
Illustrazione: da Charlie Brown di Charles M. Schulz
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