Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

martedì 30 luglio 2019

EDUCARE ALLA FELICITA' : ridere a scuola conviene?

Educare alla felicità




Dalla bella terra di Puglia un libro da non perdere.
L'autrice di "EDUCARE ALLA FELICITA'", EDITRICE LA MERIDIANA, MOLFETTA,  è LUCIA SURIANO, insegnante e madre di tre figlie.
Conoscerla è come incontrare un torrente fresco e rilassante, accompagnato da un entusiasmo contagioso, frutto di tenacia e di coraggio.
Lucia ha  fatto dell'insegnamento una vera missione e si è giocata il tutto per tutto, con il desiderio di portare un cambiamento sostanziale, un benessere per chi la scuola la fa e la vive, insomma auspicheremmo il motore e l'obiettivo  nel DNA di ogni docente.
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Incontrarla a Molfetta presso l'editrice La Meridiana,  mi ha appunto contagiato e in lei ho trovato molte conferme e condivisioni. Il suo libro è esattamente la copia dell'autrice, frizzante e impegnativo, mai banale e scontato, molto vissuto e curioso, soprattutto per chi non ha mai incrociato lo Yoga della Risata, di cui lei è "teacher". Le ho chiesto un'intervista che lei ha gentilmente rilasciato e da cui si ricavano informazioni interessanti e l'umile e intelligente certezza che il cammino è sempre aperto e destinato a contaminarsi, crescendo in qualità.

 Lucia Suriano,quali sorprese ha riservato questo lavoro? 

Molte sono state le sorprese che sono giunte con la pubblicazione di Educare alla Felicità, innanzitutto vedere il mio lavoro divulgato in tutta Italia ed essere accolto con grande entusiasmo nel mondo educativo e della scuola, leggere e ricevere feedback molto positivi circa l’esperienza proposta e le idee racchiuse nel libro è stato molto bello e gratificante. Partecipare a convegni nazionali per comunicare e condividere la mia idea di scuola, ha fatto sì che io iniziassi a dialogare e a progettare formazione  per generare concretamente un cambio di paradigma nel mondo della scuola italiana, forse questa è la sorpresa che ho accolto e vivo con maggiore responsabilità. Incontrare centinaia di colleghi insegnanti e provare con loro a trovare strade possibili per realizzare una scuola più felice è senza ombra di dubbio ciò che mi sorprende e spinge a continuare a studiare e a sperimentare. C’è un bisogno che io avevo intuito ed al quale ho dato voce con educare alla felicità, mi sorprendo ad essere parte di una comunità molto ampia che al contrario di quanto si pensa, lavora quotidianamente sul campo per vedere la scuola del nostro Paese stare Bene.
Infine ma non ultima tra le sorprese, la grande opportunità di avere Edizioni la meridiana come casa editrice che mi ha seguita, ha creduto in me e mi ha permesso di spiccare il volo, rimanendo sempre porto sicuro.

 Il libro propone sezioni di narrazione. Quanta storia personale nel tuo lavoro?


Molto, se non tutto, parte dalla mia storia personale, poiché io sono fermamente convinta del valore delle nostre biografie. Un insegnante, un genitore, un educatore non può prescindere dalla sua storia personale, poiché da essa nel bene e nel male si genera ciò che siamo. Riflettere e lavorare sulle esperienze vissute ci rende consapevoli del nostro agire e sentire, dunque, rende possibile anche la scelta di operare cambiamenti nel nostro modo di essere e nelle nostre convinzioni per diventare professionisti consapevolmente umani.



   Quando si scrive si vuole comunicare ad ...altro. A chi si rivolge in particolare l'autrice del libro?

Educare alla Felicità è rivolto a tutti, poiché tutti nella vita ci occupiamo di educare. Insegnanti, educatori e genitori senza ombra di dubbio i principali interlocutori, ma tutti nella vita siamo continuamente educatori di noi stessi e di chi incontriamo nella nostra quotidianità.

    Tre buoni motivi per educare alla felicità a scuola...

·         Per apprendere di più e meglio
·         Per stare bene e imparare che la felicità non sta negli obiettivi da perseguire,     ma è uno stile di vita, è una scelta che facciamo quotidianamente anche quando le esperienze che viviamo non sono “facili”
·         Per offrire ai nostri bambini e ragazzi strumenti di vita che li porteranno ad essere prima di tutto persone di valore.


Da quale età iniziare? Si potrebbe rispondere dalla vita intrauterina...

Senza ombra di dubbio! Offrire ai nostri bambini gravidanze serene, ricche di esperienze emotive di significato, fa sì che sin dalla vita intrauterina si inizino a generare tracce che poi potranno essere meglio segnate in tutto lo sviluppo post natale.

    
Quali ricadute sugli insegnanti? E sui genitori?

Le ricadute sugli insegnanti e sui genitori sono collegate soprattutto alla possibilità di crearsi uno spazio di decompressione dalle fatiche che l’educare comporta.

Abbiamo letto nel tuo libro di applicazioni della metodologia dello Yoga della Risata e interazioni in ogni  zona d'Italia. A tuo parere dove ha trovato la migliore accoglienza e perchè, secondo te?


 Io non credo ci sia un luogo dove si sia sviluppato meglio o abbia avuto migliore accoglienza, ci sono esperienze molto significative in tutta Italia, la differenza la fanno le persone, io ho incontrato moltissimi leader e teacher di yoga della risata, quelli che ho ritenuto molto validi sono coloro che già erano professionisti della scuola o psicologi o educatori. Sono fermamente convinta che la differenza la facciano solo ed esclusivamente le persone, i loro bagagli culturali ed esperienziali che costituiscono poi la qualità umana e la qualità di ciò che mettono in campo realizzando progetti di valore.


    Occorre diventare quel genere di teacher per educare alla felicità? 

Come ho più volte detto non esiste una certificazione per diventare insegnanti “Educare alla Felicità”, io nel libro propongo lo yoga della risata come strumento molto valido per recuperare la dicotomia tra risata e scuola.
Per educare alla felicità occorre molto di più che una certificazione e questo gli insegnanti lo sanno molto bene, per questo il lavoro nei corsi di formazione con me non è mai uguale, partendo da una base di studio fondata sugli studi delle neuroscienze, di psicologia positiva e di molto altro, lavoro sulla costruzione di percorsi che poi ciascun insegnante realizzerà in autonomia e completa originalità.


  Quali consigli per chi intenda proporre questo percorso?

Essere autenticamente convinti che la risata sia uno strumento utile, non una strategia didattica, ma un ingrediente imprescindibile nel modo di incontrare gli alunni e di offrire loro opportunità di crescere in modo sano e completo puntando allo sviluppo armonico e mai separato di cuore, corpo e mente.

Quali sono le caratteristiche che tu vedi necessarie in un insegnante che voglia riflettere sulle tue proposte e applicarle? 

Io credo che la caratteristica fondamentale per un insegnante che educa alla felicità sia prima di tutto la voglia di mettersi costantemente in gioco, educare alla felicità ti chiede di lavorare molto su te stesso ancor prima che sui tuoi alunni.

 ...Quindi più che una nuova materia di studio è una esperienza di vita?

Educare alla Felicità non è un metodo. Uno stile di vita? Può esserlo, si. Del resto quale è lo scopo che un educatore persegue nella sua attività, se non quello di offrire opportunità di crescita? Ecco cosa è Educare alla Felicità: una opportunità per chi educa e per chi si lascia educare, per vivere accogliendo tutto ciò che accade come occasione per diventare persone migliori.

Tre buoni motivi per leggere il tuo libro…  comunque si decida di applicare le tue proposte.

Oggi ci troviamo di fronte alla perdita di valore dell’istituzione educativa per eccellenza, se accade vuol dire che qualcosa è andata storta, se accade vuol dire che abbiamo la possibilità di cambiare rotta, di permettere alla scuola italiana di riprendere il suo spazio, ma questo non è possibile se rimaniamo ancorati a convinzioni rigide e gerarchiche. Abbiamo bisogno di un cambiamento, il cambiamento che io propongo non è affatto semplice ma è il cambiamento più necessario quello che passa attraverso la cura di chi la scuola la vive, la fa e la costituisce. Questo è il motivo che mi spinge a cercare strade possibili, mai uguali, che trovano fondamento in quella intuizione che quattro anni fa mi spinse ad uscire dalla mia zona di comfort e mettermi in gioco per un progetto molto più grande di me quale è Educare alla Felicità.

Quali progetti sta studiando e preparando  Lucia Suriano?

In questo periodo sto completando il mio nuovo lavoro editoriale, frutto dell’esperienza vissuta in questi ultimi cinque anni come insegnante di sostegno, un lavoro faticoso che mi ha portata a scoprire il grande potere della fragilità. Sto continuando a studiare e a mettere insieme idee e intuizioni per portare nella scuola del nostro Paese la centralità dello stare bene per poter attuare percorsi educativo-didattici di alta qualità.



Pubblicato da Annamaria Gatti
foto da adiscuola

mercoledì 10 luglio 2019

Anche Superman era un rifugiato

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AA.VV.
Anche Superman era un rifugiato  
Storie vere di coraggio per un mondo migliore
UNHCR     -   IL BATTELO A VAPORE

fonte Città Nuova Luglio 2019

Recensione di Annamaria Gatti

Fuggono dal peggio. 
Resistono a ogni genere di violenza e traversia. 
Non si perdono d’animo e, stringendo i denti,  arrivano a toccare una terra straniera che diventa Patria, un abbraccio materno che consola. 
Qualcuno trova una vita nuova e straordinaria. 
Nello sguardo il seme della fuga dal male.


Così erano i personaggi illustri, eroi, donne e uomini di cultura, di sport e dello spettacolo, rifugiati e prima fuggitivi, alla ricerca di un mondo che sapevano potevano rendere migliore con la loro arte, il loro coraggio e abilità  e la loro diversità come risorsa.

Nureyev e Comàneci, Enea e Dante, Conrad e Dietrich, Chagall e Buarque… si materializzano in questa raccolta di racconti paralleli, una storia vissuta, accostata a  una ancora in atto, che l’UNHCR ha affidato a dodici scrittori e a dodici illustratori, per ricordare agli uomini,  monito e speranza, che siamo quel che siamo dono l’uno all’altro, che lo si voglia o no.

Mi dice una giovane mamma, che ha procurato questo libro per il figlio undicenne: “Devi leggere qui la testimonianza di Alidad Shiri, nato in Afganistan e giunto nel 2005 in Alto Adige, dopo un viaggio incredibile e con l’orrore vissuto e visto con gli occhi di un tredicenne.” Ed è  con un brivido che leggo la conclusione del suo racconto:

La maggior parte dei rifugiati ha vissuto situazioni ancora peggiori della mia.
Il mio non è un manifesto politico:  è un semplice invito all’umanità.”

Sono i ragazzi e i giovani che diventano depositari di questa verità e a loro è dedicato questo libro, a loro che dovranno con forza, nonostante tutto, diventare forti e essere aiutati a distinguere il bene dal male, anche grazie alla testimonianza di chi trova il coraggio di lottare per la vita e la solidarietà.

lunedì 8 luglio 2019

C'è del buono in te, favoletta in fondo al mare

     SEI TRISTE PERCHE' NON TI SENTI NESSUNO?
NON SAI PERCHE' NON TROVI AMICI?
VORRESTI SCOMPARIRE?
CERCHI QUALCUNO A CUI RACCONTARLO?

LEGGI LA STORIELLA E POI ... SORRIDI!
E VAIIIIII!


polipetto_conchiglietta


una favola di Annamaria Gatti
Illustrazione di Eleonora Moretti
fonte: Città Nuova, 2010
Durante una bella virata Polipetto perse l’orientamento e andò a sbattere contro qualcosa di solido.
“Ahi!”, sentì provenire dalla conchiglia che aveva disturbato.
“Scusa!”, esclamò Polipetto confuso e ammaccato. “Sto facendo le prove per la gara del “Polipo scattante” e tu cosa fai?”.
“Niente”.
“Perché?”.
“Perché mi va così”.
“Esci fuori da quella cosa dura, no?”.
“Preferisco di no. è molto tempo che non esco più”.
“Perché?”, incalzò Polipetto.
“Oh, come sei invadente… Non succede niente di bello lì fuori”.
“Non è vero” ribatté il piccolo polipo “dovresti vedere le nostre gare per esempio, o le danze delle meduse! La tua è una scusa per stare chiusa in te stessa”.
“Mhh, mhh”, la conchiglia era rimasta senza parole.
“Intanto, ce l’hai un nome?”.
“Quasi non me lo ricordo, ah sì, Conchiglietta”.
“Adesso dimmi perché, Conchiglietta, ti chiudi in casa”, sollecitò Polipetto che, generoso com’era, ormai ne aveva fatto un caso da risolvere.
“Perché sono brutta”.
“Davvero?”.
“E nessuno mi vuole”.
“Che disgrazia!”.
“Già”.
“Ma davvero sei così brutta?”.
“Penso di sì, non mi sono mai vista”.
“Ecco, diamoci una sbirciatina”.
Conchiglietta ci pensò ancora un po’, ma neppure tanto, e si aprì. Polipetto spalancò occhi e tentacoli per la sorpresa.
Poi balbettò: “Ma, ma… ma tu sei bellissima!”.
Una perla luminosa scintillava dentro Conchiglietta, che arrossì per l’emozione.
“Perché mai tieni questo tesoro solo per te?”.
“Ti assicuro, non sapevo neppure di averlo!”.
“Aspetta qui”.
Polipetto fece un giretto mega-veloce per annunciare la scoperta. E poi tutti vennero a conoscere Conchiglietta, che prese coraggio, si fece molti amici e abbandonò la tristezza, donando la propria bellezza e la propria innata simpatia.
Anche tu conosci qualcuno che sta sempre da solo? Forse è perché si è convinto di non poter dare nulla agli altri, ma si sbaglia di grosso!
Ci vuole un po’ di coraggio e di fantasia.