Benvenuti ai genitori...e ai bambini!

Questo blog nasce dal desiderio di condividere "lievemente" le gioie, le speranze, le sorprese, le favole e i dubbi che...
rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

martedì 31 ottobre 2023

Quando i bambini sognano. Un albo illustrato

 



di Lorenza Farina
illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini
Edizioni Notes 2023
Note di Annamaria Gatti.

Un albo o un sogno?
Se lo chiedono i lettori di parole e immagini sfogliando questo prezioso libro per  bambini, e non solo.
Conosciute entrambe per le molteplici valenti proposte di narrativa e di illustrazioni, Lorenza Farina e Sonia Maria Luce Possentini propongono una edizione riveduta e impreziosita de I sogni di Agata. 
Agata è la protagonista della gestione di sogni variopinti e inquietanti, che tengono sveglia la mente e il cuore. quelli che fanno ridere e i sogni strampalati, quelli freschi e quelli a occhi aperti,  quelli chiari e quelli scuri, finchè un giorno....

Ecco capita ad Agata quello che succede a tutti noi, a condizione di saperlo vedere, 
di lasciare cioè andare i sogni che teniamo chiusi in un cassetto speciale del cuore, forse di marzapane, come quelli della protagonista. E allora accade l'irreparabile meraviglioso: tutti i miraggi giocando con Vento e Luna,  trascinano anche il Sole nel suo sogno privilegiato di astro. 

Vorremmo avere la certezza che sia possibile liberare sogni pure in questi giorni di oppressione e di malvagità che si accaniscono su quei bambini che i sogni li hanno dovuti violentemente chiudere a chiave in un forziere robusto, in attesa di vedere ali bianche di pace librarsi in un cielo, pur ancora greve di assalti feroci.  

Una speranza si accende e prende in prestito verbi e colori, per un solo sogno: PACE. SOGNO DI POTERE TORNARE A CASA.

Annamaria Gatti 


mercoledì 18 ottobre 2023

Scintille di bellezza. Elia "stronca" Petrarca: il desiderio conta più della volontà

 



Scintille di bellezza. Elia "stronca" Petrarca: 

il desiderio conta più della volontà

autore Marco Erba    Avvenire 17 ottobre 2023

"Il grande poeta insiste sul ruolo del volere nel raggiungere i propri obiettivi. «Ma non è vero Non basta sapere che una cosa in teoria è giusta, è necessaria la passione che ci accende e spinge»

Ho sempre adorato Francesco Petrarca: mi ha conquistato fin dalla prima volta in cui mi sono imbattuto nei suoi versi. Quel suo dissidio interiore è il mio, quella sua tensione spirituale che fa continuamente i conti con le sue debolezze è la mia; forse è un po’ quella di tutti noi. Per questo in classe dedico diverse ore alla lettura dei testi di Petrarca, soprattutto alle poesie del Canzoniere. Dedico però anche un paio di lezioni agli altri suoi componimenti, tra cui il Secretum.

 Proprio mentre presentavo il Secretum, Elia, un allievo di terza superiore, ha distrutto Petrarca in un solo secondo. Nel Secretum Petrarca immagina di incontrare sant’Agostino, che, seppur vissuto molti secoli prima, l’autore considera una sua guida. Nel dialogo che si sviluppa tra i due emerge prepotentemente la crisi spirituale di Francesco. « L’opera è divisa in tre libri » , ho spiegato quel giorno alla classe. « Nel primo, Agostino rimprovera Francesco per la debolezza della sua volontà, che gli impedisce di mettere in pratica le sue aspirazioni a una vita più virtuosa. Senza volontà, infatti, ogni proposito, seppur buono, è velleitario».

E qui, dal fondo della classe, Elia mi ha interrotto. « Petrarca dice cazzate!> »: un’esclamazione di tre parole per spazzare via uno dei miei autori preferiti. Ho fissato Elia “con occhi di bragia”, per citare il Sommo Poeta (che, peraltro, a Petrarca non andava a genio, ma questa è un’altra storia). Elia ha sostenuto il mio sguardo. “Con tutto il rispetto, eh, prof ” ha aggiunto imbarazzato: si era reso conto benissimo che gli era sfuggita un’espressione scomposta, per usare un eufemismo. Ho capito che non mi stava provocando, che voleva solo dire la sua. Era un mezzo miracolo, perché, fino a quel momento, Elia non era mai intervenuto in una lezione di Italiano.

 

Era un tipo simpatico, sorridente, benvoluto dai compagni, pronto alla battuta anche con me e con gli altri insegnanti all’intervallo o davanti a scuola. Ma, durante le lezioni, Elia si trasformava in un altro personaggio: assumeva un’espressione di annoiata sufficienza, appoggiava la testa improvvisamente pensante sulle mani, lottava con le palpebre che tendevano a chiudersi. A casa studiava pochissimo e consegnava sempre elaborati striminziti, sempre in ritardo. Insomma, era un maestro della mancanza di volontà, almeno dal mio punto di vista. Forse per questo il rimprovero di Agostino a Francesco lo aveva colpito tanto da spingerlo a intervenire.

Ho colto la palla al balzo: « Perché la pensi così? Cosa non ti convince? ». « Prof, Petrarca sbaglia a far dire a sant’Agostino che per raggiungere i propri obiettivi serve la volontà. La volontà non basta per niente. Nessuno si attiva solo per la volontà. Io no di certo. Non accetto la fatica solo perché so che una cosa in teoria è giusta e allora, razionalmente, decido di volerla. Serve ben altro». « E cosa serve? » , gli ho chiesto. 

Mi ha risposto senza esitare: « Il desiderio, prof. Serve il desiderio. Uno ce la mette tutta se davvero gli si accende il desiderio per qualcosa. Guardi me: non mi interessa studiare, lo faccio poco e male. Eppure so razionalmente che dovrei impegnarmi di più, che potrebbe essermi utile, che eviterei le lamentele dei miei genitori e vivrei meglio. Ma niente, non ce la faccio: non mi si accende il desiderio, sento che quello che dovrei studiare non mi riguarda, non tocca la mia vita. La musica, invece...».

 Così Elia ha cominciato a raccontare dalla sua passione per la musica. Poi, visto che era suonata la campanella dell’intervallo, si è avvicinato alla cattedra e ha continuato a parlarmene. Ho scoperto un Elia diverso, con una parlantina inattesa, con gli occhi accesi da un fuoco che non immaginavo potesse esserci. Suonava tre strumenti. Componeva canzoni melodiche, dolcissime, che cantava con una voce acuta molto intonata. Me ne ha fatte ascoltare un paio: mi hanno commosso.

 Quel pomeriggio ho ripensato a quanto successo in classe. Forse Elia aveva ragione; forse anche più del mio amato Petrarca. Le cose che danno sapore alla vita non sono astratti doveri, imperativi categorici disincarnati, obiettivi da raggiungere perché sappiamo freddamente che è giusto. Ciò che spinge a mettersi davvero in gioco è il desiderio, quella parola bellissima la cui etimologia rimanda alle stelle, alla loro luce che irresistibilmente attrae. Se un desiderio è autentico, se intuiamo che in esso si nasconde qualcosa di grande, la passione si accende, ci rende disposti a sopportare qualsiasi fatica. Per questo la scuola dovrebbe accendere desideri più che imporre aridi doveri. Tra i banchi, ogni studente dovrebbe essere stimolato a scoprire ciò che più profondamente desidera, perché il desiderio è la via per realizzare se stessi.

 Nei giorni successivi, Elia mi ha regalato ancora qualcosa. Riprendendo il discorso sulla musica, Elia mi ha raccontato della gioia che provava quando altre persone ascoltavano le sue canzoni e ne rimanevano colpite. Non era una gioia narcisistica, ma la felicità di aver regalato qualcosa di bello agli altri. Elia mi ha ricordato così che i desideri autentici riguardano sempre gli altri, sono sempre una forma di dono, un modo per dare il proprio contributo al mondo. Mi ha ricordato che le altre persone contano sempre di più dei traguardi raggiunti.

 È proprio quello che sostiene Laura, una meravigliosa ex allieva ora diventata prof di Italiano alle medie. Alla fine dell’anno scolastico, Laura mi ha scritto uno dei messaggi più belli che, da prof, abbia mai ricevuto. Diceva così: «Vedo tra i ragazzi delle medie tali potenzialità che mi sono buttata a capofitto nell’insegnamento. Qualche risultato si vede ed è un’enorme soddisfazione. È prezioso pensare di poterli affiancare per un po’ in un’età così delicata e poi, dopo la terza, vederli tornare, contenti del futuro che si sono scelti.

 Forse quando ho deciso di seguire le tue orme mettevo al centro la materia in sé, ma adesso mi rendo conto di quanto sia la materia umana il vero fulcro e il vero senso del nostro lavoro. Insegnare è un privilegio, me ne rendo conto ogni giorno. Sono fiera di aver fatto questa scelta di vita: sono felice del mio percorso, di tutti i giorni facili e di quelli difficili. Ho promesso a me stessa di mettercela tutta: provo a rinnovare questa promessa ogni giorno, per le classi che incontrerò».

 L’insegnamento è promessa, impegno. L’insegnamento è anche sforzo della volontà, è anche fatica. Ma è una fatica che si accetta volentieri, se ci si appassiona prima di tutto alla materia umana, mettendosi in gioco nelle relazioni: solo così si scopre che anche questa fatica, paradossalmente, è un privilegio. Bisogna desiderare di essere dentro le vite di coloro che incontriamo per accompagnarli meglio che possiamo. Bisogna, insomma, ricordare che la materia in sé è al servizio della materia umana. Bisogna amare la materia umana più che la materia in sé."

pubblicato da Annamaria Gatti

foto da IIC Albert Einstein

martedì 17 ottobre 2023

Paolina fiordiloto, favola per capirsi con tenacia e speranza

 PAOLINA FIORDILOTO


di Annamaria Gatti

illustrazione di Eleonora Moretti

fonte: Città Nuova, luglio 2021

L’orsetta Paolina vive nel villaggio vicino al bosco e proprio questa estate  è arrivato lì un nuovo amico, Sandro.

“Paolina che musetto triste hai”  dice un giorno la mamma, accarezzandole le orecchie.

“Sì, sono molto triste, ma siamo anche arrabbiati,  vero orsobimbo?”  risponde  Paolina rivolgendosi al suo inseparabile orso di peluche. “Ho fatto un dispetto a Sandro e adesso ho il cuore che mi fa male.”

“Tanto male?"

“Tantissimo male.”

Papà orso ascolta e la invita:  “Allora vieni con me…”

Paolina lo segue con il suo orsobimbo sulle  spalle.

Cammina e zampetta,  arrivano ad uno stagno.

Tutti e due lo guardano incantati,  perché è ricoperto di fiori di loto, eleganti e brillanti, con le sfumature rosa.

“Che bei fiori papà!”

“Sono fiori di loto” spiega papà orso.

Restano in silenzio e Paolina piange un poco.

“Sono sbagliata papà? Sandro  ha pianto per causa mia. Se qualcuno mi fa un dispetto anch’ io ci sto male. ”

“Si rimedia, Paolina, guarda i fiori di loto.”

Papà resta in silenzio un po’,  poi continua: “Paolina i fiori di loto nascono da un seme durissimo, che solo se viene cullato dal fango e dall’acqua,  piano piano,  molto lentamente germoglia e fa nascere il più bel fiore dello stagno.”

“Davvero papà? Il fiore di loto è bellissimo davvero. Sembra una stella!”

“Ci vuole il fango, l’acqua,  il tempo e i colpi che scalfiscono il seme duro e far fiorire una stella così.”

“Papà, cosa vuoi dirmi?”

“Ci vuole il tempo, un po’ di sofferenza e la pazienza di accoglierci come siamo, anche con i nostri brutti momenti, se vogliamo che non siano inutili e  poi si trasformino in bellissime cose, per noi e per gli altri. Perdonati Paolina e non ci pensare più.”

“Potrei diventare anch’io un fiore di loto, allora.”

Papà la guarda a lungo e sorride. La figlia prosegue:

“ Quando sentirò che il mio seme si apre,  inviterò Sandro per la merenda, papà.” 

Prende in braccio l’orsetto e lo culla un po’, poi gli chiede:

“Orsobimbo ti è passata la rabbia? Sì??? Anche a me. Vado subito a chiamare il mio nuovo amico!”

“Buona idea, Paolina fiordiloto!”

E tutti e due tornano al villaggio in un battibaleno.

Ora i fiori di loto dello stagno sorridono al sole…  Più splendenti che mai.


Pubblicata da Annamaria Gatti

gatti54@yahoo.it


domenica 15 ottobre 2023

L'orrore: una mamma e un bambino israeliano soffrono come una mamma e un bambino palestinese.

L'orrore popola i nostri sguardi. Ci chiediamo quale orrore pure  alberghi nelle menti di chi ha il potere di distruggere con inaudita violenza la vita di famiglie ebree come di quelle palestinesi. Mentre entrambi i popoli vogliono vivere in pace. E cosa viva in chi è indifferente a tutto questo. 
Trilussa l'aveva già scritta nel 1914 questa ninna nanna denunciando quello che sta accadendo ora.

Ninna nanna, pija sonno

ché se dormi nun vedrai

tante infamie e tanti guai

che succedeno ner monno

fra le spade e li fucili

de li popoli civili

 

Ninna nanna, tu nun senti

li sospiri e li lamenti

de la gente che se scanna

per un matto che commanna;

che se scanna e che s'ammazza

a vantaggio de la razza

o a vantaggio d'una fede

per un Dio che nun se vede,

ma che serve da riparo

ar Sovrano macellaro.

 

Chè quer covo d'assassini

che c'insanguina la terra

sa benone che la guerra

è un gran giro de quatrini

che prepara le risorse

pe li ladri de le Borse.

 

Fa la ninna, cocco bello,

finchè dura sto macello:

fa la ninna, chè domani

rivedremo li sovrani

che se scambieno la stima

boni amichi come prima.

 

So cuggini e fra parenti

nun se fanno comprimenti:

torneranno più cordiali

li rapporti personali.

 

E riuniti fra de loro

senza l'ombra d'un rimorso,

ce faranno un ber discorso

su la Pace e sul Lavoro

pe quer popolo cojone

risparmiato dar cannone!


pubblicato da Annamaria Gatti
foto da bambinonaturale .it

lunedì 9 ottobre 2023

Un libro per bambini. Imparare a scuola a conoscere e gestire le emozioni. Recensione

 


di Fulvia Degl'Innocenti
illus. di Chiara Bordoni
Collana Il parco delle storie
Edizioni Paoline, 2023

recensione di Annamaria Gatti
fonte Città Nuova settembre 2023

Carattere ad alta leggibilità 

 QR Code proposte di attività per l’approfondimento

In questa collana Fulvia Degl’Innocenti, giornalista, apprezzata scrittrice per ragazzi e presidente dell’ICWA,  pubblica una proposta per leggere e giocare nel mondo delle emozioni: se le conosci,  sai come viverle queste ingombranti emozioni!

Il testo introduce nella quotidianità: un litigio a scuola. Qui la maestra dà spazio alle emozioni suscitate e accompagna i bambini a trovare, attraverso la costruzione di un puzzle, le parole per raccontare gli stati d’animo che spesso li turbano: tristezza, paura, disgusto, rabbia, delusione, noia, irritazione, stupore, sorpresa, gioia, allegria, felicità. 

Insieme, raccontandosi senza timori, i bambini e l’insegnante cercano gli “antidoti” per accogliere e vivere bene anche le emozioni “più brutte che capitano a tutti” e a dirsela questa cosa, già fa tirare un sospiro di sollievo… Ed è applicando l’antidoto scoperto a scuola, per esempio, che Pietro supera la paura del dentista! Provare per credere.

In queste pagine le scelte rientrano nelle buone prassi scolastiche, dove l’empatia genera fiducia, il calore e l’alleanza dell’adulto genera crescita e inclusione, proprio come ci ricordano le neuroscienze: la  warm cognition favorisce ogni processo di apprendimento, cognitivo ed emotivo.

E aggiungo: le illustrazioni di Chiara Bordoni sono limpide, attinenti e aiutano i bambini più piccoli a “leggere le immagini”. In testa ad ogni rappresentazione è anche possibile leggere l’espressione chiave, in carattere maiuscolo, che facilita lettori principianti. Un racconto nel racconto, quindi, che fa del libro uno strumento giocoso e versatile, a scuola ma anche in famiglia. 

pubblicato da Annamaria Gatti



sabato 7 ottobre 2023

Il seme di Sofia: recensione di Fulvia Degl'Innocenti

 La terra sempre più offesa. Inascoltati gli appelli e le sollecitazioni. Continuano le proteste e le battaglie. Mentre altre guerre feroci macchiano il nostro pianeta. 

Ma la pace comincia da noi, da quello che possiamo comunicare anche attraverso la lettura, educando, facendo la nostra parte  e forse anche di più, creando occasioni di buona vita e buona scuola. 

Se lo meritano i bambini a cui stiamo dando un peso enorme che porteranno per gli anni futuri. Una terra che sta arrivando al confine possibile. ce lo ricorda Papa Francesco nella ultima enciclica Laudate Deum. L'ecologia integrale passa cammina anche nelle aule scolastiche e affianca tutte le agenzie educative.

Gli incontri con i bambini  hanno confermato la tenera accoglienza del libro che narra di Sofia e del fiordaliso: un'esperienza di serenità e speranza che la natura insegna, a vederne i doni.

Il Seme di Sofia 

Come nasce una nuova vita

di Annamaria Gatti                         illustrazioni di Elisabetta Basili

Recensione di Fulvia Degli Innocenti
Città Nuova, Giugno 2023

Sono grata a Fulvia Degl'Innocenti, per la sua autorevole e sensibile recensione. Scrittrice premiata e molto nota, sia per l'infanzia che  per i giovani, annovera, nella sua produzione,  titoli di significativo interesse e  di attualità, accompagnati sempre da notevole empatia per il mondo dell'età evolutiva. 

"Una storia semplice con illustrazioni delicate e dai colori tenui per spiegare ai più piccoli la meraviglia della natura e i misteri della crescita. 

Protagonista è Sofia, una bambina solare e curiosa, che durante una passeggiata in campagna trova un oggetto per lei misterioso ma che la incuriosisce. 

Alcune creature, un uccellino, una farfalla, un coniglio,  le suggeriscono una dopo l’altra di che cosa si tratta e cosa farne. Si tratta di un seme, e basterà metterlo nella terra e annaffiarlo per capire a che cosa serva. Però ci vuole tempo e pazienza, e Sofia attende il trascorrere dei giorni fino a quando il seme germoglia e poi dà vita a un fiore azzurro. È il fiore a spiegarle che la stessa cosa accadrà anche a lei, che porta già dentro di sé la bellezza che sboccerà quando sarà grande. 

I bambini hanno una naturale sintonia con la natura, ma spesso, soprattutto se vivono in città, non hanno molta familiarità con essa. Questo testo è un invito a scoprire le meraviglie della natura, a essere attenti osservatori, a cimentarsi in qualche facile esperimento, per comprenderne i meccanismi. 

Il parallelo tra il fiore che sboccia e la crescita individuale è molto efficace, e dà sicurezza ai bambini anche più insicuri, perché rende tangibile ciò che non si vede, ovvero le nostre potenzialità." 


mercoledì 4 ottobre 2023

San Francesco inventa il Presepe. Storia per un Natale di pace: L’ ARMA PIU’ FORTE

Questa Storia è la quinta puntata  delle vicende di Enea, un giovane apprendista cavaliere medioevale, che scopre i pass... per diventare un valente cavaliere. In questo cammino fa un' esperienza straordinaria, là dove storia e fantasia si incontrano, creando anche un' occasione per ripensare al Natale, ma quello vero appunto, degno di un cavaliere, degno dell'Umanità. (Le puntate sono state pubblicate sul periodico Città Nuova 2020/2021) 


fonte:  Città Nuova, Roma,  gennaio 2021             (elaborazione)

racconto di Annamaria Gatti  illustrazione di Eleonora Moretti


MA INSOMMA QUANDO ENEA DIVENTERA’ CAVALIERE? Mi chiedo. 

E VOI COSA PENSATE?

Il nostro aspirante cavaliere doveva scoprire ancora un paio di cose. Quindi restiamo in attesa e qualcosa accadra’. Infatti… “Un lupo sta infestando la regione. Divora pecore e agnelli, ferisce uomini donne e bambini, una vera calamità.” Aveva esclamato il Gran Maestro rivolgendosi ai suoi apprendisti che, gridando “EHIHA-OOO!” radunarono le loro armi e partirono, come sempre!

Enea, Marillo, Giangiacomo e Norberto prontamente raggiunsero galoppando la radura dietro al borgo infestato dalla feroce bestia: tutti erano serrati in casa e non c’era nessun segno di vita.

“Tocca a noi!” esclamò Marillo.

“Dobbiamo trovare il feroce lupo! Insieme lo accerchieremo e lo uccideremo” aveva aggiunto trionfante Norberto.

Il “tutti per uno,  uno per tutti” di Enea era stato condiviso, con  soddisfazione del Gran Maestro.

Scesero da cavallo e insieme seguirono Enea che si era avviato. I giovani si muovevano con cautela fra i cespugli e gli alberi secolari, senza far rumore.

Ma del lupo nemmeno l’ombra. Solo in lontananza un mormorio. C’era qualcosa di insolito in quel silenzio.

Poi all’improvviso ecco, sotto una quercia…

Un piccolo frate stava “conversando” con il lupo, grosso e minaccioso. Enea si preparò a difendere l’ uomo, ma poi si fermò.

“Ehi, il lupo si accovaccia ai suoi piedi” bisbigliò, “si fa accarezzare e ora lo segue mansueto. Che miracolo è mai questo?”

“Seguiamolo da lontano” propose Giangiacomo allarmato. E lo seguirono per molte ore,  fino ad un  villaggio sperduto sui monti, sempre con il lupo accanto. Come un fidato cagnolino.

E giungeva la notte.

MA… CHE CI FANNO QUATTRO APPRENDISTI CAVALIERI DIETRO A UN FRATICELLO CON UN LUPACCHIONE AL SEGUITO? MISTERO.

Erano giunti ad una stalla. Fu allora che il fraticello si rivolse ai quattro giovani che non pensavano di essere stati scoperti:

“Avete avuto una bella costanza, miei giovani amici. Non vi ha fatto paura la fatica e siete arrivati fin qui con me. Bravi, siete coraggiosi, volete arrivare in fondo al vostro compito.  Se volete ora potete riposarvi. So cosa cercate. Non temete:  fratello lupo ora sa che attende il cibo dagli uomini, senza più aggredire nessuno. Io ora però ho molto da fare. Devo aiutare il mio amico Giovanni signore di Greccio a fare un presepe.”

E si mise ad aiutare un uomo dai nobili vestiti e  che stava preparando qualcosa in quella stalla. Ma cosa? Mentre il lupo si scaldava al fuocherello, acceso in un angolo.

Un invito al riposo come quello però convinse i quattro stanchissimi giovanotti a gettarsi sul primo pagliericcio lì vicino,  dove consumarono finalmente un sonno ristoratore.

Per poco però perché nel bel mezzo dei sogni, ecco rumori e sospiri ed esclamazioni di stupore:  “Possibile a Greccio? In una stalla?”

“Eppure è accaduto,  corri, il Bambino è apparso fra le  braccia di frate Francesco. Un miracolo di certo!”

“Francesco,  l’amico del nobile Giovanni di Greccio?”

“Sì, lui il frate di Assisi, che ha placato il lupo feroce a Gubbio, ha preparato un Presepe e il Bambino Gesù è apparso fra la paglia, proprio come 1223 anni fa a Betlemme!” 

Enea e i suoi compagni balzarono in piedi e,  prese le armi e pronti a difendere qualcuno che fosse  in pericolo,  si sporsero verso l’entrata della  capanna.

Nel bel mezzo della stalla ecco alcune pecorelle, un asino e un bue, qualche pastore,  una donna, un uomo e accanto a loro il frate con un lupo accovacciato ai suoi piedi e accanto a un agnello candido.

“Vedi anche tu quello che vedo io?” chiese Norberto ad Enea.

“Sì” rispose Enea. E basta, tanto era emozionato.

Il frate aveva qualcosa di incredibile in braccio:  un neonato, che di più belli mai ne avevano visto uno.

“Com’è luminoso, com’è bello il Bambino” sussurrò Enea.

Fu in quel momento che il fraticello si rivolse a Enea e ai suoi compagni:

“Guardate, Gesù nato in una stalla 1223 anni fa ora si fa dono per voi, uomini e donne e bambini e cavalieri, perché ammiriate la forza e l’arma più potente della terra: l’Amore.” Enea non riusciva a distogliere gli occhi dallo sguardo del Bambino che gli sorrideva.

Poi Gesù gli indicò il lupo accoccolato ai piedi di Francesco. L’amore può davvero tutto sembrava gli sussurrasse: anche trasformare un cuore feroce, in un cuore capace di pace.

Giangiacomo era stupito e il suo  sguardo incontrò quello commosso  del Gran Maestro,  che dal fondo della stalla si era inchinato a tanto splendore.

Marillo era silenzioso, con una mano sul cuore,  Norberto stendeva il suo mantello davanti a Francesco mentre  Enea posava la sua spada ai piedi del Bimbo e capirono che il cammino degli aspiranti cavalieri stava per concludersi.