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rallegrano e stimolano le scelte quotidiane dei genitori.

domenica 25 ottobre 2020

COSA DIRO’ AI MIEI FIGLI DOMATTINA, QUANDO LA LORO SCUOLA RIAPRIRA’ A DISTANZA

 Propongo l'intensa  riflessione  di Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, in merito alle scelte sulla scuola superiore del nuovo DPCM.

"Diremo mille cose e anche di più 
che aiuteranno i nostri figli a sentire che 
questo resta un tempo pieno di vita. 
Anche quando viene deprivata di energia 
e dei suoi elementi essenziali per la crescita". 


"La nostra mente ha bisogno di certezze. Nella continuità delle cose, nella ritualità che ci permette di rendere prevedibile ciò che abbiamo davanti noi appoggiamo il senso del nostro essere, gli eventi del nostro esistere. 

E’ come se il nostro funzionamento mentale si servisse di una struttura che funge da “fondamenta”, la cui presenza permette poi che tutto ciò che ci accade trovi il suo senso e significato. Per questo la sofferenza che ci deriva da un tempo incerto, in cui tutto rimane sospeso e ogni giorno vanno inventate nuove certezze, spesso ci diventa quasi intollerabile. 

L’incertezza è una delle cause più grandi di stress. Nell’incertezza, perdiamo la capacità di capire dove è posizionata la linea del nostro orizzonte. Dove possiamo collocare la dimensione del prima del dopo e tutto diventa così un infinito “durante”. 
Ho scritto “Mentre la tempesta colpiva forte. Quello che noi genitori abbiamo imparato in tempo di emergenza” (De Agostini ed.) in un tempo di totale incertezza. Ogni giorno stavamo tenendo in mano una zattera su cui la nostra famiglia doveva trovare un equilibrio inedito. Andare avanti, pur non sapendo come e cosa sarebbe successo. Quel tempo di tempesta non si è mai interrotto. 

Abbiamo avuto tregue e zone di bonaccia, ma ora le onde si fanno ancora alte. E gli equilibri vanno di nuovo trovati. Da domattina mi troverò di nuovo in casa con tre figli su quattro che vivranno la scuola attraverso la Didattica a Distanza. E’ l’ultima delle cose che avrei voluto e chi frequenta la mia pagina Facebook lo sa, per le molte cose che ho scritto sull’argomento. 

Dovremo ridarci obiettivi, metodo, definire regole, nutrirci di affetto, sostenere la motivazione a fare e dare il meglio di noi. Vedo nei loro volti comparire a volte l’ansia,  a volte la delusione e la disillusione. Sento che la precarietà è una dimensione che ci sfida più di ogni altra cosa. Siamo tornati nella landa del “si naviga a vista”. Nel territorio del “non sappiamo adesso che cosa succede”. Siamo tornati lì, ancora (o quasi) alla casella del via. 

Sentiamo lo sfinimento che deriva dal continuo porci la domanda “quando finirà?”. E’ una domanda che ci fa soffrire perché resta sospesa e senza risposte. Prima o poi finirà. Questo lo sappiamo. Già, ma quando?
Eppure…. 

Eppure noi adulti dobbiamo continuare a sentire che questo è il “qui ed ora” dove rimane necessario dare il meglio di noi. Ovvero, continuare a tenere in mano il timone delle nostre zattere nella tempesta, guardare avanti, continuare a mostrare ai nostri figli la direzione da intraprendere. 
“Alzati e preparati, che tra mezz’ora ti devi connettere per la lezione” “Non tenere in mano il cellulare mentre segui la lezione sul PC” “Tieni in quaderno e una penna di fianco, così mentre il prof. spiega prendi appunti” “Che brava questa prof. sta facendo davvero una bella lezione” “Se vuoi fare colazione, la fai prima dell’inizio delle lezioni. Non pensare di mangiare latte e biscotti mentre la prof spiega”. 

Diremo mille cose e anche di più che aiuteranno i nostri figli a sentire che questo resta un tempo pieno di vita. Anche quando viene deprivata di energia e dei suoi elementi essenziali per la crescita. 

Faremo di tutto per scoprirci ancora forti e uniti, capaci e competenti. Anche se dentro di noi, la stanchezza continua a mordere, l’incertezza ci divora e l’ansia di non farcela dilaga. 

Anche se non sappiamo “Quando finirà?” la strategia di sopravvivenza deve prevedere procedure di navigazione nella tempesta in cui tre parole, tre soltanto, ci devono guidare: alleanza, responsabilità, solidarietà.

Forse questo è il messaggio che dobbiamo imparare a dirci e a darci in questo momento, noi genitori. Ci ho pensato a lungo. Negli ultimi giorni non ho scritto nulla, sospeso tra il bisogno di urlare e la necessità di capire che cosa serve che noi genitori facciamo e diciamo in questo momento. Poi ho visto le rivolte a Napoli e ho capito chi voglio essere e qual è il mio “pensiero forte” che oggi ritengo necessario condividere. Se questo vale anche per voi, condividete. Commentate e contestate pure: ma usate sempre parole che – se lette dai vostri figli – vi rendano orgogliosi di ciò che dite e di come lo dite. Sono convinto che se i miei figli leggeranno questo testo, troveranno al 100% l’essenza di me."


e aggiungo: https://www.famigliacristiana.it/articolo/lettera-ai-ragazzi-affinche-tengano-atteggiamenti-responsabili-per-proteggere-tutti-dal-coronaviruis.aspx


pubblicato da  Annamaria Gatti
foto da: triesteconoscenza.it

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