Guardami! E' l'invito fatto di tutta la sofferenza del mondo, che si legge negli occhi di una moltitudine di bambini. Ogni giorno ovunque. Ci sono, fammi capire che ci sono... che "SONO". Non servono spesso diagnosi rocambolesche per trovare la cura a tanti mali del cuore, serve lo sguardo. Quello giusto. Per esempio quello di Enea per Andrei.
di Giorgio Paoletti
fonte: Ripartenze - Avvenire - 8 luglio 2022
Andrei se ne sta tutto il giorno immobile e silenzioso sulla carrozzina. Ha quatto anni, ospite di una comunità dove la madre l'aveva lasciato; tetraplegico, pesa solo nove chili, non si alimenta da solo.
Enea è un volontario che fa giocare i bambini una volta alla settimana. Gli mette in mano delle costruzioni che il piccolo riesce a impilare a malapena, braccio sinistro bloccato, il destro tremante. Ma le mani e il sorriso di Enea accompagnano i tentativi del bambino.
Dopo qualche settimana la pila delle costruzioni si allunga, le braccia si sciolgono e si articolano, lo sguardo si illumina, Andrei manifesta segni di una vitalità mai vista prima e i medici che lo seguono si stupiscono dei progressi compiuti. Anche Enea è stupito del bene che cresce nel suo cuore per quel bambino.
L'amicizia che fiorisce tra i due rigenera la piccola vita rattrappita che sembrava condannata a vegetare. «Se la sente di prenderlo in affido?», propone la psicologa della comunità.
Cinque mesi dopo il loro primo incontro, Andrei va a vivere a casa di Enea e della moglie, all'affido segue l'adozione, diventa il loro primo figlio.
In un tema si racconta così: «Ero fermo sulla sedia, Enea mi ha guardato e io mi sono sentito vivo per la prima volta».
In uno sguardo, la potenza rigeneratrice dell'amore
pubblicato da Annamaria Gatti
Foto sangerardo.org
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