di Angela Mammana
fonte Città Nuova - 24 ottobre 2025
Non ci credete! Non è semplice per nulla.
Se vi chiedessi come avete preso le ultime decisioni
importanti?
Qualcuno vi ha consigliato?
Quale criterio avete usato?
Avete seguito quello che vi hanno insegnato in passato, o vi
siete fatti delle domande autentiche su quello che è importante per voi?
Essere protagonisti
vuol dire sentire che dentro di noi tiene il timone della nave una parte adulta
e saggia, che
sceglie con consapevolezza, che trova
soluzioni creative, non segue la massa, ma un pensiero metabolizzato, si fa domande scomode, accoglie le proprie
emozioni. Tutto ciò è complesso quando la nostra storia è stata puntellata
da esperienze traumatiche, o da piccoli traumi relazionali che si sono ripetuti
nel tempo come cattive abitudini.
Alle volte ascolto studenti che si bloccano davanti a libri
che sembrano macigni. Come F., che ogni volta che guarda il suo programma di
studio ha paura di non dimostrare di essere all’altezza delle aspettative dei
genitori.
A., nonostante stia facendo dei progetti meravigliosi con gli
studenti delle scuole, le settimane prima del lavoro è assalita da dubbi sulle
sue capacità, si dà della “scema”, pur avendo conseguito diversi risultati
accademici e professionali.
S., invece, quando torna dalla sua famiglia d’origine non si
sente in grado di dire “no” alle richieste che le fanno, nonostante abbia
notevoli capacità e competenze che utilizza nel lavoro.
Poi, F. che è in crisi perché il nuovo ruolo di coordinamento
la fa sprofondare in quella bambina di sette anni che è stata, che faceva
fatica a fare i compiti e subiva le urla della mamma.
Questi uomini e donne sono stati i bambini di ieri che non
hanno vissuto guerre o abusi sessuali, ma sono
stati al gioco della rigidità, non
si sono sentiti compresi e voluti per come erano.
Un ragazzino ha bisogno
di un adulto accanto che dica in modo autentico: «Tu
sei diverso da me, mi piaci così, vai bene». Se questo non è mai avvenuto
il bambino interiore si porterà dietro insicurezze, paure bloccanti, e credenze
limitanti come “non sono capace”, “non valgo”, “non sono abbastanza”…
Come fai a credere di essere protagonista della tua vita
quando ogni giorno combatti con queste zavorre? La strada per andare da A a B
non sarà dritta, ma tortuosa, se trasciniamo traumi la procrastinazione la farà
da padrona e i passi verso gli obiettivi saranno faticosissimi.
Ma non è tutto perduto!
Se ci facciamo i conti queste idee irrazionali e svalutanti
si possono modificare, sono tutti tranelli che parlano dell’essere. Lavorarci è
faticoso e fondamentale per ritrovarsi.
Possiamo essere capaci e sbagliare.
Si può “fare” un errore
e non “essere” persone sbagliate. Questo ci mantiene in uno stato di apprendimento
dall’esperienza e di gentilezza verso
chi siamo. La nostra identità è l’insieme dei fatti della nostra vita,
delle esperienze che come un puzzle costituiscono il nostro sfondo, la nostra
storia.
L’essere protagonisti è un’opportunità che ci concediamo, una
responsabilità che ci dà un “potere” di agire, di fare qualcosa che è buono per
noi e per il mondo.
Piano piano le credenze limitanti a cui accennavo sopra si
possono trasformare in: “sono capace e posso fare errori”, “io vado bene così”,
“sono abbastanza, sono ok”.
I grandi fanno il meglio che possono, che a
volte può non essere il meglio per noi.
Oggi che siamo grandi possiamo fare il meglio per quel
bambino o quella bambina che vive dentro e possiamo prendercene cura con amore.
Protagonisti si diventa."
Pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it
Foto: greenMe
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